giovedì 20 maggio 2021

Cosa sta succedendo in Israele

Di Leonardo Gaddini. 

In Israele da diversi giorni la popolazione si trova sotto i bombardamenti, che a oggi sono costate la vita a più di 200 persone e molte altre sono rimaste gravemente ferite o senza più una casa. Dopo anni di pace il conflitto israelo-palestinese si è riaperto dopo che il 10 febbraio, il Tribunale Distrettuale di Gerusalemme ha confermato una decisione del Tribunale dei Magistrati di Gerusalemme dell’ottobre 2020, richiedendo ad alcuni residenti del quartiere di Sheikh Jarrah di liberare le case in cui vivevano entro il 2 maggio, visto che era da diverso tempo che gli inquilini (4 famiglie palestinesi) non pagavano l'affitto ai proprietari degli immobili. A seguito di questa decisione, i residenti hanno presentato ricorso alla Corte Suprema che ha concesso alle parti tempo fino al 6 maggio, per raggiungere un accordo. Questa situazione è stata enfatizzata da alcune organizzazioni palestinesi, in particolare da parte di Al-Haq, che ha voluto ci fosse un interessamento da parte della Corte Penale Internazionale (ICC) e di funzionari delle Nazioni Unite, sostenendo che l’ordine del tribunale e la prevista rimozione forzata rappresentano crimini di guerra. Tali affermazioni e campagne distorcono, offuscano e cancellano i fatti del caso, che sono stati trattati più volte dai legittimi Tribunali israeliani negli ultimi decenni. 

Infatti, secondo una decisione dell’Alta Corte del 1979, e riaffermata ripetutamente nei casi successivi, nel caso di qualsiasi inquilino che vive sulla proprietà di qualcun altro, è tenuto a pagare l’affitto a chi possiede la titolarità delle proprietà. La loro incapacità di farlo, insieme a casi di costruzione illegale e affitto illegale di proprietà ad altri, ha portato all’attuale procedimento legale contro di loro, culminato nella decisione del Tribunale Distrettuale. Già nel 1982 la Corte aveva stabilito che Va’ad Eidat HaSfaradim e Va’ad HaKlali L’Knesset Yisrael, 2 organizzazioni no-profit israeliane, sono i proprietari legali della terra. Insomma una semplice controversia legale finita con lo sfratto di inquilini morosi è stata poi presentata da ONG e gruppi radicali come una violazione dei diritti umani da parte di Israele, questo ha fatto scoppiare violenti proteste da parte dei palestinesi che hanno generato scontri con la polizia e così il caso giudiziario è diventato il pretesto perfetto per riaprire il conflitto. 

Hamas infatti, il gruppo terroristico che dal 2007 controlla la Striscia di Gaza, ha iniziato subito a bombardare Israele, una pioggia di quasi mille missili si è abbattuta in poco più di 24 ore sulle città più importanti (e popolate), tra cui Gerusalemme e Tel Aviv. La maggior parte dei missili è stata intercettata dal sistema di difesa Iron Dome. Solo grazie a questo sistema Israele ha evitato di contare un più alto numero di vittime, ma dal punto di vista militare il numero impressionante di lanci ha una logica precisa: mandare in tilt le difese israeliane e penetrare lo scudo. Nei pochi casi in cui ciò è accaduto, i missili di Hamas (e della Jihad Islamica palestinese) hanno mostrato tutta la loro potenza distruttiva, smentendo chi si ostina a considerarli poco più che giocattoli. Hanno distrutto case, scuole, autobus, provocato morti e feriti. 

L’aggressione di Hamas si qualifica come doppiamente criminale. Da un lato, perché i suoi missili non sono diretti su obiettivi militari, ma prendono di mira indiscriminatamente i centri abitati. In secondo luogo perché Hamas ha disseminato postazioni di lancio e depositi di missili nei centri abitati di Gaza. Per la Convenzione di Ginevra è un crimine di guerra non solo colpire deliberatamente la popolazione e obiettivi civili senza alcun valore militare o strategico, ma anche lanciare attacchi da aree residenziali e trasformare in depositi di armamenti ospedali, scuole e luoghi di culto, rendendoli così obiettivi militari. Il Governo israeliano ha allora risposto a sua volta con un bombardamento, ma a differenza di Hamas che spedisce razzi sparsi senza un obiettivo vero e proprio, le Forze di Difesa Israeliane hanno bombardato luoghi mirati dove si trovavano terroristi e quando essi si trovavano vicino a case con dei civili ha sempre avvertito i residenti di quei luoghi facendo prima suonare l'allarme, dando così loro il tempo di mettersi al riparo. 

Ma perchè proprio ora Hamas ha deciso di attaccare? Molti esperti sostengono che tutto sia dovuto al fatto che qualche mese prima Habbas, il Presidente dell’Autorità Palestinese, ha annunciato la decisione di rinviare le elezioni (le prime in 15 anni) a data da destinarsi, allora Hamas ha chiamato i palestinesi, alla rivolta contro Israele, allo scopo di mostrare con i fatti la sua leadership e la debolezza di Abbas. Non a caso, Hamas intendeva candidarsi alle elezioni poi rinviate con una lista denominata “Gerusalemme è il nostro destino”. Sperava di fare di Gerusalemme il tema principale della sua campagna elettorale, promettendo di proseguire la lotta contro Israele “fino alla liberazione” della città santa. Una volta rinviato il voto, non ha rinunciato al suo proposito e ha fatto di tutto per presentarsi come paladina della Gerusalemme palestinese e come l'unico gruppo a mantenere la sua promessa di combattere per Gerusalemme mentre l’Autorità Palestinese si dimostrava incapace di farlo. Hamas si è così ripresa il centro della scena, accendendo la miccia delle ostilità e dettando i tempi dell’escalation.

Ma la lettura degli eventi in corso sarebbe incompleta senza considerare il contesto regionale. Infatti il Principale sponsor e fornitore di armi ad Hamas (e alla Jihad Islamica) è l’Iran e poi il Presidente turco Erdogan ha subito iniziato a soffiare sul fuoco ergendosi a paladino della causa palestinese per intestarsi la leadership del mondo musulmano sunnita e riaffermare la centralità di Ankara. È impensabile che dietro un attacco di così vasta scala di Hamas non ci sia il via libera di Teheran. Secondo molti l’Iran sta fornendo di armi Hamas anche per far saltare gli Accordi di Abramo stipulati da Israele con gli Emirati Arabi Uniti e il BahreinInsomma la loro linea è: con Israele non si tratta, va solo combattuta con le armi alla mano. Una strategia pienamente appoggiata da un fronte composito, anche se minoritario, che comprende i Fratelli Musulmani e altri gruppi estremisti. Con buona pace di tutte quelle persone innocenti che perdono la loro vita per questi vili "giochi di potere". Tra le quali anche palestinesi che dopo essere uccisi dal "fuoco amico" vengono usati da Hamas come martiri per aumentare il proprio consenso. E Israele, indebolito da una drammatica crisi di Governo che dura da anni, è obbligato a rispondere per difendere i suoi cittadini inermi e il suo diritto a esistere.

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