lunedì 13 aprile 2020

Vita da precaria

di Valeria Frezza

Me lo ricordo ancora, come fosse ieri, il mio primo giorno di scuola: era il 26 gennaio 2006. Ricevetti il telegramma il giorno prima. Una segretaria mi chiamò, chiedendomi, se ero disponibile, per una supplenza per un posto di lingua francese alla scuola secondaria di primo grado. Dopo aver lavorato 3 anni in un'azienda privata a tempo determinato, essere poi approdata ad una scuola paritaria che non mi aveva fatto nessun contratto e sottopagata, ero davvero felice di poter cominciare a lavorare presso la scuola pubblica. 
Da allora ho conseguito l'abilitazione per l'insegnamento, ho superato il concorso, si sono succeduti i governi ed i ministri della Pubblica Istruzione, ed io che tra poco compirò 45 anni, con una famiglia ed un bambino di 10 anni, con molti sacrifici e numerose rinunce, mi trovo ancora nella condizione di precaria. Ancora in attesa del ruolo, anche se qualche progresso l'ho fatto.  Qualche amara e dolorosa delusione da digerire. Mi è stato negato il congedo parentale, la legge "Buona Scuola" prevedeva l'annientamento dei docenti precari, abbiamo lottato e il governo successivo è corso ai ripari. Ho superato il concorso di merito 2018 e sono in attesa di passare di ruolo ma le assunzioni vengono sempre ridotte all'osso per risparmiare, anche se c'è una sentenza della Corte Europea che stabilisce che non si può assumere a tempo determinato per più di 36 mesi.
Nel corso della mia storia professionale, perché di carriera non si può parlare, visto che un'insegnante precaria non ha continuità.
Il merito non viene riconosciuto perché quando si cambia sempre scuola, non viene mai assegnato nessun progetto, perchè si è precari

Per anni i vari governi hanno leso il diritto dei docenti, ma anche degli alunni, perchè con questo sistema delle supplenze fino al 30 giugno, non si riesce a garantire alcun tipo di continuità didattica, educativa e relazionale alla classe, che ogni anno si trova a ricominciare con un nuovo insegnante, anche con casi gravi di disabilità e incarichi di responsabilità di ogni genere. Quella dell'insegnamento è una scelta di vita che presuppone di accettare per anni una condizione di incertezza e di instabilità che alla lunga è devastante.
 La nostra esperienza professionale, maturata in anni di attività, non viene valorizzata. Noi supplenti viviamo in una specie di limbo.
il multilinguismo non viene valorizzato, nonostante la direttiva dell'Unione Europea.
In attesa della mia assunzione, con la paura di venire sbattuta in qualche paesetto del Lazio nonostante una legge 104 in casa (a dei colleghi è già accaduto), a chi importa di noi precari? Veniamo oltremodo insultati, accusati di vittimismo, perché giustamente rivendichiamo i nostri diritti?. A causa del precariato (e non solo), i diritti dei lavoratori sono peggiorati sempre di più e con loro le pari opportunità. 
Vorrei concludere con una citazione di Tina Anselmi (prima donna ad aver ricoperto la carica di ministro, una donna che ha fatto tanto per i principi democratici e per le donne italiane), "per cambiare il mondo bisogna esserci"ed è il mio ruolo qui oggi.

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