venerdì 26 febbraio 2021

Donne vittime di sessismo sul web #DonnealCentro

 di Valeria Frezza

"Incapace», "inetta",  "Torna a fare la casalinga", "stai meglio in cucina, lascia lavorare chi sa farlo", oppure epiteti animaleschi "vacca", "scimmia", "scrofa", allusioni di tipo sessuale, epiteti offensivi e ridicolizzati. Sono questi gli insulti che professioniste di vari settori, di giornalismo, politica, professioni sanitarie si sentono rivolgere ogni giorno sui social.  

Queste manifestazioni di odio si esprimono nella forma del disprezzo, della degradazione e spersonalizzazione spesso più con connotati sessuali.

Questo tipo di violenza ha una matrice culturale molto forte che nasce innanzitutto dalla convinzione di “debolezza ed inferiorità” femminile.

Secondo Vox, l'osservatorio dei diritti odio verso le donne, omofobia e discriminazione verso i diversamente abili sono maggiormente diffusi - uno dei social più attivi nel condividere l’odio verso le donne è Twitter, con oltre 1 miliardo di tweet sessisti rilevati (su un campione di oltre 2 miliardi complessivi). Secondo la ricerca sulla misoginia condotta da Vox, i tweet contro le donne sono i più numerosi. 

La diffusione dei social media sembra alimentare anche un bisogno di esibizionismo mediatico: postare o condividere immagini e contenuti, anche personali e intimi, cercare consensi (like).

Ricerca di Amnesty International sul "sessismo da tastiera e odio di genere: quando il tema del commento è “donne e diritti di genere” l’incidenza dei messaggi offensivi, discriminatori o hate speech è di quasi 1 su 3.

Gli attacchi personali diretti alle influencer che abbiamo osservato superano di un terzo quelli ricevuti dagli uomini. Tra gli attacchi personali il tasso di hate speech rivolto alle donne supera di 1,5 volte quello dei discorsi d’odio che hanno per bersaglio gli uomini. Infine, degli attacchi personali diretti alle donne 1 su 3 è esplicitamente sessista.

Più di 1 commento su 10 è offensivo, discriminatorio o hate speech; su 42143 commenti analizzati il 65% ha accezione negativa e il 14% è offensivo, discriminatorio, hate speech.

Come reagire in questi casi? Non mettersi in contrapposizione, scendere al suo livello,non usare stereotipi, fare leva su positività, inclusione, non farti coinvolgere personalmente, abbassare l'autostima e considera che le emozioni forti sono suscettibili di modifica nel tempo.


Fonti: Ansa; Amnesty

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