di Valeria Frezza
Le brutalità senza fine nel nord Mozambico suscitano sgomento e indignazione. Altri due adolescenti di 15 anni sarebbero stati decapitati, domenica 13 giugno. Lo denuncia Save the Children indicando che la barbara uccisione sarebbe avvenuta a Palma, nella provincia settentrionale di Cabo Delgado, teatro da mesi di violenze inaudibili.
Save the Children:
Elsa, una madre di 28 anni, che ha raccontato la decapitazione del figlio maggiore, Filipe, 12 anni, avvenuta vicino a dove si era nascosta con gli altri tre figli. Ha detto: “Quella notte il nostro villaggio è stato attaccato e le case sono state bruciate. Quando tutto è iniziato, ero a casa con i miei quattro figli. Abbiamo cercato di scappare nel bosco, ma hanno preso mio figlio maggiore e lo hanno decapitato. Non abbiamo potuto fare nulla perché saremmo stati uccisi anche noi ".
A causa del conflitto in Mozambico ci sono circa 670.000 sfollati interni a Cabo Delgado, Niassa e Nampula, quasi sette volte il numero riportato un anno fa. Almeno 2.614 persone sono morte nel conflitto dal 2017, compresi 1.312 civili. La situazione si è gravemente deteriorata negli ultimi 12 mesi, con l'escalation degli attacchi ai villaggi.
Il recente peggioramento della crisi di Cabo Delgado è stata trascurata dalla comunità internazionale. Gli aiuti umanitari sono disperatamente necessari, ma non abbastanza donatori hanno dato la priorità all'assistenza per coloro che hanno perso tutto, anche i loro figli.
È fondamentale che tutte le parti in conflitto garantiscano che i bambini non siano mai bersagli. Si deve rispettare il diritto internazionale dei diritti umani e il diritto internazionale umanitario e intraprendere tutte le azioni necessarie per ridurre al minimo i danni accidentali ai civili, inclusa la fine di attacchi indiscriminati e sproporzionati contro i bambini.
Amelia, 29 anni, ha cercato rifugio nella casa del fratello con i suoi tre figli. Il quarto aveva 11 anni quando è stato assassinato da uomini armati e le si è spezzato il cuore per non aver avuto la possibilità di dirgli addio o di dargli una sepoltura adeguata. “Dopo che il mio bambino di 11 anni è stato ucciso – ha detto - abbiamo capito che non era più sicuro restare al villaggio e siamo fuggiti.
i combattenti di Al-Shabaab hanno deliberatamente ucciso civili, bruciato villaggi e città e commesso atroci atti di violenza con i machete, comprese numerose decapitazioni e vilipendi di cadaveri. Alla fine di marzo 2020, la città di Quissanga è stata attaccata dal gruppo armato. Alcuni testimoni hanno riferito ad AI che i combattenti sono stati responsabili anche di pestaggi, rapimenti e saccheggi, andati avanti per settimane.
I militanti prendono giovani per decapitarli o per farli diventare soldati. Le ragazze, invece, diventano mogli dei militanti e sono costrette a lavorare presso le loro roccaforti. Di conseguenza, molte giovani donne e ragazze sfollate hanno ammesso di essere fuggite proprio a causa della minaccia di rapimento, detenzione, stupro e matrimonio forzato con i combattenti di Al-Shabaab.
Nessuno può pensare che una crisi così grave non meriti la giusta attenzione ed una risoluzione immediata per la sicurezza di tutti.
*I nomi sono stati modificati per proteggere le identità. Le informazioni sono prese dai siti di Save the Children e Amnesty International
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