di Valeria Frezza
Soffocante e discriminatorio, il patriarcato vige ancora fiero nelle nostre società, ghettizzando uomini e donne in ruoli e stereotipi di genere che limitano libertà e autodeterminazione.
Ne siamo immerse fin da bambine, governa le nostre vite ed è, per moltissime di noi, una lotta necessaria, politica e sociale da fronteggiare quotidianamente. Perché, nella maggior parte dei casi, rappresenta proprio la fonte primaria del disagio che proviamo a livello lavorativo, personale e relazionale.
Che cos’è questo “spettro” che si aggira nelle nostre esistenze e che, spesso e volentieri, le rovina? La risposta è tanto semplice quanto articolata, nelle sue molteplici conseguenze e diramazioni: si tratta del patriarcato.
Dalla professione ai compiti domestici, dalla libertà individuale al rapporto con i figli, non c’è, infatti, ambito nel quale esso non faccia percepire la sua influenza, condizionando – anche inconsciamente – le nostre azioni e perpetuando una dinamica di sottomissione e squilibrio di potere che non consente alle donne di progredire sia nella carriera, sia nella vita personale.
Il termine patriarcato ha origine greca e deriva dalla crasi tra “patria”, intesa come “discendenza, stirpe. Il suo significato è, tuttavia, mutato nel corso dei millenni, giungendo a indicare, in età contemporanea, la detenzione del potere “sociale” da parte degli uomini, i quali non controllano più solo la propria famiglia, bensì risiedono in posizioni di privilegio e autocrazia a livello sistemico, legittimati, in tal senso, dalla società stessa in cui operano. Dislivello che si manifesta in una molteplicità di sfumature: dal gender pay gap alla cultura dello stupro, dalla violenza (fisica, psicologica, economica) al catcalling, fino all’assenza di donne in ruoli apicali, al femminicidio e a una complessiva discriminazione di genere che ostacola il procedere professionale e personale delle sue vittime.
Come sappiamo bene, tuttavia, i passi da compiere sono ancora innumerevoli. Nel mondo odierno, infatti, il patriarcato non accenna a scomparire e, anzi, si manifesta in modi spesso subdoli e in apparenza innocui. Si pensi, per esempio, al sessismo benevolo, che cela, sotto forma di complimenti e attenzioni peculiari, un atteggiamento svilente e mortificante nei confronti della donna, considerata “non abbastanza capace per autodeterminarsi”. Combattere per la parità tra i generi e garantire uguaglianza di trattamento e diritti contribuisce, infatti, a creare una società più equilibrata, sana e coesa, attenta alle esigenze dei singoli individui e al benessere della collettività. Gli stereotipi e le discriminazioni culturali, sociali e politiche imposti dal patriarcato sono, inoltre, deleteri tanto per le donne quanto per gli uomini, dal momento che ghettizzano e incapsulano entrambi in ruoli, pensieri e atteggiamenti castranti e soffocanti, che limitano la libertà d’azione di ciascuna persona. Liberarsi dalle gabbie del patriarcato fa bene a tutti. E tutti dobbiamo combattere per essere alleati e uniti in questa lotta.
Liberamente tratto da “Roba da donne”