sabato 27 febbraio 2021

L’unione dei Popolari e dei Liberali è più urgente che mai

Di Leonardo Gaddini

 

“Solo se saremo uniti saremo forti, solo se saremo forti, saremo liberi!” Alcide De Gasperi 

 

Negli ultimi giorni su diversi media si è tornati a parlare della necessità di creare una federazione di Centro che unisca tutte le forze Popolari, Liberali, riformiste, ecologiste (in senso moderno) ed europeiste. L'obiettivo è quello di creare un polo alternativo che riesca ad abbattere il duopolio Sovranisti di Destra vs Populisti di Sinistra che sta facendo sprofondare il nostro Paese in un continuo declino. Ma come si possono unire culture politiche che negli ultimi anni si sono frammentate e combattute a volte anche aspramente? Abbandonando il leaderismo e ripartendo dalle idee e dai principi comuni.   

Per esempio la visione che sia Popolari che Liberali hanno dello Stato e del suo ruolo nella società e nell'economia, entrambi infatti si oppongono a uno Stato accentratore e invece vogliano uno Stato veramente popolare (nel senso di rispettoso della persona), che riconosca i limiti della sua attività e che rispetti i nuclei e gli organismi naturali ovvero: la famiglia, le classi e i comuni. Che tuteli la personalità individuale e incoraggi le iniziative private. L'esatto contrario della visione statalista che Destra e Sinistra hanno e che impedisce alle persone di organizzarsi autonomamente per rispondere ai bisogni sociali. 

Entrambi poi fuggono dal paternalismo e dal cercare di creare consenso promettendo di fare il "bene del popolo". Il Centrista invece vuole garantire a tutti il diritto alla personale ricerca della propria felicità. Entrambe poi criticano fortemente la visione dello "Stato imprenditore" che sperpera i soldi dei contribuenti, nazionalizzando aziende fallimentari, danneggiando così non solo le altre imprese che sono costrette a operare in un mercato "drogato" dove i loro concorrenti ricevono aiutini dallo Stato, ma anche i consumatori che saranno costretti a usufruire di servizi sempre più scadenti e anche a prezzi più alti.

Entrambe le visioni politiche poi hanno una visione dell'ecologismo moderna che sa che l’unica vera soluzione a un problema sistemico e urgente, come lo è quello ambientale, è il progresso tecnologico: se la tecnologia che permette di usufruire di servizi più sostenibili si diffonderà l’ambiente ne gioverà moltissimo. Lo Stato dovrebbe quindi fare un passo indietro e smettere di tassare chi è interessato a produrre servizi ecosostenibili, permettendo un massiccio investimento, di natura privata, in ricerca e sviluppo di tecnologie green. Chi ci garantisce che ciò possa funzionare? La natura stessa del libero scambio: i produttori investiranno in tecnologia green, per migliorare la propria competitività in un mercato che si prospetta sempre più redditizio. Quindi per fermare il riscaldamento climatico bisognerebbe incrementare la crescita e la globalizzazione, perchè sono le economie più efficienti, quelle con margini e profitti più alti, quelle che hanno potuto adottare soluzioni ecologiche nelle proprie industrie senza temere cali di produzione.


Tutte le forze politiche che sarebbero coinvolte in questa operazione credono fortemente nell'idea degli Stati Uniti d'Europa, perchè sanno che solo con un'Europa più coesa e unita si possono risolvere veramente i gravi problemi che attanagliano il nostro Paese e non solo, dalla crisi sanitaria a quella economica, dalla lotta al terrorismo alla gestione umana e condivisa dei rifugiati. Molto simile è anche la visione della Giustizia, dove tutto il mondo LibPop è caratterizzato dal credere in un garantismo vero e dal consolidamento dei principi della Stato di Diritto

 

Entrambi vogliono una Giustizia più efficiente, veloce e certa che garantisca prima di tutto i diritti dei cittadini. Un'idea diametralmente opposta alla visione "manettara" e vendicativa della (in)giustizia che hanno sia i 5 Stelle da un lato che i sovranisti dall'altro. Queste forze credono poi nell' esigenza di investire sulle nuove generazioni che sono state abbandonate dai due poli, sulle infrastrutture di cui il nostro Paese è terribilmente scarno specialmente al Sud e che invece sarebbero necessarie per il rilancio economico dell'Italia e in una riforma della Pubblica Amministrazione per farla diventare più efficiente e più vicina ai cittadini e alle loro esigenze.

L’avvento del Governo Draghi può favorire la ricomposizione di questo “fronte” perché dal lato della policy può favorire la realizzazione di quelle riforme strutturali senza le quali il Recovery Plan italiano resta un elenco di buoni propositi, da quello delle politics ha ricomposto in un unico campo tutte le forze che si erano divise sul sostegno o meno al Conte II. Potrebbe così prendere forma un progetto politico di ampio respiro nel quale collocare le risorse straordinarie dell’Unione europea e la struttura della governance preposta a gestire l’esecuzione dei piani previsti, ma soprattutto finalizzarle alla rinascita e alla ricostruzione del Paese dopo un cupo ventennio di crisi economiche. Un progetto politico che assuma la bussola del “debito buono” quello fatto di investimenti e non di sussidi, lanciata un anno fa dallo stesso Presidente del Consiglio, per investire su: infrastrutture, istruzione, sanità, economia circolare, sostenibilità ambientale, transizione digitale, pubblica amministrazione, giustizia, giovani, cultura, lasciandosi alle spalle quegli stratagemmi statalisti e assistenzialisti nell’erogazione della spesa pubblica.

È necessario, anzi urgente quindi, uno sforzo unitario. Compete ai Partiti che oggi fanno parte di questo spazio politico (e soprattutto ai loro militanti), l’onere di farsi promotori del salto di qualità necessario per riconoscere che poiché l’obbiettivo politico è comune, esso va perseguito agendo di comune intento. Serve uno sforzo di sintesi per andare oltre i personalismi e unire l’offerta politica. È difficile, ma è questo il momento più opportuno per farlo e in questo modo raccogliere le migliori energie della società civile, che oggi sono lontane dall’impegno politico diretto. È arrivato il momento di mettere da parte le antiche divisioni e rivalità (e per questo la nuova legge elettorale proporzionale potrebbe essere la carta vincente) e unirsi in un nuovo grande progetto politico ricordandoci che le cose che ci uniscono sono molte di più di quelle che ci dividono.

venerdì 26 febbraio 2021

Donne vittime di sessismo sul web #DonnealCentro

 di Valeria Frezza

"Incapace», "inetta",  "Torna a fare la casalinga", "stai meglio in cucina, lascia lavorare chi sa farlo", oppure epiteti animaleschi "vacca", "scimmia", "scrofa", allusioni di tipo sessuale, epiteti offensivi e ridicolizzati. Sono questi gli insulti che professioniste di vari settori, di giornalismo, politica, professioni sanitarie si sentono rivolgere ogni giorno sui social.  

Queste manifestazioni di odio si esprimono nella forma del disprezzo, della degradazione e spersonalizzazione spesso più con connotati sessuali.

Questo tipo di violenza ha una matrice culturale molto forte che nasce innanzitutto dalla convinzione di “debolezza ed inferiorità” femminile.

Secondo Vox, l'osservatorio dei diritti odio verso le donne, omofobia e discriminazione verso i diversamente abili sono maggiormente diffusi - uno dei social più attivi nel condividere l’odio verso le donne è Twitter, con oltre 1 miliardo di tweet sessisti rilevati (su un campione di oltre 2 miliardi complessivi). Secondo la ricerca sulla misoginia condotta da Vox, i tweet contro le donne sono i più numerosi. 

La diffusione dei social media sembra alimentare anche un bisogno di esibizionismo mediatico: postare o condividere immagini e contenuti, anche personali e intimi, cercare consensi (like).

Ricerca di Amnesty International sul "sessismo da tastiera e odio di genere: quando il tema del commento è “donne e diritti di genere” l’incidenza dei messaggi offensivi, discriminatori o hate speech è di quasi 1 su 3.

Gli attacchi personali diretti alle influencer che abbiamo osservato superano di un terzo quelli ricevuti dagli uomini. Tra gli attacchi personali il tasso di hate speech rivolto alle donne supera di 1,5 volte quello dei discorsi d’odio che hanno per bersaglio gli uomini. Infine, degli attacchi personali diretti alle donne 1 su 3 è esplicitamente sessista.

Più di 1 commento su 10 è offensivo, discriminatorio o hate speech; su 42143 commenti analizzati il 65% ha accezione negativa e il 14% è offensivo, discriminatorio, hate speech.

Come reagire in questi casi? Non mettersi in contrapposizione, scendere al suo livello,non usare stereotipi, fare leva su positività, inclusione, non farti coinvolgere personalmente, abbassare l'autostima e considera che le emozioni forti sono suscettibili di modifica nel tempo.


Fonti: Ansa; Amnesty

La proporzionale, il Centro e la terza Repubblica

 di Armando Dicone


La seconda Repubblica iniziò con le elezioni politiche post governo Ciampi, la terza nascerà con le elezioni del 2023 dopo l'esperienza del governo Draghi.
I governi cosiddetti tecnici segnano sempre la fine di un sistema politico in crisi.
Cambiare regole e sistemi, dopo una crisi, è un dovere per ogni classe dirigente.
Si può cambiare in peggio, come è stato per le ricette della seconda Repubblica, ma proprio dagli errori del passato, un Paese non può che migliorare e questa volta dobbiamo cambiare in meglio. Abbiamo tutti i requisiti per farlo, abbiamo un bagaglio di errori fatti e francamente sarebbe difficile peggiorare.
Mi riferisco ad errori come il bipolarismo, il leaderismo, i partiti liquidi senza valori, ideali e privi di identità, allo scontro permanente tra i due blocchi, all'indifferenza verso l'astensionismo che invece è una piaga per qualunque democrazia e alle tante contraddizioni presenti nelle due coalizioni, nate "contro" l'avversario e mai "per" ricostruire l'Italia.
Per superare questi errori, che hanno bloccato il nostro Paese, abbiamo bisogno di cambiare il sistema politico bipolare e per farlo dobbiamo partire dalla prima regola del gioco: la legge elettorale.
Tutti gli effetti negativi della seconda Repubblica sono stati causati, in parte, proprio dalle leggi elettorali maggioritarie, che hanno delineato un finto bipolarismo, dico finto perché forzato, cioè non aderente alla cultura politica italiana né alla nostra costituzione.
Se non dobbiamo ripetere gli errori del passato abbiamo bisogno di una nuova legge elettorale proporzionale.
Con l'avvio della legge elettorale proporzionale, cambierà il sistema politico dei partiti, non saranno più dei comitati elettorali del capo telegenico, saranno democratici, avranno valori e ideali da promuovere, classe dirigente da formare, saranno moderni e aperti alla società che cambia con la rivoluzione digitale, ma ben solidi perché con radici culturali ben piantate, saranno cioè dei veri partiti. 
La legge elettorale proporzionale avrà altresì il merito di eliminare il vincolo dei due blocchi: destra-sinistra. Sarà finalmente possibile dirsi di "centro", senza nascondersi nei cespugli altrui, sarà possibile avere una rappresentanza politica anche per chi come me non intende più scegliere il "meno peggio".
Con la legge proporzionale, potremo finalmente costruire una nuova casa ai tanti riformisti, liberali, popolari e moderati, una casa solida, aperta e con un pensiero politico forte, una federazione di centro nella quale ogni organizzazione che aderirà, potrà sentirsi a casa propria e non più un ospite indesiderato.
Una federazione che abbia come valori di riferimento l'europeismo, la costituzione, l'economia sociale di mercato e la crescita felice (ambiente e persona).
Tra PD-M5S e Lega-FdI non posso proprio scegliere e non penso di essere il solo.
Adesso dobbiamo impegnarci tutti insieme per chiedere da subito la legge elettorale proporzionale, non abbiamo più tempo da perdere.
Il futuro non ce lo donerà nessuno, la terza repubblica sarà possibile solo con un nuovo impegno civico.

Grazie per l'attenzione.

giovedì 25 febbraio 2021

Invito per la riforma elettorale proporzionale

 INVITO


Nel #ForumAlCentro abbiamo deciso di avviare una campagna d’informazione e sensibilizzazione a sostegno di una nuova legge elettorale con il modello proporzionale.

Tale decisione è scaturita dalla nostra diffusa e comune opinione di ritenere questa una svolta fondamentale per ridare dignità e credibilità alla politica in un momento di grande crisi di valori e di grande perdita di orientamento dei cittadini, per di più tormentati da preoccupazioni e da timori convergenti provocati dalla pandemia e dalla crescente crisi economica.

Consapevoli della necessità di approfondire gli aspetti salienti di tale modello, anche confrontandolo con quello maggioritario, abbiamo deciso di elaborare un breve documento da sottoporre al dibattito, all’integrazione, agli emendamenti con altri gruppi di opinione organizzati ed operanti in rete, con associazioni, movimenti, partiti e semplici cittadini.

Nell’inviarvelo, qui in calce, vi proponiamo di incontrarci in rete, a mezzo di una delle piattaforme per conference disponibili, per socializzare l’iniziativa ed esplorare l’opportunità di eventuali comuni iniziative.

Grazie per l’attenzione e per il cortese riscontro che vorrete riservare al presente invito.


forumalcentro@gmail.com




La seguente analisi vuole mettere a confronto gli aspetti positivi e quelli negativi dei due sistemi.

Ovviamente si tratta di una sintesi schematica delle numerose variabili che possono interessare entrambi i sistemi elettorali, utile per iniziare un proficuo dibattito che ci conduca ad individuare le motivazioni per optare per l’adozione dell’uno o dell’altro.



SISTEMA ELETTORALE PROPORZIONALE IN UNA REPUBBLICA PARLAMENTARE

ASPETTI POSITIVI

ASPETTI NEGATIVI

Migliori rapporti degli eletti con il territorio (elettori, sistema sociale e produttivo, ecc.)


Maggiore conoscenza del territorio e, quindi, maggiore competenza


Scelta e verifica diretta da parte dell’elettore dell’operato del candidato/eletto (con voto di preferenza)


Rilancio e rigenerazione del ruolo dei partiti quali luoghi di libera associazione dei cittadini per dibattere e partecipare alle scelte per il Paese.

Prevalenti azioni distributive verso l’elettorato











SISTEMA ELETTORALE MAGGIORITARIO IN UNA REPUBBLICA PARLAMENTARE

ASPETTI POSITIVI

ASPETTI NEGATIVI

La guida del Governo spetta a chi ha ricevuto il mandato popolare (cd effetto Westminster)

In Italia non ha dato lo stesso riscontro che negli altri Paesi perché da noi non c’è il bipartitismo

Stabilità maggiore grazie alla maggiore governabilità

Maggiore governabilità può generare un minore ascolto delle istanze sociali ed una tendenza ad interpretare la politica prevalentemente nella dimensione parlamentare.

Prevalente impegno nella distribuzione di beni pubblici anziché beni privati

Minore coinvolgimento dell’elettore nelle scelte che l’eletto fa nel corso del mandato











Per il SISTEMA PROPORZIONALE si è considerato:

  1. un modello con sbarramento tale da incentivare l’unione/federazione/altro dei partiti più piccoli per contemperare il principio costituzionale di pluralismo con la necessità di minore frammentazione possibile della rappresentanza;

  2.  l’esclusione di premi di maggioranza e/o diritti di tribuna per garantire una rappresentanza parlamentare coerente con il voto degli elettori;

  3. la composizione delle liste affidate a primarie o altre modalità preventive di individuazione in cui sono gli elettori ad indicarne i componenti.

 

Questioni aperte ed affidate al dibattito sono:

  • L’opportunità di ripristinare, magari in forme più controllate, il “finanziamento pubblico dei partiti”

  • L’individuazione della percentuale di sbarramento

  • La statuizione di un premio di maggioranza per i partiti che si coalizzano o federano in base ad un programma definito

  • La previsione di penalità per i parlamentari che lasciano la lista di origine



domenica 14 febbraio 2021

La Rivolta del Fiocco Rosso

Di Leonardo Gaddini

Lo scorso 8 Novembre si sono tenute le elezioni legislative in Myanmar dove la Lega Nazionale per la Democrazia, il Partito della leader pro-Democrazia Aung San Suu Kyi, ha stravinto ottenendo per la prima volta la maggioranza assoluta in entrambi i rami dell'Assemblea dell'Unione, mentre il suo principale rivale, il Partito dell'Unione della Solidarietà e dello Sviluppo (molto vicino all'esercito), ha ottenuto solo qualche decina di seggi. I militari hanno denunciato brogli e hanno chiesto il riconteggio che gli è stato però negato anche perchè nessun osservatore internazionale ha denunciato truffe. L'esercito allora ha reagito con un colpo di stato e con l'arresto dei leader del LND tra cui la stessa Suu Kyi.  

In Myanmar l'instabilità politica ha da sempre caratterizzato la situazione politica del Paese. Nel 1958 l'esercito prese il potere con un colpo di stato, creando una dittatura Comunista che durò fino al 1988 quando scoppiarono proteste e disordini a livello nazionale causate da una pessima gestione economica. Fu soprannominata la Rivolta dell'8888 che portò 2 anni dopo a libere elezioni, e videro la vittoria di Suu Kyi, che era stata uno degli organizzatori delle proteste. Tuttavia, i militari rifiutarono di cedere il potere e Suu Kyi fu imprigionata. L'esercito rimase così al potere per altri 22 anni fino al 2011, quando è iniziato il periodo di transizione verso la Democrazia che portò alle elezioni del 2015 che sancirono la vittoria del Partito di Suu Kyi. Tuttavia, i militari hanno mantenuto un potere sostanziale, compreso il diritto di nominare 1⁄4 dei membri del Parlamento e hanno vietato a Suu Kyi di diventare Presidente, il ruolo è stato coperto da altri politici del LND. 

Il 1 Febbraio il portavoce del LND, Myo Nyunt, ha detto che Suu Kyi, il Presidente Win Myint e altri leader del Partito sono stati catturati in un raid mattutino. Successivamente numerosi canali di comunicazione hanno smesso di funzionare, le linee telefoniche per la capitale sono state interrotte, la TV statale ha affermato di non essere in grado di trasmettere a causa di "problemi tecnici" e sono state segnalate interruzioni diffuse di Internet a partire dalle 3 del mattino. L'esercito ha interrotto i servizi cellulari in tutto il Paese, rispecchiando le tattiche di "kill switch". Tutte le banche hanno sospeso i loro servizi finanziari e circa 400 parlamentari sono stati posti agli arrestati. Come risposta il 4 Febbraio, 70 parlamentari della LND hanno prestato giuramento, in evidente sfida ai militari. I soldati hanno anche arrestato diversi monaci buddisti che avevano guidato la Rivoluzione dello Zafferano del 2007, tra cui Myawaddy Sayadaw e Shwe Nyar War Sayadaw, critici espliciti dei militari, oltre che gli attivisti pro-Democrazia organizzatori delle rivolte degli anni precedenti, tra cui Mya Aye. Successivamente i militari hanno annunciato alla TV Myawaddy (controllata dai militari) di aver preso il controllo del Paese e che il potere legislativo, esecutivo e giudiziale erano stati trasferiti al generale Min Aung Hlaing e al Consiglio Nazionale di Difesa e Sicurezza composto solo da militari. 

L'esercito ha poi accusato Suu Kyi di aver violato la legge sull'esportazione e sull'importazione, avendo importato (secondo l'accusa) dei dispositivi di comunicazione senza licenza, la legge prevede una potenziale pena detentiva di 3 anni e una multa. E Win Myint è stato accusato di aver violato la legge sulla gestione dei disastri naturali (che comprende le norme anti-Covid), per aver organizzato un comizio durante la campagna elettorale. L'8 e il 9 Febbraio, il governo militare ha emesso l'ordine di imporre il coprifuoco e di limitare i raduni di 5 o più persone negli spazi pubblici. La sede della LDN è stata perquisita dalla polizia. Il regime militare ha introdotto poi la legge sulla sicurezza informatica che è stata ampiamente criticata dalle comunità IT in quanto viola i Diritti umani visto che di fatto essa mette i cittadini sotto sorveglianza digitale e limita gravemente la Libertà di parola

Subito dopo il golpe il popolo ha dimostrato tutta la sua solidarietà con Suu Kyi in numerose forme tra cui atti di disobbedienza civile, scioperi del lavoro, una campagna di boicottaggio militare e proteste pubbliche. Dall'inizio del colpo di stato, i residenti nei centri urbani hanno iniziato a colpire pentole e padelle all'unisono ogni sera come atto simbolico per esprimere la loro opposizione al colpo di stato. Operatori sanitari e funzionari pubblici di tutto il Paese hanno poi lanciato una campagna nazionale di disobbedienza civile, con lavoratori di dozzine di ospedali e istituzioni statali che hanno avviato uno sciopero del lavoro. 

Gli scioperi dei lavoratori si sono estesi ad altre parti della pubblica amministrazione, compresi i Ministeri e le Università a livello sindacale, nonché a imprese private, come fabbriche e miniere di rame, studenti e gruppi di giovani. In più molte persone hanno iniziato a boicottare i prodotti e i servizi legati all'esercito. Tutto ciò è stato nominato la Rivolta del Fiocco Rosso (dal simbolo del LND che i manifestanti portano sul petto) l'esercito però ha reagito con minacce, arresti e violenza, ma questo ha avuto l'effetto opposto a quello sperato visto che ancora più persone sono scese in piazza contro il golpe con l'idea di "fare come a Hong Kong". Tutto ciò è avvenuto anche grazie al grande uso dei social da parte dei manifestanti, unico luogo dove potevano venire a conoscenza di ciò che stava accadendo visto che tutti i mass media sono in mano ai militari, per questo motivo il Governo ha ordinato agli operatori di telecomunicazioni e ai fornitori di Internet di bloccare Facebook, Messenger, Instagram, Twitter e WhatsApp, per garantire "la stabilità del Paese". Ma i manifestanti dicono di voler continuare fino a quando non saranno liberati tutti i prigionieri politici e la Democrazia non sarà totalmente restaurata.

Moltissimi Paesi in tutto il mondo hanno condannato repentinamente il golpe, hanno chiesto la liberazione dei prigionieri politici e hanno interrotto ogni rapporto diplomatico e commerciale con il Myanmar. Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato che la sua amministrazione imporrà sanzioni ai capi militari del colpo di stato e congelerà 1 miliardo di dollari di beni del Governo detenuti negli Stati Uniti. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha tenuto una riunione di emergenza, in cui è stata proposta una risoluzione redatta del UK che sollecitava il ripristino della Democrazia e condannava l'azione dei militari, ma la dichiarazione non è stata rilasciata a causa del mancato sostegno di Cina e Russia. Secondo molti esperti Pechino ha aiutato i militari nell'organizzazione del golpe (i media cinesi hanno definito il golpe come un "rimpasto di Governo"), ciò deriverebbe dai rapporti molto stretti che la Cina aveva con i militari negli anni della dittatura. Come finirà questa vicenda non lo possiamo sapere, ma le immagini delle piazze negli ultimi giorni ci fanno capire che il popolo del Myanmar non è più disposto a chinare la testa davanti alle violenze dell'esercito e che vuole vivere in un Paese libero, democratico e che guardi a Ovest. Per ottenere tutto ciò, però, hanno bisogno dell'aiuto dell'Occidente e quindi anche del nostro Paese che fino a oggi ha fatto ben poco per cercare di sostenere i manifestanti. Probabilmente ciò è dovuto dalla crisi di Governo degli ultimi giorni che avranno distratto il nostro Ministro degli Esteri, ma adesso che è finita e che la stabilità è tornata speriamo che la Farnesina inizi a mettere in atto misure concrete per aiutare chi ogni giorno rischia la propria vita per avere finalmente quelle Libertà e quei Diritti che noi forse diamo ormai per scontato.

 

lunedì 8 febbraio 2021

Il corpo è lo scrigno che contiene l'anima (cit.) #bodyshaming #donnealcentro

 di Valeria Frezza

Body shaming è un' espressione americana ormai diffusa in tutto il mondo che significa far vergognare qualcuno, con insulti gravi e reiterati . Spesso è una forma di bullismo di adulti contro adulti (avviene spesso anche tra donne).

Non c'entrano i commenti che fanno gli uomini nei confronti delle donne dettati spesso dall'attrazione sessuale, anche se a volte risultano offensivi e appartengono alla discriminazione di genere se non proprio ad una forma di violenza.

Le donne sono giudicate per l’aspetto fisico, gli uomini no. Per conquistare un uomo, le donne che sanno quanto sia doloroso il body shaming, lo usano come arma per eliminare le rivali.

Alcune star Billie Eilish, Katy Perry, Ashley Graham per combattere il body shaming hanno mostrato le proprie imperfezioni, ci vuole coraggio in un mondo in cui le immagini corrono sul web alla velocità della luce, sono quelle imperfezioni a renderle più vere. 

Una nuova consapevolezza però ha portato alla creazione di un movimento opposto al Body Shaming: il Body Positive. Un fenomeno spontaneo portato avanti da persone che si accettano per come sono e invitano anche gli altri a farlo. 

Molte donne famose vengono insultate per il loro aspetto fisico oppure ricevono insulti sessisti che riguardano l'adiposità o la magrezza, altezza o bassezza, forme e dimensioni delle parti del corpo, acne o psoriasi.

Nel body shaming il carattere fisico viene colpito perché considerato non aderente ai canoni estetici della cultura in cui la vittima vive: non ha importanza che sia effettivamente anormale o dannoso per la salute, o semplicemente diverso dalla presunta "forma fisica perfetta", né che la vittima abbia la possibilità di modificarlo o no.

la vittima colpevolizzata e indotta alla vergogna: tale vergogna riduce l'autostima e può portare a malattie quali disturbi alimentari, ansia e depressione.

Alcuni tipi di body shaming hanno origine antiche nella superstizione popolare, come il pregiudizio contro i capelli rossi, altri derivano da mode diffuse in tempi molto recenti, come la grassofobia. I canoni estetici cambiano da un luogo all'altro e con essi le forme di discriminazione.

Sono particolarmente soggetti gli adolescenti, a causa della ricerca di accettazione sociale e dei cambiamenti fisici legati all'età, e le donne in post-parto. Può essere aggravato dalla diffusione di modelli estetici nei mass media e nei social media e può sfociare in forme di bullismo e cyberbullismo.

La bellezza di ogni donna risiede nell'anima. Il corpo è lo scrigno che la contiene (cit) 

domenica 7 febbraio 2021

Basta parole. Vogliamo fatti!

Post della prof.ssa Margherita Stimolo del Coordinamento nazionale docenti abilitati

Carissimi colleghi, buon sabato. Nella scuola sono stati fatti errori su errori perché non si è mai voluto investire o se si è fatto qualcosa non si è mai messo al primo posto il benessere psicofisico di chi la scuola la vive ogni giorno.

Sempre più docenti, per quanto amino il loro lavoro, sono demotivati a causa dello sfruttamento reiterato negli anni e anni di insana politica. Chiunque diventerà ministro, anche di "alto livello" se non ci ascolterà, non sarà mai adeguato. Troppo precariato, troppe ingiustizie, compreso uno stipendio che è il più miserevole in confronto ai nostri colleghi europei. Il blocco quinquennale è una delle ingiustizie ma non è la sola. Adesso dobbiamo essere uniti ma per la stessa causa.

Il ruolo, per ordine dato, deve essere il primo punto a cui contemporaneamente vanno aggiunti tutti gli altri. I colleghi delle GAE, i concorsisti 2016 e 2018 vanno stabilizzati.
Dopo si dovrá pensare a tutti gli altri.

Permettetemi di dire... dopo. Non è assurdo quello che chiedo. Solo chi non ragiona davvero puó illudere tutti i precari che ci seguono a essere stabilizzati prima di noi.
Questo deve essere chiaro e non accetto chi vorrebbe mettere in un bel calderone di ingredienti confusi tutto senza ordine e buon senso. Questo deve essere chiaro al nuovo Ministro, a tutti i politici, a tutti i sindacati.

Siamo stanchi di accettare parole e solo parole. Vogliamo fatti. I docenti sono il passato, il presente e il futuro della società perché preparano i futuri uomini e donne italiani.