In data 18 gennaio 2020, a distanza di 101 anni dall’appello di don Luigi Sturzo ai ‘liberi e forti’ presso la sala Alessandrina del Museo della Sanità in Santo Spirito in Sassia a Roma promosso dal segretario dell'Udc Lorenzo Cesa e di Gianfranco Rotondi (FI). Cominciano i lavori dell’assemblea di aggregazione di associazioni cattolici e partiti di ispirazione cristiana per creare un nuovo soggetto politico, composta da 150 delegati di 36 associazioni. Il convegno è intitolato 'Popolari101 si riparte?' con l'obiettivo di mettere fine alla diaspora dei democristiani, cominciata con lo scioglimento del partito.
All' inizio, l' emozione è grande, mentre un giovane pianista suona l'Inno dei Mameli, cantato da tutti i presenti. Forte è la sensazione che sta avvenendo veramente una rinascita e del senso di una appartenenza ad un destino comune, di essere cittadini italiani e di ritrovare le nostre radici nei liberi e forti di Don Luigi Sturzo. Sullo sfondo lo scudocrociato ed il simbolo del PPE. In sala sono presenti tra i numerosi ospiti il figlio di Giulio Andreotti e la figlia di Aldo Moro.
In apertura dei lavori viene proiettato un video tratto dall’ultimo intervento pubblico di Mino Martazzoli, segretario della DC che nel 1994 dichiara in questa sala la fine del partito dopo mezzo secolo di egemonia politica.
All'inizio dell'assemblea il relatore fa un excursus sulla storia politica italiana in cui si evidenzia, specialmente nei momenti più difficili, tramite politici con grande senso del dovere come i popolari di Don Sturzo prima e la DC dopo, a cambiare positivamente le sorti della nazione, come la gestione dei periodi postbellici o la trasformazione italiana da paese essenzialmente agricolo a manifatturiero.. diventando in poco tempo un'economia tra le più sviluppate.
Il relatore parla nello specifico dell'importanza di Don Luigi Sturzo e del popolarismo.
Il popolarismo sturziano cosa ci insegna? La moderazione come metodo, la solidarietà contro gli egoismi; la necessità di ricercare una sintesi tra interessi spesso contrastanti.
Un partito, quello disegnato da Sturzo, «che si pone al centro dello schieramento politico, al di là degli estremismi», non classista, mentre la sinistra si occupava in modo specifico degli operai. Aconfessionale nel tentativo «di trovare non una zona intermedia tra fede e storia ma di far lievitare dal basso alcuni valori cristiani presenti nella realtà popolare, con una responsabilità diretta dei cattolici impegnati in politica.
All' inizio, l' emozione è grande, mentre un giovane pianista suona l'Inno dei Mameli, cantato da tutti i presenti. Forte è la sensazione che sta avvenendo veramente una rinascita e del senso di una appartenenza ad un destino comune, di essere cittadini italiani e di ritrovare le nostre radici nei liberi e forti di Don Luigi Sturzo. Sullo sfondo lo scudocrociato ed il simbolo del PPE. In sala sono presenti tra i numerosi ospiti il figlio di Giulio Andreotti e la figlia di Aldo Moro.
In apertura dei lavori viene proiettato un video tratto dall’ultimo intervento pubblico di Mino Martazzoli, segretario della DC che nel 1994 dichiara in questa sala la fine del partito dopo mezzo secolo di egemonia politica.
All'inizio dell'assemblea il relatore fa un excursus sulla storia politica italiana in cui si evidenzia, specialmente nei momenti più difficili, tramite politici con grande senso del dovere come i popolari di Don Sturzo prima e la DC dopo, a cambiare positivamente le sorti della nazione, come la gestione dei periodi postbellici o la trasformazione italiana da paese essenzialmente agricolo a manifatturiero.. diventando in poco tempo un'economia tra le più sviluppate.
Il relatore parla nello specifico dell'importanza di Don Luigi Sturzo e del popolarismo.
Il popolarismo sturziano cosa ci insegna? La moderazione come metodo, la solidarietà contro gli egoismi; la necessità di ricercare una sintesi tra interessi spesso contrastanti.
Un partito, quello disegnato da Sturzo, «che si pone al centro dello schieramento politico, al di là degli estremismi», non classista, mentre la sinistra si occupava in modo specifico degli operai. Aconfessionale nel tentativo «di trovare non una zona intermedia tra fede e storia ma di far lievitare dal basso alcuni valori cristiani presenti nella realtà popolare, con una responsabilità diretta dei cattolici impegnati in politica.
"Senza un centro forte, autorevole ed autonomo nella proposta politica ma capace di fare sintesi con forze differenti, si va verso una radicalizzazione pericolosa e disgregante. Vari appuntamenti che riproporremo in ogni regione, per arrivare alla costituzione di un partito popolare che, richiamandosi all'eredità di Don Sturzo e De Gasperi, sia in grado di riunire tutti coloro che si riconoscono in questo progetto e vogliono far ripartire lo sviluppo, solidale dell'Italia" [cit. L. Cesa]
"Se si ricrea un partito unitario con le forze che si ispirano al PPE, i popolari partono dal 10%. Dovremo darci, quando si avvicinano le elezioni politiche, un programma popolare ed un candidato premier. Poi cercheremo in parlamento i consensi sul nostro governo.. [..] Il nome del partito sarà la traduzione italiana del PPE e forse si chiamerà Partito del Popolo Italiano entro 2 mesi da un congresso" [cit. G. Rotondi].
Vorremmo concludere l'articolo con una citazione fatta in occasione di un evento per ricordare Aldo Moro: "il modo migliore per ricordare la lezione di Aldo Moro, statista ed uomo, dalla quale ripartire per la ricostruzione di una nuova casa dei moderati, indispensabile per riportare la politica ai suoi veri valori e restituirla al servizio nel senso più alto del termine, della collettività".
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