giovedì 11 giugno 2020

"Mulieris Dignitatem" di Giovanni Paolo II (1988) sulla dignità e vocazione della donna

di Valeria Frezza

Nella Mulieris Dignitatem, Giovanni Paolo II ha voluto approfondire le verità antropologiche fondamentali dell’uomo e della donna: l’uguaglianza in dignità e l’unità dei due, la profonda diversità tra il maschile e il femminile e la loro vocazione alla reciprocità e alla complementarietà, alla collaborazione e alla comunione. Questa unità dell’uomo e della donna si basa sul fondamento della dignità di ogni persona, creata a immagine e somiglianza di Dio, il quale “maschio e femmina li creò”.

Dio vuole l’uomo e la donna come persone eguali e chiama i due alla comunione d’amore mediante la reciproca donazione. Quanto avviene nel matrimonio diventa così il paradigma dei rapporti interpersonali tra uomo e donna. Il peccato deforma il senso dei rapporti tra di loro e l’uguaglianza, la comunione e la donazione sono minacciate dalla disuguaglianza, dalla contrapposizione, dal dominio e dal possesso “verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà” (Gen.3,16). Le varie discriminazioni alle quali la donna è soggetta trovano nel peccato la spiegazione più profonda. Sono discriminazioni che vanno superate. Ciò è possibile attraverso la salvezza che viene da Cristo. L’atteggiamento di Gesù è libero dai condizionamenti del tempo. La “novità del Vangelo” esalta la vera dignità della donna e la vocazione corrispondente a questa dignità. Come donna è chiamata a realizzarsi nella comunione con l’altro e nel dono di sé., centrale è l’affermazione della sua dignità e nel contempo il valore della sua femminilità.

In una società e in una cultura nelle quali lo sviluppo tecnico-scientifico è spesso distorto, per evitare il rischio che si perda la centralità della persona umana, l’avvenire dovrà imprescindibilmente passare attraverso la donna.

In Maria, la Vergine Madre di Dio, si sono manifestate in pienezza la dignità e la vocazione della donna. Maria è l’archetipo di tutti gli esseri umani, uomini e donne, chiamati alla comunione di amore con Dio. In particolare, Maria ha vissuto questa comunione che è propria ed esclusiva della donna: l’unione tra madre e figlio. La donna si trova al centro di questo evento salvifico. L’autorivelazione di Dio che è contenuta nell’annunciazione di Nazareth. “Il Verbo si fa carne” e Maria raggiunge un’unione con Dio tale da superare le aspettative umane e diviene madre del Messia che è “Figlio dell’Altissimo”.

Chiamando la donna alla maternità, Dio le ha affidato in maniera speciale l’essere umano. L’uomo però rischia di ridurre la maternità ad un ruolo sociale ma che di fatto mette in disparte e non valorizza pienamente le potenzialità della donna per la costruzione della comunità o abbandonare il femminile con i tratti che lo caratterizzano.

La Lettera, riflettendo sulla presenza e l’impegno femminile nella Chiesa afferma che “è giunta l’ora in cui la vocazione della donna si svolga con pienezza, l’ora in cui la donna acquisti nella società un’influenza, un irradiamento, un potere finora mai raggiunto.

Queste affermazioni sono di grande attualità perché purtroppo la questione femminile ha lasciato la via del rifiuto del maschio che non cerca la cooperazione in una profonda integrazione dei due sessi e continua ad essere una questione disputata. La donna è riconosciuta ed elogiata quasi esclusivamente per il suo servizio sociale e di carità ma raramente è vista come promotrice di cambiamento culturale e si scontra con una mentalità maschilista ed autoritaria, che non lascia spazio per ruoli direttivi o di collaborazione. La donna ha un grande contributo da offrire con le sue intuizioni, la sua capacità di dialogo, di proposta e di mediazione, giudicata per la sua bellezza ed esteriorità e non per i valori veri e profondi che potrebbero essere valorizzati per la costruzione di una società migliore e di una Chiesa più equilibrata e plurale.

Papa Francesco dice che spesso il ruolo di servizio della donna scivola verso un ruolo di “servitù”. È tempo, dice Papa Francesco nel discorso del 7 febbraio 2015 alla Plenaria del Dicastero della Cultura che le donne siano pienamente partecipi dei vari ambiti della vita sociale ed ecclesiale e mette l’accento sull’urgenza di offrire spazi alle donne favorendo una presenza più capillare ed incisiva con un maggiore coinvolgimento nelle responsabilità pastorali.  

“Quando le donne possono trasmettere i loro doni, il mondo si ritrova più unito e più in pace. Perciò, una conquista per la donna è una conquista per l’umanità intera” cit. Papa Francesco

 

Fonti: Avvenire, Lettera Apostolica Mulieris Dignitatem (15 agosto 1988) Giovanni Paolo II, Chiesa Cattolica


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