sabato 30 novembre 2019

Le donne dell'Assemblea Costituente - Maria Nicotra Verzotto

di Valeria Frezza

Maria Nicotra nasce a Catania il 6 luglio 1913. Infermiera, è insignita della medaglia d’oro al valore civile per il suo servizio come volontaria della Croce Rossa durante la seconda guerra mondiale.
Membro di diverse associazioni cattoliche, ricopre l’incarico di presidente diocesana della Gioventù femminile dell'Azione cattolica di Catania ed è membro della commissione nazionale femminile delle Associazioni cristiane lavoratori italiani (ACLI): compie diverse azioni sociali, dalla realizzazione della casa dei lavoratori alla casa dello studente fino all’apertura di scuole e laboratori artigiani. In qualità di membro della gioventù femminile di Azione Cattolica, il suo nome rientra tra gli undici «elementi di Gioventù femminile idonei a entrare nella lista per la Costituente» proposta ai vertici della Democrazia Cristiana: nel 1946, con quasi 23 mila voti di preferenza, è quindi eletta all'Assemblea Costituente con la DC nel XXIX collegio elettorale (Catania-Messina-Siracusa-Ragusa-Enna) insieme ad altre 20 donne. Cofirmataria di un emendamento sostitutivo del primo comma dell'art. 48 – art. 51 del testo definitivo: «Tutti i cittadini di ambo i sessi possono accedere agli uffici pubblici in condizione di uguaglianza». La Nicotra ne è firmataria insieme ad altre Costituenti: Maria Federici, Maria De Unterrichter Jervolino, Angela Guidi Cingolani, Teresa Noce, Nilde Iotti, Filomena Delli Castelli, Angela Gotelli, Nadia Gallico Spano, Vittoria Titomanlio, Teresa Mattei, Laura Bianchini e Rita Montagnana.
Con le elezioni del 1948 Maria Nicotra ottiene più di 44 mila voti di preferenza ed è così confermata alla Camera dei Deputati con la Democrazia Cristiana. In Aula insieme a Elsa Conci e Nadia Gallico Spano fa parte della III Commissione Diritto, Procedura e Ordinamento Giudiziario. Partecipa inoltre all'VIII Commissione Trasporti, Comunicazioni e Marina mercantile ed è membro della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla miseria in Italia e sui mezzi per combatterla. E’ inoltre l'unica donna a far parte della Commissione parlamentare di vigilanza sulle condizioni dei detenuti negli stabilimenti carcerari, attiva fino al 1953. La sua attività parlamentare si connota anche per la partecipazione attive nelle commissioni riguardanti il controllo della stampa per l’infanzia e l’adolescenza, i trasporti, le comunicazioni e la tutela degli studenti e delle madri lavoratrici.
Nel luglio 1949 sposa Graziano Verzotto, di dieci anni più giovane, inviato in Sicilia dalla Democrazia Cristiana per organizzare il partito. Dal 1955 al 1966 è alla guida del partito regionale su incarico dell’allora Segretario Amintore Fanfani.
Alle elezioni del 1953 Maria Nicotra risulta prima dei non eletti nelle votazioni per la II legislatura: decide quindi di dedicarsi al movimento femminile della DC e, in occasione del VI Congresso svoltosi a Viareggio nel maggio del 1954, è eletta vice-delegata nazionale insieme a Stefania Rossi.
Nel corso degli anni 70 il consorte Graziano Verzotto è implicato nello scandalo finanziario dei “fondi neri” di Michele Sindona e nel 1975 scappa all’estero, ma poi torna in Italia grazie all'indulto. Il 27 ottobre 2006 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano le conferisce il titolo di Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito, la massima onorificenza italiana.

lunedì 25 novembre 2019

Forum al Centro. Proposte per NOI.

di Armando Dicone.

In questi mesi, per la precisione 8, #ForumalCentro è cresciuto sia numericamente, sia per la qualità degli interventi e delle tematiche proposte. Ad ognuno di noi va riconosciuto l'impegno e la passione con cui, ogni giorno, dedichiamo un po' del nostro tempo libero al nostro comune progetto. Impegno gratuito e volontario, è bene ricordarlo sempre, senza avere retropensieri carrieristici di nessun tipo. Vogliamo solo porre, all'attenzione pubblica, temi e soprattutto proposte concrete per tentare di migliorare il Paese che amiamo. Come direbbe Sturzo, nell'appello ai liberi e forti: "gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini supremi della patria, senza pregiudizi né preconcetti".
Dopo 8 mesi di attività social, penso sia arrivato il momento di fare un salto di qualità, sempre con la massima tranquillità e a piccoli passi, come abbiamo fatto fin qui. Il salto dovrebbe consistere, a mio avviso, nelle proposte concrete, ai temi che sceglieremo,  seguendo le seguenti fasi:
  • Metodo di condivisione proposte;
  • Scelta dei temi;
  • Piattaforma su cui eleborare le proposte;
  • Divulgazione delle proposte.
Come abbiamo sempre detto non siamo un partito, non siamo una caserma, non abbiamo capi che decidono per noi, quindi siamo liberi di esprimere le nostre opinioni senza pregiudizi di parte. 
Possiamo fare un buon lavoro perché forti dei valori che abbiamo concordato e condiviso dal principio.
Spero che questa mia idea possa essere considerata positivamente e auspico che ci siano integrazioni e altre idee da valutare insieme. Grazie per l'attenzione.

Il lato oscuro del PPE

di Leonardo Gaddini

Dal 20 al 22 Novembre si è tenuto il XXVI° congresso del Partito Popolare Europeo. I delegati provenienti da tutta Europa sono stati chiamati a eleggere: il Presidente, i 10 Vicepresidenti (tra cui è stato riconfermato l'italiano, di Forza Italia, Antonio Tajani) e il Tesoriere. I presenti hanno scelto Donald Tusk (al posto di Joseph Daul) per guidare il più grande partito paneuropeo. Per l'occasione hanno parlato i leader politici appartenenti alla grande famiglia popolare (tra i quali spicca il disastroso discorso di Silvio Berlusconi). 

Il PPE è un partito di centro-destra che si ispira agli ideali del Cristianesimo-Democratico e del Popolarismo. Le sue figure di riferimento sono: Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer e Robert Schuman. Insomma, un partito fortemente europeista (financo federalista europeo), che crede nei valori della Democrazia Liberale e nello Stato di Diritto. Stando a questa descrizione, dovrebbe essere scontato che tutti i suoi membri dovrebbero incarnare questi ideali. In realtà (purtroppo) non è così, alcuni partiti membri del PPE, infatti, non hanno niente a che fare con i valori della loro famiglia europea.

Tra questi il più famoso si trova in Ungheria, trattasi di FIDESZ (Unione Civica Ungherese). Il partito di Viktor Orban è da considerarsi come un partito di Destra-radicale, euroscettico, molto conservatore e clericale, ma lontano dagli ideali di solidarietà tipici del Popolarismo (oltre che del
Cristianesimo in senso lato). Oltre a questo FIDESZ è anche responsabile dell'istaurazione di una "Democrazia Illiberale", ovvero una democrazia dove sia la magistratura che gran parte dei media sono in mano al governo. Di tutto ciò Orban non è l'unico artefice. Infatti il Presidente è stato aiutato dal piccolo KDNP (Partito Popolare Cristiano Democratico). Un partito reazionario e nazionalista, spesso accusato di razzismo e antisemitismo, anch'esso membro del PPE. 

Oltre al caso ungherese, è da segnalare anche GERB (Cittadini per lo Sviluppo Economico della Bulgaria) di Bojko Borisov, l'attuale Presidente della Bulgaria. Anche questo Partito è stato spesso criticato per le politiche populiste e nazionaliste, dovute anche agli alleati di governo (tutti di estrema destra), sono molto frequenti anche i casi di corruzione. Un altro "parente scomodo" del PPE si ha in Slovenia e si chiama SDS (Partito Democratico Sloveno). A differenza del nome, il partito in questione non è affatto "democratico", ma anzi è considerato come un partito di Destra-radicale, sovranista ed euroscettico, la cui politica migratoria consiste nell'alzare i muri al confine (come per Orban o per un Salvini qualsiasi). 

Altri problemi per Merkel&Co. sono costituiti dai "partiti osservatori" (ovvero di Paesi non ancora entrati in UE), come: il SNS (Partito Progressista Serbo) in Serbia, il KRP (Partito Popolare Cristiano) in Norvegia e il SDA (Partito d'Azione Democratica) in Bosnia-Erzegovina e il HHK (Partito Repubblicano Armeno) in Armenia. Partiti che sono scettici per quanto riguarda l'ingresso dei loro Paesi nell'UE. Per quanto riguarda i partiti della zona balcanica (incluso HHK), sono fortemente populisti e nazionalisti.

Se si considerano, anche, i legami di alcuni partiti con alleati di estrema-destra, tra cui: Forza Italia, l'austriaco ÖVP (Partito Popolare Austriaco) e il PP (Partido Popolar) in Spagna, possiamo capire tutti i problemi che il nuovo presidente dovrà affrontare nei prossimi anni. Speriamo che Tusk, abituato da anni di lotta politica contro l'estrema destra polacca, riesca a far "luce" (e soprattutto pulizia) al lato oscuro del PPE, per fare in modo che il Partito torni al suo antico splendore. 

domenica 24 novembre 2019

Una vita per le donne e per la pace: Hevrin Khalaf

di Valeria Frezza

Il 12 ottobre 2019 i terroristi islamici hanno assassinato Hevrin Khalaf, segretaria generale del Partito Futuro siriano. Aveva 35 anni, laureata in ingegneria civile ed era una dei leader curdi più importanti. Si batteva anche per la coesistenza pacifica tra curdi, cristiano-siriaci ed arabi ed era apprezzata da tutte le comunità. Era anche una delle più note attiviste per i diritti delle donne.
C'è il sospetto che Hevrin sia rimasta vittima di un omicidio mirato dell’Isis, che la considerava una pericolosa miscredente.
Il 5 ottobre aveva parlato in pubblico per l'ultima volta contro Ankara, sostenendo che i tentativi turchi «di occupare questa terra per difendere il suo popolo non corrispondono alla realtà» e rivendicando il ruolo svolto dalle forze democratiche siriane nella liberazione del Nord Est della Siria dai gruppi terroristici. «Hevrin Khalaf è il volto del dialogo e dell'emancipazione delle donne in Siria», ha detto di lei il presidente del parlamento europeo David Sassoli, «la sua uccisione, opera di terroristi islamisti, più attivi dopo l'invasione dei territori curdi da parte della Turchia, è un orrore su cui la comunità internazionale dovrà andare fino in fondo!».

venerdì 22 novembre 2019

La libertà interiore nella politica attiva. Per il popolarismo. Cultura moderna delle libertà

di Roberto Paolucci


Rilanciare la presenza dei cattolici sulla scena politica italiana, come Partito di Valori Umani, è oggi un compito improrogabile. Il popolarismo di Sturzo, agli inizi dello scorso secolo, la Democrazia Cristiana di De Gasperi e la riflessione di Aldo Moro su “la libertà interiore in politica” sono i fondamenti di questo progetto. I princìpi della Costituzione e l’insegnamento sociale della Chiesa possono essere gli strumenti per interpretare il cambiamento epocale nell’economia, nella politica e nell’organizzazione dello Stato. I capisaldi di questo programma si fondano sul rilancio dei corpi intermedi della società e sulla ripresa dell’attenzione al pensiero di grandi uomini come Sturzo, De Gasperi, Moro e La Pira. Fondamentale è anche la rinascita del progetto europeo. Dalla ricostruzione storica – dalle origini dei Comuni italiani fino alla concezione di Sturzo sulle autonomie – e dalla consapevolezza dei tratti antisociali e antisolidali dell’attuale organizzazione economica nasce il ripensamento sul ruolo dei territori. Un ruolo che tenga conto delle loro peculiarità geografiche, storiche, economiche e produttive. Il rilancio della partecipazione democratica per mezzo delle associazioni e dei gruppi intermedi, in armonia con gli articoli 2 e 5 della Costituzione, promuoverà il bene comune e il miglioramento delle condizioni sociali ed economiche di “quella povera gente” – parole di La Pira – verso una vita di dignità e di libertà che adesso è negata.

Riflessione sulla situazione attuale

di Giulio Colecchia

Mi sembra che ci siano davvero molte convergenze nelle opinioni dei partecipanti del #ForumalCentro, anche se provenienti da esperienze e sensibilità diverse. Ma questo è il bello della democrazia. Tutti responsabilmente, qui ma anche attraverso i Tweets, ci stiamo preoccupando di questa deriva politica che sta trascinando il Paese verso una depressione economica e sociale sempre più grave. Che la politica oggi non sia in grado di offrire una visione che induca ottimismo nella gente è la lettura più semplice, ma anche più vera della realtà. Soprattutto la vita quotidiana degli italiani è alterata da slogan che incitano allo scontro ed altri che fomentano paure fino a giustificare coloro che spregiudicatamente propongono un ritorno al passato antidemocratico del Paese. Una battaglia di "breve" periodo per cambiare questa situazione, considerato che lo scenario internazionale non sembra molto dissimile, mi sembra difficile. Le forze politiche più rappresentative oggi in campo sono radicalizzate ed in forte competizione anche quando sono costrette a governare insieme. Da loro oggettivamente non c'è da attendersi un cambio di passo o una vera convergenza verso la soluzione dei problemi più gravi. Nasce da questa considerazione, che mi sembra comune tra noi, l'auspicio ed il nostro impegno a mobilitare, oltre che noi stessi, chiunque tenga alla democrazia e ai valori fondanti che la Costituzione repubblicana ha sancito. Come fu in quegli anni, oggi è solo la convergenza sia pure temporanea delle culture l' auspicio ed il nostro impegno a mobilitare, oltre che noi stessi, chiunque tenga alla democrazia e ai valori fondanti che la Costituzione repubblicana ha sancito. E come fu in quegli anni, oggi è solo la convergenza, sia pure temporanea, delle culture liberale, cattolico-popolare e socialista che può offrire programmi credibili e soluzioni possibili. Questo credo sia il nucleo di quella "federazione" di cui parliamo, una aggregazione politica, probabilmente transitoria che, se si creeranno le condizioni, potrà anche evolvere verso il Ppe. Il lavoro da fare, quindi, senza troppe illusioni sui tempi brevi, è sicuramente tanto, ma credo che noi siamo sulla strada giusta.

domenica 17 novembre 2019

Sistema proporzionale o maggioritario?

di Antonio Altavilla

Emblematico esempio di come in questa società si è da tempo perso il senso della misura. Il maggioritario ha portato in parlamento, e in aggregazioni cui definiscono partiti, ma tutto sono tranne ciò, solo presunti politici che nella videocrazia in cui siamo, fanno di tutto per spettacolarizzare e stupefare. Di cosa ci stiamo meravigliando? Riflettiamo. Rimbocchiamoci le maniche per portare i cittadini, soprattutto i giovani, con i fatti alla realtà. Dobbiamo cambiare paradigma, passo, lessico. La realtà non è quella di quei quattro giornali e tg cui scrivono per compiacere quattro soloni dell'estabilishment anziché informare i propri lettori. La realtà non sono i talkshow. E perché no, anche i social giacché sappiamo come sono usati per lobotomizzare il cervello degli utenti. Occorre incarnare una cultura popolare, avere umanità e la responsabilità di promuovere, con i fatti, la diminuzione delle diseguaglianze, altrimenti la nostra società andrà a ramengo. Questo, il contraltare da opporre ai nuovi barbari affinché non fagocitino sempre più masse di poveri cristi. Riflettiamo, pancia a terra, e buon lavoro. Il resto è fuffa, siamo concreti.

Aridatece la Falcucci Valeria Frezza

di Valeria Frezza


Franca Falcucci (1926-2014) fu ministra della Pubblica Istruzione dal 1982 al 1987 (prima donna a ricoprire questo incarico di governo) e la principale promotrice dell’integrazione scolastica dei disabili.
Insegnante di storia e filosofia nei licei, senatrice della Democrazia Cristiana per sei legislature (dal 1968 al 1992), nel 1974 fu incaricata di presiedere una commissione nazionale di indagine sui problemi degli alunni con disabilità. Nel rapporto conclusivo di quella commissione, da lei firmato un anno dopo, si proponeva il  superamento di qualsiasi forma di emarginazione dei “portatori di handicap” attraverso un nuovo modo di concepire e attuare la scuola, al fine di accogliere veramente ogni bambino e ogni adolescente e favorire lo sviluppo della sua personalità, con la precisazione che la frequenza di scuole comuni da parte di alunni disabili non avrebbe dovuto implicare necessariamente il raggiungimento di mete minime comuni.
Il “Documento Falcucci” fu la base per l’approvazione delle Legge Malfatti n. 517 del 1977 che aboliva le classi “differenziali” e “di aggiornamento” nella scuola dell’obbligo e disponeva l’inserimento dei bambini e ragazzi disabili o “disadattati” in classi normali composte da non più di 20 iscritti, con il supporto di insegnanti specializzati, di un servizio socio-psico-pedagogico e di “forme particolari di sostegno secondo le rispettive competenze dello Stato e degli enti locali preposti”.
A Franca Falcucci, come ministro della Pubblica Istruzione, si deve tra l’altro la riforma (dopo 30 anni) dei programmi della scuola elementare varata nel 1985, l’avvio nello stesso anno del Piano nazionale per l’informatica nella scuola, la firma nel 1986 dell’Intesa con la Conferenza Episcopale Italiana sull’insegnamento non più obbligatorio della religione cattolica.
Convinta europeista, si è sempre impegnata sui temi della pace.
Prima di entrare al Governo, Falcucci si era distinta, come leader europeo del Movimento Femminile della DC per la sua partecipazione appassionata a battaglie politiche, per il pieno riconoscimento dei diritti e della pari dignità della donna e aveva dato un importante contributo all' approvazione della riforma del diritto di famiglia del 1975.
Nella sua attività di ministra fu sempre disponibile all'ascolto di proposte e suggerimenti che le venivano da ogni parte, anche se nei tempi in cui operò c'erano molte contestazioni e non fu sempre semplice.

giovedì 14 novembre 2019

Angela Merkel: donna al Centro della Germania e dell'Europa

di Valeria Frezza

Da 13 anni Angela Merkel è cancelliera federale della Germania, da 18 anni presidente dell’Unione cristiano-democratica (CDU). L’intervento con cui lo scorso 29 ottobre Merkel ha annunciato che a dicembre non si ricandiderà alla guida del partito e che al termine della corrente legislatura (2021) si ritirerà dalla politica, segna la fine di un’epoca. 
Già con la nomina a presidente della CDU nel 2000, Merkel mise a segno il primo storico traguardo di una memorabile ascesa, diventando all’età di 46 anni la prima donna a capo dell’Unione cristiano-democratica, non senza suscitare risentimenti all’interno del suo partito. Oggi, 18 anni dopo, la fine della cosiddetta “era Merkel” sembra essere alle porte e appare necessario volgere lo sguardo al di là degli aspetti strettamente politici della questione, al di là dell’ascesa del populismo, della crisi dei partiti tradizionali, della crescita dei movimenti antieuropeisti. Angela Merkel è la prima cancelliera della Repubblica federale tedesca. Prima di lei il termine “cancelliera” di fatto non esisteva. Nella memoria storica dei nati dopo il 1995 in Germania, a prescindere dall’orientamento politico, la possibilità che tra qualche tempo ci sia un uomo a guidare il Paese rappresenta una novità.
Ciò non significa che in Germania la parità di genere sia stata raggiunta, specialmente in politica. La rappresentanza femminile al Bundestag raggiunge soltanto il 30,9 %, il che significa che alla metà della popolazione non corrisponde neanche un terzo dei deputati in parlamento. 
Una donna alla guida di un partito, una tedesca dell’est, protestante, separata e senza figli, generò negli anni molte perplessità anche per le sue proposte politiche.
Non solo Merkel sin dall’inizio non rientrava perfettamente nell’immaginario conservatore del partito per via della sua persona, ma anche da un punto di vista politico spostò gradatamente il profilo della CDU verso sinistra, sottraendo spesso argomenti ai socialdemocratici. Quando nel 2005 Merkel si candidò alla cancelleria, erano in molti a chiedersi se ne fosse all’altezza. Di nuovo era il suo essere donna a suscitare le maggiori perplessità. Con il passare del tempo i suoi tratti distintivi sono stati però comunemente accettati come simbolo di quella che Forbes ha nominato “donna più potente del mondo” per sette volte di seguito, quella stessa donna che riuscì a risollevare la CDU dallo scandalo finanziario che compromise lo stesso Kohl e a condurre la Germania fuori dalla crisi economica.
Dietro la sua incredibile tenacia, il suo stoicismo e i suoi modi austeri, si è però sempre nascosta una Merkel ironica e spiritosa, un lato mostrato in pubblico soltanto di rado, probabilmente per necessità di autodifesa in un panorama politico a dominanza maschile. Merkel non ha mai “strumentalizzato” il suo essere donna per fini strategici e non si è mai particolarmente impegnata per le donne e la parità di genere. Angela Merkel con la sua ascesa ha contribuito, forse involontariamente, a creare in molti giovani la consapevolezza che una donna può diventare cancelliera, addirittura in un contesto e in tempi ostili e a prescindere dalle sue origini.
"Non sono nata cancelliera e non l’ho mai dimenticato" cit. Angela Merkel

Che cosa sta succedendo in Cile

di Leonardo Gaddini

Da diverse settimane centinaia di migliaia di persone si ritrovano per manifestare nelle piazze delle più importanti città cilene. Il pretesto dell'inizio delle proteste contro il governo Piñera è rappresentato dall'aumento del costo dei biglietti dei mezzi pubblici, passati da 800 a 830 pesos (circa 1,04 euro). In realtà le motivazioni sono ben presto diventate altre, su tutte le disuguaglianze sociali. La protesta ha fatto molto scalpore, perché il Cile è sempre stato considerato come il paese più economicamente stabile e prospero (e infatti è così) del Sud America. I protestanti vengono spesso descritti come gruppi di famiglie pacifiche, oppresse dalle politiche "turboipermegaliberiste" (e chi più ne ha più ne metta) del governo e che risentono ancora degli effetti della dittatura di Pinochet (nonostante non ci sia più da 30 anni), che marciano cantando canzoni come: "Bella Ciao", o “El pueblo unido jamás será vencido”.

La realtà, ovviamente, non è così semplice come può sembrare. I dimostranti sono infatti composti in gran parte da gente violenta (i così detti Black-Bloc), che devasta i palazzi e i negozi delle città, arrecando un danno enorme alle persone normali, colpevoli solo di risiedere in quel determinato posto. Oltre a questo essi distruggono anche vie di comunicazione fondamentali (come le metropolitane), danneggiando così il proprio Paese.

Ma veramente il Cile è così economicamente mal messo come pare? I dati in realtà ci dicono di no. Infatti sia il debito pubblico che il rapporto dollaro-peso sono bassi (se paragonati a quelli delle altre nazioni della zona). Anche il tema delle diseguaglianze sociali non è proprio come ce lo rappresentano, in Venezuela (patria del Socialismo del XXI secolo) infatti le disuguaglianze tra ricchi (pochi) e poveri (molti) sono nettamente maggiori. Per quanto riguarda l'aumento del costo dei biglietti (subito ritirato dopo l'inizio delle proteste), se prendiamo i dati di una nazione vicina, per esempio l'Uruguay (altro Paese guidato dalla Sinistra radicale), vedremo che il prezzo è aumentato del 6% (a differenza del Cile dov'era aumentato solo del 3,5%).

In questo disordine, due interviste possono aiutarci a capire meglio la situazione. La prima, è stata rilasciata da Diosdado Cabello (numero 2 del Venezuela), che ha dichiarato che: "quello che sta succedendo in Cile è la rappresentazione perfetta del piano che stiamo mettendo in atto dal Foro di San Paolo (il più grande think-tank della sinistra radicale al mondo, fondato da Lula e da Fidel Castro)". E la seconda è stata rilasciata da Juan Guaidó che ha affermato che Maduro, attraverso i ricavi del petrolio, stia finanziando da anni i partiti di estrema Sinistra della regione, per destabilizzare i governi democraticamente eletti.

Come andrà a finire in Cile non possiamo saperlo, ma sta di fatto che il presidente Piñera ha sbagliato a schierare fin da subito l'esercito per reprimere i primi manifestanti, così facendo ha fatto in modo che la situazione degenerasse più velocemente. La sua carriera politica sembra ormai alla fine... speriamo che non lo sia anche il Cile.

martedì 12 novembre 2019

Storia di un'adozione internazionale: Russia

di Stefano & Valeria

Siamo Stefano e Valeria, sposati da 14 anni. Poco dopo il matrimonio abbiamo cominciato a pensare ad allargare la famiglia, ma il bambino tardava ad arrivare. Dopo un po' di accertamenti, abbiamo scartato il percorso della fecondazione assistita dal momento che desideravamo entrambi adottare un bambino.

Ai vari corsi venivamo sempre avvisati della difficoltà del percorso, ma noi non ci siamo scoraggiati più di tanto, eccetto per qualche situazione un po' più complessa. Dopo aver ricevuto l'idoneità dal Tribunale dei minori e aver scelto l'Ente (anche questo dopo qualche difficoltà ad individuare quello più adatto alle nostre esigenze), abbiamo scelto la Russia come paese per l'adozione. Dopo qualche mese siamo stati chiamati per  l'abbinamento e siamo partiti per Voronezh. Qui al secondo abbinamento, abbiamo incontrato nostro figlio Dmitry.

Per concludere l'iter adottivo abbiamo dovuto affrontare ben tre viaggi ed ognuo è stato molto difficile perchè dovevamo lasciare il bambino in istituto tra un viaggio e l'altro ed anche perchè alla fine abbiamo dovuto sostenere l'udienza in Tribunale per la procedura di adozione (sebbene assistiti dall'ente) in un paese straniero. Ciò è stato molto difficile ed impegnativo soprattutto dal punto di vista emotivo. La vera avventura però comincia con l'arrivo del bambino in Italia... occuparci della crescita del bambino, dei suoi bisogni, programmare le prime visite, l'inserimento in famiglia ed a scuola, l'apprendimento della lingua. 

L'adozione per noi è stato il coronamento del sogno di diventare genitori  ed è stata la cosa più bella che ci potesse capitare.. anche tutte le difficoltà e gli ostacoli che abbiamo incontrato, soprattutto dopo l'arrivo del bambino, sono state ampiamente ripagate dalla gioia che proviamo per aver realizzato il nostro desiderio di avere una famiglia e dell'arrivo di nostro figlio che è davvero delizioso e un tesoro prezioso per noi.

lunedì 11 novembre 2019

Riflessioni sulla spesa pubblica italiana

di Paolo Daddario

Dobbiamo scuotere le coscienze e credo che il dialogo è la comunicazione di pensieri positivi e condivisibili siano un ottimo strumento per sedimentarie un pensiero costruttivo e ad attuale utile a ridare voce e gambe ai comuni valori nei dei quali siamo fermamente convinti. Per questo vi propongo di seguito un pensiero di Stefano Parisi leader di Energie per l'Italia.

"Quante volte abbiamo sentito dire che va tagliata la spesa pubblica? Che va ridotto il debito? Che bisogna abbassare le tasse? L'hanno detto professori, tecnici, politici ma nessuno lo fa, nessuno ci riesce. Perché? 

Sono anni che gli italiani fanno sacrifici. Fanno sacrifici i giovani che vogliono mantenersi agli studi e devono vedersela da soli. Fanno sacrifici le famiglie che hanno deciso di mettere al mondo e crescere i loro figli. Fanno sacrifici le imprese che devono affrontare  burocrazia e fisco oppressivi. Fanno sacrifici i pensionati che hanno visto erodere i loro risparmi. 

Il problema è questi sacrifici non servono a nulla perché il debito non scende, la spesa non si riduce, le tasse aumentano. Corriamo da fermi e non c'è sviluppo se non si cresce. L'economia ristagna e i populisti di destra e di sinistra vincono le elezioni promettendo nuove elargizioni e mance elettorali. Quello che manca all'Italia, quello che noi dobbiamo dare agli elettori stanchi, delusi, che hanno perso fiducia nella politica è una visione. Dobbiamo ricostruire un senso delle cose se vogliamo cambiare la nostra condizione.

Quello che dobbiamo riuscire a fare capire ai giovani, alle famiglie, alle imprese, ai pensionati, è che se riusciremo a smetterla di accumulare debito, se riusciremo a riformare la nostra pubblica amministrazione rendendola più efficiente, se riusciremo a immaginare un welfare diverso e cioè se ragioneremo in termini di comunità e non solo di interesse individuale, allora i sacrifici che facciamo e che dovremo continuare a fare serviranno a qualcosa.

Serviranno a far ripartire l'Italia, un Paese fermo da decenni dove lo squilibrio generazionale, tra giovani e anziani, è diventato insopportabile. I sacrifici che facciamo avranno un senso perché daremo una speranza agli italiani. Una idea di futuro. Perché senza speranza e senza futuro le politiche di austerità non servono a nulla, anzi, spalancano le porte alla propaganda. Legittimano chi incolpa sempre gli altri e non mette mai in discussione se stesso per tutto quello che non viene fatto. 

Solo così la nostra area politica ricostruirà una vero consenso, forte, largo, non minoritario come è adesso. Solo ricostruendo la coesione sociale che si è disgregata nel rancore, nella invidia, nell'odio che divide invece di unire verso il bene comune, solo così riusciremo a liberare le energie positive del nostro Paese. Stefano Parisi "

I mali della politica italiana secondo Don Sturzo

di Leonardo Gaddini

Nei suoi numerosi scritti Don Sturzo, denunciava (essendo spesso ignorato anche dagli ambienti “Popolari”) i mali che affliggevano (e tuttora affliggono) il nostro Paese, che sono: lo Statalismo, la Partitocrazia, la Sindacatocrazia, la corruzione, l'imprenditoria liberal-Statalista, l'entite, il Fascismo, il Comunismo, i difetti degli italiani, la Burocrazia, il centralismo e i limiti della classe politica. 
Questi problemi sono ancora di grande attualità. Essi sono, infatti, le cause principali del lento e inesorabile declino di questa nazione.

Lo Statalismo è forse il male più profondo di questo Paese, infatti l'assurdo dell'economia italiana sta nel fatto di essere apparentemente privatistica e di mercato, ma effettivamente controllata da uno Stato che pretende di dirigere e non dirige. Il nostro, infatti è uno Stato che, invece di cercare di risolvere la crisi attraverso riforme strutturali preferisce elargire "mancette" elettorali. La "toppa", però, risulta sempre, non solo inefficace a coprire il buco, ma anche dannosa. Dopo anni e anni in cui i governi (di tutti i colori politici) hanno elargito sussidi il debito pubblico è aumentato e le condizioni economiche del Paese sono nettamente peggiorate, con conseguenti migrazioni di massa dal nostro Paese all'estero (vera tragedia di cui nessuno parla).

Questo male, però, è strettamente collegato agli altri. L' "entite" è una malattia che il nostro Stato non riesce a curare proprio a causa delle sue continue ingerenze del sistema economico nazionale. Ingerenze che sono, però, dovute anche alla mentalità corporativista del popolo italiano, un popolo "conformista perché anarchico e anarchico perché conformista". Il nostro è dunque un popolo che vuole uno Stato paternalista ed è dunque per questo motivo che oggi l'elettorato vira verso l'estremismo. Comunismo e Fascismo sono, infatti, due facce della stessa medaglia, caratterizzati entrambi da un programma dogmatico, da un mito avveniristico e dalla forte autorità del capo.

L'unica via possibile per invertire il passo e tornare a crescere ce la suggerisce ancora una volta Sturzo, quando afferma che lo Stato deve dare agli italiani il mezzo di crearsi da sé il proprio benessere, lavorando e risparmiando. In conclusione, il vero grande problema di questa nazione è la mancanza di Libertà

venerdì 8 novembre 2019

Attualità di Don Luigi Sturzo per ritornare ad una politica responsabile

di Temistocle Gravina 

Nell’anno del Centenario Sturziano sono state moltissime le iniziative non solo per ricordare, ma anche per approfondire la vita e l’attività sociale e politica di don Sturzo.
Il sacerdote siciliano fu il fondatore del Partito Popolare, ma soprattutto di un modo cristiano di intendere e vivere la politica.
Egli stesso, in un periodo di certo non facile della storia italiana e mondiale (nacque a Caltagirone il 26 novembre 1871 e morì a Roma l’8 agosto 1959), fu pro-sindaco del suo paese d’origine (1905-1920) e fu tra gli ispiratori della Costituzione Italiana.
In questo articolo volevo tracciare, solo brevemente, i punti principali del suo pensiero, perché possano essere un sunto utile a sottolineare gli argomenti indispensabili di una politica che sia effettivamente al servizio del cittadino. Una politica non nuova, visto che viene dal secolo scorso, ma rinnovata, come risposta a questi nostri anni di bailamme politico, nato dall’imbarbarimento del tessuto sociale, che sembra aver perso punti di riferimenti sani ed efficaci.
Sono riflessioni che ho colto, per così dire, di fiore in fiore, cioè prendendo appunti man mano che leggevo articoli, saggi o ascoltavo conferenze. Quindi potreste ritrovare brani che evocano cose già lette altrove…
Aprendo il link iniziale troverete, tra l’altro, gli Atti del Convegno Internazionale Sturziano in occasione del Centenario dell'Appello ai liberi e forti (1919-2019) tenuto a Caltagirone dal 14-16 giugno 2019: in quelle pagine c’è tutto il pensiero di don Sturzo, con approfondimenti e attualizzazioni interessanti. E, soprattutto, esposto da specialisti e persone qualificate.
Per iniziare proprio dall’Appello ai Liberi e forti, in esso troviamo esplicitati i fondamenti dello stato democratico secondo Sturzo:
- la libertà di insegnamento e di associazione, l’autonomia della comunità locale, la libertà religiosa;
- lo sviluppo delle capacità produttive (agricole e industriali);
- il voto alle donne, la riforma elettorale proporzionale, il senato elettivo come camera di rappresentanza dei corpi intermedi.
Il tutto inserito (sua grande intuizione che precorrerà i tempi di quasi 40 anni) nell’ambito di una Europa Unita.
Questo sarà anche il programma del Partito Popolare.
Partendo proprio dalla sua esperienza, don Sturzo vede come uno Stato veramente rappresentativo, democratico e popolare può nascere solo dalla vita politica locale, che deve essere il più partecipata possibile (egli diceva, ad esempio, che il bilancio del Comune deve essere comprensibile come quello di casa propria). Il cittadino ha infatti come prima controparte sociale proprio il comune in cui vive; e se non può partecipare alle scelte e decisioni che lo riguardano così direttamente, non si sentirà neanche coinvolto in scelte e decisioni che riguarderanno il proprio territorio più allargato che è lo Stato.
La politica dovrà essere capace di
- rispettare i nuclei e gli organismi naturali: famiglia, classi sociali, comuni;
- favorire le personalità individuali;
- incoraggiare l’iniziativa privata.
Se la prassi politica e il conseguente lavoro di sviluppo economico non partono da queste basi personali e locali sono inutili e sterili.
Già da qui si capisce che per don Sturzo esiste un solo vero fondamento a tutta l’impalcatura teorica e pratica di una società civile: la persona.
Sulla persona umana si deve fondare non solo qualunque intelaiatura sociale e politica, ma essa deve essere anche il fine ultimo della democrazia, in tutte le sue declinazioni e aspettative di vita personale e sociale.
La politica deve favorire lo sviluppo integrale della persona:
come singolo, con la facilitazione a realizzare le proprie aspirazioni, a soddisfare i propri bisogni (materiali e spirituali!);
come comunità, con la realizzazione del bene comune, cioè la concretizzazione dei bisogni ‘sociali’ dell’uomo.
Questo pone un grosso quesito, a cui don Sturzo dedicò molta parte del suo pensiero politico: che rapporto c’è tra politica e morale? Per lui ci sono due prerequisiti fondamentali: il rispetto della libertà dell’uomo e il perseguimento del bene comune. Solo un uomo veramente libero può vivere e agire per il bene comune. E la politica deve far in modo che ogni uomo possa “partecipare al governo di un Paese per il bene comune” (cit.).
Questo principio sarà alla base del pensiero politico e della riflessione giuridica anche di un grande ‘figlio’ di don Sturzo, Aldo Moro: al centro di tutto c’è la persona, come singolo ma anche come gruppo sociale. C’è una democrazia quando sono tutelati i diritti di tutti, e di tutte le classi sociali senza distinzioni (ecco perché bene “comune”).
In questa prospettiva don Sturzo vedeva il Partito Popolare come “un partito autonomo libero e forte, che si avventuri nelle lotte della vita nazionale” (cit.).
Un altro aspetto del pensiero sturziano che oggi pare scritto apposta per la nostra situazione, parte da una constatazione: l’Italia non aveva (e non ha) materie prime da sfruttare, perciò deve trarre profitto dalla propria capacità di trasformazione manifatturiera, che è l’unica ricchezza del paese.
Artigiani, contadini, operai devono essere l’ossatura della nostra economia. Oggi, con i dovuti aggiustamenti di sviluppo, potremmo parlare di queste categorie applicate al nuovo che avanza: la tecnologia, l’informatizzazione nella e della vita quotidiana.
Altri elementi per una democrazia sana vengono dalla struttura dello Stato:
- bilanciamento (e limitazione reciproca) dei poteri delle istituzioni (principio ripreso poi dalla Costituzione)
- diritto di proprietà (conto lo statalismo da una parte –il ‘tutto è dello stato’ del socialismo- e lo strapotere delle banche e dei monopoli privati –che tolgono l’iniziativa ai piccoli)
- la sovranità appartiene a 5 organi: il Capo dello Stato (che per Sturzo poteva anche essere il re…), il popolo, il parlamento, la magistratura, il governo.
Il capo dello stato: era l’espressione simbolica del potere, garantiva e supervisionava gli altri, sanzionava le leggi fatte dal governo.
Il popolo: elegge i suoi rappresentati ma senza diritto di revocarli e senza mandato imperativo (per non essere condizionati dagli umori del popolo e dagli interessi personali e personalistici degli elettori). Il referendum garantiva comunque la possibilità di esprimere direttamente la sovranità popolare.
Il parlamento: detiene il potere legislativo con il governo che ha il potere di far eseguire le leggi insieme alla magistratura. Il governo è preposto all’esecuzione politica e amministrativa delle leggi; la magistratura a quella giuridica e penale.
Solo un equilibrio fra questi 5 organi può dare una democrazia soddisfacente.
La democrazia si fonda sull’avanzamento del popolo nel suo insieme: proletariato e borghesia (o ceto medio). Queste due categorie sociali devono tendere entrambe al “bene comune” e quando si perde di vista questo, si ha una frattura nella società, col risultato che ognuno tira la corda dalla sua parte. Ecco perché un partito politico non deve essere espressione solo di una fascia di popolazione.
I partiti. Sono libere associazioni di cittadini che si ritrovano intorno ad un insieme di ideali volti al conseguimento di un programma. Un partito deve al suo interno lasciare libera iniziativa a quelli che don Sturzo chiama “organismi naturali”: famiglia, associazioni, professioni, libera iniziativa. Impegnarsi in politica è indispensabile per una democrazia, per non lasciare libero il campo a coloro che vogliono utilizzare la cosa pubblica per i loro interessi personali invece che per quelli della collettività. Per un cristiano, poi, interessarsi di politica non è solo un diritto, ma un dovere anzi una vocazione, perché permette al credente di ‘trafficare’ i talenti che Dio ha messo a disposizione per il bene comune.
E qui don Sturzo ha un’affermazione che sembra fatta alla luce della situazione di oggi, 2019… Egli parla infatti di quei partiti, che definisce ‘dittatoriali’, i quali non solo difendono gli interessi di pochi, ma che esercitano una violenza occulta attraverso il controllo dei mezzi di comunicazione, portandoli a diventare “padroni delle anime e dei corpi limitandone, anche senza violenza fisica, la libera espressione delle idee”.
Più profetico di così!