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martedì 28 aprile 2020

#Donnealcentro #pariopportunità Ricorda: la colpa è tua

di Valeria Frezza

Ricordiamo alcune sentenze della Cassazione riguardanti donne che hanno subito uno stupro: se indossi i jeans non è possibile che ti abbiano stuprato (Cassazione, sentenza numero 1636-1999); se si tratta di tuo marito e il rapporto è completo non è possibile che ti abbiano stuprato (Cassazione, sentenza 2014), se hai bevuto il fatto che abbiano abusato di te non costituisce una aggravante (Cassazione, sentenza 32462, 2018). Nella maggioranza dei casi le donne vengono colpevolizzate. Questa tesi è condivisa anche da buona parte del popolo degli haters che prolifera online.  Il messaggio che passa di solito è che la donna è per definizione colpevole e alla donna viene insegnato ad aspettarsi così poco dagli uomini che la visione dell'uomo privo di autocontrollo diventa accettabile. Alle ragazze viene insegnato a vergognarsi e così le ragazze diventano donne incapaci di dire che provano desiderio, si trattengono, non dicono quello che pensano davvero...
Il problema del genere è che prescrive come dovremmo essere invece di riconoscere ciò che siamo, si è più felici quando si può essere liberi di essere ciò che si è veramente, senza il peso delle aspettative legate al genere.
Di fronte all'esplosione maschile contro le donne la reazione è sempre la stessa, pregiudizi, colpevolizzazioni e rivittimizzazioni. Diffuse sono le prescrizioni, i consigli paternalistici alle donne su come prevenire e difendersi invece di focalizzarsi sugli abusi e sulle cause alle sue radici.
Un percorso di presa di coscienza significa riconoscere la violenza e le sue radici culturali, un modello di relazione patriarcale tramandato di generazione in generazione. Assume un'importanza fondamentale l'educazione alla parità e al rispetto, abbattere gli stereotipi di genere ed educare alla parità e questo è propedeutico per prevenire la violenza contro le donne. Il senso di colpa, l'isolamento, la paura di non essere comprese, di essere "sbagliate", la paura di perdere i figli, la mancanza di indipendenza economica, rischiano di bloccare ogni via di fuga.
Il passaggio dalle violenze psicologiche ed economiche a quelle fisiche è spesso breve.
Occorre consentire alle donne di sentirsi tali, oltre che madri e mogli, di potersi costruire un futuro, di trovare l'indipendenza attraverso il lavoro e percorsi di empowerment. Le donne rivendicano con orgoglio un proprio spazio nel mondo, il loro valore, un' esistenza all'insegna della serenità per se stesse e per i loro figli e costruire un tessuto sociale in cui le donne si sentano parte, accolte e ascoltate.
Concludo con una citazione di Maria Michela Marzano, filosofa, politica e saggista italiana: "Quanto più la donna cerca di affermarsi come uguale in dignità, valore e diritti all'uomo, tanto più l'uomo reagisce in modo violento. La paura di perdere anche solo alcune briciole di potere lo rende volgare, aggressivo, violento. [...] Si tratta di uomini che non accettano l'autonomia femminile e che, spesso per debolezza, vogliono controllare la donna e sottometterla al proprio volere. Talvolta sono insicuri e hanno poca fiducia in se stessi, ma, invece di cercare di capire cosa esattamente non vada bene nella propria vita, accusano le donne e le considerano responsabili dei propri fallimenti. Progressivamente, trasformano la vita della donna in un incubo. E, quando la donna cerca di rifarsi la vita con un altro, la cercano, la minacciano, la picchiano, talvolta l'uccidono. Paradossalmente, molti di questi delitti passionali non sono altro che il sintomo del "declino dell'impero patriarcale". Come se la violenza fosse l'unico modo per sventare la minaccia della perdita. Per continuare a mantenere un controllo sulla donna. Per ridurla a mero oggetto di possesso".

Fonti: il Fatto quotidiano e dols

Per salvarci dagli estremismi.

di Armando Dicone

Alle ultime elezioni politiche, del 2018, non ha votato il 30% degli elettori, alle ultime europee 1 elettore su 2 si è astenuto. Nei vari sondaggi elettorali circa il 40% è tra gli "indecisi/non voto".
Nei vari commenti dei politici, il problema della continua disaffezione sembra non essere una priorità. Ognuno festeggia il proprio risultato, senza tener conto che il primo partito italiano è proprio quello del non voto.

Una democrazia matura non dovrebbe tener conto della rassegnazione dei propri cittadini?
Quanti cittadini non votano perché stanchi degli urlatori di professione?
Quanti sono i rassegnati? "Se con il mio voto non cambia nulla perché dovrei votare"? 
Quanti elettori non si sentono rappresentati dagli attuali blocchi contrapposti?
Quanti elettori si dichiarano né di destra, né di sinistra?

Di seguito un sondaggio, del 2019 di Demos & Pi, che fotografa l'autocollocazione politica degli intervistati:
Sondaggi politici Demos: l'autocollocazione politica degli italiani

Il sondaggio mostra, in modo evidente, che la maggioranza degli italiani non si dichiara di nessuna rea politica. In mancanza di culture politiche "forti" e non liquide questo dato aumenterà sempre più? Personalmente penso sia inevitabile. Se i due blocchi di sinistra e destra continuano a litigare su tutto, come può la maggioranza silenziosa della popolazione sentirsi rappresentata? Se non fai parte di nessuna delle due "curve" come puoi sentirti parte di una comunità politica? Penso sia più che ovvio il risultato in giallo del sondaggio. L'altro dato da evidenziare e che personalmente mi sembra interessante, è il 9/8% di chi si dichiara di centro. In assenza di partiti e movimenti dichiaratamente centristi mi sembra un risultato inatteso e insperato, un terreno da coltivare per superare gli estremismi, per costruire e non per distruggere, una semina PER e non contro qualcuno o qualcosa.

L'analisi post voto (europee 2019) di Ipsos, mostra invece i voti realmente espressi per autocollocazione politica:

Sondaggi politici, come ha votato chi si dice di destra, di ...

Vorrei segnalare i voti di chi si dichiara di centro confluiscono in maggioranza nell'area astenuti. Il 42,3% dei centristi non ha partecipato al voto, rappresenta la maggioranza degli astenuti. Altra considerazione da fare è il voto, dei centristi, per i partiti candidati alla competizione elettorale. Il 34% ha votato Lega, il 23,9% M5S e solo il 13,2% per il PD e il 12,3% per FI. 
Penso sia evidente che, in assenza di un partito, movimento, coalizione, federazione di centro, i cittadini che si dichiarano di questa area politica o non vanno a votare oppure hanno votato per le liste che promettevano un cambiamento. In assenza di sondaggi mirati su un'eventuale lista di centro, questi dati possono rappresentare un buon punto di partenza.

Per superare gli estremismi servirebbe, a mio parere, un nuovo pensiero forte, una nuova idea culturale e politica di centrismo. Non un'operazione di semplice addizione di classe dirigente, ma un percorso dal basso di partecipazione attiva, di impegno e responsabilità civica, una strada lunga ma efficace. Spero possiate e vogliate condividere queste piccole riflessioni, per condividere nuove idee e proposte sulla base dei nostri valori: Costituzione, Europa, dottrina sociale della chiesa e economia sociale di mercato.
Commentate con #ForumalCentro. 
Grazie per l'attenzione.

lunedì 27 aprile 2020

Storia di una farsa, elezioni per corrispondenza

di Leonardo Gaddini

Il prossimo 10 Maggio si terranno, nonostante il Coronavirus, le elezioni presidenziali in Polonia. Il Governo polacco ha approvato settimane fa una legge che prevede la possibilità per i cittadini di votare per posta. Inizialmente la maggioranza aveva chiesto di prolungare il mandato presidenziale di 2 anni, proposta resinta dall'opposizione che chiedeva il rinvio a Maggio 2021. Alla fine, nonostante le critiche, il Sejem (il Parlamento polacco) ha approvato il decreto presidenziale che ha stabilito che le elezioni si sarebbero tenute regolarmente. Molti costituzionalisti hanno hanno criticato il piano del Governo, visto che cambiare le regole elettorali in un periodo di tempo più breve di 6 mesi prima del voto, così come votare solo per corrispondenza, è considerato da molti incostituzionale. Altre critiche che sono pervenute al Governo derivano dal fatto che, subito dopo l'approvazione da parte del Parlamento, alle 02:26 della mattina del 23 aprile, tutti i Sindaci e i Presidenti dei Consigli Comunali hanno ricevuto un'e-mail anonima e non firmata dalla Poczta Polska (l'agenzia delle poste polacche) in cui c'era scritto che dovevano fornire i dati privati di 30 milioni di cittadini polacchi, incluso il loro PESEL (numero di identificazione personale), data di nascita, indirizzo e altri dati privati in un formato di file .txt privo di password o sicurezza (ciò rischia di fatto di far venir meno la segretezza del voto). Molti di loro, insieme a vari giuristi e privati cittadini preoccupati per la loro privacy, hanno criticato l'ordine di fornire tali dati privati, affermando che esso violi il GDPR (legge dell'UE per la protezione di dati personali) e la legge polacca, poiché l'atto legale indicato nell'e-mail non aveva alcuna validità legale visto che riguardava un disegno di legge che era ancora in fase di procedura legislativa. Comunque, nonostante le critiche, alla fine le elezioni si terranno lo stesso. 

La legge elettorale prevede un primo turno a cui partecipano tutti e un secondo tra i primi 2 candidati. Per poter diventare Presidente della Polonia bisogna: avere la cittadinanza polacca, avere almeno 35 anni e raccogliere almeno 100.000 firme. I 10 candidati che hanno soddisfatto questi requisiti sono: 
  • Andrzej Duda, l'attuale Presidente dal 2015, candidato per la coalizione di governo "Destre Unite", composta da: PiS (Diritto e Giustizia, il suo partito) il più grande partito del Paese, di Destra, ultra-Conservatore, euroscettico e anti-immigrazione, saldamente al potere dal 2015.
    Porozumienie (Accordo) un partito Liberal-Conservatore di centro-destra, considerato l'anima moderata della coalizione. SP (Polonia Unita) un partito di estrema-destra euroscettico e anti-immigrazione. PIAST (Partito del Popolo Polacco) un partito di Destra, conservatore e agrario. Duda è considerato il favorito per la vittoria finale, infatti un sondaggio di qualche giorno fa ha stimato il suo consenso al 63% circa.
  • Małgorzata Maria Kidawa-Błońska, candidata per la coalizione chiamata "Coalizione Civica", composta da: PO (Piattaforma Civica, il partito della candidata e di Donald Tusk, che inizialmente doveva essere il candidato, ma ha poi declinato per fare il Presidente del PPE) il secondo partito del Paese, di Centro, Popolare ed europeista. .Nowoczesna (.Moderno) un partito Liberal-Democratico e riformista. Zieloni (I Verdi) un partito ecologista. IPl (Iniziativa Polacca) un partito di centro-sinistra, Progressista. Inizialmente la candidata era considerata l'anti-Duda, ma negli ultimi giorni è crollata nei sondaggi al 4% (prima era al 15%) dopo che PO ha votato a favore del decreto presidenziale.
  • Robert Biedroń, candidato per la coalizione "La Sinistra", composta da: Wiosna (Primavera, il partito del candidato) un partito di centro-sinistra, Social-Democratico e Progressista. NL (La Nuova Sinistra) un partito Socialista di Sinistra. LR (La Sinistra Insieme) un partito di estrema sinistra, comunista. PPS (Partito Socialista Polacco) un partito di sinistra-radicale, anti-clericale. TR (il Tuo Movimento) un partito di centro-sinistra, socio-liberale ed europeista. Il candidato non sembra avere possibilità di accedere al ballottagio visto che i sondaggi l'hanno stimato sul 6% circa, per tutta la campagna elettorale. 
  • Władysław Marcin Kosiniak-Kamysz, candidato per la coalizione chiamata "Coalizione Polacca", composta da: PSL (Partito Popolare Polacco, il partito del candidato) un partito di centro-destra, conservatore ed escologista (forte tra gli agricoltori). KuKiz'15 (dal nome del suo leader e fondatore nel 2015 Paweł Piotr Kukiz che inizialmente aveva chiesto di fare le primarie della coalizione per poi accettare la candidatura di Kosiniak-Kamysz per non spaccare l'alleanza) un partito di Destra, Conservatore e populista. UED (Unione dei Democratici Europei) un partito Liberal-Riformista ed europeista. Fair Play, un partito di centro-destra liberista. Il candidato, considerato inizialmente come sfavorito, grazie al "suicidio" di PO sembra essere diventato l'anti-Duda (è infatti salito improvvisamente dal 5% al 10% circa).
  • Krzysztof Bosak, candidato per la coalizione "Confederazione della Libertà e dell'Indipendenza", composta da: RN (Movimento Nazionale il partito del candidato) partito di estrema-destra, anti-immigrazione e favorevole alla PolExit. KORWiN (Coalizione per il Rinnovamento della Repubblica - Libertà e Speranza, in polacco le lettere iniziali delle parole danno Korwin che è il cognome del leader e fondatore) un partito di Destra, Libertario-minarchista. KKP (Confederazione per la Crecita Polacca) un partito di destra-radicale monarchico e reazionario. LN (Lega Nazionale) partito di estrema destra nazionalista. KRK (Unione Cristiana delle Famiglie) un partito ultra-conservatore e anti-immigrazione. Zjednoczeni (Partito degli Autisti) un partito populista e pro-Democrazia Diretta. Il candidato è dato sul 7% e sembra non avere speranza di arrivare al ballottaggio.
  • Oltre a questi ci sono altri 5 candidati indipendenti: Szymon Hołownia (un giornalista e attivista dei diritti umani con un programma concentrato sulla sicurezza), Marek Jakubiak (parlamentare indipendente di Destra, ex-KuKiz'15),  Mirosław Piotrowski (Presidente di "Vera Europa" un'Associazione euroscettica), Paweł Tanajno (importante imprenditore che spesso ha finanziato movimenti di estrema-destra) e Stanisław Żółtek (Presidente dell'"Associazione PolExit"). Dati in totale dai sondaggi al 10% circa. 
Nonostante la grande partecipazione di candidati, le elezioni sembrano senza mezzi termini una vera e propria farsa. Infatti il voto per corrispondenza è poco sicuro perchè non garantisce la segretezza e può essere facilmente manomesso. Oltre a cio, causa Coronavirus, per i candidati è stato pressocchè impossibile fare campagna elettorale (i comizzi sono proibiti per via del virus) e i mass media (quasi tutti pubblici e quindi controllati dal Governo) danno risalto solo ai membri della maggioranza. Insomma Kaczyński e il suo Pis sembrano destinati a diventare sempre di più i padroni assoluti della Polonia, facendosi beffe di ogni principio democratico.  

venerdì 24 aprile 2020

1° Webinar - Le "idee ricostruttive" di Forum al Centro

   #ideericostruttive per l'Italia.

   di Forum al Centro

In questi giorni davvero difficili per il nostro Paese, come Forum al Centro, abbiamo condiviso idee e proposte ricostruttive per la fase 2 della pandemia, che ha reso la nostra economia e la nostra società ancora più vulnerabili. Abbiamo la convinzione che siano necessari strumenti nuovi, solidali e condivisi dai 27 stati membri dell'UE, ma noi italiani dobbiamo risolvere i tanti problemi che ci affliggono da troppi decenni.
Di seguito le proposte che abbiamo raccolto sui social e che ci auguriamo possano essere condivise da tutti voi:

Sburocratizzazione

Piattaforma digitale per qualunque richiesta delle aziende e della PA. Con un proprio cassetto virtuale aziendale dove vengono archiviati i documenti che servono agli enti pubblici. 

La macchina burocratica dovrebbe essere resa più lean è vicina al mondo delle imprese e dei cittadini modificando tempi, linguaggio e defalcando procedure del tutto inutili. Questo, tra l’altro, consentirebbe la crescita degli investimenti interno ed esteri = + mercato.

Oltre che importante crea lavoro ed investimenti attivi a chi deve creare le piattaforme informatiche

Una forte spinta alla riduzione delle pratiche formali autorizzative può venire da un incrocio delle banche dati tra i soggetti pubblici e privati a questo deputati. Meno barriere autorizzative e più controlli e non solo a campione. Con un  uso appropriato dell'informatica.

Tempi giustizia

Occorrerebbe procedere a una riforma del processo civile, che accorci i tempi e il numero di atti dando maggior spazio alla trattazione orale delle cause, cercando ci contenere le tempistiche. Incentivare per i contenziosi di modico, sino a 15K di valore, i procedimenti di ADR.

La burocrazia è il male della democrazia. Essa deve essere al servizio della democrazia, non una palla al piede per rallentare ed impedire i processi di rinnovamento, ma anche i giudizi, ma deve essere al servizio del cittadino e della democrazia.

Ridurre la pressione sui tribunali, contribuendo ad una riduzione di arretrato e tempi della giustizia, con un maggior ricorso alle conciliazioni extra giudiziali.

Precari

Estendere tutele a tutti i lavoratori (non possiamo accettare lavoratori di serie a e b); pensioni di garanzia per precari, part-time e interinali  con 20 anni di contributi; superamento "principio di cassa" per gestione separata co.co.co.

Il lavoro precario è una ferita aperta per molti lavoratori, che vivono nel timore di perdere la propria occupazione. L'angoscia di poter perdere la propria occupazione; l'angoscia di quella persona che ha un lavoro e non sa se lo avrà nel prossimo settembre. Precarietà totale.

"Offendono la dignità del lavoratore anche il lavoro in nero, quello gestito dal caporalato, i lavori che discriminano la donna e non includono chi porta una disabilità". Papa Francesco

Pagamenti P.A.

Il flusso di risorse verso le imprese, per il pagamento delle prestazioni di beni e servizi, è fondamentale. Per assicurarne la puntuale fruizione sarebbe necessario che i creditori ne recuperino il dovuto innanzitutto da tasse e contributi da versare anche per pubblici servizi.

Bisogna accelerare i pagamenti della PA perché troppe aziende sono fallite a causa dei ritardati pagamenti. Una cosa importante sarebbe quanto meno di coprire con quei soldi le tasse delle imprese.

Banca d'Italia stima in circa 50 mld i debiti della PA verso le imprese. Bisogna accorciare i tempi dei pagamenti usando il digitale meglio. Sulla compensazione tra debiti fiscali e crediti commerciali bisogna fare presto.

Un deterrente sarebbe anche di applicare per i ritardi di pagamento delle PA gli stessi interessi che pagherebbero le aziende se lo facessero loro.

Assistenza anziani cohousing

Servirebbero maggiori controlli nelle rsa, dovremmo incentivare progetti di cohousing con sgravi fiscali e contributivi per i dipendenti assunti. Questa cultura dello scarto è davvero preoccupante.

Invece di sperperate mld in strutture sedicenti assistenziali, dove mai si potrà stare come a casa propria, bisognerebbe sviluppare il cohousing e implementare l'assistenza domiciliare, creare reti di quartiere come fa il Programma Viva gli Anziani.

Un'altra proposta sarebbe incentivare lo smart working dando così la possibilità di poter assistere meglio familiari disabili od anziani

Rafforzamento della sanità nel territorio e dell'assistenza domiciliare, alternative a ospedalizzazione ed al proliferare di RSA private spesso luoghi di abbandono senza controlli adeguati, con sgravi alle famiglie,consentirebbe a molti anziani di vivere con i propri familiari.

Potenziamento terzo settore

Il terzo settore svolge compiti integrativi a quelli che lo Stato ha difficoltà ad erogare con rapidità e completezza. Per sostenerne l'indispensabile azione sussidiaria, è necessario sbloccare subito i fondi del 5xmille del 2018/19, come richiesto da molte associazioni. Si tratta di circa 1 miliardo.  

Non si investe sulle disabilità. Le cooperative sono pagate pochissimo e il personale ancora meno, gli Oepac e gli assistenti domiciliari sono demansionati e le condizioni lavorative sono impossibili

Non viene dato aiuto alle famiglie. Gli operatori per il centro estivo sono pagati dal municipio solo per 30 ore. I centri sportivi e gli oratori generalmente non sono attrezzati. Nel periodo di emergenza le persone con disabilità sono ancora più emarginate e sole

Ricerca e innovazione

Tutto il panorama della formazione, del sapere e della conoscenza, cioè scuola, università, e ricerca, sono mondi tra loro isolati e non comunicanti e ciò ne fa delle realtà insufficienti a sostenere progresso e salute. Innanzitutto vanno messi in rete ed adeguatamente finanziati.

Sgravi fiscali consistenti in base alle innovazioni che si realizzano e alle aziende che riciclano e usano SOLO energia rinnovabile e green economy.

In Italia la spesa per ricerca e innovazione è l'1,38% del Pil, zona euro (2,15%). La ricostruzione del nostro Paese parte da maggiori investimenti incoraggiando così il rientro dei nostri tanti "cervelli in fuga".

Smart working e digitalizzazione servizi

In questo periodo abbiamo compreso l'importanza del lavoro agile e soprattutto della connessione internet veloce. Dobbiamo accelerare sul 5G e le aziende che possono devono continuare le turnazioni con il telelavoro.

Molto utile il lavoro smart e la digitalizzazione. Spesso mancano i mezzi. In alcuni momenti avremmo bisogno di 4 PC in contemporanea, per lavorare ed insieme far sentire le lezioni dei ragazzi a casa, o per scaricare contenuti. Soffre anche la rete, rallenta, si blocca.

Nelle ultime settimane la scuola pubblica si è trovata a dover incrementare la digitalizzazione ma per i risultati attuali non si può pensare ad un futuro così. Ad una implementazione si.

Digitalizzazione di tutti i servizi della PA, smart working applicato a più persone possibili e wifi cittadino gratuito con copertura solida e veloce.

È necessario che lo Stato, le Istituzioni territoriali, gli Enti pubblici riconoscano e valorizzino ancor di più il lavoro di Patronati e CAF, per il contributo sussidiario al funzionamento e trasparenza della macchina pubblica e per l'ausilio diretto che viene offerto ai cittadini in termini di conoscenza, semplificazione e fruibilità dei pubblici servizi.

Sanità pubblica e privata

Andrebbero ridisegnate le competenze e responsabilità tra stato e regione. Allo stato le scelte strategiche e gestionali complessive insieme alla vigilanza ed alle regioni quelle amministrative. Mai più ci dovranno essere la caotica sovrapposizione e i conflitti di questi giorni.

dati Eurispes 2020: al Sud la spesa erogata è fino al 50% più bassa che al Nord

domenica 19 aprile 2020

Combattere le disuguaglianze

di Valeria Frezza

Lungi da me voler entrare nel dibattito demagogico di stampo populista reddito di cittadinanza si o no, vorrei porre l'attenzione sul perché il legislatore ha ritenuto di dover effettuare un simile provvedimento.
I dati sono di OxfamItalia 2020 e pongono in evidenza le elevate e crescenti disuguaglianze che hanno minato la coesione e la mobilità sociale, alimentando un profondo senso di ingiustizia e di insicurezza, generando rancore e alimentando l'appeal di proposte populiste o estremiste.
Pochi raggiungono un consolidamento dal punto di vista economico, milioni di persone non vedono adeguatamente ricompensati i propri sforzi e non beneficiano della crescita che da tempo è tutto fuorché inclusiva.
Rimettere al centro la dignità del lavoro, poco tutelato e scarsamente retribuito (come per esempio il lavoro di cura e del lavoro domestico che pesa soprattutto sulle spalle delle donne). Nel mondo il 42% delle donne non può lavorare perché deve farsi carico della cura dei familiari, solo il 6% degli uomini si trova nella stessa situazione. Nella migliore delle ipotesi le donne devono optare per soluzioni lavorative part-time e/o modificare aspetti lavorativi o professionali.
Politiche mirate per combattere le disuguaglianze non sono state ancora effettuate e pochissimi governi sembrano avere intenzione di affrontare il problema in modo adeguato.
L'Italia non è un paese per giovani. Aumenta l'età per poter svolgere una vita autonoma a causa della bassa retribuzione,
oltre il 30% degli occupati giovani guadagna meno di 800 euro mensili lordi e versano in una condizione di povertà lavorativa a causa della precarietà lavorativa e della vulnerabilità dei lavori più stabili.
Debolezze sistemiche nella transizione dalla scuola al mondo del lavoro, scollamento tra domanda e offerta del lavoro qualificato, ha costretto migliaia di giovani  (ma anche famiglie) a fuggire all'estero.
Tanti giovani italiani ma anche stranieri non studiano né lavorano, hanno una paga molto bassa o sono precari o addirittura in nero e meditano di partire per un futuro migliore.
Servono interventi efficaci, per fare in modo che queste persone non siano lasciate indietro e al contrario siano una risorsa per il nostro paese. Essi reclamano un futuro più equo e aspirano ad un cambiamento profondo della società, non più lacerata da disparità economiche e sociali, ma più dinamica, equa e mobile.
Questa perversa corrente di disuguaglianza è disastrosa per l'umanità e bisogna pensare a nuove forme di fraternità solidale, di inclusione, integrazione e innovazione. Dobbiamo scegliere se preferiamo umanizzare i meccanismi socio-economici per l'intera società o, al contrario, se promuoviamo un sistema che finisce per giustificare certe pratiche che, tutto ciò che ottengono, è aumentare il livello di ingiustizia e violenza sociale. Solidarietà ed economia per l'unità, non per la divisione, con la sana e chiara consapevolezza della corresponsabilità. Lavoriamo insieme per porre fine a queste ingiustizie (Papa Francesco)


sabato 18 aprile 2020

Cosa sta succedendo in Slovenia

di Leonardo Gaddini

A inizio aprile il Državni Zbor (Assemblea Nazionale slovena) ha approvato delle norme che garantiscono poteri speciali al governo del premier Janez Janša per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Una delle novità introdotte prevede che ora tutte le leggi emergenziali relative ai settori della difesa e della sicurezza nazionale, o alla reazione a calamità naturali, avranno effetto immediato, aggirando de facto il controllo delle opposizioni parlamentari e non solo visto, che il parlamento ha anche vietato alle persone che si vogliono opporre a ciò, di ritardare la legislazione sulla crisi generata dal Coronavirus, tramite referendum. Intanto il Governo ha aumentato le spese militari (ma non quelle per i servizi sanitari), ciò suggerisce una militarizzazione del Paese come risposta alla crisi.

In poco più di un mese dalla sua nomina a Primo Ministro, il nuovo Premier ha sostituito i dirigenti pubblici che occupavano cariche di primo piano con suoi fedelissimi, ottenendo rapidamente la gestione di alcuni apparati statali, come quello della sicurezza. Ha inoltre alzato gli stipendi di Ministri e Segretari di Stato, motivando il provvedimento come necessario a "premiare i maggiori sforzi" a cui i funzionari sono ora sottoposti in questo fase di crisi. Secondo numerosi osservatori, simili manovre servono a fare tabula rasa degli elementi ostili a Janša presenti nell’amministrazione e ricompensare la fedeltà dei suoi uomini. Tutto ciò sarebbe il preludio alla ”orbanizzazione” del Paese. Come il Primo Ministro ungherese Viktor Orbán, infatti, Janša ha approfittato della pandemia per "sospendere" la Democrazia nel proprio Paese. 

Il Premier sloveno condivide, infatti, molte posizioni con il suo collega ungherese. Entrambi hanno costruito dei muri sul confine per respingere i migranti, hanno sospeso Schengen e si oppongono strenuamente da anni perchè nessun piano di ripartizione dei rifugiati venga approvato dal Consiglio Europeo. Entrambi fanno spesso uso di una retorica contro le minoranze e anti-UE, anche se, in realtà, l'economia dei loro Paesi si basa soprattutto sui fondi europei per lo sviluppo.

Il rapporto tra i due è così stretto che Orbán, non solo partecipa ai congressi nazionali del SDS (Partito Democratico Sloveno) il partito del Premier sloveno, ma ha anche fatto comprare i mass media più importanti della Slovenia da alcuni oligarchi a lui vicini (non vi sorprendete, questa prassi è diventata abituale in Ungheria negli ultimi anni) e da allora questi giornali sostengono fedelmente il Premier sloveno e il suo SDS, di questo ne avevo già parlato in precedenza (https://forumalcentroblog.blogspot.com/2020/02/le-manovre-di-orban-contro-lue.html). Molti giornalisti sloveni hanno denunciato l'accaduto con una lettera al Consiglio Europeo, ma l'appello è caduto nel vuoto.

In fine, entrambi per avere le spalle ben coperte hanno deciso di far parte del Partito Popolare Europeo. Janša ha anche detto che la SDS abbandonerà il PPE se Fidesz venisse cacciato... a mio modesto avviso il Premier sloveno ci ha dato un altro buon motivo per farlo.

lunedì 13 aprile 2020

Vita da precaria

di Valeria Frezza

Me lo ricordo ancora, come fosse ieri, il mio primo giorno di scuola: era il 26 gennaio 2006. Ricevetti il telegramma il giorno prima. Una segretaria mi chiamò, chiedendomi, se ero disponibile, per una supplenza per un posto di lingua francese alla scuola secondaria di primo grado. Dopo aver lavorato 3 anni in un'azienda privata a tempo determinato, essere poi approdata ad una scuola paritaria che non mi aveva fatto nessun contratto e sottopagata, ero davvero felice di poter cominciare a lavorare presso la scuola pubblica. 
Da allora ho conseguito l'abilitazione per l'insegnamento, ho superato il concorso, si sono succeduti i governi ed i ministri della Pubblica Istruzione, ed io che tra poco compirò 45 anni, con una famiglia ed un bambino di 10 anni, con molti sacrifici e numerose rinunce, mi trovo ancora nella condizione di precaria. Ancora in attesa del ruolo, anche se qualche progresso l'ho fatto.  Qualche amara e dolorosa delusione da digerire. Mi è stato negato il congedo parentale, la legge "Buona Scuola" prevedeva l'annientamento dei docenti precari, abbiamo lottato e il governo successivo è corso ai ripari. Ho superato il concorso di merito 2018 e sono in attesa di passare di ruolo ma le assunzioni vengono sempre ridotte all'osso per risparmiare, anche se c'è una sentenza della Corte Europea che stabilisce che non si può assumere a tempo determinato per più di 36 mesi.
Nel corso della mia storia professionale, perché di carriera non si può parlare, visto che un'insegnante precaria non ha continuità.
Il merito non viene riconosciuto perché quando si cambia sempre scuola, non viene mai assegnato nessun progetto, perchè si è precari

Per anni i vari governi hanno leso il diritto dei docenti, ma anche degli alunni, perchè con questo sistema delle supplenze fino al 30 giugno, non si riesce a garantire alcun tipo di continuità didattica, educativa e relazionale alla classe, che ogni anno si trova a ricominciare con un nuovo insegnante, anche con casi gravi di disabilità e incarichi di responsabilità di ogni genere. Quella dell'insegnamento è una scelta di vita che presuppone di accettare per anni una condizione di incertezza e di instabilità che alla lunga è devastante.
 La nostra esperienza professionale, maturata in anni di attività, non viene valorizzata. Noi supplenti viviamo in una specie di limbo.
il multilinguismo non viene valorizzato, nonostante la direttiva dell'Unione Europea.
In attesa della mia assunzione, con la paura di venire sbattuta in qualche paesetto del Lazio nonostante una legge 104 in casa (a dei colleghi è già accaduto), a chi importa di noi precari? Veniamo oltremodo insultati, accusati di vittimismo, perché giustamente rivendichiamo i nostri diritti?. A causa del precariato (e non solo), i diritti dei lavoratori sono peggiorati sempre di più e con loro le pari opportunità. 
Vorrei concludere con una citazione di Tina Anselmi (prima donna ad aver ricoperto la carica di ministro, una donna che ha fatto tanto per i principi democratici e per le donne italiane), "per cambiare il mondo bisogna esserci"ed è il mio ruolo qui oggi.

Un faro in tempi bui.

di Armando Dicone

Papa Francesco si dimostra ancora una volta un faro da seguire, soprattutto in questo momento così difficile. Di seguito alcune sue parole:

12 aprile 2020
"l’Unione Europea ha di fronte a sé una sfida epocale, dalla quale dipenderà non solo il suo futuro, ma quello del mondo intero.  Non si perda l’occasione di dare ulteriore prova di solidarietà, anche ricorrendo a soluzioni innovative. L’alternativa è solo l’egoismo degli interessi particolari e la tentazione di un ritorno al passato, con il rischio di mettere a dura prova la convivenza pacifica e lo sviluppo delle prossime generazioni".

12 aprile 2020
“Forse è il momento di pensare - è la conclusione del Pontefice - a un salario universale che riconosca e dia dignità ai nobili e insostituibili compiti che svolgete; capace di garantire e di fare una realtà così umana e così cristiana: nessun lavoratore senza diritti”.

13 aprile 2020
"Preghiamo oggi per i governanti, gli scienziati, i politici, che hanno incominciato a studiare la via d’uscita, il dopo-pandemia, questo “dopo” che è già incominciato: perché trovino la strada giusta, sempre in favore della gente, sempre in favore dei popoli".

In 24 ore e in una settimana Santa difficile e diversa Papa Francesco ci illumina con parole forti e piene di speranza. Lui indica la strada da seguire, le priorità e le decisioni adesso spettano a tutti noi. Grazie Papa Francesco.

mercoledì 8 aprile 2020

Le donne e l'assemblea costituente: dalla dittura alla costituzione

di Valeria Frezza

Nel 1946 le donne italiane esercitavano per la prima volta il diritto di votare e di essere elette:

"Le schede che ci arrivavano a casa e ci invitavano
a compiere il nostro dovere hanno un'autorità
silenziosa e perentoria.
Le rigiriamo tra le mani e ci sembrano
più preziose della tessera del pane
stringiamo le schede come biglietti d'amore
si vedono molti sgabelli pieghevoli infilati al braccio di donne timorose
di stancarsi nelle lunghe file davanti ai seggi. E molte tasche gonfie per il pacchetto della colazione.
Le conversazioni che nascono tra uomo e donna hanno un tono diverso, alla pari"
scriveva Anna Garofalo, giornalista nel 1946

Il 2 giugno 1946 i cittadini di entrambi i sessi, maggiori di 21 anni, vennero chiamati alle urne per eleggere i componenti dell'Assemblea Costituente e per votare il referendum istituzionale che avrebbe stabilito se l'Italia sarebbe stata una nazione monarchica o repubblicana.
La fine della dittatura, dell'occupazione nazifascista e il ritorno alla libertà di scegliere democraticamente i rappresentanti veniva anche celebrato aprendo le porte ad una parte della popolazione che fino ad allora era stata esclusa: le donne.
Fino alla fine del XIX secolo era largamente diffusa l'idea che la componente femminile non potesse partecipare alla vita politica a causa dell' "emotività" e non "rigeneratrice". Quando i tempi sembravano finalmente maturi, le vicende politiche interruppero questo processo e Mussolini, prima le incluse nel 1925 con delle restrizioni ma l'anno dopo si chiuse ogni discussione sui diritti politici per tutti.
A partire dal 1945 le rappresentanze dei centri femminili dei partiti sostennero questa istanza e il decreto legislativo del 31 gennaio 1945 sancì il Suffragio Universale e nel 1946 le donne tra gli eleggibili. Si affermava così il principio dell'uguaglianza tra i sessi almeno per quanto riguarda i diritti politici.
Il 2 giugno 1946, dunque, era una giornata importante per tutta l'Italia.
Tra le macerie e le miserie lasciate dalla dittatura e dalla guerra, ovunque si discuteva di politica e la voglia di ricominciare era tanto. Per le donne quella fu una primavera davvero straordinaria, potevano prendere parte attivamente alla vita politica.
Tra addottrinamenti familiari e moniti ecclesiastici avevano finalmente conquistato la libertà di scegliere, di esprimere i loro ideali, le loro aspettative, i loro progetti. Loro che valevano meno dei colleghi maschi (e rischiavano il licenziamento )se volevano sposarsi) e che non vedevano riconosciuta la parità neanche all'interno della famiglia. Loro quel 2 giugno 1946 votarono in massa.
Furono elette 21 donne. Citiamo per brevità quelle del gruppo parlamentare democratico cristiano (Bianchini Laura, Conci Elisabetta, Delli Castelli Filomena, De Unterrichter Jervolino Maria, Federici Agamen Maria, Gotelli Angela, Guidi Cingolani Angela Maria, Nicotera Fiorini Maria, Rossi Maria Maddalena, Titomanlio Vittoria).
Ai tempi del coronavirus e dei social network, della politica gridata, che punta sullo slogan e dà forse molto poco valore alla democrazia, al rispetto delle istituzioni, al popolo e alle parti sociali, a cosa può servire a noi una storia di tanti anni fa? A voi lettori la risposta...


Fonte: Centro Italiano Femminile Emilia Romagna

domenica 5 aprile 2020

Matriarcato o Matricentrismo?

di Valeria Frezza

L'intera organizzazione della vita familiare è a carico delle donne e ho sentito spesso definire questa forma di managerialità imposta "matriarcato". 
Il maschilismo qui è un'apparenza. Spesso sento dire:"sono le donne a comandare","se la donna si ferma non funziona più niente""La vera padrona è lei".
Per molto tempo questa narrazione dei rapporti di potere mi è bastata, perché aveva una sua evidenza, sebbene sentissi che qualcosa non andava.
Leggendo il libro di Michela Murgia "Bastava chiedere. 10 storie di femminismo quotidiano", ho capito che ciò che veniva chiamato matriarcato
era semplice "matricentrismo" e non descriveva il comando delle donne, ma la responsabilità che esse erano chiamate ad assumere, per reggere il sistema dell'organizzazione della vita familiare, ingranaggio fondamentale di un meccanismo creato al prezzo di sensi di colpa e di solitudine. La manipolazione emotiva (cioè quando si fa credere ad una persona ferita che è lei ad essere nel torto), di una donna che si arrabbia, per esempio, si dirà che è emotiva ed irrazionale, perché la collera non viene percepita come un'emozione normale che bisogna saper canalizzare nel giusto modo.
La donna non è il fulcro, ma la funzione generativa e curativa che agisce anche a prescindere che ci siano i figli.
Se per caso volesse smettere di farlo, l'intero sistema verrebbe giù, dato che è costruito usando quella funzione come punto di scarico di tutta la struttura.
Ci sono molti uomini (ma anche donne) che ancora credono che quella dinamica sia un potere delle donne.
Il concetto di carico mentale, ovvero tutta la gestione organizzativa della vita familiare, consiste nel dover pensare (ed è sempre la donna a farlo) a ciò che c'è da fare nel management familiare, della casa, del marito (o compagno), dei figli.
Siamo cresciute in  una società in cui abbiamo visto le nostre madri farsi carico dell'intera gestione della casa, mentre i nostri padri si limitavano ad eseguire gli ordini.
Le donne vengono sempre rappresentate come mogli e madri, mentre gli uomini sono gli eroi, protagonisti di avventure appassionanti fuori di casa.
Sebbene le donne siano più presenti nel mondo del lavoro (con più difficoltà e spesso il lavoro non viene riconosciuto ed apprezzato), restano comunque le principali responsabili della gestione familiare e della casa.
La mamma che lavora fuori casa, si alza alle quattro del mattino per stirare, pulire e preparare i pasti.
Per molte di noi, figlie del martirio di mamme "wonderwoman", l'emancipazione si è fermata a questa rappresentazione. Oltre alla differenza di stipendi, manca ancora la consapevolezza sociale che le energie degli uomini sono dedicate al lavoro, quelle delle donne all'accudimento della famiglia.
Molte donne lo fanno anche volentieri e con amore, qui vorrei sottolineare però che spesso non si tratta di una libera scelta. Molte hanno detto di no ad una promozione, ad un ruolo di comando, alla politica, per paura del carico emotivo e di gestione familiare.
Per la società ciò corrisponde ad una perdita in termini di energie creative e di tempo.
Nonostante gli sforzi per combattere la disuguaglianza di genere, le donne continuano a confrontarsi con il sessismo e con l'aggressività che esso promuove. Il sessismo può essere ostile o paternalistico (cioè apparentemente positivo) e comunque spesso gli uomini sono spaventati dalla perdita di potere e dall'autonomia delle loro compagne e desiderano ripristinare l'equilibrio.
è possibile educare i nostri figli tenendoli lontani dagli stereotipi di genere e offrire loro un futuro più equo del nostro? Dipende da ciascuno di noi!