di Leonardo Gaddini
Da più di un anno ormai vanno avanti le proteste a Hong Kong, ciò che le scatenò fu la proposta di legge fatta dal Capo Esecutivo, Carrie Lam,
che prevedeva l'estradizione di latitanti verso Paesi dove non vi sono
accordi di estradizione, tale legislazione avrebbe violato la linea di
demarcazione tra i sistemi legali-giuridici, noti anche come "un Paese
in due sistemi", tra Hong Kong e la Cina, sottoponendo i
residenti di Hong Kong e quelli che passavano per la città (anche
sempici visitatori) alla giurisdizione de facto dei tribunali
controllati dal Partito Comunista Cinese. Dopo la notizia Demosistō,
un movimento pro-Democrazia, organizzò un sit-in di protesta a cui
aderirono molte più persone del previsto. Questo avvenimento poi fece
iniziare le proteste vere e proprie con centinaia di miliaia di persone
che scesero in strada contro il decreto liberticida.
Il 12 giugno, il giorno in cui il Governo aveva tentato di
presentare il disegno di legge per la sua approvazione, le proteste
fuori dal quartier generale si sono trasformate in violenti
scontri. L'opposizione ha denunciato la violenza della polizia,
pubblicando anche dei video che dimostravano i modi brutali usati per
ristabilire l'ordine (tra cui spray al peperoncino spruzzato sul volto
dei manifestanti e soprattutto pallottole di gomma sparate da poca
distanza, cosa che può essere letale), ciò ha attirato l'attensione
della stampa e dell'opinione pubblica mondiale. La successiva marcia
di protesta ha visto la partecipazione di quasi 2 milioni
di persone tra cui centinaia di giovani manifestanti che, mentre la città festeggiava il 22º anniversario della
indipendenza britannica, separatamente, hanno preso
d'assalto il Consiglio Legislativo (il Parlamento di Hong Kong) e hanno rimosso i simboli associati
alla Cina. Il 9 luglio, il Capo Esecutivo Lam
ha dichiarato "morto" il disegno di legge sull'estradizione, usando
un'ambigua frase cantonese che può essere tradotta come "morire di una
morte pacifica". Lam non ha assicurato, tuttavia, che il disegno di legge sarebbe stato
completamente ritirato o che qualsiasi altra richiesta dei manifestanti
sarebbe stata presa in considerazione.
Questo
non ha fermato i manifestanti che, più numerosi di prima, hanno
continuato a scendere in piazza, sfidando la brutalità della polizia e
le minacce (neanche tanto velate) del Governo cinese. Adesso però la
motivazione non è più una semplice legge, ma la difesa dello Stato di Diritto
e dei diritti umani, un processo per gli agenti della polizia
responsabili dell'uccisione di diversi manifestanti (per il Governo sono
"solo" 2, ma molti casi sono stati etichettati come "suicidi" in
cella), le dimissioni di Lam e maggiore autonomia da Pechino
(alcuni sperano anche nell'indipendenza). Queste proteste sono
considerate come una novità rispetto a quelle degli anni passati perchè i
manifestanti sono in maggioranza giovani, non appartenenti ad alcun
partito pro-Democrazia. Le cose sono iniziate a peggiorare quando alcuni
gruppi organizzati di civili pro-Pechino hanno iniziato ad attaccare
fisicamente i manifestanti per strada, questo a portato i pro-Democrazia
ad aumentare gli sforzi occupando le università, ma così hanno attirato
ancor più su di loro la furia della polizia. In inverno si sono tenute
le elezioni per il Consiglio Distrettuale (un organo che si
occupa dell' amministrazione della città) che hanno visto la
schiacciante vittoria del fronte pro-Democrazia. Le proteste sono poi
continuate e vanno avanti ancora oggi nonostante il Coronavirus.
Diversi Governi in tutto il mondo hanno appoggiato i manifestanti e addirittura il Parlamento degli USA ha istituito una commissione d'inchiesta per vigilare sul rispetto dei diritti umani. Questo molto probabilmente ha frenato Xi Jiping (Presidente cinese) dall'usare metodi drastici (usati a suo tempo per il Tibet)
contro i manifestanti, ma per quanto tempo ancora si tratterrà? In
questo disordine mondiale il nostro Paese ha preferito non prendere
posizione, probabilmente per gli affari che ruotano intorno al 5G e a
quello che è stato definito come la "nuova via della seta".
Personalmente reputo questo comportamento come scandaloso e meschino,
chi rischia la vita per protestare pacificamente per la Democrazia e la Libertà
contro una dittatura disumana come quella di Xi (che allestisce campi
di concentramento per i mussulmani-cinesi) deve, non solo essere aiutato
con ogni mezzo possibile, ma anche chiamato con l'appellativo che
merita, ovvero: EROE! Questo sono per me Joshua Wong (portavoce de facto dei manifestanti, che qualche tempo fa ha cercato di far capire all'Italia i pericoli che porterebbe un'alleanza con la Cina) e tutti i ragazzi di Hong Kong.
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