venerdì 8 novembre 2019

Attualità di Don Luigi Sturzo per ritornare ad una politica responsabile

di Temistocle Gravina 

Nell’anno del Centenario Sturziano sono state moltissime le iniziative non solo per ricordare, ma anche per approfondire la vita e l’attività sociale e politica di don Sturzo.
Il sacerdote siciliano fu il fondatore del Partito Popolare, ma soprattutto di un modo cristiano di intendere e vivere la politica.
Egli stesso, in un periodo di certo non facile della storia italiana e mondiale (nacque a Caltagirone il 26 novembre 1871 e morì a Roma l’8 agosto 1959), fu pro-sindaco del suo paese d’origine (1905-1920) e fu tra gli ispiratori della Costituzione Italiana.
In questo articolo volevo tracciare, solo brevemente, i punti principali del suo pensiero, perché possano essere un sunto utile a sottolineare gli argomenti indispensabili di una politica che sia effettivamente al servizio del cittadino. Una politica non nuova, visto che viene dal secolo scorso, ma rinnovata, come risposta a questi nostri anni di bailamme politico, nato dall’imbarbarimento del tessuto sociale, che sembra aver perso punti di riferimenti sani ed efficaci.
Sono riflessioni che ho colto, per così dire, di fiore in fiore, cioè prendendo appunti man mano che leggevo articoli, saggi o ascoltavo conferenze. Quindi potreste ritrovare brani che evocano cose già lette altrove…
Aprendo il link iniziale troverete, tra l’altro, gli Atti del Convegno Internazionale Sturziano in occasione del Centenario dell'Appello ai liberi e forti (1919-2019) tenuto a Caltagirone dal 14-16 giugno 2019: in quelle pagine c’è tutto il pensiero di don Sturzo, con approfondimenti e attualizzazioni interessanti. E, soprattutto, esposto da specialisti e persone qualificate.
Per iniziare proprio dall’Appello ai Liberi e forti, in esso troviamo esplicitati i fondamenti dello stato democratico secondo Sturzo:
- la libertà di insegnamento e di associazione, l’autonomia della comunità locale, la libertà religiosa;
- lo sviluppo delle capacità produttive (agricole e industriali);
- il voto alle donne, la riforma elettorale proporzionale, il senato elettivo come camera di rappresentanza dei corpi intermedi.
Il tutto inserito (sua grande intuizione che precorrerà i tempi di quasi 40 anni) nell’ambito di una Europa Unita.
Questo sarà anche il programma del Partito Popolare.
Partendo proprio dalla sua esperienza, don Sturzo vede come uno Stato veramente rappresentativo, democratico e popolare può nascere solo dalla vita politica locale, che deve essere il più partecipata possibile (egli diceva, ad esempio, che il bilancio del Comune deve essere comprensibile come quello di casa propria). Il cittadino ha infatti come prima controparte sociale proprio il comune in cui vive; e se non può partecipare alle scelte e decisioni che lo riguardano così direttamente, non si sentirà neanche coinvolto in scelte e decisioni che riguarderanno il proprio territorio più allargato che è lo Stato.
La politica dovrà essere capace di
- rispettare i nuclei e gli organismi naturali: famiglia, classi sociali, comuni;
- favorire le personalità individuali;
- incoraggiare l’iniziativa privata.
Se la prassi politica e il conseguente lavoro di sviluppo economico non partono da queste basi personali e locali sono inutili e sterili.
Già da qui si capisce che per don Sturzo esiste un solo vero fondamento a tutta l’impalcatura teorica e pratica di una società civile: la persona.
Sulla persona umana si deve fondare non solo qualunque intelaiatura sociale e politica, ma essa deve essere anche il fine ultimo della democrazia, in tutte le sue declinazioni e aspettative di vita personale e sociale.
La politica deve favorire lo sviluppo integrale della persona:
come singolo, con la facilitazione a realizzare le proprie aspirazioni, a soddisfare i propri bisogni (materiali e spirituali!);
come comunità, con la realizzazione del bene comune, cioè la concretizzazione dei bisogni ‘sociali’ dell’uomo.
Questo pone un grosso quesito, a cui don Sturzo dedicò molta parte del suo pensiero politico: che rapporto c’è tra politica e morale? Per lui ci sono due prerequisiti fondamentali: il rispetto della libertà dell’uomo e il perseguimento del bene comune. Solo un uomo veramente libero può vivere e agire per il bene comune. E la politica deve far in modo che ogni uomo possa “partecipare al governo di un Paese per il bene comune” (cit.).
Questo principio sarà alla base del pensiero politico e della riflessione giuridica anche di un grande ‘figlio’ di don Sturzo, Aldo Moro: al centro di tutto c’è la persona, come singolo ma anche come gruppo sociale. C’è una democrazia quando sono tutelati i diritti di tutti, e di tutte le classi sociali senza distinzioni (ecco perché bene “comune”).
In questa prospettiva don Sturzo vedeva il Partito Popolare come “un partito autonomo libero e forte, che si avventuri nelle lotte della vita nazionale” (cit.).
Un altro aspetto del pensiero sturziano che oggi pare scritto apposta per la nostra situazione, parte da una constatazione: l’Italia non aveva (e non ha) materie prime da sfruttare, perciò deve trarre profitto dalla propria capacità di trasformazione manifatturiera, che è l’unica ricchezza del paese.
Artigiani, contadini, operai devono essere l’ossatura della nostra economia. Oggi, con i dovuti aggiustamenti di sviluppo, potremmo parlare di queste categorie applicate al nuovo che avanza: la tecnologia, l’informatizzazione nella e della vita quotidiana.
Altri elementi per una democrazia sana vengono dalla struttura dello Stato:
- bilanciamento (e limitazione reciproca) dei poteri delle istituzioni (principio ripreso poi dalla Costituzione)
- diritto di proprietà (conto lo statalismo da una parte –il ‘tutto è dello stato’ del socialismo- e lo strapotere delle banche e dei monopoli privati –che tolgono l’iniziativa ai piccoli)
- la sovranità appartiene a 5 organi: il Capo dello Stato (che per Sturzo poteva anche essere il re…), il popolo, il parlamento, la magistratura, il governo.
Il capo dello stato: era l’espressione simbolica del potere, garantiva e supervisionava gli altri, sanzionava le leggi fatte dal governo.
Il popolo: elegge i suoi rappresentati ma senza diritto di revocarli e senza mandato imperativo (per non essere condizionati dagli umori del popolo e dagli interessi personali e personalistici degli elettori). Il referendum garantiva comunque la possibilità di esprimere direttamente la sovranità popolare.
Il parlamento: detiene il potere legislativo con il governo che ha il potere di far eseguire le leggi insieme alla magistratura. Il governo è preposto all’esecuzione politica e amministrativa delle leggi; la magistratura a quella giuridica e penale.
Solo un equilibrio fra questi 5 organi può dare una democrazia soddisfacente.
La democrazia si fonda sull’avanzamento del popolo nel suo insieme: proletariato e borghesia (o ceto medio). Queste due categorie sociali devono tendere entrambe al “bene comune” e quando si perde di vista questo, si ha una frattura nella società, col risultato che ognuno tira la corda dalla sua parte. Ecco perché un partito politico non deve essere espressione solo di una fascia di popolazione.
I partiti. Sono libere associazioni di cittadini che si ritrovano intorno ad un insieme di ideali volti al conseguimento di un programma. Un partito deve al suo interno lasciare libera iniziativa a quelli che don Sturzo chiama “organismi naturali”: famiglia, associazioni, professioni, libera iniziativa. Impegnarsi in politica è indispensabile per una democrazia, per non lasciare libero il campo a coloro che vogliono utilizzare la cosa pubblica per i loro interessi personali invece che per quelli della collettività. Per un cristiano, poi, interessarsi di politica non è solo un diritto, ma un dovere anzi una vocazione, perché permette al credente di ‘trafficare’ i talenti che Dio ha messo a disposizione per il bene comune.
E qui don Sturzo ha un’affermazione che sembra fatta alla luce della situazione di oggi, 2019… Egli parla infatti di quei partiti, che definisce ‘dittatoriali’, i quali non solo difendono gli interessi di pochi, ma che esercitano una violenza occulta attraverso il controllo dei mezzi di comunicazione, portandoli a diventare “padroni delle anime e dei corpi limitandone, anche senza violenza fisica, la libera espressione delle idee”.
Più profetico di così!

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