Credo che quello della "democrazia diretta" sia un problema di attualità, ma crea un modello di cittadinanza apparentemente coinvolto ma, alla fine, sicuramente soggetto a quelle forze - economiche, finanziarie, culturali o soltanto proprietarie di reti strutturali - che riescono a fare sintesi e presentare, certamente secondo schemi di loro interesse, progetti e modelli di governo. Direi che il cittadino è più fragile se non esercita i propri diritti, anche solo quelli di opinione, in forma associata piuttosto che singola. Pur convenendo senza riserve con la necessità di un rapporto ad personam con i cittadini per ascoltarli meglio e di più ed orientarli al di fuori dello stagno del populismo, credo che la democrazia nel nostro Paese vada messa al sicuro rafforzando quei gruppi intermedi che siano capaci appunto di ascoltarli e di fare quella sintesi, pur necessaria per diventare proposta di governo, sulla base di valori etici ed umani e non sugli interessi del mercato. Si chiamino partiti, sindacati, cooperative, libere associazioni o in altro modo non importa. Ciò che conta è che sappiano mettere davvero al centro la persona e tutto ciò che attiene la sua sfera di sentimenti. Importante, quindi, è invogliare la cittadinanza attiva e la rappresentanza politica ad esprimersi attraverso forme aggregate in cui la responsabilità comune faccia crescere anche quella individuale, rifuggendo dalla convinzione che partecipare possa bastare qualche Tweet o qualche commento su Facebook. Il contributo al lavoro di costruzione di questa società più partecipata e meglio rappresentata, che attraverso #ForumalCentro stiamo tutti perseguendo, mi sembra ben impostato e, dall'allargamento della platea di partecipanti e dall'ampiezza multiculturale e valoriale che esprime, credo che riuscirà con successo a diventare un tassello importante di una società migliore.
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