giovedì 1 ottobre 2020

Guerra in Siria: la situazione oggi #AffariEsteri

 di Valeria Frezza

Nel marzo 2011 il governo siriano, guidato dal Presidente Bashar al-Assad, ha assistito ad una serie di proteste senza precedenti, a favore della democrazia nel Paese. I manifestanti chiedevano la fine del regime di Assad, che nel 2000 ha preso il posto del padre, Hafiz al Assad, in carica dal 1971. Per reprimere le manifestazioni, le autorità hanno fatto ampio uso di forze di polizia e militari, cercando di arginare con violenza le proteste.

Il movimento di protesta diventa una ribellione militarizzata e nel settembre 2011 le milizie ribelli organizzate erano regolarmente impegnate in combattimenti con le truppe governative nelle città intorno alla Siria. 

La crisi in Siria è ormai giunta al suo decimo anno.
Nel 2020 la situazione è cambiata e il governo siriano ha consolidato il controllo su vaste aree di territorio tra cui Homs, Ghouta orientale, Damasco meridionale e Daraa ma la situazione per i civili rimane estremamente instabile. Sono in corso conflitti e sfollamenti nei governatorati settentrionali, con il rischio di ulteriori escalation e insicurezza nel resto del Paese.

A fine 2019, nel nord-ovest del Paese si è verificato un aumento delle violenze, terminato con un cessate il fuoco voluto a febbraio 2020, mentre attacchi aerei, bombardamenti e combattimenti a terra si sono intensificati nelle aree oltre le linee di conflitto nord-occidentali, portando all'uccisione di centinaia di civili e allo sfollamento di più di 850.000 persone e impedendo la fornitura di aiuti umanitari a Hama settentrionale, Idlib meridionale e Aleppo occidentale.

Infrastrutture e servizi di base sono stati decimati dal conflitto, 6,2 milioni di sfollati interni, di cui 4.7 milioni sono bambini.tra le 250.000 e le oltre 400.000 persone sono state uccise e molte altre sono rimaste ferite. 5,6 milioni di siriani sono fuggiti dal loro paese e sono rifugiati.

Oltre 10 anni di conflitto in Siria hanno colpito più duramente coloro che sono meno responsabili: i bambini. Un numero imprecisato di minori è stato ucciso o ferito nel conflitto, ma si stima che sia tra le decine di migliaia. Molti bambini sono sotto shock o hanno subito un disagio psicologico a causa delle violenze e dell’insicurezza, sono stati separati dai genitori o hanno visto i propri cari morire. Molti hanno perso anni di istruzione, con 2,1 milioni di bambini che attualmente non vanno a scuola. La povertà e la disoccupazione create dal conflitto hanno eroso la stabilità familiare e costretto bambine e bambini, che in precedenza sarebbero stati a scuola, in lavori non sicuri e matrimoni precoci.

In questa situazione la pandemia di COVID-19 in Siria potrebbe portare ad una situazione disastrosa. Il primo caso di coronavirus è stato confermato a Damasco il 24 marzo 2020. Ad oggi i casi sono oltre 5.480. La prevenzione nel Paese è estremamente importante, poiché le capacità di risposta degli ospedali sono molto limitate. 

Ad esempio, nel nord-est della Siria, ci sono meno di 30 letti nell’unità di terapia intensiva, solo dieci ventilatori per adulti e un solo ventilatore pediatrico. Oppure a Idlib, dove risiedono quasi un milione di sfollati, sarebbe incredibilmente difficile controllare un'epidemia in condizioni di sovraffollamento e circondati dai combattimenti. 

Fonte: Save the children

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