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domenica 5 aprile 2020

Matriarcato o Matricentrismo?

di Valeria Frezza

L'intera organizzazione della vita familiare è a carico delle donne e ho sentito spesso definire questa forma di managerialità imposta "matriarcato". 
Il maschilismo qui è un'apparenza. Spesso sento dire:"sono le donne a comandare","se la donna si ferma non funziona più niente""La vera padrona è lei".
Per molto tempo questa narrazione dei rapporti di potere mi è bastata, perché aveva una sua evidenza, sebbene sentissi che qualcosa non andava.
Leggendo il libro di Michela Murgia "Bastava chiedere. 10 storie di femminismo quotidiano", ho capito che ciò che veniva chiamato matriarcato
era semplice "matricentrismo" e non descriveva il comando delle donne, ma la responsabilità che esse erano chiamate ad assumere, per reggere il sistema dell'organizzazione della vita familiare, ingranaggio fondamentale di un meccanismo creato al prezzo di sensi di colpa e di solitudine. La manipolazione emotiva (cioè quando si fa credere ad una persona ferita che è lei ad essere nel torto), di una donna che si arrabbia, per esempio, si dirà che è emotiva ed irrazionale, perché la collera non viene percepita come un'emozione normale che bisogna saper canalizzare nel giusto modo.
La donna non è il fulcro, ma la funzione generativa e curativa che agisce anche a prescindere che ci siano i figli.
Se per caso volesse smettere di farlo, l'intero sistema verrebbe giù, dato che è costruito usando quella funzione come punto di scarico di tutta la struttura.
Ci sono molti uomini (ma anche donne) che ancora credono che quella dinamica sia un potere delle donne.
Il concetto di carico mentale, ovvero tutta la gestione organizzativa della vita familiare, consiste nel dover pensare (ed è sempre la donna a farlo) a ciò che c'è da fare nel management familiare, della casa, del marito (o compagno), dei figli.
Siamo cresciute in  una società in cui abbiamo visto le nostre madri farsi carico dell'intera gestione della casa, mentre i nostri padri si limitavano ad eseguire gli ordini.
Le donne vengono sempre rappresentate come mogli e madri, mentre gli uomini sono gli eroi, protagonisti di avventure appassionanti fuori di casa.
Sebbene le donne siano più presenti nel mondo del lavoro (con più difficoltà e spesso il lavoro non viene riconosciuto ed apprezzato), restano comunque le principali responsabili della gestione familiare e della casa.
La mamma che lavora fuori casa, si alza alle quattro del mattino per stirare, pulire e preparare i pasti.
Per molte di noi, figlie del martirio di mamme "wonderwoman", l'emancipazione si è fermata a questa rappresentazione. Oltre alla differenza di stipendi, manca ancora la consapevolezza sociale che le energie degli uomini sono dedicate al lavoro, quelle delle donne all'accudimento della famiglia.
Molte donne lo fanno anche volentieri e con amore, qui vorrei sottolineare però che spesso non si tratta di una libera scelta. Molte hanno detto di no ad una promozione, ad un ruolo di comando, alla politica, per paura del carico emotivo e di gestione familiare.
Per la società ciò corrisponde ad una perdita in termini di energie creative e di tempo.
Nonostante gli sforzi per combattere la disuguaglianza di genere, le donne continuano a confrontarsi con il sessismo e con l'aggressività che esso promuove. Il sessismo può essere ostile o paternalistico (cioè apparentemente positivo) e comunque spesso gli uomini sono spaventati dalla perdita di potere e dall'autonomia delle loro compagne e desiderano ripristinare l'equilibrio.
è possibile educare i nostri figli tenendoli lontani dagli stereotipi di genere e offrire loro un futuro più equo del nostro? Dipende da ciascuno di noi!

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