Riflessioni ed interventi:
di Erminia Mazzoni
La politica priva di visione è la prima causa dell’inasprimento del conflitto tra generazioni. La perdita della dimensione temporale nella elaborazione delle strategie di governo è l’effetto della incapacità di gestione dei problemi che ha gradualmente portato a caricare sulle spalle del paese un gravoso onere. L’’egoismo che ne è scaturito ha trasformato l’arte del programmare il futuro in pratica di sopravvivenza. I rappresentanti politici decidono del e sul presente. Vediamo banalmente come da 20 anni viene affrontato il tema delle pensioni: finestra dopo finestra per dar risposta alla domanda di ritiro di oggi come se non ci fosse un futuro. I giovani, cioè il nostro domani, sono oramai parte di quelle che tradizionalmente sono le categorie fragili. È chiaro dunque che i millennials devono entrare in gioco senza attendere il passaggio del testimone. La partecipazione alle scelte di oggi è un imperativo per loro e per chiunque voglia costruire una prospettiva di vita che superi l’orizzonte dell’io e dell’ora e subito. La via maestra è quella della rifondazione di partiti espressione di culture identitarie, luoghi di formazione delle idee e di elaborazione di progetti, nei quali i rappresentanti della prossima generazione abbiano pieno diritto di cittadinanza. Partiti nei quali si milita per imparare ad essere classe dirigente del domani e ai quali si contribuisce attivamente da oggi. I giovani devono poter impegnare le proprie energie lavorando insieme ai decisori presenti per portare proposte. Altrimenti resta la via della protesta disorganica e non finalizzata.
di Raffaele Peralta
Molto spesso ci siamo sentiti dire che l’Italia non è un Paese per giovani. Noi giovani veniamo dimenticati dagli adulti, dalla società e dalla politica: paghiamo l’inesperienza data dall’età e l’assenza di un lavoro o reddito, che ci fanno apparire invisibili agli occhi dello Stato. Una soluzione a questo problema riguarderebbe l’aumento della partecipazione politica dei giovani. Questa questione è seria, ma nei ragazzi non manca di certo la passione: tanti giovani sono interessati alla politica, ma non trovano spazi nei quali iniziare a muovere i primi passi e partecipare attivamente. Serve creare questi spazi, incorporati a un sistema meritocratico non anagrafico, che si attiva dando ai giovani piccoli incarichi e adottando l’ordine del cursus honorum per le candidature.
Oltre ad essere dimenticati, siamo stati la categoria più colpita dalla pandemia, non dal punto di vista clinico, ma dal punto di vista sociale: in massa contro ogni pronostico abbiamo risollevato il Paese recandoci ad assolvere un dovere morale - la vaccinazione - permettendo di far rivedere la luce dopo due anni di buio totale. Qualcuno penserà che sia impossibile porre rimedio al dissidio tra giovani e politica, ma secondo me ci sono dei modi per superare il tutto. In primo luogo, i partiti e la politica dovrebbero parlare e affrontare argomenti e tematiche giovanili, candidare giovani, fare e creare reti e scuole di formazione politica. Parallelamente lo Stato e il Governo, invece, dovrebbero investire risorse su istruzione e politiche giovanili e riformare la scuola e l’università. Entrambi congiuntamente devono ascoltare i giovani, perché nessuno meglio di noi sa di cosa abbiamo bisogno, soprattutto perché la politica e gli adulti non possono mettersi nei nostri panni e interpretare le nostre istanze. In sostanza, bisogna occuparsi dei giovani, lavorare per e con loro. Perché i giovani non sono il futuro di questo Paese, ma il presente!
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