domenica 12 marzo 2023

Il fallimento della nazione arcobaleno

Di Leonardo Gaddini.

La "nazione arcobaleno" di Nelson Mandela e Desmond Tutu è morta. Il loro progetto ambizioso di creare uno Stato democratico dove potessero vivere insieme e in modo pacifico persone di diverse etnie sembra ormai essere giunto al capolinea. Infatti il Sud Africa viene sempre più spesso definito dagli esperti come uno "Stato fallito" dal punto di vita politico, economico e sociale. Uno dei dati più preoccupanti riguarda la continua e crescente violenza che dilaga ormai indisturbata nella società. In un giorno in media vengono assassinati 67 sudafricani e il tasso di condanne è inferiore al 15%. Il tasso ufficiale di disoccupazione è del 34,5% e la disoccupazione giovanile supera il 60%. Le interruzioni di corrente di elettricità sono all'ordine del giorno e quest'estate a Johannesburg, la capitale commerciale del Paese, c'è stato un blackout di 9 ore. Dopo le violente rivolte dell'anno scorso avvenute in tutto il Paese, si teme che il Sudafrica sia pronto per sprofondare nel caos.  

I governi che si sono succeduti dopo Mandela dal 2000 a oggi si sono rivelati totalmente incompetenti e non in grado di gestire la drammatica situazione in cui il Paese sta lentamente, ma inevitabilmente scivolando. Molte istituzioni statali chiave, dalla produzione di energia alla polizia e alle ferrovie, sono ancora altamente disfunzionali e il livello di corruzione nelle istituzioni è altissimo, il Presidente della Repubblica Cyril Ramaphosa è stato accusato di corruzione e milioni di dollari non dichiarati sono stati ritrovati dagli agenti di polizia nascosti nella sua abitazione, ma il Parlamento ha respinto la richiesta di impeachment e così le indagini sono terminate. Dal 1994 a oggi un solo Partito politico è stato al Governo il Congresso Nazionale Africano (ANC), il Partito fondato da Mandela, un tempo esempio di lotta per la Democrazia viene oggi descritto dai più senza mezzi termini come una "organizzazione criminale". Uno dei fenomeni più gravi di violenza degli ultimi anni sono gli attacchi alle fattorie che comportano aggressioni, rapine e omicidi contro gli agricoltori e i contadini in gran parte bianchi. Il Governo sudafricano ritiene che il motivo principale degli attacchi sia la rapina. Ma molti sostengono che ci sia una motivazione raziale dietro a questi attacchi. 

Negli ultimi anni sono nati nel Paese vari movimenti politici che ritengono di dover usare qualsiasi mezzo (inclusa la violenza fisica) per riprendersi la terra che gli afrikaner gli hanno sottratto, tra questi è da segnalare il movimento "Prima i Neri! Prima la Terra!" (BLF) e i "Combattenti per la Libertà Economica" (EFF), movimenti di estrema sinistra che stanno diventando sempre più importanti nel panorama politico del Paese. In più negli ultimi anni il Governo del ANC ha riformato la legge sull'espropriazione prevedendo la possibilità per lo Stato di espropriare la terra ai privati senza dover pagare alcuna compensazione economica. Gideon Meiring, presidente della Transvaal Agricultural Union (il più importante sindacato degli agricoltori), ha criticato la polizia sudafricana per non aver prevenuto gli attacchi alle fattorie, affermando che la polizia "non è parte della soluzione ma parte del sanguinoso problema". Molti accusano i politici, tra cui il Ministro dell'Agricoltura Lulu Xingwana di incitare l'odio contro gli agricoltori. 

 Johan Burger dell'Institute for Security Studies ha affermato che lo smantellamento del sistema di commando da parte del Governo aveva creato un vuoto che l'attuale piano di sicurezza rurale non stava affrontando adeguatamente. Human Rights Watch ha descritto una escalation degli attacchi alle fattorie dal 1994 a oggi e ha notato una mancanza di risposta del Governo. Un picco di attacchi violenti contro gli agricoltori nel febbraio 2017 ha portato a uno dei più grandi incontri di preghiera del Paese che si è tenuto a Bloemfontein, attirando oltre 1.000.000 di partecipanti. In seguito all'omicidio dell'agricoltore di Klapmuts, Joubert Conradie nell'ottobre 2017 è stato organizzato un convoglio di protesta. Conosciuto come #BlackMonday, il convoglio è andato da Stellenbosch a Cape Town e ha attirato circa 10.000 manifestanti. Nell'ottobre 2020, alcuni manifestanti hanno preso d'assalto il tribunale dei magistrati di Senekal, dove erano detenuti due sospetti per l'omicidio del direttore di un'azienda agricola Brendin Horner

Vista la situazione disperata molti movimenti politici di estrema destra hanno iniziato a creare bande armate paramilitari per proteggere le fattorie e i contadini, ma spesso queste persone colpiscono in modo violento contadini neri, persone innocenti che nulla centrano con gli attacchi alle fattorie, finendo così per alimentare la spirale di violenza e la rabbia popolare. Queste organizzazioni propinano la teoria cospirazionista che il Governo stia mettendo in atto un genocidio dei bianchi, ma in realtà secondo la polizia locale gli attacchi sono in parte dovuti a movimenti estremisti anti-afrikaner e in parte a crimini messi in atto dalla criminalità organizzata che vuole mettere le mani sulle terre che sono una grande fonte di guadagno. 

Con la violenza alle stelle, in Sud Africa c'è uno dei tassi più alti di stupri al mondo e con la grave crisi economica aggravatasi ulteriormente con il duro lockdown imposto dal Governo dovuto al Covid, il malcontento popolare è alle stelle e molti analisti temono lo scoppio di una guerra civile. Gruppi armati survivalisti (come per esempio i Suidlanders) si trovano nel Paese convinti che l'apocalisse sia vicina e che una guerra armata tra gruppi etnici sia imminente. Molti sudafricani negli ultimi anni hanno lasciato il Paese, altri invece hanno deciso di creare nuove città dove possono vivere però persone che appartengono a uno specifico gruppo etnico (come Orania per esempio), sono sempre più frequenti agglomerati urbani dove possono vivere solo bianchi o solo neri, le persone preferiscono auto isolarsi in piccoli gruppi di loro simili per sfuggire alla violenza presente nelle grandi città e nelle campagne. Questa soluzione per ora è tollerata dal Governo. La violenza però non è solo tra neri contro bianchi, ma anche all'interno degli stessi gruppi etnici e contro gli immigrati provenienti specialmente dal vicino Zimbabwe

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