di Armando Dicone
In
questo breve articolo vorrei mettere in fila alcuni numeri, alcune domande,
brevi spunti per riflettere e se possibile costruire tutti insieme soluzioni
concrete e realizzabili.
Gli
ultimi dati Istat (dicembre 2019) ci danno un numero davvero “mostruoso”:
3,123
milioni di precari (di cui 340
mila solo nella P.A.).
A
questi 3 milioni di donne e uomini, che guardano con scarsa fiducia al proprio
domani, bisogna aggiungere circa 6 milioni di lavoratori che, volontariamente o
spesso involontariamente, svolgono lavori part-time, i lavoratori
autonomi, spesso con finte partita iva, che sono circa 5,3 milioni e
ovviamente i disoccupati in cerca di lavoro (9,8% contro la media europea
6,2% fonte Eurostat).
Tutto
questo coincide con il tasso di natalità (1,3% contro media UE 1,6%)?
Se
sei in una condizione lavorativa, e quindi salariale, instabile, puoi pensare
al tuo domani con serenità e fiducia? Puoi avere la tranquillità di “fare
famiglia”?
Poiché
NOI non siamo per la lotta di classe, che negli ultimi tempi è stata venduta
per lotta tra generazioni, dobbiamo trovare soluzioni alternative e credibili
nella cornice valoriale di riferimento. Non sarà possibile tornare indietro, ma
neppure continuare con la miriade di contratti di lavoro senza tutele.
Premesso
che senza crescita nessuna misura potrà mai essere davvero efficace, mi
chiedevo se fosse possibile trovare misure in grado di rendere più convenienti
i contratti a tempo indeterminato rispetto a quelli a termine?
È
possibile allargare le tutele a tutti i lavoratori? Personalmente penso di si.
Continuare
con la malattia ai lavoratori a collaborazione solo dopo i 4 gg non è più
civile, continuare con il principio di cassa per i contributi nella gestione
separata non è più tollerabile, continuare con le partita iva con orari fissi e
unico committente non è credibile, continuare a far lavorare commesse/i precari
tutte le domeniche non è giusto, continuare con stage inutili e mal retribuiti
è insopportabile, continuare con il part-time involontario senza andare in pensione
è disumano, continuare con i precari nella P.A. è un controsenso, continuare a
far finta di nulla è vomitevole.
Trovare
soluzioni con sindacati e associazioni di categoria penso sia utile e
possibile.
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