di Erminia Mazzoni
Al di là del propagandismo di alcuni, siamo il paese più remunerato dallo straordinario Piano Europeo Post pandemico in ragione della maggiore debolezza di alcune fasce della popolazione oltre che di alcune aree del paese, cosa per la quale la Commissione UE, nelle sue raccomandazioni, ci ha assegnato l’obiettivo di “intensificare gli sforzi nel contrasto alla povertà, all’esclusione e alle disuguaglianze” (CSR – Country Specific Reccomendations -), adottando misure strategiche in grado di “garantire che le politiche attive del mercato del lavoro e le politiche sociali siano efficacemente integrate e coinvolgano soprattutto i giovani e i gruppi vulnerabili; sostenere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro attraverso una strategia complessiva in particolare grazie alla previsione di accesso a servizi di assistenza all’infanzia e a lungo termine di qualità; migliorare i risultati scolastici.”.
“L’Unione Europea ha risposto alla crisi pandemica con il Next Generation EU (NGEU)”, afferma il Presidente del Consiglio Mario Draghi, nella premessa al piano, un programma “di portata e ambizione inedite, che prevede,” tra gli obiettivi, “investimenti e riforme per accelerare la transizione ecologica e digitale; migliorare la formazione delle lavoratrici e dei lavoratori; e conseguire una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale” e definisce le tre priorità principali: parità di genere, protezione e valorizzazione dei giovani e superamento dei divari territoriali.
“L’empowerment femminile e il contrasto alle discriminazioni di genere, l’accrescimento delle competenze, della capacità e delle prospettive occupazionali dei giovani, il riequilibrio territoriale e lo sviluppo del Mezzogiorno non sono univocamente affidati a singoli interventi, ma perseguiti quali obiettivi trasversali nell’ambito di tutte le componenti del PNRR.”.
In merito alle pari opportunità di genere, il Piano parte dal presupposto che “La mobilitazione delle energie femminili … è fondamentale per la ripresa dell’Italia” e che occorra “intervenire sulle molteplici dimensioni della discriminazione verso le donne.”, tenendo conto dell’attuale “contesto demografico, in cui l’Italia è uno dei paesi con la più bassa fecondità in Europa (1,29 figli per donna contro l’1,56 della media UE)” e agganciando il percorso di riforma e investimento alle politiche per promuovere la natalità avviato col Family Act. Così ragionando il PNRR prevede: a) misure di potenziamento del welfare, anche per permettere una più equa distribuzione degli impegni, non solo economici, legati alla genitorialità, meccanismi nuovi di reclutamento e di progressione di carriera nella Pubblica Amministrazione, in linea con il secondo principio del pilastro europeo dei diritti sociali, misure dedicate al lavoro agile, per incentivare un più corretto bilanciamento tra vita familiare e professionale, e il potenziamento e l’ammodernamento dell’offerta turistica e culturale, settori a forte presenza femminile sia direttamente che nell’indotto (Missione 1); b) misure di potenziamento dei servizi educativi dell’infanzia e della offerta di asili nido, l’estensione del tempo pieno a scuola, l’investimento sulle competenze STEM tra le studentesse delle scuole superiori per migliorare le loro prospettive lavorative e permettere una convergenza dell’Italia rispetto alle medie europee (Missione 4); c) una strategia integrata per sostenere l’imprenditoria femminile, un sistema nazionale di certificazione della parità di genere, che accompagni le imprese nella riduzione dei divari in tutte le aree più critiche per la crescita professionale delle donne, e rafforzi la trasparenza salariale, progetti sull’housing sociale, per ridurre i contesti di marginalità estrema che aumentano il rischio di violenza cui sono maggiormente esposte le donne, la valorizzazione delle infrastrutture sociali e la creazione di innovativi percorsi di autonomia per individui disabili (Missione 5), il rafforzamento dei servizi di prossimità e di supporto all’assistenza domiciliare per ridurre l’onere delle attività di cura, fornite in famiglia prevalentemente dalle donne (Missione 6).
Da questa premessa, alla luce delle considerazioni sviluppate nel corso dell’incontro su Twitter Spaces del 14/09/2021, nasce l’idea di un cammino di riflessione “a tappe”, organizzato per obiettivi sullo schema delle priorità fissate dal Piano.
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