sabato 1 maggio 2021

Il PNRR italiano

Di Leonardo Gaddini

Dopo l'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri e di entrambi i rami del Parlamento, il Governo ha reso nota l'ultima versione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR, a questo link il testo completo: https://img-prod.ilfoglio.it/2021/04/27/171307879-f8960089-1f36-4cd6-8d12-fa256ceda359.pdf). Sono 337 pagine che prevedono una spesa complessiva di 248 miliardi di euro, la gran parte di essi (191,5 miliardi) è rappresentata da sovvenzioni e prestiti del programma europeo Next Generation EU, di cui il PNRR costituisce di fatto la declinazione italiana. I restanti miliardi arriveranno da un Fondo complementare finanziato con risorse nazionali attraverso lo scostamento di bilancio pluriennale recentemente autorizzato dal Parlamento. Come ha spiegato Draghi ai parlamentari "nell’insieme dei programmi c’è anche e soprattutto il destino del Paese. La misura di quello che sarà il suo ruolo nella comunità internazionale. La sua credibilità e reputazione come fondatore dell’Unione Europea e protagonista del mondo Occidentale". 

Il testo è articolato in sei "missioni" da assolvere (come stabilito dal NGEU): digitalizzazione, transizione ecologica, investimenti in infrastrutture, istruzione e politiche del lavoro e sanità. Poi esso prevede una serie di riforme ambiziose da portare a termine per materie come: Pubblica Amministrazione, Giustizia, promozione della concorrenza e semplificazione della legislazione. Il PNRR rappresenta, secondo lo stesso Presidente del Consiglio, quell'impegno a saper "combinare immaginazione e creatività a capacità progettuale e concretezza". La ripartizione delle voci di spesa è la seguente: 48,925 miliardi alla transizione digitale, 69,1 miliardi alla transizione ecologica, 31,9 miliardi alle infrastrutture, 22,3 miliardi alla coesione sociale e territoriale. 32 miliardi andranno all'istruzione, 18 miliardi alla sanità. 

Per quanto riguarda l’impatto del Piano, il Governo stima che nel 2026 il Prodotto Interno Lordo sarà superiore del 3,6% rispetto allo scenario di partenza e l’occupazione sarà più alta del 3,2% con una riduzione sensibile dello storico divario tra Nord e Sud del Paese e un impatto per il Mezzogiorno che sarà più forte. La gestione centrale del Piano sarà affidata al Ministero dell’Economia che dovrà monitorare e controllare lo stato di avanzamento di riforme e investimenti, fungendo anche da unico punto di contatto con la Commissione Europea. Ministeri e amministrazioni locali (gli enti territoriali avranno competenza su risorse per oltre 87 miliardi) avranno una responsabilità diretta per la realizzazione dei progetti entro i tempi concordati. Ma la definizione dettagliata della governance, questione politicamente molto delicata, richiederà un apposito decreto governativo da emanare al più presto.

Il primo decreto legge per attuare il Recovery Plan sarà presentato entro la prima settimana di maggio. Mentre per la metà di luglio, quando dovrebbe arrivare la prima tranche da 24 miliardi di anticipo, sarà pronto il nuovo set di regole per ridurre burocrazia e vincoli e tagliare i tempi per l'approvazione dei progetti. Si andrà dalla proroga di una serie di norme già in vigore dall'estate scorsa, all'istituzione di una commissione ad hoc, statale, per la valutazione del impatto ambientale che avranno le opere del PNRR, fino all'eliminazione degli ostacoli burocratici che hanno frenato finora l'utilizzo del Superbonus per il quale sono previsti 18,5 miliardi tra Recovery e fondo extra che lo rendono di fatto la misura più imponente di tutto il PNRR e se serviranno altri fondi, saranno stanziati con la legge di Bilancio. Ma gli obiettivi del Recovery sono ambiziosi in tutti gli ambiti, dalla banda ultralarga che dovrà raggiungere 8 milioni e mezzo di famiglie, 9mila scuole e 12mila ospedali, al riciclo della plastica che a fine piano dovrà arrivare al 65% o lo spreco dell'acqua che andrà ridotto almeno del 15%. Risultati che per essere ottenuti avranno bisogno di interventi sulla regolazione che in parte, però arriveranno con la legge sulla concorrenza, che tornerà annuale a partire da quella che sarà presentata alla metà di luglio. 

Tutti i Ministeri dovranno correre: la Pubblica Amministrazione vedrà cambiare le regole per reclutamento e concorsi, le carriere, la formazione, la digitalizzazione, e avrà a disposizione 1,67 miliardi tra fondi PNRR e fondi strutturali e dovrà mettere al centro la competenza, come sottolinea il Ministro Renato Brunetta. Mentre la Giustizia sarà impegnata a rivedere l'intero sistema per tagliare i tempi dei processi, a partire dai processi civili, per eliminare uno dei freni più potenti all'attività economica. L'obiettivo, in questo caso, è adottare le deleghe entro settembre 2021 e chiudere con tutti i decreti attuativi entro un anno. Altra riforma chiave e parte integrante della ripresa sarà anche quella del fisco, che pure figura tra quelle di accompagnamento al piano (perché non utilizza direttamente le risorse europee): il Governo si impegna a presentare la delega entro la fine di luglio e a insediare una commissione di esperti per procedere rapidamente anche con i decreti attuativi, partendo dal lavoro che sta portando avanti il Parlamento con una apposita indagine conoscitiva che entro giugno dovrebbe produrre un documento finale con linee guida il più possibile condivise tra le forze politiche della larga maggioranza.  

Ieri la Commissione Europea ha ricevuto il testo del PNRR, il confronto con i vertici dell'Ue è stato serrato già in fase di elaborazione e quindi l’iter a livello europeo non dovrebbe comportare sorprese in questa prima fase. Ben più impegnativa sarà l’attuazione tempestiva e puntuale del Piano a cui è legata l’effettiva erogazione delle risorse. Negli ultimi sette anni il nostro Paese, complessivamente inteso, è riuscito a spendere solo il 40% dei finanziamenti stanziati attraverso le diverse tipologie di fondi europei. Stavolta non possiamo permetterci passi falsi. Si tratta di un’occasione irripetibile innanzitutto per risollevarci dalle conseguenze del Covid e per ricucire le fratture economico-sociali prodotte dalla pandemia, ma anche per sciogliere alcuni nodi strutturali che ci trasciniamo dietro da decenni. “A noi l’onere e l’onore di preparare nel modo migliore l’Italia di domani”, ha detto il Premier citando Alcide De Gasperi. E come nella ricostruzione post-bellica sono necessarie quell’unità e quella coesione che il Capo dello Stato ha richiamato ancora una volta in occasione del 25 aprile.

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