L’alto numero di emendamenti al decreto scuola n. 22 sta rallentando l’iter di approvazione al Senato: sono quasi 400 gli emendamenti presentati e di modifica del decreto legge e particolarmente stanno perdendo tempo la commissione Bilancio e quella degli Affari Costituzionali.
Per quanto riguarda l’assunzione dei docenti si dovrebbe intanto celermente procedere all’assunzione dei precari storici che il Miur ha tenuto illegalmente e incostituzionalmente nello stato di contratto di precariato per almeno 15 anni, nonostante la procedura d’infrazione dell’Unione Europea 99/70 che alla clausola 5 impone agli Stati membri di adottare delle misure per evitare la reiterazione abusiva dei contratti a termine e prevede la loro eventuale trasformazione a tempo indeterminato e per la quale l’Italia ha pagato 300 milioni di euro di multe, tutti soldi buttati.
L’Italia, già nel settore privato, aveva costituito delle misure e aveva disposto la trasformazione del contratto a tempo determinato dopo 36 mesi di lavoro, invece, nel settore pubblico, ciò non si è verificato.
L’articolo 97 della Costituzione indica la possibilità di accedere al pubblico impiego solo tramite concorso. A ciò si potrebbe obiettare:
1. ci sono molti precari che hanno vinto il concorso da diversi anni e sono ancora precari. C’è un abuso da sanare da parte dello Stato e ciò potrebbe portare a valutare l’eccezione
2. questa legge prima del governo Renzi non è stata applicata perché la scuola non era considerata “pubblico impiego” e quindi c’è già stato il precedente di docenti assunti a tempo indeterminato che hanno preso l’abilitazione (al tempo SSIS) ma non hanno fatto il concorso
3. nell’emendamento proposto da alcuni partiti della maggioranza (PD e Leu e dal senatore Pittoni, Lega Nord), l’assunzione avverrebbe per titoli (vuol dire che durante l’anno di prova i docenti svolgeranno sia l’esame orale abilitante, come è già avvenuto precedentemente, sono le tempistiche ad essere differenti, sia l’esame per passare l’anno di prova),
4. l’assunzione per titoli potrebbe essere giustificata dallo stato emergenziale.
Anche la didattica a distanza non è regolamentata, non è prevista dal contratto dei docenti, le piattaforme non tutelano a sufficienza la privacy degli alunni e dei docenti e tutto ciò che avviene fatto tramite modalità telematica è impugnabile ed è stato permesso esclusivamente a causa dell’emergenza del coronavirus.
5. provvedere ad una giusta applicazione della legge 104, infatti i docenti sono costretti spesso a mettersi in aspettativa o in malattia perché attualmente ci sono interpretazioni differenti delle linee guida date dal MIUR per la legge 104 e non viene sempre data la possibilità di lavorare vicino casa come è previsto dalla legge ed anche questa procedura è impugnabile.
Per quanto riguarda il problema dei costi, Pittoni specifica che sono soldi riconvertibili attraverso minori contratti da far sottoscrivere ai docenti precari e direi anche, ad un numero minore di multe da pagare.
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