lunedì 18 novembre 2024

#bastaviolenzacontroledonne Femminicidi, i nomi e le storie delle donne uccise nel 2024

 di Valeria Frezza


Di seguito i nomi e le storie delle donne che hanno perso la vita nel 2024, vittime di femminicidio:

 

1 GENNAIO, SANT'ORESTE (ROMA) Nel 2024, il primo caso di femminicidio è quello della 71enne Rosa D'Ascenzo, uccisa a Sant'Oreste (Roma) dal marito 73enne il quale ha simulato una caduta dalle scale dopo un malore. In realtà l'aveva colpita a morte utilizzando un utensile preso dalla cucina, forse una padella.

 

5 GENNAIO, NARO (AGRIGENTO) Il 5 gennaio due donne romene sono state trovate morte a Naro (Agrigento) in due case poco distanti tra loro. Le vittime si chiamavano Maria Russ, 56 anni, e Delia Zarniscu, 58. Per il delitto è stato arrestato un 24enne loro connazionale, Omar Edgar Nedelcov. Una delle due è stata trovata carbonizzata. La 58enne è stata seviziata con una lametta e ferita alle gambe "al solo scopo di provocarne sofferenza".

 

11 GENNAIO, VALFLORIANA (TRENTO) Una donna di 38 anni madre di tre bambini, Ester Palmieri, è stata uccisa a Valfloriana (Trento) dal marito 46enne, Igor Moser, che poi si è tolto la vita, impiccandosi. Alla base della tragedia problemi coniugali: l'uomo, che non accettava la separazione, e al culmine dell'ennesimo litigio avrebbe deciso di mettere fine alla sua famiglia.

 

12 GENNAIO, TORINO - È morta dopo due giorni di agonia la 65enne Elisa Scavone, accoltellata a Torino dal marito, Lorenzo Sofia, ex gommista di 70 anni, nel quartiere Borgo Filadelfia. La donna è deceduta all'ospedale Molinette, dove era stata operata d'urgenza e le era stata asportata la milza. All'apice di una lite, il marito la aveva colpita con un coltello più volte all'addome e alla schiena. Una profonda ferita aveva raggiunto il diaframma e lo stomaco.

 

22 GENNAIO, AGROPOLI (SALERNO) Ad Agropoli, in provincia di Salerno, Annalisa Rizzo, 43 anni, è stata uccisa a coltellate dal marito Vincenzo Carnicelli, 63 anni, al culmine di una lite. L'uomo poi con la stessa arma si è tolto la vita. Nella casa c'era anche la figlia 13enne che non si è accorta della tragedia visto che dormiva.

 

11 FEBBRAIO, ALTAVILLA MILICIA (PALERMO) Ad Altavilla Milicia (Palermo), un fanatico religioso di 54 anni, Giovanni Barreca, ha ucciso la moglie Antonella Salamone e i due figli Emanuel e Kevin di 5 e 16 anni. Un'altra figlia di 17 anni è riuscita salvarsi. L'uomo, dopo il delitto, ha chiamato i carabinieri e si è fatto trovare a Casteldaccia dove è stato arrestato. 

 

13 FEBBRAIO, CISTERNA DI LATINA Due donne, madre e figlia, sono state uccise a Cisterna di Latina. Le vittime hanno 46 e 19 anni. Il duplice delitto è avvenuto nel popolare quartiere di San Valentino, dove viveva Desirée Mariottini, la ragazza stuprata e uccisa a San Lorenzo nel 2018. Il presunto assassino, un finanziere, si è costituito. Salva la ex fidanzata (il vero obiettivo dell'uomo), che si è nascosta in bagno fino all'arrivo delle forze dell'ordine.

 

26 FEBBRAIO, in PROVINCIA DI LUCCA, Maria Batista Ferreira di 51anni uccisa dall’ex compagno con il quale era in procinto di separarsi.

 

27 FEBBRAIO, BOVOLENTA (PADOVA) Una donna di 41 anni, Sara Buratin, è stata uccisa a coltellate a Bovolenta (Padova). Il corpo è stato scoperto nel cortile dell'abitazione della madre della vittima. La vittima, che aveva una figlia di 15 anni, è stata colpita da numerose coltellate alla parte alta del corpo, non al volto. I vigili del fuoco hanno recuperato nel fiume Bacchiglione il cadavere del marito, Alberto Pittarello, 39 anni, operaio in uno stabilimento della zona. Il corpo era in un furgone. I due avevano una figlia quindicenne.

 

16 MARZO, TAURISANO (LECCE) Una donna di 50 anni, di origine polacca, Aneta Danecik è stata uccisa a coltellate dal marito, il 57enne Albano Galati, nel corso di un litigio nella loro abitazione a Taurisano (Lecce). Durante l'aggressione è rimasta ferita anche una vicina di casa intervenuta in difesa della vittima.

 

17 MARZO, ROMA Un 36enne ha ucciso con una coltellata la moglie durante una lite in casa a Roma. Nell'appartamento c'era anche la figlia di 5 anni. L'uomo, dopo l'omicidio, è fuggito ma è stato rintracciato e fermato dalla polizia. La vittima è una cittadina cinese di 37 anni, Li Xuemei.

 

28 MARZO, COLOGNO AL SERIO (BERGAMO) Un uomo ha ucciso a coltellate la moglie Joy Omobagbon a Cologno al Serio (Bergamo). L'omicidio è avvenuto nell'abitazione della coppia. La vittima, una 49enne, era di origine nigeriana, così come il coniuge. L'uomo è stato arrestato.

 

2 APRILE, LONATO DEL GARDA (BRESCIA) Shuai Li è stata uccisa in una circostanza di omicidio-suicidio e quindi non sono note le cause del femminicido.

 

4 APRILE, OSTIA (ROMA) Cristiane Angelina Soares de Souza, 46 anni uccisa dal compagno che ha confessato di non ricordarne il motivo.

 

5 APRILE, LASALLE (AOSTA) Auriane Nathalie Laisné 22enne, uccisa dal compagno nonostante fosse sotto controllo.

 

15 MAGGIO, PARMA la 76enne Silvana Bagatti è stata uccisa dal marito con un colpo di fucile. L'uomo si è poi autodenunciato chiamando la polizia ed è stato arrestato. 

 

16 MAGGIO, ANZOLA DELL'EMILIA (BOLOGNA) Ad Anzola dell'Emilia (Bologna), una ex vigilessa di 33 anni, Sofia Stefani, è stata uccisa da un colpo alla testa. Lo sparo è partito dalla pistola di ordinanza di un collega, Giampiero Gualandi, ex comandante e attualmente in servizio nel corpo. Tra i due c'era una relazione sentimentale extraconiugale.

 

20 MAGGIO, RICCO’ DEL GOLFO DI SPEZIA (LA SPEZIA) Saida Hammouda, 47enne uccisa dal marito che si è poi suicidato. Aveva un provvedimento di allontamento per episodi di violenza domestica.

 

 

29 MAGGIO, VIGONZA (PADOVA) Una donna di 34 anni, Giada Zanola, è stata uccisa dal compagno Andrea Favaro, 39, che l'ha spinta facendola cadere dal cavalcavia sull'A4, a Vigonza (Padova). Favaro è stato poi fermato per omicidio volontario. L'omicidio al culmine di una lite sul ponte sopra l'autostrada. La coppia ha un bambino di tre anni. 

 

30 MAGGIO, SAN SPERATE (CAGLIARI) Il 30 maggio viene denunciata la scomparsa di Francesca Deidda, 42 anni, da San Sperate (Cagliari), dove viveva con il marito, Igor Sollai, indagato per l'omicidio. Secondo l'autopsia la donna, il cui cadavere è stato ritrovato in un borsone, è stata uccisa con un colpo sul lato destro della fronte.

 

11 GIUGNO, MODENA Un uomo di 48 anni si è presentato nella notte al comando dei carabinieri di Modena con il cadavere della moglie rannicchiato nel bagagliaio del furgone. La vittima, Anna Sviridenko, è una madre di 40 anni, italiana di origine russa.

 

21 GIUGNO, CAGLIARI A Cagliari, un uomo ha ucciso a coltellate la moglie Ignazia Tumatis, 59 anni, al culmine di una lite in casa. I rapporti tra i due da tempo si erano deteriorati. "Mi ha riso in faccia e non ci ho visto più", avrebbe detto l'uomo. 

 

4 LUGLIO, ROMA Con un fucile a canne mozze ha sparato alla ex, una fisioterapista di 50 anni. Manuela Petrangeli è morta nel quartiere Portuense, a Roma, a pochi metri dalla casa di cure dove lavorava. L'ex compagno si è poi costituito.

 

6 LUGLIO, CASALMAGGIORE (CREMONA) Auto finisce nel Po, muore una coppia. Quello che sembrava un incidente mortale, si rivela l'ennesimo femminicidio: Lorena Vezzosi sarebbe stata accoltellata dall'ex compagno a Casalmaggiore (Cremona).

 

18 LUGLIO, SAN PRIAMO DI SAN VITO (IGLESIAS) Francesca Deidda, 42enne di cui è stato accusato il marito. Il movente sarebbe la fine della relazione sentimentale tra i due.

 

30 LUGLIO, TERNO D'ISOLA (BERGAMO) Sharon Verzeni è stata uccisa a Terno d'Isola (Bergamo). La donna, una 33enne originaria di Bottanuco (Bergamo), è stata accoltellata al torace e alla schiena. È stata la stessa vittima a chiamare i soccorsi.

 

6 AGOSTO, SANTA LUCIA DI FONTE NUOVA (ROMA) Annarita Morelli 72enne uccisa dal marito perchè non accettava la scelta della moglie di separarsi.

 

9 AGOSTO, CASTELNUOVO DI PORTO (ROMA) Lucia Felici di 75 anni uccisa dal marito in seguito ad una lite con la moglie che si lamentava per il mal di testa.

 

7 SETTEMBRE, ANCONA Ana Cristina Correia Duarte, 38 anni, uccisa dal marito con un coltello con il quale aveva una relazione molto turbolenta.

 

23 SETTEMBRE, TORINO Nabi Roua, una donna di 34 anni di origine tunisina è stata uccisa con una coltellata dall'ex marito a Torino. La vittima sarebbe stata colpita al torace al culmine di una lite. Trasportata in ospedale, è deceduta poco dopo. L'uomo, Ben Alaya Abdelkader, 48enne tunisino, è stato arrestato. 

 

27 SETTEMBRE, VIADANA (MANTOVA) Maria Campai, 42 anni, di origini romene, sarebbe stata uccisa da un 17enne nel garage di casa sua a Viadana (Mantova). I due si erano conosciuti online e lei, che viveva a Parma dalla sorella, lo avrebbe raggiunto nell'abitazione della famiglia. Il giovane l'avrebbe barbaramente assassinata dopo aver avuto un rapporto con lei. 

 

7 OTTOBRE, GRAVINA IN PUGLIA (BARI) Un uomo di 65 anni, Giuseppe Lacarpia, avrebbe ucciso la moglie a Gravina in Puglia (Bari). La vittima è la sessantenne Maria Arcangela Torturo. Dopo averla chiusa in auto, l'uomo ha dato fuoco al veicolo. Quando la donna è riuscita a uscire, il marito l'ha bloccata e ferita: il decesso è avvenuto poco dopo in ospedale. È stata la stessa Turturo, poco prima di morire, ad aver detto alla polizia di essere stata aggredita e colpita dal marito. L'uomo, Giuseppe Lacarpia, arrestato poche ore dopo il delitto, il 22 ottobre si è tolto la vita in carcere.

 

9 OTTOBRE, SAN FELICE A CANCELLO (CASERTA) Un 30enne albanese, Lulzim Toci, è stato fermato dai carabinieri con l'accusa di aver ucciso la moglie Eleonora Toci, a San Felice a Cancello, in provincia di Caserta. L'uomo avrebbe strangolato la coniuge, una connazionale di 24 anni, al culmine di una lite in casa davanti ai due figli piccoli di 4 e 6 anni.

 

16 OTTOBRE, SOLERO (ALESSANDRIA) A Solero, in provincia di Alessandria, un uomo ha accoltellato a morte la moglie, la 53enne Patrizia Russo. L'uomo, Giovanni Salomone, 61 anni, ha poi chiamato il 112. La donna sarebbe stata aggredita al culmine di una lite.

 

18 OTTOBRE SAN SEVERO (FOGGIA) A San Severo, in provincia di Foggia, Celeste Rita Palmieri è stata uccisa dal marito, agente penitenziario in pensione di 59 anni e poco dopo si è tolto la vita. La donna è morta poi in ospedale. L'uomo era stato più volte denunciato dalla moglie e indossava il braccialetto elettronico. Nei suoi confronti era stato emesso un divieto di avvicinamento.

 

19 OTTOBRE 2024, Camelia Ion, un femminicidio, maturato nell'ambito degli ambienti dei senza fissa dimora che gravitano nei paraggi della stazione di Civitavecchia. Un finale - l'ennesimo - annunciato, di una storia di violenze di un uomo su una donna. Un delitto che neanche il braccialetto elettronico e il cellulare fornito alla vittima sono riusciti a impedire.

 

23 OTTOBRE 2024 Giovanna Chinnici, uccisa dal cognato durante una lite per motivi condominiali 

 

24 OTTOBRE 2024 Marina Cavalieri sarebbe stata uccisa con una carabina (regolarmente detenuta dall'uomo): un colpo alla nuca, probabilmente mentre dormiva nel Parmense apparentemente non esiste un movente 

 

24 OTTOBRE 2024 Flavia Mello Agonigi, 54 anni, scomparsa dalla sua casa in provincia di Pisa. Uccisa in seguito ad una lite dall'uomo con cui aveva stretto una relazione extraconiugale

 

25 OTTOBRE 2024, Aurora Tila, ragazzina di 13 anni, precipitata da un terrazzino mentre era in compagnia dell'ex fidanzato di 15 anni. Un testimone, avrebbe invece visto il ragazzo buttare giù l'ex fidanza che era stata sottoposta ad una visita qualche giorno prima per un'aggressione.

 

26 OTTOBRE 2024 Sara Centelleghe della provincia di Bergamo, massacrata dal vicino di casa senza motivo apparente 

 

14 NOVEMBRE 2024 Silvana La Rocca, insegnante in pensione, vedova di Leporano in provincia di Taranto, uccisa dal figlio. Il movente sarebbe di natura economica. 

 

Fonti: tgcom24 e femminicidio Italia 

 

martedì 10 settembre 2024

Polveriera Libano

Di Leonardo Gaddini

Negli ultimi mesi il Libano è, purtroppo, balzato agli onori della cronaca mondiale per il coinvolgimento diretto e in misura sempre più importante, di Hezbollah nella guerra israelopalestinese. Gli attacchi del gruppo terroristico contro Israele, infatti, sono già costati diversi morti e feriti anche tra i civili e secondo molti esperti in materia se ciò dovesse continuare il Governo israeliano sarebbe costretto a intervenire militarmente nel territorio libanese per cercare di rimuovere quest'ennesima grave minaccia alla sua popolazione. Il pieno coinvolgimento nel conflitto, contro una grande potenza della regione, potrebbe essere fatale per questo piccolo Stato del Medio-Oriente, che già da anni soffre di una grave instabilità politica ed economica. 

Le recenti difficoltà del Libano sono iniziate nel 2019 con la grave crisi di liquidità che ha colpito il sistema bancario del Paese. A causa delle politiche scellerate del Governo dell'ex Primo Ministro Saad el-Din Rafik al-Hariri (leader del "Movimento Futuro", un Partito di Destra Sunnita), il Governo libanese non era più in grado di sostenere l'enorme debito pubblico e di adempiere ai propri obblighi. Le banche, allora, sono state costrette a chiudere per ben 2 settimane e quando hanno riaperto, hanno (illegalmente) limitato l’accesso dei correntisti al proprio denaro in dollari statunitensi. Queste restrizioni sono state uno dei fattori chiave che hanno ridotto la fiducia del popolo libanese nella propria valuta e hanno spinto il valore della lira libanese al di sotto del suo tasso di cambio ufficiale rispetto al dollaro (al quale è agganciato dal 1997). Nel frattempo il tasso di cambio nel mercato nero ha raggiunto le 15.200 sterline per dollaro. Ciò ha portato a un'iper-svalutazione della lira libanese che è ormai "carta straccia". 

Questa grave crisi di liquidità ha, ovviamente, avuto gravi ripercussioni sull'economia del Paese, causando in pochi mesi la chiusura di ben 785 ristoranti e bar e la perdita del posto di lavoro per circa 25.000 dipendenti. I prezzi dei beni di prima necessità sono aumentati del 580% e il PIL del Libano è crollato di ben 11 miliardi di dollari in un solo anno. Allora il 17 Ottobre 2019, la popolazione ormai sfiancata dalla grave crisi e dal non riuscire più neanche a ricevere i servizi essenziali (come: acqua, gas, servizi igienici, ecc...), è scesa in massa nelle piazze di tutto il Paese per chiedere le dimissioni del Governo. Dopo settimane di dure proteste (dove alcuni manifestanti hanno addirittura perso la vita) alla fine il Governo al-Harari si è dimesso ed è stato sostituito da un Governo tecnico di unità nazionale con il compito di mettere in atto tutte le misure necessarie per risolvere i profondi problemi del Libano. 

Dopo qualche mese di calma le proteste sono ricominciate dopo la tragedia dell’esplosione del porto di Beirut nell’Agosto 2020, causata da una grande quantità di nitrato di ammonio immagazzinata nel porto che è esplosa, causando almeno 218 morti, 7.000 feriti e 15 miliardi di dollari di danni materiali, oltre a lasciare circa 300.000 persone senza casa. Un carico di 2.750 tonnellate di sostanza (equivalenti a circa 1,1 kilotoni di TNT) era stato immagazzinato in un magazzino senza adeguate misure di sicurezza nei 6 anni. L'esplosione è stata preceduta da un incendio nello stesso magazzino. La mancata rimozione dei materiali dal magazzino e il loro trasferimento sono stati attribuiti alla cattiva gestione del porto e alla corruzione del Governo e della PACiò ha fatto sì che anche i silos per cereali a esso adiacenti sono stati gravemente danneggiati, una parte dei silos è crollata a seguito di un incendio durato settimane nel grano rimanente, causando così anche una grave crisi alimentare. 

Dal giorno seguente le indagini sono iniziate per capire com'era potuto capitare una tragedia simile. Diversi agenti della Guardia di Frontiera e di polizia sono stati arrestati per corruzione e così anche dei funzionari locali. Col proseguo delle indagini anche i nomi di diversi politici di spicco e alcuni Ministri sono stati coinvolti nello scandalo. Soprattutto persone legate ad Hezbollah, gli inquirenti infatti hanno ipotizzato che il materiale esplosivo nel magazzino venisse usato dal così detto "Partito di Allah" per armare i suoi miliziani. Ma, purtroppo, la verità non è mai stata scoperta. A causa di forti pressioni provenienti dalle istituzioni e molte minacce subite dai giudici, alla fine l'inchiesta si è arenata in un nulla di fatto. Ciò ha fatto esplodere nuove e ancor più violente proteste da parte della popolazione che hanno causato le dimissioni del Governo tecnico e la convocazione di nuove elezioni. Le urne elettorali, però, hanno dato prova che il Paese è estremamente diviso e di fatto ingovernabile. In questo contesto così difficile bisogna poi aggiungere anche l'arrivo della pandemia di Coronavirus (aggravata dall'impossibilità di importare medicine) e della guerra tra Russia e Ucraina che hanno a loro volta hanno avuto ripercussioni gravi sull'economia del Paese (per es: lo zucchero è aumentato del 670%, mentre grano, tè, riso e sigarette sono tutti aumentati di quasi il 1.000%). Alla fine, nel 2022, il Libano è stato costretto a dichiarare il primo default della sua storia. 

Un altro grande elemento di destabilizzazione del Paese è proprio Hezbollah. Nata come organizzazione terroristica islamista-Sciita, negli anni '90 con la fine della guerra, si è fatta Partito politico, riuscendo fin da subito a occupare le istituzioni libanesi e a portare avanti, così, politiche autoritarie ed estremiste. Le ultime elezioni si sono caratterizzate per diversi e gravi episodi di intimidazioni e violenze portate avanti dai miliziani contro gli esponenti delle altre forze politiche, soprattutto verso quelle che rappresentano la minoranza Cristiano-Maronita. Questi "sporchi trucchetti" hanno permesso alla coalizione Sciita di arrivare prima con quasi il 40% e attualmente fa parte di un Governo di coalizione guidato dalle forze islamiste (anche Sunnite). Questo Governo sta oggi tacitamente permettendo ai miliziani di Hezbollah di lanciare missili contro civili israeliani (provocando la morte di innocenti, tra cui bambini). 

Negli ultimi tempi i miliziani stanno diventando sempre più violenti e vendicativi anche contro gli oppositori interni, come di mostra l'omicidio del giornalista (Sciita) Lokman Mohsen Slim da tempo un forte critico di Hezbollah. Slim aveva rivelato diversi crimini di guerra commessi da loro durante la guerra civile libanese e aveva indagato sui legami tra l'Iran ed Hezbollah, confermando che la "Resistenza Islamica" (altro nome di Hezbollah) in Libano è stata creata e ancora oggi viene generosamente finanziata e (soprattutto) armata dagli Ayatollah. Per questo motivo i miliziani lo hanno ucciso con 4 colpi di pistola. l'inchiesta è stata aperta, ma come spesso capita in Libano quando c'è di mezzo Hezbollah, è stata chiusa poco dopo senza nessuna condanna. Un altro caso degno di nota è sicuramente quello di Pascal Suleiman, ex Coordinatore delle "Forze Libanesi" (primo Partito dell'opposizione, Conservatore e Cristiano) per il Distretto di Byblos. Suleiman fu rapito, sequestrato per parecchi giorni e poi ucciso brutalmente. La polizia arrestò un gruppo di rifugiati siriani, ma durante il suo funerale (a cui hanno partecipato migliaia di libanesi) il Patriarca di Antiochia (il leader spirituale dei Maroniti, che li ha celebrati personalmente) lo ha dichiarato "Martire" e ha accusato Hezbollah di aver organizzato un omicidio politico. Suleiman era un esponente di spicco dell'opposizione e aveva chiesto all'ONU di avviare un'indagine indipendente sui fatti drammatici del porto di Beirut (cosa poi mai avvenuta). 

Il Libano è dunque una vera e propria polveriera che sembra pronta a esplodere da un momento all'altro, non appena l'Iran accenderà la "miccia" di Hezbollah. Se ciò dovesse accadere le conseguenze dell'entrata in guerra sarebbero devastanti per questo piccolo, povero e lacerato Stato del Medio-Oriente. Anche perché se alla fine Hezbollah scatenasse una guerra vera e propria contro Israele, le Forze Libanesi e altri Movimenti che rappresentano i Cristiani nel Paese, si dicono pronti a ricreare quelle milizie armate, che già avevano combattuto durante la guerra civile e a lottare contro Hezbollah per liberare il Libano dal suo regime di terrore. Il Paese quindi si ritroverebbe in un nuovo sanguinoso conflitto religioso, che finirebbe inevitabilmente per distruggere qualsiasi possibile futuro di stabilità e che porterebbe ancora più tristezza, rabbia e morte nella regione. 

mercoledì 28 agosto 2024

Rivoluzione di Luglio

Di Leonardo Gaddini


Era il 29 Dicembre 2008 quando la "Grande Alleanza" riuscì a vincere le elezioni generali in Bangladesh, interrompendo così il Governo di Begum Khaleda Zia e del suo "Partito Nazionalista", che è stata alla guida del Paese del Sud-Est asiatico per 10 anni. Dal quel momento la carica di Primo Ministro fu ricoperta, ininterrottamente, da Sheikh Hasina Wazed, che aveva già governato (con risultati molto modesti) dal 1996 al 2001. Questa vittoria fu possibile perché Hasina riuscì a riunire sotto la sua guida ben 11 Partiti politici provenienti da storie e ideologie molto diverse tra loro. Hasina riuscì per la prima volta a unire: Partiti di Sinistra (storicamente all'opposizione dei nazionalisti di Zia) come il "Partito Nazional Socialista", i Partiti islamici come la "Lega del Popolo" (il Partito della stessa Hasina) e anche populisti nostalgici della vecchia dittatura militare degli anni '80 come il "Partito Nazionale". Questa unione permise di evitare la dispersione dei voti dell'elettorato critico dell'allora Governo Zia e ciò fu fondamentale per la vittoria, visto il sistema elettorale del Paese prevede l'uninominale puro. Questa grande e diversificata coalizione ha governato in Bangladesh fino a poche settimane fa. Durante questo lungo periodo ha portato avanti politiche autoritarie che hanno danneggiato la già fragile e giovane Democrazia bangladese. 


In quegli anni, infatti, il suo Governo si è caratterizzato per aver più volte represso con la forza diverse manifestazioni, in diverse circostanze alcuni contestatori hanno perso la vita a causa dei mezzi violenti usati da parte delle forze di sicurezza e diversi oppositori sono stati rapiti e torturati o mandati in carcere dopo processi farsa. Contro Hasina sono state mosse diverse accuse gravi sia di corruzione (molte infrastrutture create durante i suoi mandati sono state costruite da magnati vicini al suo Partito), che di numerosi brogli elettorali, da diversi anni ormai i Partiti d'opposizione boicottano le elezioni e i più importanti mass-media del Paese furono da lei affidati a persone fedeli al Governo. Questa situazione si è poi aggravata nel tempo, soprattutto dopo che diverse organizzazioni terroristiche islamiste hanno realizzato attentati in diverse zone del Paese, provocando molti morti e feriti. Da allora la repressione contro il dissenso, da parte delle autorità, è aumentata vertiginosamente. 

L'organizzazione internazionale "Human Rights Watch" ha infatti più volte denunciato intimidazioni e violenze contro le opposizioni. Per placare il malcontento popolare, Hasina ha introdotto tutta una serie di bonus e ha portato avanti politiche espansive, come lo "schema pensionistico universale" che avrebbe garantito un sostegno economico a tutti i bangladesi (inclusi quelli residenti all'estero) tra i 18 e i 60 anni. Queste politiche demagogiche hanno fatto aumentare il debito pubblico del 282% in più rispetto a soli 10 anni prima. Con lo scoppio della pandemia di Covid19 e la successiva recessione economica globale, il settore bancario del Paese è entrato in una crisi senza precedenti, costringendo il Governo a chiedere numerosi prestiti al FMI per evitare il default. In politica estera il suo Governo è stato molto vicino all'India (suo più importante partner commerciale), ma negli ultimi anni era diventato un alleato stabile della Cina, facendo entrare il Paese nella "Via della Seta" e diventando sempre più anti-occidentale. 

In questo contesto così complesso, il 10 Dicembre 2022, iniziarono delle proteste forti e molto partecipate contro di lei e il suo Governo. Il malcontento popolare è esploso a causa dell'inflazione che ha prodotto un notevole aumento dei prezzi di molti prodotti (soprattutto delle materie prime e dei beni di prima necessità) e la svalutazione della moneta, che ha ridotto sull'astrico molte persone. Vista la pessima situazione economica e lo stato indecente del bilancio pubblico, il Governo, nel Giugno scorso, ha deciso di abrogare il cosiddetto "sistema delle quote nel Servizio Civile" che era in vigore dal 2018. Questa legge prevedeva delle quote per le assunzioni nella Pubblica Amministrazione (Civil Service) del Paese. Queste quote facevano sì che gli aderenti a determinate categorie previste dalla stessa legge, come per esempio: i parenti dei combattenti per l'indipendenza del Paese dal Pakistan, portatori di handicap, gli appartenenti a minoranze religiose, etniche, ecc... avevano il diritto a essere assunti nella PA e di ricevere stipendi più alti e trattamenti migliori. Questa legge, che inizialmente era stata pensata per aiutare le fasce più emarginate della popolazione, aveva però portato a un aumento incontrollato delle assunzioni nella PA e quindi, anche a un aumento dei costi che ora lo Stato, data la difficile situazione economica, non poteva più permettersi. Questa mossa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. 

Gruppi sempre più numerosi di studenti universitari hanno iniziato a protestare vivacemente per chiedere un'equa riforma del sistema delle quote e le dimissioni del Governo e nuove elezioni (stavolta veramente libere). Gli studenti hanno creato il "Movimento Studentesco Anti-Discriminazione" e hanno iniziato a mobilitare tutti i giovani attraverso i Social-Network, dando così man forte ai Partiti d'opposizione. Il Governo ha rifiutato sonoramente qualsiasi richiesta dei manifestanti e ha cercato di reprimere le proteste con la forza. In più casi gli agenti di sicurezza hanno sparato proiettili contro gli studenti. L'UNHCR ha stimato che a causa delle violenze delle forze di polizia più di 650 manifestanti hanno perso la vita e più di 20.000 sono state ferite. Questo comportamento barbaro delle autorità, unito agli insulti che la Prima Ministra Hasina ha lanciato agli studenti (li ha paragonati ai "Razakars" un gruppo armato che combatté con il Pakistan contro l'indipendenza del Bangladesh), ha fatto esplodere la rabbia popolare. Prima gli insegnanti si sono uniti agli studenti occupando le scuole e le università e resistendo agli attacchi violenti dei militanti della "Lega Chhatra" (il Movimento studentesco vicino alla Lega del Popolo) che cercavano di intimidirli per farli arrendere (anche ricorrendo all'uso di coltelli). Poi anche i sindacati si sono uniti agli studenti e hanno dichiarato uno sciopero nazionale fino alle dimissioni del Governo. 

A quel punto studenti, sindacati e le forze dell'opposizione si sono uniti è hanno creato il "Movimento di Non Cooperazione" per coordinare le azioni da mettere in atto contro l'esecutivo e, sfidando il coprifuoco indetto dal Governo, hanno dato avvio alla "lunga marcia verso Dhaka" e il 5 Agosto 2024, dopo mesi di lotte e sofferenze, una marea umana di circa 5 milioni di persone si è recata sotto il palazzo del Governo nella capitale e lo ha assaltato. Capendo che ormai tutto era perduto il Governo si è dimesso e Hasina è fuggita in (auto)esilio in India (dove si trova tutt'ora). I manifestanti hanno vinto, allora il Presidente della Repubblica, Mohammed Shahabuddin ha sciolto il Parlamento e ha nominato un nuovo Governo ad interim (tecnico) guidato da Muhammad Yunus, l'inventore del sistema di microcredito, per gestire la grave crisi e provare a riappacificare il Paese in vista delle future elezioni. 

Il nuovo Governo ha, fin da subito, creato un fondo di solidarietà per i manifestanti feriti e le famiglie di quelli rimasti uccisi e ha avviato dei procedimenti penali contro gli esponenti di spicco della Lega del Popolo (molti dei quali sono già in arresto in carceri di massima sicurezza), dell'ex-Governo (tra cui la stessa Hasina, accusata di corruzione, riciclaggio, abuso di potere e omicidio) e dei vertici delle forze armate e ha promesso di abrogare tutte le precedenti misure autoritarie e ha liberato tutti i prigionieri politici (tra cui l'ex Prima Ministra Zia, ottantenne da tempo malata e in carcere). Tutto sembrava destinato ad andare a buon fine per il Bangladesh e il suo popolo martoriato da anni di autoritarismo, ma purtroppo non sta andando così. 

Dopo la caduta del Governo, gli estremisti islamici sono tornati alla ribalta e hanno approfittato del caos e dell'assenza delle autorità per attaccare violentemente i membri della comunità indù. Case e templi indù sono stati assaltati e dati alle fiamme, i negozi dei commercianti indù vengono frequentemente rapinati e i loro idoli e i simboli religiosi vengono dissacrati e distrutti. Si registra che solo nelle poche ore dopo la fuga di Hasina ci sono stati più di 250 aggressioni in tutto il Paese, a oggi centinaia di persone sono state uccise dagli islamisti. Per sfuggire alle violenze migliaia di indù sono ormai fuggiti dal Paese e hanno cercato rifugio in India, ma il Governo locale non li vuole accogliere nel Paese e li respinge indietro. Negli ultimi giorni però migliaia di persone in tutto il Paese e di diverse religioni: indù, cristiani, buddisti e anche islamici, hanno protestato contro le violenze e le discriminazioni e perché il Bangladesh sia finalmente pacifico, libero e democratico. 

martedì 20 agosto 2024

Schiavitù sessuale in Pakistan #donnealcentro

 di Valeria Frezza


Pakistan (MNN) – C’è una realtà triste e deludente che i cristiani in Pakistan conoscono fin troppo bene: la perdita delle loro figlie a causa dei rapimenti da parte di uomini senza scrupoli per ridurle in uno stato di schiavitù sessuale.

Un giovane leader cristiano in Pakistan ha solo detto: "Per favore, per favore prega per questa giovane ragazza di 13 anni”. 

L'adolescente era stata rapita da un uomo sulla quarantina, poi costretta a sposarlo e a convertirsi all'Islam. 

“[Ha trascorso] cinque mesi incatenata a un letto e senza cibo ma è stata salvata. E' rimasta però incinta e ha partorito una bambina", dice Bruce.

La sua è solo una delle tante storie che accadono alle ragazzine cristiane in Pakistan e che raramente ha un lieto fine. 

Infatti su oltre 1.000 giovani donne cristiane rapite, solo il 10% riesce a tornare a casa.

martedì 6 agosto 2024

IMPLOSIONE

Di Leonardo Gaddini


La Svezia è storicamente conosciuta in tutto il mondo per avere un'economia sociale di mercato, una Democrazia parlamentare stabile e sul consenso sociale. Il Paese ha sempre vantato un'assistenza sanitaria e un'istruzione di prim'ordine, una società dove spicca l'uguaglianza sia sociale che di genere. Aveva bassi tassi di criminalità e pochi conflitti etnici. Ma la maggior parte di questi elementi è stata trasformata in modo irriconoscibile e la Svezia che conoscevamo e che guardavamo con ammirazione rischia di implodere. 


Oggi la Svezia, infatti, detiene il più alto tasso di omicidi tra bande in Europa e criminali, con l'età media più bassa, ad aver commesso crimini gravi, con addirittura ragazzi nella loro prima adolescenza arrestati per omicidio. Segmenti crescenti delle periferie nelle grandi città sono ufficialmente classificati dal Governo come: "aree particolarmente vulnerabili", dove è difficile, al limite dell'impossibile per la polizia operare. In termini semplici, queste sono zone dove non è possibile per i cittadini circolare perché i clan locali governano e dove persino i medici, per prestare soccorso, devono indossare giubbotti antiproiettile ed essere scortati della polizia. Secondo la polizia svedese, circa 62.000 persone sono attive o hanno legami con reti criminali. Per questi motivi recentemente il Governo ha chiesto ai militari di assistere la polizia, per la prima volta nella storia del Paese. 


La Svezia poi ha anche uno dei tassi di mortalità pro-capite dovuti ad armi da fuoco più alti tra tutti i Paesi europei (dati UNODC). Dal 2013 il numero di sparatorie mortali nel Paese è più che raddoppiato, secondo le statistiche ufficiali, e i crimini legati alla droga e alle armi da fuoco sono aumentati costantemente dall'inizio degli anni 2000. Gran parte della violenza ha avuto luogo nelle città più grandi: Stoccolma (dove il tasso di omicidi con armi da fuoco era circa 30 volte quello di Londra su base pro-capite nel 2022), GöteborgMalmö e Uppsala, ma recentemente i disordini si sono estesi anche alle città più piccole. Negli ultimi anni il Paese ha superato Bosnia-ErzegovinaCroazia e Serbia in termini di decessi ogni 100.000 abitanti, mentre nel 2010 occupava solo il 14° posto. Secondo il Consiglio Nazionale svedese per la Prevenzione alla Criminalità, i giovani e i bambini vengono sempre più reclutati dalle gang. In media sospettati di crimini come l'omicidio o aggressioni stanno diventando sempre più giovani. Nel 2022, i giovani di età compresa tra 15 e 20 anni rappresentano il 29,7% di tutti gli indagati per tali reati. La stessa tendenza è ancora più marcata quando si parla di reati commessi con armi da fuoco dove ben il 45,1% degli indagati per omicidio correlato alle armi da fuoco ha un'età compresa tra i 15 e i 20 anni.  


Il Governatore della Banca di Svezia, Erik Thedeen, ha dichiarato che il crescente problema delle sparatorie e degli attentati è così grave che rischia di danneggiare la crescita economica a lungo termine del Paese. Il deterioramento della sicurezza, infatti, sta spingendo i cittadini svedesi con capacità imprenditoriali a lasciare il Paese e sta diventando sempre più difficile per l'industria reclutare talenti di alto livello dall'estero. Thedeen nota anche che una delle più grandi risorse svedesi durante gli anni del boom economico era un forte sentimento di fiducia, sia tra le persone che nei confronti dell'autorità, ma oggi questo è ormai sparito a causa della violenza delle gang. Questi problemi sono amplificati poi dal deterioramento della qualità dell'istruzione dovuta ai crescenti disordini tra studenti di diverse etnie, che spesso sfociano in atti di violenza vera e propria nelle scuole e, per un Paese che si è sempre focalizzato sull'istruzione e sulla conoscenza, questo è davvero grave. 


La causa principale della crisi è una combinazione esplosiva tra una politica migratoria aperta, senza troppe limitazioni per chi può trasferirsi nel Paese e l'assenza di politiche per aiutare i nuovi arrivati​​a integrarsi nella società svedese. Il numero di immigrati in Svezia ha raggiunto il massimo storico nel 2016, ma ha avuto per molto tempo livelli elevati. Si prevede che l'immigrazione rimarrà nel lungo termine sopra i 100.000 arrivi all'anno, una cifra molto alta visto che la nazione scandinava ha una popolazione di 10,61 milioni di persone. La conseguenza è stata l'emergere di quartieri in cui quasi tutti i residenti sono immigrati, dove i tassi di disoccupazione sono molto alti e dove i figli degli immigrati vanno a scuole in cui nessun altro bambino è svedese (a volte nemmeno gli insegnanti). Ciò ha rappresentato una sorta di "incubatore" per la criminalità, poiché le gang prendono il sopravvento dove lo Stato fallisce. 


Secondo le statistiche ufficiali del Governo, il numero di residenti nati all'estero in Svezia è aumentato drasticamente negli ultimi due decenni. Su una popolazione di 10,61 milioni nel 2022, un totale di 2,14 milioni di persone erano registrate come nati all'estero, più del doppio del numero nel 2000. Ciò equivale a poco più del 20%. Se si utilizza una definizione più ampia, per includere coloro che sono nati in Svezia con due genitori nati all'estero, il numero sale al 26% e la quota di residenti nati all'estero è destinata ad aumentare per ragioni demografiche. Poiché la popolazione nata all'estero ha un'età media inferiore a quella della popolazione svedese, è destinata ad avere un tasso di crescita più elevato. Tra i residenti di età compresa tra 25 e 34 anni, 1/3 ha attualmente un background straniero e tra quelli di età compresa tra 35 e 44 anni, è il 38%


Come già detto in precedenza è vero che la Svezia ha sempre avuto alti livelli di immigrazione, ma in passato erano quasi tutti provenienti da Paesi europei, culturalmente simili e ben istruiti, persone che quindi era facile introdurre con successo nel tessuto sociale svedese, invece dai primi anni 2000 sono aumentati significativamente gli immigrati provenienti da Paesi con grandi differenze culturali (a volte anche analfabeti) sicuramente più difficili da integrare. L'ordinamento giuridico svedese, tra l'altro, permette di ottenere la cittadinanza con facilità e spesso questo ha fatto sì che persone che non si sentono Svedesi e che non condividono i valori occidentali, abbiano preso la cittadinanza solo per poter rimanere nel Paese europeo e godere del welfare. Questa prassi a lungo andare rischia di creare dei problemi, infatti, per esempio, nel 2019 un gruppo con legami con i "Lupi Grigi" (un movimento turco estremista e violento) ha fondato il Partito politico "Nyans", (che si traduce in "Nuance") che chiede l'istaurazione di un sistema legale diviso, in cui la legge della Shari'a si applichi ai cittadini musulmani, in generale i risultati elettorali ottenuti finora sono molto modesti, ma il suo consenso nei quartieri periferici delle grandi città è in crescita. 


Tino Sanandaji, un economista di origine curda divenuto uno dei principali critici delle politiche migratorie svedesi, scrive che: “i nati all’estero rappresentano il 53% degli individui condannati con pene detentive di lunga durata, il 58% dei disoccupati, e riceve il 65% delle spese di assistenza sociale, il 77% della povertà infantile svedese è presente in famiglie di origine straniera, mentre il 90% dei sospettati di sparatorie pubbliche sono immigrati di seconda o terza generazione". La Svezia ha chiesto troppo a se stessa, nel 2016, il Paese ha speso la cifra sorprendente di $6 miliardi per i rifugiati, più del 5% del suo bilancio totale. Oggi gli svedesi hanno imparato che anche lo Stato più benevolo e prospero ha i suoi limiti. 


martedì 30 luglio 2024

Il modello Bukele

Di Leonardo Gaddini


Era il 3 Febbraio 2019 quando il giovane Nayib Armando Bukele Ortez vinse a sorpresa le elezioni generali a El Salvador, diventando il 43º Presidente della Repubblica nella storia di quel piccolo Paese dell'America centrale. Bukele riuscì, dopo tanto tempo, a rompere il bipolarismo che governava El Salvador in modo disastroso. Dagli anni '90, infatti, si erano alternati alla guida del Paese 2 Partiti politici: a Destra, "l'Alleanza Nazionalista Repubblicana" (ARENA), un Partito Conservatore e a Sinistra, il "Fronte di Liberazione Nazionale Farabundo Martì" (FMLN), un Partito Socialista creato dai miliziani comunisti che durante la "Guerra Fredda" avevano organizzato attentati nel Paese. Questo bipolarismo, che era il prodotto del ritorno della Democrazia nel Paese dopo anni di dittatura militare e di guerra civile, non è riuscito a risolvere i gravi problemi che attanagliavano El Salvador. I 2 Partiti, infatti, si sono spinti spesso ai rispettivi estremi dello spettro politico. 


ARENA ha portato avanti politiche nazionaliste e assistenzialiste, tipiche della peggior Destra populista e il FMLN negli ultimi anni ha cercato di mettere in atto le politiche del "Socialismo del XXI secolo" tanto caro a dittatori come Hugo Chàvez e Fidel Castro, che consiste in una serie di nazionalizzazioni, espropri, e sussidi a pioggia. Il risultato? Il crollo dell'economia del Paese, che nel giro di poco tempo si è ritrovato a essere uno degli Stati più poveri dell'America Latina. Ma i problemi per questo piccolo Paese non erano solo di natura economica. El Salvador, infatti, era diventato anche uno degli Stati meno sicuri e più violenti della zona. I narcos approfittando del caos e della povertà estrema avevano di fatto preso il controllo delle strade, dei giovani senza più futuro e della classe politica del Paese, una cosa che accomunava infatti i politicanti dell'ARENA e del FMLN era il prendere mazzette. 

 

In questo contesto così difficile Bukele decide di candidarsi alla carica di Capo dello Stato appoggiato dalla "Grande Alleanza per l'Unità Nazionale" (GANA, che in spagnolo significa vittoria), un piccolo Partito di Centro-Destra, Liberale e anti-corruzione nato nel 2010 da una scissione dall'ARENA e stravince già al 1º turno le elezioni con il 53,10% dei voti. Bukele ha avuto una vita particolare. Figlio di immigrati palestinesi (suo padre è stato uno dei più importanti imam di El Salvador dove gestiva ben 4 Moschee), si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza della Central America University, che poi abbandonò per iniziare a lavorare nell'impresa del padre che organizzava campagne pubblicitarie. Nel giro di poco tempo ha dimostrato di avere un ottimo fiuto per gli affari, ha fondato la sua impresa con la quale stipulò un contratto con la Yamaha, per la vendita dei loro prodotti in El Salvador, riuscendo così a diventare uno dei più ricchi imprenditori del Paese. All'epoca era vicino alla Sinistra e decise di candidarsi alla carica di Sindaco di Nuevo Cuscatlàn, nel 2012 e poi nel 2015 a Sindaco della Capitale, San Salvador, con il FMNL, venendo eletto entrambe le volte e divenne così il più giovane Sindaco della storia del Paese. A quel punto diventò molto popolare grazie al suo carisma e a un ottimo uso dei social network e diede prova di essere anche un buon amministratore (soprattutto non in vendita). Poco dopo iniziò a criticare l'establishment del suo Partito e l'allora Presidente Salvador Sànchez Cerén e il disastroso operato del suo Governo. Queste critiche gli costarono l'espulsione dal FMLN, allora decise di fondare il suo Partito politico insieme a un gruppo di giovani militanti riformisti, di tecnici e di imprenditori, chiamandolo "Nuove Idee" (NI, un Partito Liberale e anti-sistema diventato nel giro di pochissimo tempo la prima forza politica) e si candidò alle elezioni vincendole e ottenendo anche una maggioranza molto ampia all'Assemblea Legislativa

 

Una volta diventato Presidente Bukele ha governato grazie a una coalizione di Partiti provenienti da storie politiche diverse e che non avevano mai governato prima il Paese: il suo NI, GANA, ma anche il "Partito Democratico Cristiano" (PDC, un piccolo Partito centrista) e il "Partito della Coalizione Nazionale" (PCN, un piccolo Partito Conservatore). Bukele si è distinto per aver messo in atto riforme molto innovative e coraggiose. Il suo Governo ha seguito un'impostazione conservatrice in ambito sociale, promuovendo politiche di sostegno alle famiglie e alla natalità e molto liberale in economia, con programmi caratterizzati da tagli delle tasse, privatizzazioni e un forte rigore di bilancio. Uno degli atti sicuramente più dibattuti è stato aver dato corso legale ai Bitcoin, nel 2021, con l'obiettivo di migliorare l'economia rendendo più semplici le operazioni bancarie per i salvadoregni e incoraggiare gli investimenti esteri. Nel 2022, più salvadoregni avevano portafogli "Bitcoin Lightning" che conti bancari. Questa mossa è stata resa necessaria anche dal fatto che la valuta ufficiale del Paese, il Colón (SVC) dopo una fortissima svalutazione è stata rimossa dalla circolazione dal 2001, quando il Paese ha optato per la dollarizzazione, ma questo ha diminuito il potere d'acquisto della popolazione e ha rallentato le esportazioni di El Salvador. 


Bukele ha affermato che l'adozione del Bitcoin renderà più facile per i salvadoregni che vivono all'estero inviare rimesse ai loro parenti nel Paese e che renderà anche le transazioni digitali più accessibili alle persone "underbanked". Il Governo ha annunciato di aver stanziato $150 milioni in contanti per sostenere il Bitcoin del Paese e ha distribuito $30 in Bitcoin alle persone che si iscriveranno per utilizzare un portafoglio elettronico chiamato "Chivo" (gergo salvadoregno per dire cool). Il Governo di El Salvador ha acquistato ₿400, per un valore di circa $20,9 milioni. Così facendo El Salvador è diventato il 1º Stato al mondo a considerare il Bitcoin moneta legale. Come parte di questa adozione, il Governo ha iniziato a richiedere a tutte le aziende di accettarlo e le transazioni in Bitcoin non sono soggette all'imposta sulle plusvalenze e gli investitori stranieri che investiranno più di ₿3 nel Paese hanno diritto a ottenere la residenza permanente. All'inizio l'uso dei Bitcoin è stato molto limitato, a causa dei malfunzionamenti di Chivo e della scarsa conoscenza del funzionamento della criptovaluta da parte dei salvadoregni, ma il Governo, nonostante le critiche della World Bank e del IMF, è andato avanti e ha annunciato che avrebbe utilizzato energia geotermica sostenibile per il mining dei Bitcoin attraverso il vulcano Conchagua, per ridurre i costi e l'inquinamento dovuti all'estrazione delle crypto. L'adozione del Bitcoin ha portato a un aumento significativamente elevato di investimenti da parte di aziende e capitali stranieri in El Salvador e a Marzo 2024, il "gambit Bitcoin" di El Salvador si attestava su un profitto del 50%, con il Bitcoin che ha registrato un nuovo massimo storico di oltre $69.000. Secondo diversi economisti è ancora troppo presto per capire se l'azzardo Bitcoin è da considerarsi azzeccato o pure no, ma vista la crescita economica che il Paese ha avuto negli ultimi 5 anni le premesse sembrano buone.


Altre misure fondamentali messe in atto da Bukele riguardano la sicurezza e il contrasto alle gang. El Salvador è storicamente conosciuta come "la capitale mondiale degli omicidi". Questo triste soprannome è dovuto al fatto che in questo piccolo Paese di circa 6,5 milioni di abitanti e l’estensione dell’Emilia-Romagna si registrano più di 6.000 omicidi l'anno, propiziati dagli scontri tra le principali organizzazioni criminali, la "Mara Salvatrucha" e il "Barrio 18", che si stima contino su un vero e proprio esercito di più di 70 mila membri. Bukele ha fin da subito messo in atto una politica di repressione molto dura nei loro confronti e ha cercato di contrastare la corruzione con il Piano di Controllo Territoriale. Nel 2020, gli omicidi quotidiani crollarono da 9 a 5, e nel 2021 addirittura a 3 e recentemente si sono registrati diversi mesi consecutivi con 0 omicidi. Questo è il frutto della “guerra alle gang”, il Governo ha imposto uno stato d’emergenza, ha aumentato le pene per i crimini legati alle gang, e lanciato una campagna di arresti contro esponenti di spicco della criminalità organizzata senza precedenti. In quasi 1 anno, le autorità riportano la cattura di più di 64 mila presunti Pandilleros (nome dei membri delle gang), arresti che hanno portato il totale della popolazione carceraria a circa 100 mila persone, cioè il 2% della popolazione adulta del Paese, la proporzione più alta al mondo. Il Governo prevede di ospitare 40 mila criminali in un nuovo mega carcere costruito in tempi record. La strategia sembra funzionare, le gang hanno accusato il colpo, allentando il loro controllo territoriale e riducendo l’estorsione, il loro storico motore economico che colpiva circa 1/5 delle attività economiche del Paese. Quelli di Bukele alla guida di El Salvador si registrano come gli anni meno violenti nella sua storia recente.