venerdì 8 ottobre 2021

Femminicidio: primi segnali

 di Valeria Frezza

Il 2021 conta finora 83 femminicidi, quasi tutti avvenuti in ambito familiare. 

Il 13 settembre Giuseppina Di Luca è stata uccisa ad Agnosine (BS) dal marito che non accettava la separazione e lo stesso giorno, in provincia di Cosenza, la 42enne Sonia Lattari è stata uccisa dal marito dopo una lite. Il 15 settembre Alessandra Zorzin, 21enne con una figlia di 2 anni viene uccisa dall'uomo che frequentava mentre in provincia di Padova, Dorjana Cerqueni il 17 settembre viene uccisa da un uomo che non vedeva da tempo, il 2 ottobre a Velletri un ex carabiniere uccide la moglie Lucia Massimo senza apparente motivo di dissidio. Il 5 ottobre Carmen De Giorgi viene uccisa a Pinerolo per aver rifiutato le avances di un uomo.

Cosa c'è prima di un femminicidio? Conosciamo meglio i campanelli di allarme che siamo portati ad ignorare o a sottovalutare. Eppure questi segnali potrebbero addirittura salvarci da una situazione potenzialmente pericolosa. La violenza psicologica, infatti, è sottovalutata non solo a livello giuridico ma anche sociale e psicologico. Di violenza psicologica ci si ammala e si muore anche. Il suo scopo è il controllo dell'altro ponendo la donna in una condizione di subordinazione e danneggiandone gravemente il benessere psicologico ed emotivo. La violenza psicologica non riporta segni evidenti di riconoscimento come quella fisica e sessuale ed è più difficile da riconoscere per la vittima stessa e per gli osservatori esterni e, se questi comportamenti sono mossi nei confronti delle donne, vengono ancora culturalmente accettati. La persona che esercita la violenza considera la donna come una persona priva di valore, inferiore, priva di dignità, aspirazioni, bisogni, insomma un oggetto a proprio uso e consumo. La vittima non è più in grado di riconoscere il proprio valore come essere umano, nè è in grado di riconoscere gli abusi come tali. La forma di isolamento che viene creata attraverso questi comportamenti e la responsabilità che la vittima sente nei confronti dell'aggressore, della famiglia, ecc., è un fattore chiave per mantenere il controllo su di lei.

I comportamenti violenti più adottati sono: la svalorizzazione, il ricatto emotivo, la colpevolizzazione, derisione, critiche ed offese. Viene negata autonomia e personalità, viene messa in dubbio la capacità di giudizio. Generalmente la violenza scatta quando la vittima si oppone al condizionamento. 

La dipendenza affettiva e materiale rende la vittima più vulnerabile nei confronti di un eventuale maltrattamento. Un altro aspetto importante è quando sono presenti continui episodi di violenza ed aggressività perché probabilmente c'è una incapacità nella gestione della propria rabbia. Ad ogni minimo contrattempo, ritardo o problema lui si arrabbia e la colpa è della donna. C'è sempre qualcosa che sbaglia, una parola di troppo, un gesto.

Parlarne con qualcuno e rompere l'isolamento è il primo passo per ritrovare la forza ed è l'inizio della trasformazione. Ognuno può decidere che è il momento di liberarsi e di tornare a vivere.

Fonte: Osservatorio Violenza

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