di Temistocle Gravina
Perché personaggi
come Aldo Moro, Don Luigi Sturzo, Giorgio La Pira, Alcide De Gasperi hanno
attraversato le loro stagioni della politica come leader ascoltati e rispettati
anche dagli avversari di partito? E ancora oggi pronunciare quei nomi significa
richiamarsi a intellettuali di valore, a politici di chiara fama, a pensatori lucidi?
Perché hanno
unito al loro pensiero, chiaro e penetrante, una condotta di vita integerrima
ispirata agli stessi principi, cristiani, a cui uniformavano il loro pensiero e
le loro proposte politiche.
Non per
niente per Moro, Sturzo, La Pira e De Gasperi la Chiesa cattolica ha voluto
iniziare il cammino verso la canonizzazione. (1)
Ognuno di
loro ha condotto una vita irreprensibile, per quanto è possibile ad una
creatura comunque corrotta dal fomite del peccato.
Ognuno di
loro ha saputo essere prima cristiano e poi, conseguentemente, politico.
Per tutti e
quattro questi personaggi possiamo fare un bilancio definitivo della loro vita
perché morti da decenni (il più ‘giovane’, Aldo Moro, fu ucciso nel 1978). Di
loro sappiamo tutto dai loro scritti, dai loro interventi pubblici, dalle
testimonianze anche esterne al loro ambito di vita.
Ciò non vuol
dire tuttavia che ancora oggi non ci siano politici seri, che conducono una
vita, pubblica e privata, con una dirittura morale specchiata; ma, come suol
dirsi, potremmo trarre delle conclusioni solo alla fine del loro percorso di
vita.
Tutto ciò
per dire che per fare una proposta politica coerentemente cristiana c’è bisogno
che chi la fa, la viva per primo.
Per il
cristiano, infatti, la politica è anzitutto una vocazione naturale, perché gli
permette di impegnarsi al servizio del bene comune. E per chi decide di mettersi
al servizio in questo campo significa assecondare un dono che Dio gli ha fatto.
Abbiamo invece
assistito in questi ultimi mesi a sceneggiate di personaggi politici che hanno
utilizzato simboli religiosi per accreditarsi presso un determinato elettorato.
E altri professare principi religiosi da applicare al loro modello di società,
ma avendo vissuti quotidiani contrari a quegli stessi principi.
Sicuramente hanno
fatto proseliti (e quanti!) proprio nel campo degli elettori cristiani e
cattolici, ma solo perché, evidentemente, agli stessi non interessa nella
realtà nulla di ciò che dice il vangelo e si lasciano trascinare dal gigionismo
dei politici stessi. Il populismo, insomma, fa sempre presa lì dove manca la
capacità di ragionare e leggere la realtà in profondità. Se si parla “alla
pancia”, risponde la pancia…
Il problema
è duplice:
da una parte
una società che insiste nel dirsi cristiana ma è ormai priva di ogni valore
conseguente;
dall’altra
una politica che, espressione di quella società, non è capace di trovare
strumenti e soluzioni cristiane alle richieste di aiuto della società stessa.
Per questo
motivo perciò diventa imprescindibile:
avere uomini
politici di fatto e non solo di nome, proprio per ridare valore ideale
all’impegno politico e farlo
diventare carità politica;
rinnovare la
coscienza civile dei cittadini, che si devono sentire parte integrante delle
scelte della politica e non semplici spettatori plaudenti o fischianti (per…
partito preso) del politico di turno.
E l’ultimo
punto fu uno dei cavalli di battaglia di don Sturzo: è indispensabile, per il
fondatore del Partito Popolare, formare la coscienza del cittadino, non solo
quella spirituale ma anche quella sociale e politica, perché possa comprendere
come sia essenziale la sua partecipazione alla vita democratica, del comune
prima e dello stato poi, per la rinascita della società.
(1) Per Aldo Moro in verità c’è una
richiesta della figlia, Maria Fida, per interrompere il processo, ma è dovuto a
questione che nulla hanno a che fare con la santità di vita del padre.
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