martedì 29 ottobre 2019

L'impegno femminile in politica: Tina Anselmi, partigiana e prima donna ministro

di Valeria Frezza

Con tenacia, forza di volontà e preparazione, le prime donne cominciavano a creare una breccia nell'impenetrabile muro maschilista della politica. Erano per lo più democristiane o comuniste. Nilde Iotti ricopriva già la carica di Presidente della Camera, Tina Anselmi ricopriva diverse cariche istituzionali. Si mostravano concrete e coerenti: lottavano per la parità. Anche da avversarie politiche avevano in comune lo spirito di servizio per le istituzioni. Distanti anni luce su alcune questioni, si ritrovavano insieme per aprire le porte della politica al "gentil sesso"  Tina Anselmi sapeva farlo con il sorriso, mai respingente, con umanità e dolcezza.
Dell'esperienza giovanile come partigiana, all'impegno civile nel sindacato, si iscrisse alla Democrazia Cristiana nel 1944, negli anni della ricostruzione dopo il crollo della dittatura, protagonista delle battaglie per la giustizia sociale, presidente della commissione sulla loggia massonica P2.
Fu deputata dal 1968 al 1992, fece parte delle commissioni Lavoro e previdenza sociale, igiene e sanità, affari sociali. Si occupò molto dei problemi della famiglia e della donna. Si deve a lei la legge sulle pari opportunità
Fu presa in considerazione diverse volte per la carica di Presidente della Repubblica.
Una donna coraggiosa, coerente con i propri ideali, consapevole delle proprie responsabilità, testimone e artefice di un pezzo di storia italiana.
"Dobbiamo prenderci ogni giorno la nostra parte di responsabilità" cit. di Tina Anselmi

giovedì 24 ottobre 2019

La precarietà come condizione esistenziale

di Valeria Frezza

"Una società può essere una casa accogliente per i propri figli, oppure li farà sentire come ospiti indesiderati, pur non dichiarandolo apertamente? L'irrigidimento della struttura sociale ha prodotto una serie di vincoli, di zavorre, di barriere, che rendono sempre più difficile l'affermarsi delle nuove generazioni attraverso il naturale sviluppo delle potenzialità individuali. Assumere le responsabilità che derivano da un fisiologico passaggio di consegne, di giovani che non si vedono mai riconosciuti come adulti e di adulti che pretendono di restare sempre giovani. Si erge così un muro invalicabile, che costringe i giovani a situazioni di ripiego o a lasciare il paese. Sergio Mattarella, con toni assai preoccupati, ha messo a fuoco questo nodo problematico, affinché non si continui a disperdere il capitale sociale del paese. Tutto ciò produce passività e decrescita, spezza la catena della fiducia, della trasmissione dell'esperienza, di pensare di realizzare un futuro migliore. Questa criticità è stata individuata nelle generazioni intorno alla sessantina in concorrenza con quelle più giovani" [cit. Avvenire]
Ma cosa è la precarietà? Provo a spiegare cosa è per me e per le persone che conosco, che come me, combattono contro "la permanente condizione di precario/a". 
Precarietà viene utilizzato come termine per definire la caducità. L'essere umano è l'unico che percepisce l'impossibilità di durare eternamente. Questo può causare un'angoscia esistenziale. Tuttavia, tramite il lavoro e l'impiego delle proprie facoltà (intellettuali e non), in un progetto di vita individuale e pubblico (di comunità), ogni persona può uscire da se stessa e costruirsi di volta in volta nel rapporto con gli altri. 
La generazione che nella realtà odierna non ha opportunità di trovare un'attività stabile e sicura, è costretta a vivere in una situazione di disagio "a tempo indeterminato" e di angoscia esistenziale, che incide sulla qualità della vita e rimanda inevitabilmente all'insicurezza, al vittimismo, alla rassegnazione, all'ansia e allo stress (situazione di burnout), ed infatti molti sono dovuti ricorrere allo psicologo.
La frustrazione di chi si trova in questa situazione, è dovuta in primo luogo al fatto che la responsabilità di ciò derivi da qualcosa di esterno, quasi del tutto indipendente dalle capacità, dalla forza di volontà e dell'agire di ciascuno. La mancanza di provvedimenti finalizzati alla riorganizzazione del "sistema" ha impedito ai giovani adulti, di costruirsi il proprio percorso formativo, tramite l'esperienza diretta, l'arricchimento personale ed una esplicitazione delle capacità.
I giovani adulti italiani, nonostante abbiano conseguito laurea e master, non riescono a farsi assumere stabilmente, a creare una famiglia e a progettare il loro futuro. C'è chi rimane a vivere a casa con i genitori, chi colleziona contratti a progetto temporanei, chi fugge all'estero nella speranza di un futuro che in patria sembra irrealizzabile. Il clima ostile, chiuso ed arrabbiato quando i "precari" (diventato ormai uno status) tentano giustamente di rivendicare i loro diritti (come è successo anche in passato per altro), trovano una non-risposta in impossibili richieste di adeguamento, che non fanno neanche bene al paese e ne impediscono la crescita. Se l'unica via, come ha indicato lo stesso Presidente della Repubblica, è la collaborazione tra le generazioni, questo percorso è fondamentale ma nemmeno troppo semplice, a causa degli anni di sfiducia, di incomprensioni, di astio, di alta conflittualità, di egoismo, di protagonismo, oltre ai modi di agire e di mentalità differenti (soprattutto per i tempi di realizzazione e per l'uso della tecnologia).

La lezione di Moro Sturzo, La Pira, De Gasperi

di Temistocle Gravina

Perché personaggi come Aldo Moro, Don Luigi Sturzo, Giorgio La Pira, Alcide De Gasperi hanno attraversato le loro stagioni della politica come leader ascoltati e rispettati anche dagli avversari di partito? E ancora oggi pronunciare quei nomi significa richiamarsi a intellettuali di valore, a politici di chiara fama, a pensatori lucidi?
Perché hanno unito al loro pensiero, chiaro e penetrante, una condotta di vita integerrima ispirata agli stessi principi, cristiani, a cui uniformavano il loro pensiero e le loro proposte politiche.
Non per niente per Moro, Sturzo, La Pira e De Gasperi la Chiesa cattolica ha voluto iniziare il cammino verso la canonizzazione. (1)
Ognuno di loro ha condotto una vita irreprensibile, per quanto è possibile ad una creatura comunque corrotta dal fomite del peccato.
Ognuno di loro ha saputo essere prima cristiano e poi, conseguentemente, politico.
Per tutti e quattro questi personaggi possiamo fare un bilancio definitivo della loro vita perché morti da decenni (il più ‘giovane’, Aldo Moro, fu ucciso nel 1978). Di loro sappiamo tutto dai loro scritti, dai loro interventi pubblici, dalle testimonianze anche esterne al loro ambito di vita.
Ciò non vuol dire tuttavia che ancora oggi non ci siano politici seri, che conducono una vita, pubblica e privata, con una dirittura morale specchiata; ma, come suol dirsi, potremmo trarre delle conclusioni solo alla fine del loro percorso di vita.
Tutto ciò per dire che per fare una proposta politica coerentemente cristiana c’è bisogno che chi la fa, la viva per primo.
Per il cristiano, infatti, la politica è anzitutto una vocazione naturale, perché gli permette di impegnarsi al servizio del bene comune. E per chi decide di mettersi al servizio in questo campo significa assecondare un dono che Dio gli ha fatto.
Abbiamo invece assistito in questi ultimi mesi a sceneggiate di personaggi politici che hanno utilizzato simboli religiosi per accreditarsi presso un determinato elettorato. E altri professare principi religiosi da applicare al loro modello di società, ma avendo vissuti quotidiani contrari a quegli stessi principi.
Sicuramente hanno fatto proseliti (e quanti!) proprio nel campo degli elettori cristiani e cattolici, ma solo perché, evidentemente, agli stessi non interessa nella realtà nulla di ciò che dice il vangelo e si lasciano trascinare dal gigionismo dei politici stessi. Il populismo, insomma, fa sempre presa lì dove manca la capacità di ragionare e leggere la realtà in profondità. Se si parla “alla pancia”, risponde la pancia…
Il problema è duplice:
da una parte una società che insiste nel dirsi cristiana ma è ormai priva di ogni valore conseguente;
dall’altra una politica che, espressione di quella società, non è capace di trovare strumenti e soluzioni cristiane alle richieste di aiuto della società stessa.
Per questo motivo perciò diventa imprescindibile:
avere uomini politici di fatto e non solo di nome, proprio per ridare valore ideale all’impegno politico e farlo diventare carità politica;
rinnovare la coscienza civile dei cittadini, che si devono sentire parte integrante delle scelte della politica e non semplici spettatori plaudenti o fischianti (per… partito preso) del politico di turno.
E l’ultimo punto fu uno dei cavalli di battaglia di don Sturzo: è indispensabile, per il fondatore del Partito Popolare, formare la coscienza del cittadino, non solo quella spirituale ma anche quella sociale e politica, perché possa comprendere come sia essenziale la sua partecipazione alla vita democratica, del comune prima e dello stato poi, per la rinascita della società.




(1) Per Aldo Moro in verità c’è una richiesta della figlia, Maria Fida, per interrompere il processo, ma è dovuto a questione che nulla hanno a che fare con la santità di vita del padre.

mercoledì 23 ottobre 2019

Motivazioni per un politica cristiana.

di Temistocle Gravina

“La politica è vita nel senso più completo della parola”.
Prendo spunto da queste parole di don Sturzo per dare l’avvio ad una mia personale riflessione sulla politica nel senso cristiano del termine.
La politica, per chiunque, è (o dovrebbe essere…) mettere il proprio ideale di vita a servizio del bene comune.
Ma qual è per il cristiano questo ideale?
È il più alto che ci possa essere: fare in modo che tutti abbiano le stesse possibilità di crescere attraverso la carità fraterna.
La politica per il cristiano, infatti, non si basa su una teoria economica o sociale, su un’ideologia; su qualcosa, cioè, di partorito da un pensiero umano.
Il libro di testo per il cristiano che vuole impegnarsi socialmente (e quindi fare politica nel senso più ampio del termine) è uno solo: il Vangelo.
Il suo maestro ispiratore sarà uno solo: Gesù.
Perciò il cristiano in politica non penserà all’uomo come all’operaio, al capitalista, all’industriale, all’amministratore pubblico.
Egli avrà sempre e solo a che fare con l’uomo in quanto tale, l’uomo come creatura di Dio, quindi intrinsecamente significante nella sua unicità; e, conseguentemente, uno inter pares: tutti, in quanto figli di Dio, sono uguali non solo davanti al loro Padre ma anche tra di loro.
Allora una politica cristiana dovrebbe valorizzare le differenze, perché le vede come doni per il servizio comune e non come qualcosa che rende migliori o peggiori le persone.
Dovrebbe trovare le criticità personali e comunitarie e gestirle perché si possano superare e non, come accade spesso, per farne serbatoi di voti e consenso elettorale (e penso qui ai populismi sbocciati negli ultimi anni in Italia e nel mondo intero).
Già nel 1938 lo stesso don Sturzo scriveva: “I partiti di ispirazione cristiana, come gli altri, anche se costituiti con un nobile programma e con la volontà di servire il paese, rischiano di diventare una camarilla (consorteria) e di ispirarsi ad uno spirito partigiano." Il pericolo di fare della politica un mestiere, una professione, invece che una missione, è grande, anche tra chi si dice cristiano.
E un altro grande cristiano che ha fatto della politica il suo campo d’azione, Aldo Moro, scriveva: “Lo stato democratico è un fenomeno espansivo, non un mondo chiuso”. Non c'è democrazia senza accoglienza dell'altro, che venga dall'altra parte del mondo o sia il vicino di casa, perché tutti sono figli di Dio e quindi sono quell’Abele di cui ci parla il libro della Genesi: “dov'è tuo fratello?" ci chiederà Dio nel giorno del nostro giudizio personale.
Per tutti questi motivi l’azione politica del cristiano deve avere come fine ultimo la realizzazione dell’uomo nella sua interezza: materiale, spirituale, affettiva, psicologica…
D’altronde una delle frasi di Marx più usate negli slogan della sinistra comunista degli anni nati della cosiddetta rivolta studentesca: “Ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni” è in effetti un concetto espresso negli Atti degli apostoli: “quelli che possedevano campi o case li vendevano, e i soldi ricavati li mettevano a disposizione di tutti: li consegnavano agli apostoli e poi venivano distribuiti a ciascuno secondo le sue necessità”. (4, 35).
Il cristiano non deve vergognarsi di dire apertamente queste cose davanti agli avversari politici, a chi gli chiede ragione delle sue motivazione e delle sue scelte; non deve aver paura di dire quali sono le sue basi ispirative.
Concludo con un’altra frase di don Sturzo, tratta ancora da “Politica e Morale”: "Disinteressandosi di Politica, il cattolico assumerebbe gravi responsabilità davanti a Dio e al prossimo e lascerebbe la cosa pubblica nelle mani di coloro che (...) non sentono l'imperativo della morale cristiana".

martedì 22 ottobre 2019

L’evoluzione del sistema scolastico italiano

di Stefano 


Il sistema scolastico italiano è stato oggetto di numerose riforme. Vediamo di seguito alcune tra le più importanti.
La legge Casati (1860) affidò la gestione della scuola pubblica allo stato, l’istruzione elementare divenne gratuita ed obbligatoria per i primi due anni. L’istruzione secondaria era soltanto classica e tecnica e si poteva accedere all’università solo con la classica. La legge Coppino (1877) portò l’istruzione elementare a 5 anni.
Nei primi anni del 1900, Maria Montessori, pedagogista e ideatrice delle “Case dei bambini” ,esportò il proprio Metodo in tutto il mondo. Fu abile sostenitrice delle battaglie per l’emancipazione femminile, per il riconoscimento delle persone con deficit, dei poveri e dei sfruttati.
La legge Orlando (1904) elevò l’obbligo scolastico a 12 anni. La legge Daneo-Credaro (1911) affidò le scuole elementari allo stato, fino a quel momento gestiti dal Comune. Nel 1923 ci fu la Riforma Gentile che introdusse la scuola materna di 3 anni, la scuola elementare di 5 anni, la scuola media di 3 anni e scuola media superiore. Tale riforma sancì l’obbligatorietà scolastica fino a 14 anni.
Negli anni ‘50, la scuola di Barbiana di Don Lorenzo Milani, aveva come scopo quella di costituire un’istituzione inclusiva, democratica, con il fine non di selezionare ma di far arrivare tutti gli alunni con un insegnamento personalizzato, garantendo l’uguaglianza.
I cambiamenti della scuola italiana fino al 1997: abolizione della scuola di avviamento professionale con una riforma che prevedeva una unica tipologia di scuola media che permetteva l’accesso a tutti gli istituti superiori; l’accesso alla università per qualunque istituto superiore, introduzione dei rappresentanti degli studenti delle scuole superiori, del personale ATA e dei genitori. Introduzione dei docenti di sostegno nelle classi con studenti diversamente abili (1977). Nel 1997 Luigi Berlinguer riformò l’esame di maturità (3 prove scritte ed un colloquio con commissione metà interna e metà esterna), promuove la formazione della personalità di ogni studente favorendo la conoscenza ed una attività positiva all’apprendimento, i valori della convivenza civile e democratica.
La riforma Moratti del 2003 portò la scuola dell’infanzia a 28 mesi, introdusse l’inglese e il computer nella scuola primaria, furono ridotte le ore della seconda lingua e fu introdotta l’alternanza scuola – lavoro. La riforma Gelmini 2008 ripristina il maestro unico, il voto in condotta e i voti in decimi. La Buona Scuola (2015) incrementò i poteri dei dirigenti scolastici, visti come “leader educativi”, alternanza scuola – lavoro divenne obbligatoria, la formazione dei docenti divenne obbligatoria, permanente e strutturale.
Tutte le componenti citate sopra sono ancora presenti nel sistema scolastico, ma le ultime riforme hanno da un lato cambiato il paradigma della scuola e dall’altra ha introdotto dei profili di incostituzionalità per quanto riguarda l’uguaglianza, il diritto al lavoro e l’imparzialità dell’agire amministrativo. Condizionano la libertà di insegnamento poiché possono costituire una forma di pressione ed adeguamento alla volontà del dirigente scolastico, attribuendo un maquillage di tipo autoritario alla scuola. La riforma stabilisce che le scuole possano ricevere fondi da privati discriminando le scuole e gli alunni con bisogni educativi speciali o disabilità.

Una scelta di campo.


di Armando Dicone
Arriverà il giorno in cui il parlamento dovrà decidere e votare la nuova legge elettorale. Per noi di #ForumalCentro, convinti proporzionalisti, sarà la giornata in cui vedremo chi vuole davvero ricostruire il centro e chi invece si accontenta del suo bel collegio uninominale, deciso dai vertici della coalizione di sinistra o destra.
Dopodiché arriverà il giorno in cui si dovrà scegliere in quale campo impegnarsi. Nel campo progressista, nel campo sovranista oppure nel tanto auspicato centro. Un campo, il centro, da ricostruire dalle fondamenta, da un pensiero politico condiviso, partecipato e per questo forte, non liquido.
Non possiamo più aspettare il capo federatore, non si possono improvvisare liste negli ultimi mesi prima del voto, non possiamo permetterci contenitori privi di idee, non possiamo permetterci un nuovismo di facciata che spesso nasconde un vuoto di visione perché privo di cultura politica. Per non cadere in questi, noti, errori dobbiamo giocare d'anticipo. Dobbiamo trovare un metodo e strumenti digitali in grado di aggregare, di garantire la massima partecipazione e di coinvolgere donne e uomini che in assenza del centro si asterrebbero. Dobbiamo essere disponibili a superare personalismi, invidie e gelosie. Dobbiamo trovare idee e contenuti in grado di unire chi si dichiara riformista, moderato, liberale, popolare. Dobbiamo essere disponibili a mettere in campo una struttura organizzativa, per me una federazione, capace di unire partendo da idee programmatiche condivise. Nessuno deve sentirsi ospite, tutti devono avere la possibilità di partecipare, proporre e decidere. Ognuno deve essere libero di scegliere il proprio campo e non quello "meno peggio".
In attesa di avere un quadro più chiaro, sulla legge elettorale, non perdiamo tempo prezioso. Se avete idee e proposte usate hashtag  #ForumalCentro.

venerdì 18 ottobre 2019

Essere mamma e papà adottivi

di Valeria e Stefano

L'adozione è un viaggio straordinario che permette di pensarti famiglia ancora prima di conoscere il bambino o la bambina che Dio ha scelto per la coppia. È l'aprirsi ad un nuovo amore, che comincia restituendo ad un bambino il suo diritto ad essere figlio. Ridare speranza e dignità di figlio ad un bambino abbandonato è un atto di giustizia che può renderci solo persone migliori. L'attesa adottiva è un po' come una gravidanza biologica, ma è molto più lunga. Per affrontare questo percorso occorre molta perseveranza perché le difficoltà sono davvero tante, imprevedibili e spesso non si capisce il senso di tante cose.
L'adozione in Italia è regolamentata dalla Convenzione dell'Aja tramite degli Enti autorizzati dallo Stato; è tutto fatturato e detraibile dalle tasse ed esistono anche dei rimborsi.
L'accento è sempre posto in modo quasi esclusivamente negativo sul preadozione, sulle lungaggini burocratiche e sui costi elevati. La narrazione mediatica non racconta però la gioia che donano questi bimbi e di quanto le famiglie adottive siano una risorsa per il paese soprattutto per amore, apertura, inclusività e tolleranza. 
Le difficoltà che si incontrano per inserire i bambini in un paese straniero, senza aiuto, dovendo supportare le eventuali disabilità che i bambini adottivi riportano a causa del loro vissuto spesso drammatico, sono davvero molte. Tuttavia, essere mamma e papà adottivi resta un privilegio e lo è ancor più quando vedi tuo figlio rinascere e felice di essere con mamma e papà.

giovedì 17 ottobre 2019

Manovra 2020. Cosa (non) c'è nella manovra.

di Leonardo Gaddini

Dopo oltre 4 ore di riunione i membri del Consiglio dei Ministri hanno approvato, salvo intese, la legge di bilancio per il 2020. Tra i vari elementi presenti nel Documento, quota 100, è quello che sta facendo più discutere. Il governo ha infatti deciso di mantenerla, nonostante che i dati economici fin ora registrati dimostrino chiaramente che si tratti di una misura fallimentare. Essa, infatti, non sostituisce la tanto denigrata (ma fondamentale per la salvezza dei conti dell'INPS) "riforma Fornero", ma permette ad alcune persone (che se lo possono permettere) di andare in pensione prima del termine stabilito dalla legge. Quota 100 rappresenta anche un costo molto esoso. L' INPS, infatti, ha calcolato che lo Stato spenderà 37,6 miliardi nei prossimi 5 anni, questo costo ricadrà soprattutto sulle future generazioni, che dovranno continuare a pagare per molti anni, tasse molto alte per cercare di sostenere il debito pubblico. Nella Manovra rimarrà (senza modifiche) anche il reddito di cittadinanza, sebbene esso non funzioni né come strumento di contrasto alla povertà, né per aumentare i posti di lavoro.

Oltre a queste spese il governo ha dovuto trovare anche 23 miliardi per evitare l'aumento dell' IVA e altri finanziamenti per sostenere il fantomatico "Green New Deal", che di fatto si trasformerà in una serie di bonus per chi opterà per le energie rinnovabili. Oltre a questo, il governo ha anche promesso di diminuire il cuneo fiscale (con particolare riguardo all' IRPEF) e di istituire un "fondo per la famiglia", che dovrebbe ammontare a 500 milioni (pochi rispetto al previsto). Infine, si prevedono una serie di bonus, come l'abolizione del super ticket (giusto per dare il colpo di grazia al nostro SSN già carente di risorse).

Il problema più grande di questa Manovra, però, è che per la maggior parte è finanziata in deficit. Le coperture, infatti, sono da un lato scarse (le tasse sulla plastica e zucchero finiranno per colpire per lo più famiglie e piccole-medie aziende) e dall'altro, poco realizzabili. Difficile pensare di poter ottenere 7 miliardi dalla lotta all'evasione fiscale solo aumentando le pene. Il debito pubblico sembra dunque destinato ad aumentare, facendo così continuare quel lungo e inesorabile declino che, da 20 anni a questa parte il Paese non riesce a fermare.

P.S: si può annotare, tra le poche cose buone, il mantenimento dell'industria 4.0 che sembrava destinata a sparire nonostante avesse apportato dei benefici al nostro Paese.

Manovra 2020

di Erminia Mazzoni

La manovra finanziaria, che rappresenta il documento politico fondamentale di uno Stato, è stata approvata a notte fonda (e 'salvo intese'!)  ed è partita per Bruxelles. Puntualissimo inizia il ciclo di bilancio del secondo Governo Conte (Per chi volesse saperne di più sul ciclo di bilancio: https://www.camera.it/temiap/documentazione/temi/pdf/1104546.pdf).
La prassi di definirla solo in base ad alcuni numeri, perdendo di vista lo spirito unitario di essa, ne compromette la valutazione. Si tratta, è bene ricordarlo, di un documento programmatico, che basa la propria struttura su previsioni, frutto dell’analisi degli andamenti passati. I numeri, al di là della rigida regola del pareggio, sono comunque ipotesi legate alle numerose variabili dei flussi di politica economica, micro e macro.
In tale contesto, che le forze di governo siano in armonia e condividano un programma è presupposto essenziale per raggiungere una intesa alta, che sia sintesi dei bisogni del paese, organizzati secondo un sano ordine di priorità.
Se le forze al governo sono disarmoniche, dei bisogni si fa una mera sommatoria e delle priorità si ragiona sul pallottoliere elettorale. 
A una prima lettura, più che espansiva la definirei una manovra “espressiva”.
Nonostante il substrato politico-istituzionale nel quale si è sedimentata, la manovra rivela una buona dose di serietà e buone intenzioni.
Sicuramente indicativa e direi anche inattesa è l’approvazione del Documento programmatico (Link: https://i2.res.24o.it/pdf2010/Editrice/ILSOLE24ORE/ILSOLE24ORE/Online/_Oggetti_Embedded/Documenti/2019/10/16/2020_dbp_it_it.pdf), insieme al Decreto fiscale e alla Legge di Bilancio (30 miliardi circa).  
Sul piano delle intenzioni, si investe sul costo del lavoro, sull’impresa, sulla famiglia, sulle disabilità, sulla ricerca scientifica e tecnologica e sull’istruzione, si spinge su valorizzazione del patrimonio immobiliare, pubblico e privato, su ambiente e salute, si promuove la lotta alla evasione, introducendo strumenti di contrasto di interessi. L’Iva non si tocca, e nemmeno le pensioni con quota 100, le imposte e tasse in aumento toccheranno tabacchi e  giochi:
CANCELLAZIONE CLAUSOLA IVA 2020 – Gli incrementi dell’Iva pari a €. 23,1 miliardi,  previsti a legislazione vigente per il 2020, sono stati completamente sterilizzati, senza ricorrere a interventi sulle rimodulazioni delle aliquote.
CUNEO FISCALE –  Si riduce il cuneo fiscale a carico dei lavoratori, avviando un percorso di diminuzione strutturale della pressione fiscale sul lavoro e di riforma complessiva del regime Irpef per tutti i lavoratori dipendenti. Si parte con 3 miliardi nel 2020 per arrivare a 6 nel 2022.
LOTTA ALL’EVASIONE – Si prevede un inasprimento delle pene per i grandi evasori. Si introducono misure per contrastare l’illecita somministrazione di manodopera e l’aggiramento della normativa contrattuale in tema di appalti da parte di cooperative o imprese fittizie. Si rafforzano le misure contro le frodi nel settore dei carburanti. Si implementa il contrasto all’evasione e all’illegalità nel settore dei giochi, attraverso l’istituzione del registro unico degli operatori del gioco pubblico e il blocco dei pagamenti per i soggetti che operano dall’estero senza concessione, anche attraverso l’istituzione dell’agente sotto copertura.
PIANO CASHLESS – Si promuovono i pagamenti elettronici, prevedendo, tra l’altro, una riduzione sensibile delle commissioni per i negozianti, quasi un azzeramento e  l’introduzione di un super bonus da 3 miliardi (da gennaio 2021) in relazione alle spese effettuate con strumenti di pagamento tracciabili, nei settori in cui è ancora molto diffuso l’uso del contante, nonché l’istituzione di estrazioni e premi speciali per le spese pagate con moneta elettronica e sanzioni per la mancata accettazione dei pagamenti con carte di credito o bancomat. Il tetto all'uso del contante scenderà a 2.000 euro nel 2020 per poi arrivare a 1.000 nel 2023. 
FAMIGLIE – Vengono destinati 600 mila euro per gli interventi in favore delle famiglie, che saranno oggetto di un piano di razionalizzazione e semplificazione. La base per arrivare all'assegno unico per i figli. Sconti per gli asili nido, con azzeramento della retta per i redditi bassi.
SALUTE – Si prevede la cancellazione del cosiddetto superticket in sanità, a partire dalla seconda metà del 2020, con un corrispondente incremento delle risorse previste per il sistema sanitario nazionale, destinate comunque ad aumentare nel prossimo triennio.
PREVIDENZA E WELFARE – Si conferma il sussidio economico che accompagna alla pensione categorie di lavoratori da tutelare (cosiddetta APE Social) , la possibilità per le lavoratrici pubbliche e private di andare in pensione anticipata anche per il 2020 (la cosiddetta ‘Opzione Donna’) e resta il pensionamento con Quota100. Viene confermata anche l’esenzione dal canone RAI per gli anziani a basso reddito.
PERSONE DIVERSAMENTE ABILI – Per le politiche di sostegno alle persone diversamente abili vengono stanziate le risorse necessarie all’attuazione della delega in materia. Allo stesso tempo, nuove risorse sono previste in tre distinti fondi per la tutela del diritto al lavoro, per l’assistenza e per le esigenze di mobilità.
INVESTIMENTI PUBBLICI E PRIVATI E AMBIENTE – Si istituiscono due nuovi fondi per finanziare gli investimenti dello Stato e degli enti territoriali e un fondo per contribuire (con garanzie, debito o apporto di capitale di rischio) alla realizzazione di investimenti privati sostenibili nell’ambito del green new deal. A queste risorse vanno aggiunte quelle relative al sostegno degli investimenti privati sotto forma di contributi e di incentivi. Verrà introdotta una "forma di tassazione per scoraggiare l'uso della plastica inquinante". L'imposta sugli imballaggi di plastica scatterà dal 1° giugno 2020. La tassa è di 1 euro per kg.
MEZZOGIORNO – Vengono destinate risorse ad interventi per incentivare gli investimenti delle imprese, alle infrastrutture sociali e al risparmio energetico nelle regioni del Mezzogiorno.
IMPRESE E INNOVAZIONE – Si stanziano le risorse necessarie a proseguire gli incentivi del programma “Industria 4.0” per sostenere gli investimenti privati e favorire il rinnovo dei sistemi produttivi: tra questi il Fondo centrale per le piccole e medie imprese; il super e l’iper ammortamento (per beni tecnologici, software ed economia circolare); il rifinanziamento della legge Sabatini; il credito di imposta per la “Formazione 4.0”.
DETRAZIONI – Vengono prorogate le detrazioni per la riqualificazione energetica, gli impianti di micro-cogenerazione e le ristrutturazioni edilizie, oltre a quelle per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici di classe energetica elevata a seguito di ristrutturazione della propria abitazione. Viene introdotta per il 2020 una detrazione per la ristrutturazione delle facciate esterne degli edifici (il ‘bonus facciate’) per dare un nuovo volto alle nostre città. La manovra introdurrà "una soglia di reddito oltre la quale l'agevolazione Irpef relativa a oneri detraibili al 19% si azzererebbe con gradualità". Nelle tabelle del Documento programmatico di bilancio 2020 consegnato alla commissione Ue non viene specificato il livello di reddito interessato ma viene precisato che "sono fatte salve le detrazioni per spese per interessi passivi sui mutui".
FLAT TAX PER REDDITI SUPERIORI A 65MILA EURO - La manovra sospende la flat tax per professionisti e partite Iva con redditi compresi tra 65.000 e 100.000 euro,  che doveva scattare dal prossimo anno in base alla legge di bilancio 2019. Sono poi "rivisti i parametri del regime dei minimi con limiti di spese personale 20.000 euro, limite di beni strumentali 20.000 euro, regime analitico determinazione del reddito, regime premiale fatturazione elettronica, con esclusione se il reddito è superiore a 30.000 euro".
RINNOVO DEI CONTRATTI PUBBLICI – Sono ampliati gli stanziamenti del triennio 2019-2021 per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego del comparto Stato.”
Per concordare con il Ministro Gualtieri, che ha parlato di una manovra espansiva, la sessione di bilancio dovrà approfondire e chiarire i dubbi sul costo bancario della promozione dei pagamenti elettronici, sulla misura effettiva della riduzione del cuneo fiscale, sulle modifiche al sistema del RdC, definire i dettagli del piano famiglia e del piano ambiente, nonché mettere in evidenza numeri e tempi del piano sud e infrastrutture.

mercoledì 16 ottobre 2019

Le donne e la politica nella concezione di Don Luigi Sturzo

di Valeria Frezza

Don Luigi Sturzo afferma che gli interessi personali e le avidità individuali, molto spesso, spingono gli uomini alla lotta politica, e pur di non perdere la meta raggiunta, queste persone, sono pronte a dei compromessi con la propria coscienza, a fare marcia indietro sulle proprie idee, a servirsi e a non servire. 
La differenza tra democrazia ed autoritarismo, tra progresso e arretratezza, è determinato dalla negazione o dall'affermazione dei diritti delle donne, dalla presenza o dall'assenza delle donne nella scena politica. La parità è stata sempre ritenuta un principio fondamentale.
La Chiesa di Papa Francesco riafferma l'impegno ad abbattere ogni forma di sopruso e di dominio, dall'atteggiamento stesso di Cristo, che superando i canoni del suo tempo, ebbe un atteggiamento di apertura, di rispetto, di accoglienza e di tenerezza. 
Il Papa sostiene che è urgente ottenere l'uguaglianza dei diritti della persona. La donna e l'uomo sono tra loro complementari. 
E' fondamentale, nella vita e nella politica, la collaborazione, la partecipazione, la condivisione.
La politica non deve essere espressione di un pensiero maschile o femminile, ma deve essere l'espressione di un pensiero comune.
Nilde Iotti, 40 anni fa, divenne presidente della Camera. Oggi, in Italia, non c'è stata ancora una donna che ha avuto il ruolo di premier al governo. 
"Comprendere la mia emozione, vivo in modo quasi emblematico questo momento, avvertendo un significato che supera la mia persona e investe milioni di donne, che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci, si sono aperte la strada verso la loro emancipazione" [Cit. Nilde Iotti]

Politiche del lavoro

#ForumalCentro è lieta di presentarvi un focus sulle dinamiche del mondo del lavoro. Buona lettura e commentate… Le politiche del lavoro

martedì 15 ottobre 2019

Difendiamo la Costituzione.

di Armando Dicone

I protagonisti del nuovo bipolarismo sinistra-destra sono tutti d'accordo per la legge elettorale di tipo maggioritario. Questo ennesimo ripensamento, sulla legge elettorale, conferma la totale incoerenza dell'attuale classe dirigente. Prima del "taglio della ghigliottina" (dei parlamentari) avevano, quasi tutti in modo esplicito, garantito un accordo su una legge proporzionale per riequilibrare la rappresentanza, meno parlamentari, ma eletti con il proporzionale e soprattutto con le preferenze. Questa era la premessa di un voto che avrebbe cambiato per sempre il nostro assetto istituzionale. Ora immaginate 600 parlamentari eletti in grandi collegi uninominali. A chi risponderanno? Agli elettori? Diciamo, per essere ottimisti, forse?
Immaginate se dopo il maggioritario faranno la riforma sul presidenzialismo. Sempre più potere nelle mani di un solo uomo al comando ed essendo eletto dal popolo, diranno che è al di sopra di "tutto e tutti". Voi non siete preoccupati per la nostra democrazia? I nostri padri costituenti sarebbero d'accordo con queste modifiche?
Immaginate i capi dei tre partiti a doppia cifra scegliere a tavolino i parlamentari "fedeli".
Avremo sempre meno elettori, sempre meno partiti, sempre più disaffezione. Sono preoccupato? Si, molto preoccupato.
Spero di non essere il solo!
Difendiamo la democrazia e la costituzione cari amici.
#ForumalCentro 

venerdì 11 ottobre 2019

Petizione per il ripristino del sistema elettorale proporzionale



PETIZIONE PER IL RIPRISTINO DEL SISTEMA ELETTORALE PROPORZIONALE
Il sistema proporzionale è funzionale alla massima rappresentatività degli organi elettivi ed
attribuisce, tendenzialmente, lo stesso peso al voto di ciascun elettore.
Il principio della proporzionalità è immanente all’ordinamento repubblicano ed è stato applicato
per l’elezione della Camera dei Deputati fino agli anni ’90 del secolo scorso.
Già la legge elettorale adottata per l’elezione dell’Assemblea Costituente aveva affermato
tale principio in modo netto:
la rappresentanza è proporzionale
(art. 1, secondo comma, Decreto legislativo luogotenenziale n. 74/46)
Anche se il principio non è stato inserito nella Carta Costituzionale, la Costituente ha approvato
due ordini del giorno intesi ad orientare in quel senso il legislatore ordinario:
La seconda sottocommissione ritiene che la Camera dei Deputati debba essere eletta col
sistema della rappresentanza proporzionale.
(ordine del giorno della seconda sottocommissione dell’8.11.46)
L’Assemblea Costituente ritiene che l’elezione dei membri della Camera dei deputati debba
avvenire secondo il sistema proporzionale.
(ordine del giorno dell’assemblea plenaria del 23.9.47)
#ForumalCentro
hashtag indipendente e apartitico
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Il principio, per quanto riguarda l’elezione della Camera dei Deputati, è stato quindi osservato
dal legislatore in tutte le successive leggi elettorali, esclusa soltanto la breve parentesi
della legge c.d. “legge truffa”.
A partire dagli anni ’90 il principio della proporzionalità del voto è stato però via via compresso,
salvo “correttivi”, in favore di un sistema maggioritario basato su collegi uninominali,
con la possibilità che alle elezioni partecipino coalizioni di partiti, con soglie di sbarramento
differenziate per i partiti coalizzati e quelli non coalizzati e con l’introduzione di
premi di maggioranza per partiti o coalizioni che ottengano una consistente maggioranza
relativa dei voti.
Tali interventi legislativi sono stati giustificati con la necessità di evitare la frammentazione
politica e l’instabilità governativa e di favorire l’aggregazione di partiti in un sistema politico
tendenzialmente bipolare; ma essi non hanno affatto raggiunto il risultato sperato ed hanno
condotto invece a risultati irrazionali ed inaccettabili.
L’effetto proiettivo del voto è stato infatti fortemente alterato, al punto che una forza politica
che abbia ottenuto più voti rispetto ad un altra può vedersi poi attribuito un numero di seggi
inferiore rispetto a quest’ultima.
Simili risultati contrastano con lo stesso principio costituzionale dell’uguaglianza del voto:
quando sei milioni di elettori ottengono cento seggi e cinque milioni di elettori ottengono
centoventi seggi, il voto dei primi non è uguale al voto dei secondi.
Con la comparsa delle coalizioni elettorali si è formata poi nell’opinione pubblica l’impressione
che il Governo venga designato direttamente dalla maggioranza degli elettori, anche
soltanto relativa, invece che, secondo il dettato costituzionale, in ambito parlamentare e
nel libero concorso di tutte le forze che vi sono rappresentate quale espressione del pluralismo
della società italiana.
Queste storture vengono esasperate dall’attuale situazione politica; le regole che privilegiano
il “primo arrivato”, infatti, potrebbero forse essere giustificate in un consolidato assetto
bipolare dell’opinione pubblica, ma non è questo il caso della società italiana.
Nell’attuale contesto la legge elettorale vigente può condurre ad una sproporzione anche
macroscopica tra le percentuali dei voti ricevuti dalle varie liste elettorali ed i seggi assegnati
alle stesse, con la conseguenza che forze rappresentative di parti consistenti dell’opinione
pubblica nazionale possono rimanere prive di un’adeguata rappresentanza in Parlamento
o rimanerne senz’altro escluse; in questo scenario viene inoltre compromessa la
libera espressione del voto, che viene influenzato dal timore della dispersione.
In ipotesi estrema, ma non irrealistica, l’attuale legge elettorale potrebbe addirittura consentire
ad una forza politica od una coalizione elettorale di avere in Parlamento una maggioranza
sufficiente alla revisione della Costituzione, senza che debba aver luogo un referendum
confermativo, anche nel caso in cui tali forze rappresentino a stento la maggioranza
assoluta degli elettori; cosa che rappresenterebbe un vulnus gravissimo non solo alla
rappresentatività del Parlamento ma anche alla stessa democrazia.
Altre anomalie della legge elettorale italiana sono:
- la possibilità che un candidato si presenti in più collegi elettorali, attualmente fino a cinque;
- l’assegnazione dei seggi sulla base della posizione di lista dei candidati, senza che gli
elettori possano esprimere preferenze individuali per singoli candidati.
Anche questo contribuisce a falsare la corretta rappresentazione del voto espresso da ciascun
elettore, al quale non è consentito di votare specificamente per il candidato che abbia
magari determinato la sua scelta elettorale e/o può vedere attribuito alla fine il proprio voto
ad un candidato diverso.
Si chiede quindi che le vigenti leggi elettorali vengano modificate nel rispetto del criterio di
proporzionalità ed in modo tale che esse garantiscano al massimo l’effetto proiettivo dei
voti espressi; in particolare, è necessario che:
- vengano aboliti i collegi uninominali;
- venga eliminata la previsione di coalizioni elettorali;
- venga escluso ogni premio di maggioranza;
- venga eliminata la possibilità che un candidato si presenti in più collegi;
- sia prevista in via prioritaria l’assegnazione dei seggi sulla base delle preferenze ricevute
da singoli candidati;
- salvo riserve in favore delle minoranze linguistiche, nessuna lista possa ottenere un minor
numero di seggi rispetto ad una qualsiasi altra lista che abbia ottenuto un minor numero
di voti.

Presentazione del nostro #ForumalCentro



Di seguito il link che presenta il nostro #ForumalCentro

https://drive.google.com/open?id=1mzpWfBZy-OqzpP7g01WnCB7BeMdn_2n2

giovedì 10 ottobre 2019

#ForumalCentro. Un "pensiero" condiviso per un nuovo impegno.

#ForumalCentro

Care amiche e cari amici,
come in molti già sanno, abbiamo creato un hashtag su Twitter per discutere, liberamente e senza vincoli di appartenenza partitica,  di politica. Ci siamo conosciuti su Twitter e da subito abbiamo deciso che, non avendo una "casa politica" che potesse rappresentarci,  potevamo usare un hashtag comune per mettere in rete nuove idee, promuovere valori come Europa, costituzione e dottrina sociale della chiesa, e condividere proposte programmatiche. Ribadiamo che non siamo un partito e non abbiamo la presunzione di diventarlo né di sostituirci ad essi. Riteniamo indispensabile la loro presenza nella società se fedeli al ruolo dato dalla costituzione. Consapevoli di vivere in una società aperta e pluralista, vogliamo promuovere un nuovo modo di vivere la politica, utilizzando il digitale come strumento di partecipazione attiva e non come fine per la mitologica democrazia diretta. Vogliamo elaborare dal basso, con umiltà e passione, un "pensiero" culturale, sociale e politico, che ponga le basi per una nuova stagione dei doveri, un nuovo impegno politico, un nuovo ruolo civico, un nuovo metodo di aggregazione che parta dalle idee e non dal "capo politico". Chi vorrà partecipare è il benvenuto: #ForumalCentro.