Nell’anno del Centenario Sturziano sono state
moltissime le iniziative non solo per ricordare, ma anche per approfondire la
vita e l’attività sociale e politica di don Sturzo.
Il
sacerdote siciliano fu il fondatore del Partito Popolare, ma soprattutto di un
modo cristiano di intendere e vivere la politica.
Egli
stesso, in un periodo di certo non facile della storia italiana e mondiale
(nacque a Caltagirone il 26 novembre 1871 e morì a Roma l’8
agosto 1959), fu pro-sindaco del suo paese d’origine (1905-1920) e fu tra gli
ispiratori della Costituzione Italiana.
In
questo articolo volevo tracciare, solo brevemente, i punti principali del suo
pensiero, perché possano essere un sunto utile a sottolineare gli argomenti
indispensabili di una politica che sia effettivamente al servizio del
cittadino. Una politica non nuova,
visto che viene dal secolo scorso, ma rinnovata,
come risposta a questi nostri anni di bailamme politico, nato dall’imbarbarimento
del tessuto sociale, che sembra aver perso punti di riferimenti sani ed
efficaci.
Sono
riflessioni che ho colto, per così dire, di fiore in fiore, cioè prendendo
appunti man mano che leggevo articoli, saggi o ascoltavo conferenze. Quindi potreste
ritrovare brani che evocano cose già lette altrove…
Aprendo
il link iniziale troverete, tra l’altro, gli Atti del Convegno Internazionale
Sturziano
in occasione del Centenario dell'Appello ai liberi e forti (1919-2019) tenuto a
Caltagirone dal 14-16 giugno 2019: in quelle pagine c’è tutto il pensiero di
don Sturzo, con approfondimenti e attualizzazioni interessanti. E, soprattutto,
esposto da specialisti e persone qualificate.
Per
iniziare proprio dall’Appello ai Liberi e
forti, in esso troviamo esplicitati i fondamenti dello stato democratico
secondo Sturzo:
- la
libertà di insegnamento e di associazione, l’autonomia della comunità locale,
la libertà religiosa;
- lo sviluppo
delle capacità produttive (agricole e industriali);
- il voto
alle donne, la riforma elettorale proporzionale, il senato elettivo come camera
di rappresentanza dei corpi intermedi.
Il
tutto inserito (sua grande intuizione che precorrerà i tempi di quasi 40 anni)
nell’ambito di una Europa Unita.
Questo
sarà anche il programma del Partito Popolare.
Partendo
proprio dalla sua esperienza, don Sturzo vede come uno Stato veramente
rappresentativo, democratico e popolare può nascere solo dalla vita politica
locale, che deve essere il più partecipata possibile (egli diceva, ad esempio,
che il bilancio del Comune deve essere comprensibile come quello di casa
propria). Il cittadino ha infatti come prima controparte sociale proprio il
comune in cui vive; e se non può partecipare alle scelte e decisioni che lo
riguardano così direttamente, non si sentirà neanche coinvolto in scelte e
decisioni che riguarderanno il proprio territorio più allargato che è lo Stato.
La politica
dovrà essere capace di
- rispettare
i nuclei e gli organismi naturali: famiglia, classi sociali, comuni;
-
favorire le personalità individuali;
-
incoraggiare l’iniziativa privata.
Se la
prassi politica e il conseguente lavoro di sviluppo economico non partono da
queste basi personali e locali sono inutili e sterili.
Già da
qui si capisce che per don Sturzo esiste un solo vero fondamento a tutta
l’impalcatura teorica e pratica di una società civile: la persona.
Sulla persona
umana si deve fondare non solo qualunque intelaiatura sociale e politica,
ma essa deve essere anche il fine ultimo della democrazia, in tutte le sue
declinazioni e aspettative di vita personale e sociale.
La
politica deve favorire lo sviluppo integrale della persona:
come singolo, con la facilitazione a
realizzare le proprie aspirazioni, a soddisfare i propri bisogni (materiali e
spirituali!);
come comunità, con la realizzazione del bene
comune, cioè la concretizzazione dei bisogni ‘sociali’ dell’uomo.
Questo
pone un grosso quesito, a cui don Sturzo dedicò molta parte del suo pensiero
politico: che rapporto c’è tra politica e morale? Per lui ci sono due
prerequisiti fondamentali: il rispetto della libertà dell’uomo e il
perseguimento del bene comune. Solo un uomo veramente libero può vivere e agire
per il bene comune. E la politica deve far in modo che ogni uomo possa “partecipare
al governo di un Paese per il bene comune” (cit.).
Questo
principio sarà alla base del pensiero politico e della riflessione giuridica anche
di un grande ‘figlio’ di don Sturzo, Aldo Moro: al centro di tutto c’è la
persona, come singolo ma anche come gruppo sociale. C’è una democrazia quando
sono tutelati i diritti di tutti, e di tutte le classi sociali senza
distinzioni (ecco perché bene “comune”).
In
questa prospettiva don Sturzo vedeva il Partito Popolare come “un partito
autonomo libero e forte, che si avventuri nelle lotte della vita nazionale”
(cit.).
Un
altro aspetto del pensiero sturziano che oggi pare scritto apposta per la
nostra situazione, parte da una constatazione: l’Italia non aveva (e non ha)
materie prime da sfruttare, perciò deve trarre profitto dalla propria capacità
di trasformazione manifatturiera, che è l’unica ricchezza del paese.
Artigiani,
contadini, operai devono essere l’ossatura della nostra economia. Oggi, con i
dovuti aggiustamenti di sviluppo, potremmo parlare di queste categorie
applicate al nuovo che avanza: la tecnologia, l’informatizzazione nella e della
vita quotidiana.
Altri elementi
per una democrazia sana vengono dalla struttura dello Stato:
- bilanciamento
(e limitazione reciproca) dei poteri delle istituzioni (principio ripreso poi
dalla Costituzione)
-
diritto di proprietà (conto lo statalismo da una parte –il ‘tutto è dello stato’
del socialismo- e lo strapotere delle banche e dei monopoli privati –che tolgono
l’iniziativa ai piccoli)
- la
sovranità appartiene a 5 organi: il Capo dello Stato (che per Sturzo poteva
anche essere il re…), il popolo, il parlamento, la magistratura, il governo.
Il
capo dello stato:
era l’espressione simbolica del potere, garantiva e supervisionava gli altri,
sanzionava le leggi fatte dal governo.
Il
popolo:
elegge i suoi rappresentati ma senza diritto di revocarli e senza mandato
imperativo (per non essere condizionati dagli umori del popolo e dagli
interessi personali e personalistici degli elettori). Il referendum garantiva
comunque la possibilità di esprimere direttamente la sovranità popolare.
Il
parlamento:
detiene il potere legislativo con il governo che ha il potere di far
eseguire le leggi insieme alla magistratura. Il governo è preposto
all’esecuzione politica e amministrativa delle leggi; la magistratura a quella
giuridica e penale.
Solo un
equilibrio fra questi 5 organi può dare una democrazia soddisfacente.
La
democrazia si fonda sull’avanzamento del popolo nel suo insieme: proletariato e
borghesia (o ceto medio). Queste due categorie sociali devono tendere entrambe
al “bene comune” e quando si perde di vista questo, si ha una frattura
nella società, col risultato che ognuno tira la corda dalla sua parte. Ecco
perché un partito politico non deve essere espressione solo di una fascia di
popolazione.
I partiti.
Sono libere associazioni di cittadini che si ritrovano intorno ad un insieme di
ideali volti al conseguimento di un programma. Un partito deve al suo interno
lasciare libera iniziativa a quelli che don Sturzo chiama “organismi naturali”:
famiglia, associazioni, professioni, libera iniziativa. Impegnarsi in politica
è indispensabile per una democrazia, per non lasciare libero il campo a coloro
che vogliono utilizzare la cosa pubblica per i loro interessi personali invece
che per quelli della collettività. Per un cristiano, poi, interessarsi
di politica non è solo un diritto, ma un dovere anzi una vocazione, perché
permette al credente di ‘trafficare’ i talenti che Dio ha messo a disposizione
per il bene comune.
E qui
don Sturzo ha un’affermazione che sembra fatta alla luce della situazione di
oggi, 2019… Egli parla infatti di quei partiti, che definisce ‘dittatoriali’, i
quali non solo difendono gli interessi di pochi, ma che esercitano una violenza
occulta attraverso il controllo dei mezzi di comunicazione, portandoli a
diventare “padroni delle anime e dei corpi limitandone, anche senza violenza
fisica, la libera espressione delle idee”.
Più
profetico di così!
Nessun commento:
Posta un commento