Le donne italiane parteciparono alle lotte d’indipendenza e alla lotta partigiana, ma anche lottarono per vedersi riconosciuto il diritto di poter votare ed essere attrici del proprio destino. In principio furono le suffragette, un ristretto gruppo di donne istruite e combattive che nel primo ‘900 lottò strenuamente per ottenere l’estensione del suffragio alle donne italiane. Il debito di riconoscenza verso figure come Lidia Poet, Anna Kuliscioff, Anna Maria Mozzoni, Maria Montessori, Sibilla Aleramo e Giacinta Martini Marescotti, pioniere della parità di genere in Italia, è oggi ampiamente riconosciuto, perché senza di loro, forse, quel 2 giugno di 71 anni fa, le donne si sarebbero ritrovate ancora escluse dalla possibilità di votare e accedere al Parlamento.
L' elezione delle 21 Costituenti nel 1946 non ha risolto il ritardo italiano della presenza femminile nelle istituzioni, se ancora oggi certe cariche restano ad appannaggio maschile. Ma la presenza tra gli scranni di Montecitorio delle Costituenti ha segnato un vero spartiacque nella storia del nostro Paese e le 21 donne entrate all’Assemblea sono diventate un simbolo dell’emancipazione femminile. Laureate, provenienti da tutta la penisola, in maggioranza sposate, insegnanti, giornaliste, sindacaliste, casalinghe, spesso con un passato partigiano, militanti comuniste, socialiste, democristiane e in un caso del movimento dell’Uomo Qualunque: per tutte, l’Assemblea Costituente rappresentò l’occasione irripetibile di migliorare giuridicamente la condizione della donna nella società italiana.
Fonte: Iodonna
Nessun commento:
Posta un commento