di Valeria Frezza
Da 13 anni Angela Merkel è cancelliera federale della Germania, da 18 anni presidente dell’Unione cristiano-democratica (CDU). L’intervento con cui lo scorso 29 ottobre Merkel ha annunciato che a dicembre non si ricandiderà alla guida del partito e che al termine della corrente legislatura (2021) si ritirerà dalla politica, segna la fine di un’epoca.
Da 13 anni Angela Merkel è cancelliera federale della Germania, da 18 anni presidente dell’Unione cristiano-democratica (CDU). L’intervento con cui lo scorso 29 ottobre Merkel ha annunciato che a dicembre non si ricandiderà alla guida del partito e che al termine della corrente legislatura (2021) si ritirerà dalla politica, segna la fine di un’epoca.
Già con la nomina a presidente della CDU nel 2000, Merkel mise a segno il primo storico traguardo di una memorabile ascesa, diventando all’età di 46 anni la prima donna a capo dell’Unione cristiano-democratica, non senza suscitare risentimenti all’interno del suo partito. Oggi, 18 anni dopo, la fine della cosiddetta “era Merkel” sembra essere alle porte e appare necessario volgere lo sguardo al di là degli aspetti strettamente politici della questione, al di là dell’ascesa del populismo, della crisi dei partiti tradizionali, della crescita dei movimenti antieuropeisti. Angela Merkel è la prima cancelliera della Repubblica federale tedesca. Prima di lei il termine “cancelliera” di fatto non esisteva. Nella memoria storica dei nati dopo il 1995 in Germania, a prescindere dall’orientamento politico, la possibilità che tra qualche tempo ci sia un uomo a guidare il Paese rappresenta una novità.
Ciò non significa che in Germania la parità di genere sia stata raggiunta, specialmente in politica. La rappresentanza femminile al Bundestag raggiunge soltanto il 30,9 %, il che significa che alla metà della popolazione non corrisponde neanche un terzo dei deputati in parlamento.
Ciò non significa che in Germania la parità di genere sia stata raggiunta, specialmente in politica. La rappresentanza femminile al Bundestag raggiunge soltanto il 30,9 %, il che significa che alla metà della popolazione non corrisponde neanche un terzo dei deputati in parlamento.
Una donna alla guida di un partito, una tedesca dell’est, protestante, separata e senza figli, generò negli anni molte perplessità anche per le sue proposte politiche.
Non solo Merkel sin dall’inizio non rientrava perfettamente nell’immaginario conservatore del partito per via della sua persona, ma anche da un punto di vista politico spostò gradatamente il profilo della CDU verso sinistra, sottraendo spesso argomenti ai socialdemocratici. Quando nel 2005 Merkel si candidò alla cancelleria, erano in molti a chiedersi se ne fosse all’altezza. Di nuovo era il suo essere donna a suscitare le maggiori perplessità. Con il passare del tempo i suoi tratti distintivi sono stati però comunemente accettati come simbolo di quella che Forbes ha nominato “donna più potente del mondo” per sette volte di seguito, quella stessa donna che riuscì a risollevare la CDU dallo scandalo finanziario che compromise lo stesso Kohl e a condurre la Germania fuori dalla crisi economica.
Dietro la sua incredibile tenacia, il suo stoicismo e i suoi modi austeri, si è però sempre nascosta una Merkel ironica e spiritosa, un lato mostrato in pubblico soltanto di rado, probabilmente per necessità di autodifesa in un panorama politico a dominanza maschile. Merkel non ha mai “strumentalizzato” il suo essere donna per fini strategici e non si è mai particolarmente impegnata per le donne e la parità di genere. Angela Merkel con la sua ascesa ha contribuito, forse involontariamente, a creare in molti giovani la consapevolezza che una donna può diventare cancelliera, addirittura in un contesto e in tempi ostili e a prescindere dalle sue origini.
"Non sono nata cancelliera e non l’ho mai dimenticato" cit. Angela Merkel
"Non sono nata cancelliera e non l’ho mai dimenticato" cit. Angela Merkel
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