di Valeria Frezza
Il pensiero di don Luigi Sturzo sulla pace
«Noi non crediamo alla necessità di alcuna guerra, sia essa fatta in nome della religione o in nome della nazione; in nome del diritto o in nome della patria. (…) Lo spirito cristiano deve soffiare nella vita sociale e politica allo stesso modo e con la stessa efficacia che nella vita personale e familiare. Esso ci porta a dare importanza ai valori morali anche nei rapporti fra i popoli; a cercare le soluzioni pacifiche; a evitare i massacri di guerra. Le grandi rivoluzioni morali (e questa sarà una) cominciano da piccoli e incerti inizi e per la fede di pochi. La fede che la guerra non è più legittima (perché è evitabile); non è più necessaria (perché non è legittima); non è più fatale (perché non è necessaria), è la fede che oggi ci vuole».
«Occorre sapere affermare la teoria cristiana della pace e guardare in faccia le guerre moderne, distruggitrici di ogni ordine e bene morale e materiale, i cui effetti pesano per più generazioni, la cui mostruosità è centuplicata dai mezzi scientifici che si impiegano a danno non solo dei nemici, ma del proprio popolo: perché ormai vincitori e vinti sono sotto la stessa legge di distruzione» (30 luglio 1936).
Nel 1937 a proposito di una settimana di preghiere per la pace indetta dai giovani cattolici europei, scrisse:
«Se ci fosse una fede viva, quella che trasporta le montagne, noi avremmo la pace di Dio sia nelle nostre anime, sia nella società sia fra i popoli. Allora la nostra preghiera sarebbe esaudita. Ma la fede manca: quanti pensano che basti alla preghiera per la pace? Pochi, pochi. Perché non comprendono che la preghiera non è solo quella di prostrarsi in chiesa e stendere le mani a Dio; ma quella di attuare praticamente quell’amore di Dio e al prossimo che la preghiera esprime. Oggi sembra che non la pace si cerchi, né per la pace si preghi, ma per la vittoria dell’uno e la sconfitta dell’altro, uno esaltato, l’altro disprezzato o odiato in nome d’ideali profani (fascismo o comunismo), più che in nome dell’amore di Dio e del prossimo» (6 novembre 1937).
Don Luigi Sturzo scrisse nel 1938 in un articolo:
«L’ordine internazionale (quello naturale e ancora più quello cristiano) non può poggiare sull’immoralità elevata a principio, quale sarebbe se si ammettesse che la politica internazionale non ha né caratteri né limiti morali, e che gli uomini che fanno la politica internazionale, per ciò stesso, non sono obbligati a osservare la legge morale. (…) La morale cristiana, anche nell’ordine internazionale non è altro che “verità, giustizia e carità”. (…) Quando si approvano le aggressioni, si lodano le guerre riuscite, anche se ingiuste, si accettano le violazioni dei trattati, si difendono i bombardamenti aerei contro le città e i villaggi indifesi e fuori della zona di guerra, o comunque fatti per terrorizzare le popolazioni civili e non i combattenti; quando si irride a tutti gli sforzi fatti o da fare per costruire una comunità degli stati, (…) quando si basa la società sulla forza, sul dominio di razza, sull’oppressione delle minoranze, dei dissidenti, dei deboli, allora non si ascolta la chiesa, non si obbedisce al Vangelo, non si gettano le basi di un vero ordine internazionale, non si potrà mai ottenere la pace, quella che la Chiesa prega dicendo: Da pacem, Domine, in diebus nostris» (18 agosto 1938).
La “carità politica” testimoniata da don Luigi Sturzo si rivela di grande attualità, in un momento in cui assistiamo a un disamore e a una sfiducia nei confronti della partecipazione politica da parte soprattutto delle giovani generazioni e a una crisi dello spirito di solidarietà fra individui, classi e nazioni, com’è attuale il pensiero di don Sturzo sul ripudio della guerra e la promozione della pace di fronte alle sfide provenienti nella nostra società globale, dalla «guerra mondiale a pezzi», evocata da Papa Francesco.
Fonte: Primato dell’etica e carità politica
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