lunedì 31 agosto 2020

Aiutami a fare da solo #MariaMontessori #DonnealCentro

 di Valeria Frezza

Maria Montessori imposta tutta la sua attività nella consapevolezza che i bambini hanno una naturale predisposizione a imparare e che debba trovare lo spazio e le occasioni per potersi sviluppare.
Maria Montessori scopre che bambini considerati minorati mentalmente posti in ambienti accoglienti e con materiali sensoriali adeguati possono acquisire apprendimenti significativi per l’epoca (stiamo parlando dei primi del ‘900) superiori ai metodi tradizionali, cioè non esperienziali, più trasmissivi e più passivi.
Imparare è anzitutto un’esperienza e occorre che le scuole siano impostate su situazioni di coinvolgimento concreto, attivo, diretto. Non ci può essere una passività recettiva ma una sintonizzazione con il mondo della realtà, del fare, dello scoprire sensoriale.
La Montessori mette in atto la conferma metodologica di quello che ciascuno di noi fin da piccolo vive, ossia l’imparare facendo, l’imparare nella scoperta, nel poter sbagliare e nel poter ripetere fino a raggiungere una vera e propria autonomia. Lasciare ad ogni bimbo il tempo per sperimentare il proprio modo di concentrarsi, di trovare il proprio interesse dentro di sé, di esercitare l’impegno, non arrendendosi davanti all’errore, ma avendo il tempo di riprovare, senza essere giudicato, cercando le proprie strategie anche per fare le cose più impegnative. Si impara ad essere rispettati e a rispettare gli altri in un ambiente ricco di proposte ma non competitivo. L’interesse, che si vede nei bambini per ciò che viene proposto,  la  passione e la volontà, dove lo scambio tra bambini anche più grandi o più piccoli aiuta ad imparare, ma anche ad avere interesse per gli altri, a chiedere ma anche ad aiutare i compagni in difficoltà, a prendersi cura delle cose comuni.
Il suo metodo in altre parole asseconda le naturali tendenze infantili e umane ad assorbire l’esperienza e a trasformarla in nuove capacità.
 

Non si basa sulla correzione ma sulla libertà

I luoghi comuni sui bambini  sono molti: sono capricciosi, disturbatori, oppositori, distratti, incapaci, opportunisti, provocatori. I genitori ancora oggi andando ai colloqui con gli insegnanti si sentono ripetere “suo figlio potrebbe fare di più; suo figlio non è concentrato; suo figlio è molto distratto; suo figlio non esegue; non ascolta”. Tutto questo incalzare di giudizi negativi sui bambini trova nella pedagogia montessoriana il suo definitivo superamento.
Non si tratta di correggere ma di far nascere. “Chi tenta di correggere il bambino con la forza e con il peso della propria autorità si accorgerà ben presto di aver fallito nel suo intento. Il bambino risponderà in modo forte, esplicito perfino violento”.
Si tratta per Maria Montessori di sostenere il bambino senza invadenza, senza oppressione, per consentire alla sua forza vitale di esprimersi creando l’ambiente e le connessioni metodologiche adeguati. Si tratta di aiutarlo in maniera indiretta piuttosto che indicargli continuamente quello che è giusto e quello che è sbagliato, quello che deve fare e quello che non deve fare. La pedagogia correttiva purtroppo resta ancora molto presente nei nostri immaginari sia in famiglia che nelle scuole con conseguenze devastanti per il potenziale di crescita infantile.
Ciò che si propone è di sospendere ogni forma di correzione infantile, di intervento diretto invasivo nei confronti di quello che i bambini stanno facendo, lasciando che siano loro stessi a fare le scoperte necessarie. Grazia Honnegger Fresco, grande pedagogista italiana “Non occorre che l’adulto metta costantemente in evidenza gli sbagli e li corregga. Anzi, l’atteggiamento giudicante è un attacco alle capacità maieutiche dell’essere umano, all’autostima del bambino”.
 

Perché la libertà è sempre formativa

Il metodo assume il concetto di libertà come elemento fondamentale. La Montessori non usa mezzi termini. “Quando perciò parliamo di “libertà” del piccolo bambino non intendiamo di considerare le azioni esterne disordinate che i bambini abbandonati a sé stessi compirebbero come sfogo di un’attività senza scopo, ma diamo la parola in senso profondo di liberazione della sua vita da ostacoli che ne impediscono il normale sviluppo..
Rimuovere, per quanto possibile, queste circostanze, studiando più profondamente i bisogni intimi della prima infanzia per liberare il bambino.
Creare l’ambiente adatto dove il fanciullo può agire dietro una serie di scopi interessanti da raggiungere, incanalando così l’azione educativa e in funzione della libertà infantile, ossia della costruzione di uno spazio e di un tempo dove i bambini possano fare esperienza autonoma. 

Dobbiamo capire, dice la Montessori, che per il bambino non è importante da solo. L'adulto deve rinunciare anzitutto ad essere verbalmente e praticamente il despota a cui il bambino deve obbedienza con la pretesa che la mente infantile si formi secondo un piano stabilito a priori.

Perché i bambini imparano con le buone esperienze e non con le spiegazioni verbali

Una scuola che pretende che i ragazzi mandino a memoria nozioni che non hanno applicazione, che non hanno riscontro nei loro interessi, che non diventano parte di una motivazione profonda, gli insegnanti stessi sono vittime sacrificali di un sistema che li spedisce a ripetere ciò che hanno subito a loro volta quando erano alunni che non tiene conto né dei loro bisogni né tanto meno di quelli dei bambini, delle bambine, dei ragazzi, delle ragazze che passano tanto tempo tra le mura scolastiche e avrebbero diritto a ben altro.

Una vera comunità di apprendimento non sottopone gli insegnanti ad un precariato decennale ed umiliante, sotto stress continuo, spesso demansionati a compiti amministrativi e con formazione continua basata su ripetizioni di argomenti visti e rivisti, perchè l'esperienza, come insegna la Montessori, si fa sul campo, oppure ottenere risultati da continue valutazioni che interrompono e interferiscono sul naturale processo di conoscenza dei bambini e costringere le scuole e gli insegnanti ad attività di "marketing" per procacciarsi gli alunni.

“Aiutami a fare da solo” rappresenta il modello pedagogico scientifico che aiutano i bambini a crescere nella consapevolezza delle proprie risorse, nella fiducia di potercela fare da soli, nella sintonizzazione con le proprie capacità.

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