martedì 30 giugno 2020

Quante rose a coprire quell'abisso. Donne cattoliche controcorrente

di Valeria Frezza

L’essere andate controcorrente in un determinato momento storico con scelte personali coraggiose e certamente di rottura, scelte che sono state un atto di ribellione alle ingiustizie, al conformismo, all’indifferenza che vedevano diffuse intorno a loro, scelte dettate non da calcoli, da opportunismo o da quieto vivere. Scelte che restano come un atto che illumina un’intera esistenza e che sintetizza la loro personalità straordinaria, restituendoci il significato del loro impegno civile e politico. Il valore di quell’atto di ribellione è sicuramente etico e religioso perché ha alimentato poi una serie di azioni in campo civile o politico che hanno prodotto risultati significativi e importanti, anche per la nostra comunità, ad esempio nel campo sociale, educativo e didattico​ o nel sindacato e nell’azione parlamentare o nella missione politica verso il proprio partito. Chi sono queste donne?

In questo articolo parliamo di ALESSANDRA CODAZZI.

Nata nell'Emilia, l'11 novembre 1921, Alessandra Codazzi è una politica, sindacalista e partigiana italiana. Alessandra, detta Sandra è stata primogenita di sette fratelli e figlia del colonnello Alberto Codazzi, il quale era discendente di Agostino Codazzi, geografo ed eroe nazionale in Venezuela e in Colombia. Nasce in una famiglia di antifascisti cattolici, il padre colonnello e la madre casalinga si dedicano all’antifascismo. Alessandra, combattente appartenente alla 284 Brigata Fiamme Verdi “ Italo”. Da sempre rifiuta di aderire alle organizzazioni giovanili e repressive del fascismo e dai genitori assorbe quel clima di apertura possibilista alla lotta clandestina. La sua casa il 4 agosto del 1943 ospita la 1^ riunione dei maggiori esponenti cattolici (fra cui Giuseppe Dossetti) per decidere se e come passare alla lotta armata. Costituitosi poi il CNL il padre diventa responsabile del Comando Piazza. Arrestato dai tedeschi viene deportato in Germania e vi resta fino alla fine della guerra internato in un lager tedesco.

Alessandra, insieme ai fratelli, decide di partecipare alla lotta clandestina nelle file dei Garibaldini e poi nelle Fiamme Verdi anche se affermò che “comunque ci eravamo trovati bene anche con i Garibaldini, perché eravamo molto rispettati”. Ella descrive il suo impegno resistenziale precisando che il suo compito era quello di tenere i collegamenti fra i diversi distaccamenti e fra questi e il CLN nonché accompagnare persone in montagna, far questi alcuni ebrei. Aveva una buona padronanza della lingua tedesca e venne utilizzata come interprete. La sua adesione fu connotata da una fervida fede cattolica come anche il nome di battaglia scelto "Rosario” attesta.
La storia di Alessandra Codazzi e il suo approdo alla Resistenza, ci induce ad ulteriori riflessioni circa la lotta di liberazione femminile.

Laureatasi in lettere e filosofia all'Università Cattolica del Sacro Cuore​ di​ Milano, allieva di​ Giuseppe Dossetti, è entrata dapprima nell'Azione Cattolica​ e poco dopo nella​ CISL​ di​ Giulio Pastore, dove ha frequentato il "Corso lungo" presso il Centro Studi della CISL a​ Firenze​ con il professor​ Mario Romani. Nella CISL si è occupata delle donne e dei diritti dei lavoratori sino a divenire segretario nazionale della categoria dei tessili. Nel​ 1976​ è stata eletta​ senatrice​ per la​ Democrazia Cristiana​ fino al​ 1987.

Ha lavorato e ha avuto rapporti di stretta amicizia con le colleghe​ Anna Gabriella Ceccatelli,​ Tina Anselmi​ e​ Nilde Iotti.

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