mercoledì 28 dicembre 2022

Cos’è la società patriarcale e come si manifesta oggi? #DonnealCentro

 di Valeria Frezza


Soffocante e discriminatorio, il patriarcato vige ancora fiero nelle nostre società, ghettizzando uomini e donne in ruoli e stereotipi di genere che limitano libertà e autodeterminazione.

Ne siamo immerse fin da bambine, governa le nostre vite ed è, per moltissime di noi, una lotta necessaria, politica e sociale da fronteggiare quotidianamente. Perché, nella maggior parte dei casi, rappresenta proprio la fonte primaria del disagio che proviamo a livello lavorativo, personale e relazionale.

Che cos’è questo “spettro” che si aggira nelle nostre esistenze e che, spesso e volentieri, le rovina? La risposta è tanto semplice quanto articolata, nelle sue molteplici conseguenze e diramazioni: si tratta del patriarcato.

Dalla professione ai compiti domestici, dalla libertà individuale al rapporto con i figli, non c’è, infatti, ambito nel quale esso non faccia percepire la sua influenza, condizionando – anche inconsciamente – le nostre azioni e perpetuando una dinamica di sottomissione e squilibrio di potere che non consente alle donne di progredire sia nella carriera, sia nella vita personale.

Il termine patriarcato ha origine greca e deriva dalla crasi tra “patria”, intesa come “discendenza, stirpe. Il suo significato è, tuttavia, mutato nel corso dei millenni, giungendo a indicare, in età contemporanea, la detenzione del potere “sociale” da parte degli uomini, i quali non controllano più solo la propria famiglia, bensì risiedono in posizioni di privilegio e autocrazia a livello sistemico, legittimati, in tal senso, dalla società stessa in cui operano. Dislivello che si manifesta in una molteplicità di sfumature: dal gender pay gap alla cultura dello stupro, dalla violenza (fisica, psicologica, economica) al catcalling, fino all’assenza di donne in ruoli apicali, al femminicidio e a una complessiva discriminazione di genere che ostacola il procedere professionale e personale delle sue vittime.

Come sappiamo bene, tuttavia, i passi da compiere sono ancora innumerevoli. Nel mondo odierno, infatti, il patriarcato non accenna a scomparire e, anzi, si manifesta in modi spesso subdoli e in apparenza innocui. Si pensi, per esempio, al sessismo benevolo, che cela, sotto forma di complimenti e attenzioni peculiari, un atteggiamento svilente e mortificante nei confronti della donna, considerata “non abbastanza capace per autodeterminarsi”. Combattere per la parità tra i generi e garantire uguaglianza di trattamento e diritti contribuisce, infatti, a creare una società più equilibrata, sana e coesa, attenta alle esigenze dei singoli individui e al benessere della collettività. Gli stereotipi e le discriminazioni culturali, sociali e politiche imposti dal patriarcato sono, inoltre, deleteri tanto per le donne quanto per gli uomini, dal momento che ghettizzano e incapsulano entrambi in ruoli, pensieri e atteggiamenti castranti e soffocanti, che limitano la libertà d’azione di ciascuna persona. Liberarsi dalle gabbie del patriarcato fa bene a tutti. E tutti dobbiamo combattere per essere alleati e uniti in questa lotta.

Liberamente tratto da “Roba da donne”

domenica 25 dicembre 2022

Reato di violenza sessuale: SI o NO?

di Valeria Frezza

Il ristoratore che, in diretta TV, dette una "pacca" sul sedere alla cronista sportiva fuori dallo stadio di Empoli è stato riconosciuto colpevole di violenza sessuale e condannato ad un anno e mezzo di reclusione con sospensione della pena a condizione che l'imputato segua un percorso di assistenza psicologica.

A Lecce, una giudice ha deciso di archiviare un provvedimento a carico di un uomo accusato di aver toccato il sedere di una commessa.

Nel piano sotterraneo della stazione Termini di Roma, un uomo ha tentato di violentare una commessa di 24 anni minacciandola con un bullone di ancoraggio dei convogli dei treni. L'uomo che aveva i pantaloni del tutto abbassati, è stato arrestato dai carabinieri. Il giudice ha però disposto l'obbligo di firma 2 volte al giorno non convalidando il fermo, ritenendo che non ci fosse la fragranza di reato.

E' possibile che perfino in casi così eclatanti non ci sia un metro di giudizio univoco e chiaro per far comprendere la gravità di queste situazioni? 

mercoledì 21 dicembre 2022

I (ri)costruttori di futuro. Idee e proposte sul futuro del centro.

 di Armando Dicone



Se sei populista, sovranista, comunista o fascista, se credi nel bipolarismo forzato e selvaggio, se ami lo scontro e i toni accesi, se credi che la politica sia solo dire ciò che gli elettori-clienti vogliono sentirsi dire, se credi che la democrazia liberale sia un'eredità meritata ed eterna, se credi che la partecipazione alla politica sia inutile: non continuare a leggere, fermati qui e ti auguro buona fortuna.

 

Se credi nell'impegno civico, nella responsabilità civile di ogni cittadino, nella buona Politica e nella capacità che essa determini la nostra vita: continua pure.

 

Questo libretto digitale è dedicato a chi vuole riformare la Politica, con impegno gratuito e passione civile, per il bene comune e per la propria comunità.

 

Introduzione:

I governi del “cambiamento” (Conte e Meloni), al varo della prima legge di bilancio, come previsto da molti attenti osservatori, dimostrano che le promesse elettorali sono solo un lontano ricordo.

Nei sondaggi  e nei commenti sui social network, si inizia a intravedere l’insofferenza di tanti italiani che avevano creduto, in buona fede, alle affascinanti promesse elettorali. Gran parte della classe dirigente continua a colpevolizzare la scelta e la voglia di cambiamento degli italiani, commettendo il più grave errore che un politico possa compiere.

Continuando ad essere “snob”, si finirà per favorire il nazional-populismo che si nutre proprio della contrapposizione popolo-élite. Dire semplicemente “noi siamo più competenti” non ridurrà la voglia di cambiamento dei cittadini. I dati dei vari sondaggi lo dimostrano, Lega e 5 stelle non crescono più, tra poco inizierà la parabola discendente di Fratelli d’Italia, ma l’unico partito che cresce continuamente è quello dell’astensione.

Lavorare ad una nuova proposta politica è l’obiettivo a cui dovremmo ambire. La voglia di cambiamento e la richiesta di partecipazione attiva, vanno ascoltate con attenzione empatica.

E’ necessario  essere umili, usare un linguaggio nuovo, veicolare idee e proposte utilizzando i nuovi media.

E’ indispensabile organizzare, dal basso, un nuovo impegno civico, culturale, sociale e politico dei “non schierati”, partendo dall’elaborazione di una piattaforma programmatica partecipata e condivisa.

Libertà, responsabilità, solidarietà, emancipazione e partecipazione, saranno i cinque principi a guidarci nell'elaborazione di un nuovo pensiero politico.

Mettiamo insieme le tante idee che in questi mesi, tantissimi amici hanno proposto e uniti possiamo (ri)costruire l’Italia.

Se vuoi proseguire, leggi qui

lunedì 12 dicembre 2022

Un Pd di fronte a un bivio

 di Luca Ricci


Il 19 Febbraio si terrà il prossimo congresso del Partito Democratico. In questo congresso i due principali sfidanti alla segreteria saranno Stefano Bonaccini ed Elly Schlein. Bonaccini è appoggiato solo da una minoranza delle correnti, ovvero Base Riformista, la corrente dei Sindaci e i Giovani Turchi. 


Esso ha un idea di un Pd Riformista a vocazione maggioritaria, che tenga insieme varie anime, dai Riformisti, alla sinistra Pd. Sul lato alleanze riproporrà a Terzo Polo e 5 stelle, l'inapplicabile campo largo contro le destre. E non è escluso che di fronte a un bivio, scelga come partner più naturale il Terzo Polo, vista la maggiore vicinanza politica. Schlein invece è sostenuta dalla maggioranza delle correnti, ovvero Area Dem di Franceschini, gli Orlandiani, gli Zingarettiani e i Lettiani. Essa ha un idea di Pd molto a sinistra, e molto populista. Lei propone infatti una transizione ecologica 100% rinnovabili, tasse per redistribuire la ricchezza, ed è ambigua sul invio di armi al Ucraina. Insomma, Schlein ha una di Pd molto più affine al ormai partito di Conte, per questo in casa di una sua vittoria, non è esclusa un’alleanza strutturale con la sinistra-verde di Fratoianni e Bonelli, e con il M5S. L’esito di questo congresso sarà decisivo per il futuro del Partito Democratico, e per il panorama politico italiano. Infatti, se il Pd si dovesse spostare a sinistra, con molto probabilità la maggioranza degli elettori riformisti, e parte della classe dirigente che fa capo a quell’area politica, si sposterebbero sul Terzo Polo. Al contrario, se dovesse vincere Bonaccini, il rischio per il Pd è che molti elettori di sinistra continuino a spostarsi verso i 5 stelle, oramai diventati, per il momento, perno della sinistra radicale italiana.

Webinar di ForumalCentro - "Le autonomie locali secondo Luigi Sturzo"



Giovedì 15 dicembre, alle ore 18,30, si terrà il webinar organizzato da "Forum al Centro", dal titolo "Le autonomie locali secondo Luigi Sturzo".

 

Ne discuteremo insieme a Lucio D'Ubaldo, già senatore della Repubblica e attualmente direttore de "Il Domani d'Italia".

 

Dopo la relazione iniziale, ci sarà spazio per interventi e domande.

 

L'incontro è libero e gratuito, per partecipare basterà inviare una email a forumalcentro@gmail.com.

 

Vogliamo costruire il nostro futuro, raccontando il nostro glorioso passato, con i mezzi del presente.

 

Vi aspettiamo.

venerdì 25 novembre 2022

Contro la violenza sulle donne

 di Valeria Frezza

Twitter Space del 25/11/2022

Il Forum al Centro dedica uno spazio apposito ed un hashtag (#DonnealCentro) a questo tema perché nel nostro piccolo vogliamo combattere, promuovere e sensibilizzare ogni giorno contro la violenza sulle donne e dedichiamo poi tutti gli anni un twitter space  in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Le donne uccise nel 2022 sono 104 su un totale di 273 omicidi commessi in Italia. Sono 88 i femminicidi avvenuti in ambito affettivo o familiare. Solo nell'ultima settimana, gli omicidi in Italia sono stati dieci. Sette vittime erano donne, due sono state uccise da partner o ex. La maggior parte di loro è stata uccisa con coltelli, almeno 37 su 104. Altre 23 con armi da fuoco. E poi ci sono i femminicidi a mani nude e da percosse: otto hanno trovato la morte in questo modo. Secondo i dati Istat, nel 2021 le vittime uccise in una relazione di coppia o in famiglia sono state 139: 39 uomini e 100 donne. Di queste, il 58,8% è vittima di un partner o un ex.


Il vero passo da fare per superare pregiudizi e stereotipi è culturale ma non tutti sembrano esserne consapevoli o che si preoccupino più di tanto di smantellarli al di là dei vari proclami e slogan che abbiamo sentito nella giornata odierna.


Oggi è stata approvata in  l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere. Spetta ora alla Camera dare il via libera affinché la commissione inizi a lavorare.


La legge codice Rosso che è stata ulteriormente modificata nel 2019 mira a combattere non solo la violenza sulle donne, ma più in generale a contrastare la violenza di genere. Non è stato però codificato un reato che punisca direttamente l’uccisione di una donna e viene punito come una qualsiasi altra forma di omicidio.


È stata introdotta una misura precautelare sui soggetti che commettono violenza di genere: ovvero l’ allontanamento urgente dalla casa familiare e l’ammonimento del questore per contrastare il reato di stalking la possibilità di arresto immediato e obbligatorio nel caso in cui si venga colti in flagranza a commettere un delitto di maltrattamento in famiglia o un atto persecutorio, come lo stalking e si può procedere d’ufficio. Le azioni di contrasto del governo Draghi Maggiore attenzione alla sospensione condizionale della pena, rigoroso rispetto dei percorsi di recupero, vasto uso del braccialetto elettronico come strumento di controllo per impedire il mancato rispetto delle indicazioni di distanziamento dalla casa e dai luoghi frequentati dalla donna perseguitata. Non sarà solo la flagranza di reato a consentire un intervento restrittivo, un procedimento che potrà essere avviato anche in assenza della querela da parte della donna maltrattata. Che spesso non trova la forza di farlo. Le nuove norme, sulla base della valutazione aggravata del reato, dovrebbero portare anche a variazioni nel codice penale e di procedura penale come è già avvenuto per lo stalking.

 Questi sono solo alcuni spunti e possiamo così avviare il dibattito: 

- Le donne che denunciano minacce e violenze vanno tutelate, assegnando loro la stessa protezione assicurata ai collaboratori di giustizia. Aiuti economici compresi

- Sostegno e accompagnamento ai 2000 orfani di femminicidio

- Promuovere e sostenere le campagne per incentivare le donne vittime di violenza a denunciare tramite il 1522

Concludiamo con il tweet dedicato alla giornata odierna di Papa Francesco:"Esercitare violenza contro una donna o sfruttarla non è un semplice reato, è un crimine che distrugge l’armonia, la poesia e la bellezza che Dio ha voluto dare al mondo."

n.b. Ci scusiamo per eventuali inesattezze dovute all'assenza di competenza specifica in materia

domenica 20 novembre 2022

La guerra delle targhe

Di Leonardo Gaddini. 

Dal 20 settembre 2021 dopo la decisione del governo del Kosovo di vietare l'utilizzo delle targhe serbe nel nord del Paese è iniziata una serie di proteste della minoranza di etnia serba, consistenti principalmente nel blocco del traffico vicino ai valichi di frontiera. Questo divieto comporta che le persone residenti in Kosovo che possiedono veicoli con targhe serbe avrebbero dovuto cambiarle con le targhe kosovare recanti la sigla “RKS” (Repubblica del Kosovo) presso un centro governativo di immatricolazione dei veicoli. Tale divieto è stato fatto come risposta al divieto del governo serbo contro le targhe kosovare in vigore dal 2008. Questo perchè la Serbia non ha mai riconosciuto l'indipendenza del Kosovo e considera temporaneo il confine tra Kosovo e Serbia.

Le proteste purtroppo hanno causato il peggioramento delle relazioni diplomatiche tra Serbia e Kosovo, che negli ultimi anni erano un po' migliorate. Fin dall'inizio le proteste organizzate dai serbi contro il governo kosovaro sono state molto violente. Per questo motivo la polizia speciale kosovara è stata inviata subito sul posto con oltre 20 veicoli di cui più di 10 blindati. Centinaia di serbi hanno iniziato a bloccare le strade che portavano ai 2 valichi di frontiera con la Serbia nel nord del Kosovo con veicoli e barricate rinforzate con ghiaia. Il 23 settembre il blocco del traffico veicolare sulla strada Mitrovica–Raška a Jarinje ha raggiunto i 3km di lunghezza. I manifestanti dormivano vicino ai luoghi della protesta in tende improvvisate. Il 25 settembre, poi 2 centri governativi di immatricolazione dei veicoli a Zvečan e Zubin Potok sono stati messi a fuoco da piromani con bombe a mano. 

Le proteste in corso hanno spinto poi le autorità serbe ad aumentare la presenza militare e delle loro forze armate al confine con il Kosovo, l'esercito serbo ha iniziato a trasportare attrezzature militari nell'area di confine, compresi aerei da combattimento, elicotteri e carri armati. Il Primo Ministro del Kosovo Albin Kurti ha accusato la Serbia di incitare e sostenere gli attacchi agli edifici governativi e di sfruttare i cittadini del Kosovo per provocare un grave conflitto internazionale. I gruppi di manifestanti sono stati descritti dal Ministero dell'Interno del Kosovo come contenenti elementi terroristici. Oltre a ciò la Russia ha aumentato la pressione, dopo aver criticato la condotta del Governo kosovaro, alcuni diplomatici russi insieme al Ministro della Difesa serbo Nebojša Stefanović hanno fatto un'ispezione alle forze serbe nella base militare di Rudnica che si trova a pochi km dal confine con il Kosovo e poi la Russia ha dispiegato forze di difesa aerea in Serbia per un'esercitazione militare congiunta chiamata "Slavic Shield 2021" per praticare azioni antiaeree. In risposta a ciò la "Kosovo Force" (KFOR), una forza internazionale di mantenimento della pace nella regione guidata dalla NATO, ha aumentato il numero e la durata dei suoi pattugliamenti. L'aumento è stato più notevole vicino ai valichi di frontiera, dove i veicoli blindati si sono spostati vicino ai blocchi dei manifestanti.

Il 30 settembre Kosovo e Serbia sono riuscite ad arrivare a un accordo grazie anche alla mediazione dell'Unione Europea a Bruxelles, grazie a ciò la polizia speciale kosovara si è ritirata entro le 16:00 del 2 ottobre e i blocchi del traffico e le barricate allestite dai manifestanti serbi sono state rimosse riattivando così il traffico di frontiera. I simboli e i codici nazionali delle targhe sono stati coperti da un adesivo temporaneo. La KFOR ha sostituito le unità di polizia ed è stata presente per le 2 settimane successive per garantire l'attuazione dell'accordo. L'accordo prevedeva sia l'abrogazione del divieto delle targhe serbe in Kosovo, ma anche la conseguente abrogazione al divieto delle targhe kosovare in Serbia. L'accordo era inteso da entrambe le parti, come una soluzione temporanea. Subito dopo infatti si è formato un gruppo di lavoro per cercare di trovare una soluzione permanente in conformità con gli standard dell'UE, entro 6 mesi, i negoziatori e le delegazioni avrebbero dovuto presentare le loro proposte per la soluzione permanente, ma alla scadenza l'accordo non era ancora raggiunto, quindi il termine è stato prorogato. 

Negli ultimi mesi però il malcontento è esploso di nuovo. I leader della Lista Serba, la principale forza politica dei serbi del Kosovo, strettamente collegata al governo di Belgrado, hanno annunciato le dimissioni di tutti i cittadini di etnia serba che rivestono cariche istituzionali dalle istituzioni politiche, giudiziarie e dalla polizia del Kosovo. Il giorno successivo, i sindaci dei 4 comuni del nord del Kosovo, a maggioranza serba, si sono dimessi, mentre molti membri di etnia serba della polizia e delle autorità giudiziare kosovare hanno abbandonato divisa e incarichi. Questa decisione è stata presa in risposta alla decisione del Governo di Pristina di costituire l’Associazione dei Comuni a maggioranza serba del Kosovo, un organo previsto dagli accordi di Bruxelles firmati da Belgrado e Pristina nel 2013. Dopodichè le proteste per le strade sono riprese. La decisione dei serbi ha innescato una serie di reazioni. Kurti ha invitato i serbi del Kosovo alla calma, sottolineando come il governo di Pristina non sia contro di loro. Kurti ha inoltre accusato di nuovo il governo di Belgrado di imporre la decisione ai serbi del Kosovo, mettendo in atto un tentativo di destabilizzazione del Kosovo in accordo con la Russia di Vladimir Putin. L’UE ha invitato entrambe le parti ad evitare una nuova escalation e a trovare il prima possibile la soluzione definitiva al problema delle targhe. La missione della NATO in Kosovo, intanto, ha fatto sapere di monitorare la situazione e di essere in contatto con entrambe le parti.

Il governo kosovaro, dopo che la Serbia non ha rispettato l'obbligo di abrogazione del divieto delle targhe Kosovare, aveva ripristinato dal 1 novembre l’obbligo per i serbi-kosovari di esporre sulla propria vettura la nuova targa RKS. Tale scadenza è però stata rinviata una seconda volta da Kurti, che ha annunciato che la re-immatricolazione verrà portata avanti per gradi e l’obbligo definitivo di cambio targa arriverà solo il 21 aprile del prossimo anno. Inizialmente e fino al 21 novembre i conducenti di auto con le targhe interessate dalla misura verranno solo notificati con una lettera rilasciata dalla polizia, mentre in una seconda fase fino al 21 gennaio saranno multati, fino all’obbligo definitivo entro il 21 aprile. Nonostante il rinvio, il rilascio delle prime notifiche ha scatenato le reazioni dal lato serbo. Mentre diversi veicoli con targa RKS sono stati dati alle fiamme nel nord del Kosovo, con chiaro intento intimidatorio verso i serbi pronti ad accettare la nuova legge kosovara, il direttore regionale della polizia del Kosovo che copre i comuni del nord, Nenad Đurić, ha annunciato la decisione di non attuare la legge del governo. Una dichiarazione che, inevitabilmente, ha portato alla sua sospensione dall’incarico, con conseguenti proteste della Lista Serba. 

Questa crisi che può sembrarci di poco conto visto che è legata a delle targhe, ma in realtà non lo è affatto. La Serbia sta aumentando sempre di più la presenza di militare al confine e il Governo nazionalista di Belgrado è da sempre fortemente contrario all'indipendenza del Kosovo che considera alla pari di una sua regione. Il Capo di Stato Maggiore del Presidente del Kosovo, Blerim Vela, ha accusato il governo serbo di inondare i media di fake news. La situazione è molto tesa e basta una scintilla per far scoppiare una nuova sanguinosa guerra nei Balcani come quelle degli anni '90. Il Governo italiano pare non interessarsi troppo della vicenda, considerando forse più importanti i rave party, ma in realtà dovrebbe essere in prima linea, non solo per la vicinanza geografica dei nostri Paesi, ma anche perchè il contingente NATO in Kosovo è composto in maggioranza da militari italiani che se le cose dovessero peggiorare rischierebbero la loro vita.

martedì 8 novembre 2022

Webinar di #ForumalCentro "Le linea economica di Einaudi"




Venerdì 11 novembre, alle ore 18,30, si terrà il webinar organizzato da "Forum al Centro" dal titolo 

"La linea economica di Luigi Einaudi".


Ne discuteremo insieme a Piercamillo Falasca, coordinatore di Lista Civica Nazionale e già consigliere economico presso il Ministero per il Sud e la Coesione territoriale.


Dopo la relazione iniziale, ci sarà spazio per interventi e domande.


L'incontro è libero e gratuito, per partecipare basterà inviare una email a forumalcentro@gmail.com.


Vogliamo costruire il nostro futuro, raccontando il nostro glorioso passato, con i mezzi del presente.


Vi aspettiamo.

domenica 6 novembre 2022

Il tentato golpe russo in Moldavia

Di Leonardo Gaddini.

Stando a uno degli ultimi scoop del Washington Post la Russia vuole mettere le mani sulla Moldavia. Il piccolo Stato ex-URSS, candidato all'adesione all'Unione Europea, è finito nelle mire del Cremlino nell'ambito della guerra in Ucraina e dei nuovi equilibri geopolitici che questa sta determinando. Tanto che Vladimir Putin starebbe lavorando a un piano segreto per prendersi il Paese con capitale Chisinau. A dire il vero già il 26 ottobre il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha annunciato che il Cremlino stava conducendo "campagne di influenza maligna persistenti" in Moldavia e stava corrompendo sistematicamente i politici locali. Di conseguenza, sono state sanzionate 12 società e 9 persone. Oltre alle figure moldave, tra loro c'era il figlio dell'ex procuratore generale della Russia, Igor Chayka (noto anche come IFYAU9). Sanzionati anche 3 spin doctor russi. 

Molti esperti infatti considerano la Moldavia un obiettivo altamente vulnerabile perchè è il Paese più povero d'Europa non fa parte della NATO, confina con l'Oblast' ucraino di Odessa e buona parte della popolazione parla correntemente il russo. La Moldavia in più ha al suo interno la Transnistria una "repubblica" filo-russa non riconosciuta dove c'è una base militare russa e la bandiera russa è usata come seconda bandiera nazionale. La regione non è solo una zona di occupazione russa, ma anche la principale sede regionale del FSB (i servizi segreti russi). Qui addestrano e coordinano gli agenti per il lavoro illegale nella regione, in particolare nel sud dell'Ucraina. Poiché questa regione separatista è off-limits per i servizi di sicurezza moldavi e ucraini, è possibile raccogliere dati sulla regione e preparare gruppi di sabotaggio. E anche mobilitare le persone nel caso in cui le truppe di Putin abbiano successo nelle regioni di Mykolayiv e Odessa.

Negli ultimi mesi molte persone sono scese in piazza per manifestare contro la Presidente della Repubblica moldava Maia Sandu e l'operato del suo Governo, il malcontento popolare è infatti aumentato notevolmente negli ultimi mesi a casusa dell'alta inflazione e della crisi economica del Paese acuita dall'invasione russa dell'Ucraina, la Moldavia dipende quasi interamente dal gas russo e Gazprom ha tagliato le forniture alla Moldavia del 50%, ma dietro queste imponenti manifestazioni c'è dell'altro. Da oltre un mese infatti i Partiti d'opposizione che vanno dall'estrema Sinistra all'estrema Destra e tutti molto vicini al Cremlino, il Partito Socialista (PSRM), il Partito Comunista (PCRM) e il Partito Shor (PS dal nome del suo fondatore e leader) stanno organizzando le manifestazioni. I manifestanti vengono trasportati in autobus a Chisinau da tutto il Paese e stanno allestendo tende fuori dal Parlamento. Secondo quanto riferito, vengono pagati l'equivalente di € 20 al giorno e € 80 a notte. I giornalisti moldavi hanno pubblicato dozzine di video in cui i manifestanti, alcuni visibilmente ubriachi, parlano apertamente delle somme che hanno ricevuto dagli organizzatori.

Ilan Shor è il leader delle proteste, appare spesso su un grande schermo video per incitare i manifestanti. Shor è fuggito dal Paese nel 2019 poco dopo, i pubblici ministeri hanno iniziato a indagare su una serie di scandali bancari. Shor ha derubato il Paese di centinaia di milioni di dollari, una rapina che ha lasciato la Moldavia con un deficit di bilancio pari all'8% del PIL. Shor è stato condannato a 7 anni e mezzo di carcere in Moldova per frode bancaria. Shor oggi vive in Israele, ma è immune all'estradizione, poiché lì detiene la cittadinanza. Shor è apparso di recente su un grande schermo video durante le proteste. Parlando non molto tempo fa all'agenzia di stampa russa Ria Novosti, ha affermato che essere dalla parte della Russia renderebbe la Moldavia "felice e di successo". Ora le autorità moldave accusano lui e altri latitanti di aver acquisito congiuntamente stazioni televisive e portali online, oltre a coltivare relazioni geopolitiche con il Cremlino. Le autorità affermano che Shor e i suoi alleati mirano a rovesciare l'ordine costituzionale in Moldova. I tentativi di destabilizzare la situazione nel Paese stanno diventando sempre più frequenti e sono perpetrati da coloro che vogliono la guerra e il caos. Queste persone avevano promesso a Mosca che avrebbero rimosso la leadership europeista e pro-Occidente del Paese e ne avrebbero instaurato una nuova che avrebbe consentito alla Russia di coinvolgere la Moldavia nella guerra.

Un politico russo di alto livello ha elogiato Shor, definendolo "un degno partner a lungo termine" e ha persino offerto alla regione moldava guidata dal partito di Shor un accordo sul gas russo a buon mercato. Negli ultimi mesi poi il controllo di gestione dei 2 principali canali televisivi filo-russi della Moldavia è stato trasferito a uno stretto collaboratore di Shor fornendogli un'importante piattaforma per portare avanti un'agenda allineata a Mosca. Inoltre l'FSB ha inviato una squadra di strateghi politici russi per consigliare il partito di Shor. E FSB ha supervisionato un accordo in cui un oligarca russo ha acquisito uno dei principali asset di Shor, per proteggerlo dalle autorità moldave. 

Le operazioni condotte dall'FSB in Moldavia per destabilizzare il Paese sono ancora più antiche. Nel 2020 l'ex Presidente Igor Dodon era in stretto contatto con diversi ufficiali dell'intelligence in Russia. Inoltre, Dodon quando era ancora in carica ha inviato le bozze dei suoi discorsi ad altri alti funzionari della sicurezza russi, ad esempio, il suo discorso alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco nel 2019 è stato pronunciato prima a un generale del SVR (un'altra agenzia di intelligence russa) tramite l'ambasciatore russo. In un video registrato segretamente, Dodon ha ammesso di aver ricevuto finanziamenti dal Cremlino, incluso da Gazprom, e ha affermato di aver richiesto $ 1 milione al mese per coprire i costi di gestione del suo partito. Lo scorso Maggio, Dodon è stato posto agli arresti domiciliari con l'accusa di alto tradimento, arricchimento illegale, corruzione e finanziamento illecito di partiti. Mosca ha aiutato Dodon non solo in teoria, ma anche in pratica. Alla vigilia delle elezioni del sindaco di Chisinau nel 2019, è atterrata una forza di sbarco di strateghi politici russi che hanno sottolineato la necessità di condurre un controllo approfondito della campagna dei socialisti, per valutare le loro finanze, il personale, l'ideologia e le opportunità di nominare funzionari leali del comitato elettorale, tra le altre cose. 

La Russia aveva già fornito consulenza alle campagne del PSRM per 4 anni consecutivi; prima alle elezioni del sindaco delle capitali del 2019 dove il candidato socialista ha vinto con il 52,39%, poi nella campagna presidenziale del 2020 che Dodon ha perso al secondo turno propio contro la Sandu, poi alle elezioni parlamentari del 2021 dove la lista congiunta con il PCRM ha ottenuto il 27,17% del voto, e infine alle elezioni amministrative anticipate del 2021 dove il candidato socialista ha ottenuto il 14% nel primo turno. Il 30 giugno 2021 Dodon ha registrato una nuova struttura la Moldova-Russian Business Alliance che ben presto ha iniziato a ricevere finanziamenti regolari dalla Russia. Poiché l'alleanza commerciale di Dodon ha ricevuto 6 pagamenti per un totale di oltre $ 320.000. Il Washington Post scrive che lo stipendio di Dodon nell'Alleanza è di $ 29.000 al mese e che l'organizzazione è stata uno strumento per influenzare il Parlamento moldavo e per indebolire la leader moldava Sandu e riportare il Paese sotto l'influenza del Cremlino.

domenica 2 ottobre 2022

Webinar di #ForumalCentro "Le riforme dei governi De Gasperi"

 

Webinar di #ForumAlCentro



Giovedì 6 ottobre, alle ore 18,30, si terrà il webinar organizzato da "Forum al Centro", dal titolo "Le riforme dei governi De Gasperi".

 

Ne discuteremo insieme all'onorevole Erminia Mazzoni, già parlamentare nazionale e europeo, e al senatore Marco Follini, già parlamentare nazionale e segretario politico del CCD e dell'UDC.

 

Dopo le relazione iniziali, ci sarà spazio per interventi e domande.

 

L'incontro è libero e gratuito, per partecipare basterà inviare una email a forumalcentro@gmail.com.

 

Vogliamo costruire il nostro futuro, raccontando il nostro glorioso passato, con i mezzi del presente.

 

Vi aspettiamo.

 



venerdì 29 luglio 2022

Per #RICOSTRUIRE l'Italia

 Appello per l'unità dei riformisti, liberali e popolari.


Alle italiane e agli italiani che, in questo momento così difficile per la nostra Repubblica, avvertono l'urgenza di unire i costruttori volenterosi della nostra amata Italia, chiediamo di condividere e divulgare il seguente appello:

 

AI PARTITI, AI MOVIMENTI, ALLE ASSOCIAZIONI E ALLE LISTE CIVICHE, CHE SI RICHIAMANO AGLI IDEALI E AI VALORI DEL RIFORMISMO, DEL LIBERALISMO E DEL POPOLARISMO, CHIEDIAMO, IN VISTA DELLE PROSSIME ELEZIONI POLITICHE DEL 25 SETTEMBRE, DI FORMARE UNA COALIZIONE/LISTA INDIPENDENTE E AUTONOMA DAI POPULISTI DI DESTRA E SINISTRA, CON UN PROGRAMMA DI GOVERNO CHIARO E REALIZZABILE, PER RICOSTRUIRE L'ITALIA.

 

Un programma di governo capace di risolvere i tanti problemi irrisolti, che negli ultimi decenni sono stati dimenticati, e che la pandemia e la guerra in Ucraina hanno fatto emergere con maggiore evidenza.

Servirà attuare il PNRR, interventi strutturali utili alla crescita, il taglio del cuneo fiscale e la vera protezione sociale, la riforma elettorale (di tipo proporzionale con voto di preferenza e sbarramento) e una legge per la democrazia interna nei partiti, la transizione energetica con un approccio pragmatico e non ideologico, le liberalizzazioni e la concorrenza, attuare strumenti utili per combattere la denatalità, la precarietà del lavoro e la disparità salariale tra uomini e donne e tra generazioni diverse.

Un focus importante sulle pari opportunità (di partenza), nessuna discriminazione sulla base del sesso, religione o filosofia praticata, provenienza geografica, temi che per i populisti di destra e sinistra non sono ancora scontati.

È fondamentale, inoltre, abbattere le discriminazioni e migliorare le condizioni di vita delle persone con disabilità e degli  anziani, prevedere corridoi umanitari per l'immigrazione e attuare lo ius Scholae per i cittadini stranieri che hanno frequentato la scuola primaria nel nostro Paese.

È auspicabile documentare dettagliatamente nel programma elettorale gli obiettivi che si intendono raggiungere, i costi e come finanziarli in modo sostenibile.

Una classe dirigente che abbia serietà di comportamenti, coerenza, ragionevolezza e mai una politica urlata, no alla spesa pubblica per raccogliere voti, chiediamo una politica solida e pragmatica.

 

Solo così potremo dare seguito alle parole di Mario Draghi:

"Il populismo spesso è insoddisfazione, isolamento, alienazione. Questi temi si sconfiggono con un’azione di governo che risponda ai bisogni dei cittadini, ai bisogni degli italiani".

 

#ForumAlCentro       

indipendente e apartitico 

martedì 12 luglio 2022

Femminicidio, perché l'uomo uccide la donna

di Valeria Frezza

Di fronte all' ecatombe di donne uccise (50 donne dall'inizio del 2022, 2 donne su 3 sono state uccise da partner o ex partner , il 57%è commesso da persone con le quali avevano una relazione.           
è inevitabile quindi interrogarsi sulle cause del femminicidio, ma anche sulle responsabilità dell’intera società.
La teoria antropologica: l'uomo nel corso dei millenni ha esercitato un predominio sulla donna e vorrebbe continuare a farlo nonostante i costumi sociali profondamente mutati, l'uomo considera la donna oggetto e non soggetto ed esercita la violenza su di lei.
La teoria della "supremazia perduta": l' uomo non accetta l'evoluzione e il cambiamento sociale e agisce spinto dalla rabbia del potere perduto, per tentare di riacquistarlo
Teoria dell'apprendimento sociale: il soggetto vive in un habitat con frequenti episodi di violenza
Teoria dell’attaccamento abnorme e del relativo possesso: si basa sull’attaccamento abnorme e sulla mancanza di accettazione della perdita del possesso. Molti delitti sono commessi da uomini che non accettano la fine di una relazione.
relazione malate e di rapporti estremamente conflittuali con la possibilità di comportamenti violenti anche di tipo estremo fra partner che, naturalmente, vedono soccombere fisicamente l’individuo sessualmente più debole per motivi passionali.
Le modalità più cruente sono: l’accoltellamento, l’utilizzo di armi improprie (corpi contundenti e martelli), soffocamento, strangolamento e asfissia.
C'è bisogno che tutte le istituzioni, le associazioni, la chiesa e l'intera società si prodighino in un’azione costante di emancipazione culturale e di evoluzione soprattutto in alcuni territori in cui la donna è ancora succube o considerata inferiore all’uomo.

Liberamente tratto da Virgilio notizie (Antonio Leggiero) 

sabato 25 giugno 2022

Cos'è la misoginia: significato ed esempi dell'odio per le donne #DonnealCentro

 di Valeria Frezza

La misoginia, da μισέω misèō, "odiare" e γυνή gynḕ, "donna", è etimologicamente l'odio nei confronti delle donne, manifestato nei confronti del sesso femminile da uomini o anche da altre donne.

L'atteggiamento del misogino può andare dalla semplice discriminazione alla violenza verbale o fisica. Per qualcuno la misoginia si è manifestata esclusivamente nell'esprimere apertamente posizioni contrarie alla donna e al suo ruolo nella società, mentre per altri si è manifestata un'evidente patologia. Serial killer famosi come Jack lo Squartatore rientrano in quest'ultima categoria, mentre tra gli intellettuali misogini si annoverano spesso filosofi come Schopenhauer o Nietzsche.

La misoginia può nascere da un pregiudizio, per cui le donne sarebbero meno capaci dell'uomo nello svolgere alcuni tipi di lavori, ad esempio.

Per alcuni misogini, dunque, la donna deve essere relegata nell'esclusiva condizione di procreatrice, non ha diritto di esprimere pareri o prendere decisioni nel contesto lavorativo o familiare; talvolta, è considerata come una mera "proprietà" dell'uomo.

Jack lo squartatore, uomo frustrato, con difficoltà relazionali e psichiche originate probabilmente dalla totale assenza di una figura paterna e forse da un qualche evidente difetto fisico e omicida di una serie di donne.

È una forma di misoginia relegare la donna, implicitamente e culturalmente, alla cura esclusiva del nucleo familiare, favorire il licenziamento di una donna incinta, non dare supporto o assistenza alle madri, o giudicarne le scelte e i comportamenti sessuali. Altra caratteristica della misoginia è quella di considerare la donna sono all'interno della dicotomia madre / prostituta, giudicando la persona sulla base della sua presunta moralità o immoralità sessuale.

Una forma di misoginia più evidente e che miete ancora oggi maggiori vittime è quella che si manifesta attraverso la violenza sessuale o l'omicidio, quest'ultimo che va ormai universalmente sotto il nome di femminicidio.


Liberamento tratto dall' articolo di  V. Adriani

domenica 19 giugno 2022

La lunga lista dei femminicidi da inizio 2022

 


Mamme e mogli, sorelle, ex compagne, donne di ogni età accomunate da un terribile destino:  diventare delle vittime (già 42 nel 2022)

Nel mese di giugno:  Donatella Miccoli, uccisa dal marito con una coltellata mentre i figli erano a casa dei nonni. Sei giorni fa, in provincia di Modena, Salvatore Montefusco ha ucciso a colpi di pistola la moglie e la figlia di lei, Gabriela Trandafir di 47 anni e Renata, di 22 anni. Il 15 giugno, a Napoli, Filomena Galeone, medico di 61 anni, è stata uccisa dal figlio con trenta coltellate

Nel mese di maggio: Noelia Rodriguez, colpita a Rimini con 21 coltellate, Miranda Pomini, 91enne uccisa dal figlio che poi si è suicidato, Stefania Pivetta è stata uccisa dal marito insieme alla figlia di 16 anni Giulia in provincia di Varese, Romina De Cesare, uccisa a coltellate dall’ex compagno in provincia di Frosinone, Alice Scagni, 34enne, uccisa dal fratello maggiore in provincia di Genova, Angela Avitabile, 62enne uccisa dal marito a Rimini per gelosia.

Nel mese di aprile: Viviana Farolfi, 71 anni, viene ammazzata dal marito che poi si suicida, Sonia Solinas di 49 anni uccisa dal marito in provincia di Novara. Romina Vento, 44enne e madre di due figli di 10 e 15 anni, è stata fatta annegare nell’Adda dal compagno. Fabiola Cornaghi viene uccisa dal figlio 23enne, Angela Avitabile, uccisa dal marito a Rimini, Inrida Roa Sierra, uccisa dal marito.

Nel mese di marzo: Viviana Micheluzzi viene uccisa dal marito a Trento con un’arma da fuoco, Maria Begona Gancedo uccisa dal figlio, Emilia Tiziana Gatti viene uccisa dal compagno della figlia a Reggio Emilia, Naima Zahir, uccisa dal marito, Alda Pivano muore soffocata dal marito con un sacchetto a Genova, Anna  Borsa, 30enne, uccisa con un colpo di pistola sul luogo di lavoro in provincia di Salerno, e poi Vincenza Ribecco, uccisa a San Leonardo di Cutro, in provincia di Crotone, "punita" per essersi rifiutata di aprire la porta al marito, che poi le ha sparato attraverso la porta-finestra. Anastasiia Bondarenko, morta carbonizzata in un appartamento di Napoli, delitto per cui è stato fermato il compagno. Un delitto che ha colpito molto l'opinione pubblica è quello di Carol Maltesi, brutalmente uccisa durante un gioco erotico dall'ex compagno in Valcamonica. E poi Tiziana Gatti, uccisa dal genero a Castelnovo Sotto nella Bassa Reggiana, Viviana Micheluzzi, uccisa dal marito in un bosco nei pressi di Castello Molina di Fiemme, in Trentino, Vincenza Rebecco in Calabria, Alessandra Frati uccisa in Corsica, quest'ultime uccise dai rispettivi compagni.

A febbraio le vittime sono state: Rosa Alfieri, uccisa dal vicino di casa a Grumo Nevano (Napoli), e Daniela Cadeddu, massacrata a martellate nel sonno dal marito Giorgio Meneghel. Il 2022 era iniziato con l'omicidio di Nadia Bergamini, avvenuto a Latina, per poi proseguire con il delitto di Motta Santa Lucia, dove un uomo di 49 anni ha soffocato la moglie in camera da letto, e con il caso di Simona Michelangeli, trovata senza vita nel suo appartamento di Roma lo scorso 18 gennaio, Albertina Creola, Franca Franchini, Guglielmina Pasetto sempre uccise dai compagni.

In Italia il femminicidio è una terribile costante che, come vediamo, non accenna a diminuire e finora nessuno è riuscito a trovare soluzioni efficaci per evitare tali tragedie.

Fonte: Ansa


venerdì 17 giugno 2022

Campagna social: #ScelgoIO. Per una legge elettorale proporzionale, con voto di preferenza.

 




Una tempesta di Tweet per richiamare l'attenzione sulla necessità di ridare il voto di preferenza agli elettori con una nuova legge elettorale proporzionale. È quello che metterà in campo #ForumAlCentro il prossimo mercoledì 22 giugno dalle ore 19. All'appuntamento sono invitati a partecipare, con propri tweet sull'argomento che riportino l'hashtag #scelgoio, tutti coloro che vogliono che sulle liste e sulle scelte dei rappresentanti in Parlamento la decisione torni agli elettori.

La discussione tra i partiti sulla riforma della legge elettorale non può essere accantonata di nuovo, mettendo in condizione gli elettori, insoddisfatti dell'attuale situazione, di continuare a rifugiarsi nell'astensione.



REFERENDUM 12 GIUGNO 2022: IO VOTO, NON SENTENZIO. Quando un diritto diventa rovescio

 di Erminia Mazzoni

Posto che i quesiti erano impegnativi, che sono stati spiegati poco e male e che sono stati oggetto di sfide tra partiti, quei quasi 11 milioni di cittadini che sono andati a votare in una calda e soleggiata domenica di Giugno lanciano un forte messaggio contro la rassegnazione dei più di fronte alla lenta e inesorabile agonia del nostro sistema democratico.

Sono lontani i tempi in cui ad andare a votare era il 94% degli aventi diritto. Dal 1948 a oggi a quello scarso 6% di assenti al voto, dato fisiologico, si è aggiunto oltre il 22% degli elettori, che ha deciso di non esercitare il proprio diritto a determinare la rappresentanza politica. Nel 2018 siamo arrivati al 28% di astensionismo.

Domenica erano 51.533.195 i cittadini, di cui 25.039.273 uomini e 26.493.922 donne, che avrebbero potuto (e dovuto) esprimere il proprio punto di vista sui 5 quesiti abrogativi di altrettante norme. Sono stati invece 10.821.970, il 20,9%, quelli che lo hanno fatto. Ritengo che siano una cifra considerevole. Basti pensare che in Italia solo due partiti raggiungono questa soglia.

A riprova del fatto che il problema è culturale (lo Stato non sono io!) più che costituzionale (la disciplina referendaria va cambiata) l’affluenza al voto per eleggere i sindaci di 975 comuni, di cui 26 capoluoghi e 142 superiori a 15.000 abitanti, è stata del 54%. Quindi per il voto amministrativo, sui circa 9 milioni di aventi diritto si sono recati alle urne solo 4.925.700 cittadini.

L’allarme non riguarda il referendum ma la voglia di partecipare alla vita delle istituzioni. Già da tempo si discute del tema della società dei diritti senza doveri; aggiornando la riflessione dovremmo iniziare a parlare della società dei diritti comodi!

Il “flop storico”, come hanno titolato le maggiori testate italiane, non è una notizia. E’ una fake.

I dati vanno contestualizzati e i numeri analizzati.

Dal 1946 sono stati 72 i quesiti referendari abrogativi, proposti ai cittadini in 17 appuntamenti di voto.

In 9 casi non si è raggiunto il quorum. E l’affluenza registrata è stata, prevalentemente tra il 23 e il 32 per cento. Per fare un esempio concreto, nel 2008 l’astensione alle elezioni politiche ha segnato il 22%; il successivo referendum del 2009 ha visto partecipare il 23% degli aventi diritto.

Il 21% di domenica è un dato coerente con l’astensione dal voto del 28% dei cittadini nel 2018.

Un’altra riprova è che anche i referendum che hanno raggiunto il quorum seguono la china della più generale presa di distanze dal voto:

1974 - Divorzio 87,7%

1978 - Finanziamento ai partiti 81,2%

1981 - Aborto 79,4% 

1985 - Taglio punti contingenza/scala mobile 77,9%

1987 – Nucleare/Responsabilità Magistrati 65,1%

1991 - Riduzione preferenze camera 62,5%

1993 - Stupefacenti/Finanziamento partiti/Elezioni senato 76,9%

1995 - Trattenute contributi sindacali/Orari esercizi commerciali/Concessioni televisive 58,1%

2011 - Servizi pubblici locali/Nucleare 54,79%.

E’ maledettamente triste che gran parte della popolazione pensi che il referendum sia un modo per scaricare sulle spalle del popolo la responsabilità della politica. Un ragionamento povero. Il referendum è il primo strumento di democrazia diretta del quale disponiamo. Purtroppo abbiamo una ormai scarsa consuetudine con l’impegno civico e questo comporta che lasciamo anche i referendum nelle mani della politica. L’iniziativa viene appaltata ai partiti, che ne fanno buon uso per le proprie ragioni elettorali. Privi di slancio autonomo, comodamente prendiamo poi le distanze dal voto referendario.

Mi ha sorpreso amaramente in queste settimane leggere tanti commenti sulla impossibilità per i cittadini di comprendere gli effetti delle abrogazioni proposte. Eppure sono tre anni che tutti sono titolati a disquisire su fenomeni pandemici, proliferazione dei virus, manipolazione genetica, costruzione in laboratorio di geni e antigeni, vaccini e, cosa ancor più sorprendente, da 4 mesi, anche a pontificare su tattiche di guerra, armamenti, linee di difesa, strategie geopolitiche. Perché tutto questo si fa da casa o dal mare, peraltro nascosti dietro lo schermo dei social.

Il voto meriterebbe una diversa considerazione e i suoi esiti dovrebbero essere trattati con più rispetto da parte di chi fa informazione.

7.900.000 italiani hanno detto che vorrebbero che le funzioni dei magistrati, fossero distinte tra pm e giudici, che vorrebbero che la professionalità dei magistrati fosse oggetto di valutazione non solo autoreferenziale e che l’elezione dei componenti del CSM debba essere meno politicizzata.

Un voto è sempre una cosa seria. Lo sforzo di chi ha partecipato e i costi che tutti abbiamo sostenuto meritano di essere valorizzati.


martedì 14 giugno 2022

Solo propaganda? Non voto. Il Centro non è più solo un sogno

Di Armando Dicone

 

"In giro che succede?

Vi faccio vedere come si fa

Santa immaginazione,

ho perso le chiavi della città

Magiche le elezioni,

a fare promesse siamo i campioni.

Passo l'inverno a tenervi buoni

Cerco l'estate quaggiù in città.

E allora sì, propaganda, propaganda

Non c'è più niente che mi manca

E allora sì, propaganda, propaganda

La risposta ad ogni tua domanda"

Fabri Fibra con Colapesce e Dimartino.

 

 

Non è il mio genere musicale, ma "Propaganda" di Fabri Fibra mi ha colpito al primo ascolto, perché sembra essere la perfetta colonna sonora dell'attuale sistema politico.

Promesse irrealizzabili, populismo, demagogia, trattare i cittadini come clienti da abbindolare con fake news e disinformazione.

Se la politica è solo propaganda l'elettore non "spreca" il proprio tempo per recarsi alle urne.

Le ultime elezioni amministrative (56% affluenza) hanno dimostrato, ancora una volta, che gli elettori si rifiutano di scegliere il meno peggio tra i due blocchi populisti. La personalizzazione e la spettacolarizzazione dello scontro, ad essa legata, allontanano i cittadini dalla politica.

Se per scegliere i sindaci e i consiglieri comunali, si reca alle urne solo un italiano su due, vuol dire che la politica è sempre più isolata.

 

Altra nota stonata, dell'ultima tornata elettorale, è l'affluenza ai referendum sulla giustizia, solo il 20%. Una ricerca di BiDiMedia, di una settimana fa, faceva già presagire l'esito dei quesiti. In media i telegiornali italiani ne hanno parlato solo per l'1,1 %. Per non parlare dei talk che hanno preferito il solito scontro alla vera informazione. Il problema informazione è uno dei nostri problemi, la nostra voce è assolutamente assente, dobbiamo rimediare il prima possibile con gli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione.

 

Unico fattore positivo sono le liste centriste, che con grande coraggio e forza si sono presentate agli elettori in alcuni comuni italiani.

 

Amministrative, liste di centro, indipendenti e autonome da destra e sinistra:

 

(Fonte: Eligendo)

 

Parma

 

CIVILTA' PARMIGIANA 4,58%

 

UN PROGETTO DI COMUNITA' 1,57%

 

ORA CON DARIO COSTI SINDACO  5,27%

 

GENERAZIONE PARMA 0,79%

 

Lucca

 

INSIEME - IMPEGNO CIVICO 1,31%

 

LUCCA SUL SERIO 2,43%

 

Todi

 

AZIONE CON CALENDA 4,04%

 

PROGRESSO PER TODI 2,90%

 

TODI CIVICA 6,27%

 

Narni

 

BUFI SINDACO 1,78%

 

Alessandria

 

ALESSANDRIA VIVA 1,34%

 

SI'AMO ALESSANDRIA 5,80%

 

AZIONE CON CALENDA +EUROPA 5,67%

ALESSANDRIA PULITA 1,16%

 

Asti

 

AZIONE CON CALENDA +EUROPA 1,21%

 

Como

 

VERDE E' POPOLARE 0,72%

 

L'Aquila

 

AZIONE CON CALENDA +EUROPA  4,80%

 

Palermo

 

ROMPI IL SISTEMA 0,96%

 

AZIONE CON CALENDA + EUROPA 8,11%

 

E TU SPLENDI PALERMO 1,3%

 

Ciampino

 

CAMBIAMO 1,90%

 

ITALIA VIVA 2,71%

 

NOI DI CENTRO 0,15%

 

Catanzaro

 

AZIONE POPOLARE 0,92%

 

NOI CON L'ITALIA 2,88%

 

CATANZARO AL CENTRO 2,76%

 

Sabaudia

 

UNIONE DI CENTRO 1,22%

 

FORZA ITALIA 13,20%

 

AZIONE CON CALENDA 4,22%

 

SCEGLI SABAUDIA 6,80%

CITTA' NUOVA 7,35%

 

Verona

 

FARE! CON FLAVIO TOSI 4,42%

 

FORZA ITALIA 4,34%

 

Questi risultati, insieme a quelli dello scorso anno, sono un buon punto di partenza per il centro che verrà, se si riuscirà ad unire tutti i centristi italiani in vista delle politiche del 2023. È il momento di unire tutti i liberali, popolari, riformisti e moderati, che hanno la voglia e il coraggio di condividere un programma PER l'Italia e non solo per arginare il bipopulismo. Serve uno sforzo unitivo, umiltà e passione. Come ho già detto molte volte, fino a diventare noioso, questo coraggio non può che partire da NOI cittadini comuni. È il momento di agire per costruire il nostro futuro insieme.

 

Grazie per l'attenzione.