di Valeria Frezza
“Il maltrattamento psicologico può distruggere completamente una persona, la violenza emotiva, il sentirsi controllati e non amati. Un silenzio, uno sguardo freddo o un’occhiata di disprezzo possono fare molto male”(cit. De Armenta).
Gli episodi di violenza domestica e i femminicidi aumentano di giorno in giorno ma la violenza fisica non è l’unica forma di violenza.
La violenza psicologica è una forma invisibile di maltrattamento, è una violenza subdola e spesso difficile da riconoscere e dimostrare e può degenerare in violenza fisica.
Il maltrattamento psicologico e la dipendenza patologica sono molto difficili da curare.
Il maltrattatore ha l’obiettivo di sottomettere una persona senza che questa ne sia consapevole, esercita una pressione emotiva e sessuale: insulta, urla, ridicolizza, disprezza, fa sentire la vittima inutile e che non vale niente, è geloso, controlla, minaccia e fa sentire in colpa la vittima.
Il maltrattatore psicologico è abile a rigirare la frittata facendo ricadere la colpa sulla vittima, le ferite e i lividi non saranno sulla pelle, ma nell’anima.
La reiterazione di comportamenti e modelli relazionali sbagliati che convogliano sull’idea che la donna valga poco, diffamazione, insulti, minacce, obiezioni, giudizi, critiche, accuse, rimproveri, trascuratezza, discredito e silenzio, questi sono tutti segnali che il maltrattatore psicologico senta la vittima in suo potere, soggiogata e che quindi non ha nessuna intenzione di scusarsi.
Questa violenza può causare un trauma psicologico che può includere ansia, depressione cronica, crollo dell’autostima, a sentirsi insicura delle proprie capacità a vedere nel maltrattatore l’unico punto di riferimento.
Aggressività e collera vengono spesso confuse. Una persona si incollerisce ed è aggressiva anche se manifesta il suo malcontento. Si può essere aggressivi anche senza mai alzare la voce. Il maltrattatore psicologico non sempre alza la voce, presenta spesso un atteggiamento calmo, una apparente neutralità o addirittura benevolenza, il rifiuto di riprendere la conversazione è un esempio di silenzio aggressivo o viene fatto per incrementare il senso di colpa della vittima.
Lo sbaglio che fa spesso la vittima è di assumersi la responsabilità e perdonare il maltrattatore senza che ci sia un vero cambiamento maturato nel tempo e senza essere guarita dalla dipendenza psicologica, purtroppo non è sempre facile trovare un aiuto perché ci sono comportamenti e modi di pensare stereotipati molto diffusi ma bisogna sempre tentare ed intervenire prima che sia troppo tardi.
“Una donna dovrebbe essere chi e cosa vuole”(cit. Coco Chanel)
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