venerdì 22 maggio 2020

Diritti delle donne


di Valeria Frezza

Il 13 febbraio 2020 il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione in cui i deputati denunciano il regresso della parità di genere, infatti, alcune criticità identificate 25 anni fa, sono ancora attuali.

L’UE deve assumere una posizione unitaria ed intervenire con fermezza e prendere delle misure per i diritti, l’autonomia e l’emancipazione delle donne.


In particolare:


- una maggiore inclusione delle donne nel mercato del lavoro;

- un miglior sostegno all’imprenditorietà femminile;

- colmare definitivamente il divario retributivo e pensionistico;

- equa ripartizione delle responsabilità domestiche e di assistenza tra donne e uomini;

- promuovere l’istruzione delle ragazze ed una maggiore partecipazione alle carriere STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica);

- promuovere una rappresentanza equilibrata di genere a tutti i livelli nei processi decisionali;


inoltre, per rafforzare la protezione delle donne, l’UE dovrebbe:


- rafforzare la prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne;

- destinare risorse finanziarie e umane per la lotta contro la violenza nei confronti delle donne;

- tutelare e promuovere i diritti dei gruppi che sono vittime di discriminazione;


infine l’UE dovrebbe:


- sostenere i finanziamenti a favore della salute sessuale e riproduttiva;

- promuovere una maggiore partecipazione delle donne nelle azioni per il clima e di costruzione della pace;


Un po’ dubbie: promuovere l’inclusione negli accordi commerciali e condannare la norma “global gag” che vieta alle organizzazioni di ricevere finanziamenti per la pianificazione familiare se offrono servizi per l’aborto.


Le disposizioni per il Coronavirus hanno creato ulteriori disparità, donne e giovani in Italia restano a casa, il 4 maggio sono tornati a lavoro (in cantiere, in fabbrica, in ufficio) il 72,4% degli uomini. Dal lockdown esce un paese che sembra quello di mezzo secolo fa. L’uomo a lavoro, lei con i bambini, anche perché chi se ne prende cura con le scuole ed i centri estivi chiusi?

Gli squilibri di genere già esistenti, adesso lo sono ancora di più. Al momento donne e giovani restano fuori, i più penalizzati dalla crisi. Alla narrativa retorica piena di cliché che le donne sono in prima linea contro il coronavirus, come in tempi di guerra, non corrispondono misure efficaci e concrete per aiutare a superare il gap esistente in ogni campo.

Come in epoca di guerra, le donne sono state e continuano ad essere in prima linea come operatrici del sistema sanitario, come cassiere nella grande distribuzione, come insegnanti riconvertite alla didattica digitale (qualcuno si chiede che fanno le insegnanti precarie durante il lockdown?).

Oggi le donne sono schiacciate tra le responsabilità di cura e le necessità del lavoro.

Non si può permettere che l’emergenza sanitaria rinchiuda le donne in casa. E' dovere e diritto delle donne di dare un contributo in modo attivo e mettendo a disposizione le competenze e l’impegno. 

La modernizzazione del Paese passa anche attraverso l’impegno delle donne.

La parità di genere non è solo una questione delle donne, ma un vantaggio per la società.


Fonti: Europarlamento, il Messaggero

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