Garantire pari opportunità nel mercato del lavoro vuol dire combattere ogni forma di discriminazione basata sul genere, in un contesto come quello italiano, caratterizzato da bassi livelli di partecipazione e da differenze di retribuzione a sfavore della componente femminile.
La recente crisi economica ha avuto pesanti ripercussioni sulle categorie più deboli e, tra esse, quella delle donne. Sono sensibilmente peggiorate le condizioni di parità di genere e si è registrato un aumento delle discriminazioni.
Associazioni, sindacati, movimenti femminili e funzionari pubblici intervengono con azioni volte a garantire l'uguaglianza di genere nella rappresentanza e nelle condizioni di lavoro e contribuiscono alla rimozione degli ostacoli che impediscono la realizzazione della parità di genere, garantendo un'adeguata rappresentanza femminile anche in quei settori dove le donne sono sottorappresentate e cercando di favorire un equilibrio tra responsabilità familiari e professionali.
Quali tutele prevede la Costituzione? Discriminare il lavoratore o la lavoratrice per adesione al sindacato, discriminazione politica, religiosa, razziale, di sesso, di handicap, sull'orientamento sessuale o sulle convinzioni personali (art. 15), concessioni di trattamenti economici di maggior favore aventi carattere discriminatorio (art. 16), discriminazione in materia della tutela di maternità e di paternità o di ogni trattamento in ragione dello stato di gravidanza, anche in caso di adozione, indipendentemente dalle modalità di assunzione e qualunque sia il settore o il ramo di attività, a tutti i livelli della gerarchia professionale. Relativamente alle iniziative in materia di orientamento, formazione, perfezionamento, aggiornamento, riqualificazione professionale, attribuzione delle qualifiche, delle mansioni e della progressione della carriera (art. 29 comma 1), nell'accesso delle prestazioni previdenziali e nelle forme pensionistiche (art. 30 e 30 bis).
Comportamenti indesiderati, posti in essere per ragioni connesse al sesso, violare la dignità di ogni lavoratore o lavoratrice, creare un clima intimidatorio sono perseguibili per legge.
Le azioni positive consistono in misure volte alla rimozione degli ostacoli che impediscono la realizzazione delle pari opportunità. In particolare tali azioni hanno lo scopo di: eliminare le disparità nella formazione scolastica e professionale, nell'accesso al lavoro, nella progressione della carriera, nella vita lavorativa, favorire l'accesso al lavoro autonomo e alla formazione imprenditoriale, superare le condizioni pregiudizievoli nell'avanzamento professionale e di carriera, promuovere l'inserimento delle donne nelle attività, nei settori professionali e nei livelli in quanto esse sono sottorappresentate, favorire le condizioni e il tempo del lavoro, valorizzare l'impegno femminile.
Il non rispetto delle pari opportunità è sanzionabile con ammende che arrivano fino a 50.000 euro e nei casi più gravi all'arresto fino a 6 mesi (decreto legislativo n. 5/2010 che riforma il Codice delle Pari opportunità del 2006).
Tuttavia, ancora oggi, le pari opportunità non hanno dignità né importanza e i governi spesso non si impegnano per una realizzazione piena delle Pari opportunità nel nostro Paese, così come ci impone la nostra costituzione, per garantire l'armonia e la pace.
fonte: sito ministero pari opportunità, altalex
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