Il
sistema scolastico italiano è stato oggetto di numerose riforme.
Vediamo di seguito alcune tra le più importanti.
La
legge Casati (1860) affidò la gestione della scuola pubblica allo
stato, l’istruzione elementare divenne gratuita ed obbligatoria per
i primi due anni. L’istruzione secondaria era soltanto classica e
tecnica e si poteva accedere all’università solo con la classica.
La legge Coppino (1877) portò l’istruzione elementare a 5 anni.
Nei
primi anni del 1900, Maria Montessori, pedagogista e ideatrice delle
“Case dei bambini” ,esportò il proprio Metodo in tutto il mondo.
Fu abile sostenitrice delle battaglie per l’emancipazione
femminile, per il riconoscimento delle persone con deficit, dei
poveri e dei sfruttati.
La
legge Orlando (1904) elevò l’obbligo scolastico a 12 anni. La
legge Daneo-Credaro (1911) affidò le scuole elementari allo stato,
fino a quel momento gestiti dal Comune. Nel 1923 ci fu la Riforma
Gentile che introdusse la scuola materna di 3 anni, la scuola
elementare di 5 anni, la scuola media di 3 anni e scuola media
superiore. Tale riforma sancì l’obbligatorietà scolastica fino a
14 anni.
Negli
anni ‘50, la scuola di Barbiana di Don Lorenzo Milani, aveva come
scopo quella di costituire un’istituzione inclusiva, democratica,
con il fine non di selezionare ma di far arrivare tutti gli alunni
con un insegnamento personalizzato, garantendo l’uguaglianza.
I
cambiamenti della scuola italiana fino al 1997: abolizione della
scuola di avviamento professionale con una riforma che prevedeva una
unica tipologia di scuola media che permetteva l’accesso a tutti
gli istituti superiori; l’accesso alla università per qualunque
istituto superiore, introduzione dei rappresentanti degli studenti
delle scuole superiori, del personale ATA e dei genitori.
Introduzione dei docenti di sostegno nelle classi con studenti
diversamente abili (1977). Nel 1997 Luigi Berlinguer riformò
l’esame di maturità (3 prove scritte ed un colloquio con
commissione metà interna e metà esterna), promuove la formazione
della personalità di ogni studente favorendo la conoscenza ed una
attività positiva all’apprendimento, i valori della convivenza
civile e democratica.
La
riforma Moratti del 2003 portò la scuola dell’infanzia a 28 mesi,
introdusse l’inglese e il computer nella scuola primaria, furono
ridotte le ore della seconda lingua e fu introdotta l’alternanza
scuola – lavoro. La riforma Gelmini 2008 ripristina il maestro
unico, il voto in condotta e i voti in decimi. La Buona Scuola (2015)
incrementò i poteri dei dirigenti scolastici, visti come “leader
educativi”, alternanza scuola – lavoro divenne obbligatoria, la
formazione dei docenti divenne obbligatoria, permanente e
strutturale.
Tutte
le componenti citate sopra sono ancora presenti nel sistema
scolastico, ma le ultime riforme hanno da un lato cambiato il
paradigma della scuola e dall’altra ha introdotto dei profili di
incostituzionalità per quanto riguarda l’uguaglianza, il diritto
al lavoro e l’imparzialità dell’agire amministrativo.
Condizionano la libertà di insegnamento poiché possono costituire
una forma di pressione ed adeguamento alla volontà del dirigente
scolastico, attribuendo un maquillage di tipo autoritario alla
scuola. La riforma stabilisce che le scuole possano ricevere fondi da
privati discriminando le scuole e gli alunni con bisogni educativi
speciali o disabilità.
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