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domenica 19 aprile 2020

Combattere le disuguaglianze

di Valeria Frezza

Lungi da me voler entrare nel dibattito demagogico di stampo populista reddito di cittadinanza si o no, vorrei porre l'attenzione sul perché il legislatore ha ritenuto di dover effettuare un simile provvedimento.
I dati sono di OxfamItalia 2020 e pongono in evidenza le elevate e crescenti disuguaglianze che hanno minato la coesione e la mobilità sociale, alimentando un profondo senso di ingiustizia e di insicurezza, generando rancore e alimentando l'appeal di proposte populiste o estremiste.
Pochi raggiungono un consolidamento dal punto di vista economico, milioni di persone non vedono adeguatamente ricompensati i propri sforzi e non beneficiano della crescita che da tempo è tutto fuorché inclusiva.
Rimettere al centro la dignità del lavoro, poco tutelato e scarsamente retribuito (come per esempio il lavoro di cura e del lavoro domestico che pesa soprattutto sulle spalle delle donne). Nel mondo il 42% delle donne non può lavorare perché deve farsi carico della cura dei familiari, solo il 6% degli uomini si trova nella stessa situazione. Nella migliore delle ipotesi le donne devono optare per soluzioni lavorative part-time e/o modificare aspetti lavorativi o professionali.
Politiche mirate per combattere le disuguaglianze non sono state ancora effettuate e pochissimi governi sembrano avere intenzione di affrontare il problema in modo adeguato.
L'Italia non è un paese per giovani. Aumenta l'età per poter svolgere una vita autonoma a causa della bassa retribuzione,
oltre il 30% degli occupati giovani guadagna meno di 800 euro mensili lordi e versano in una condizione di povertà lavorativa a causa della precarietà lavorativa e della vulnerabilità dei lavori più stabili.
Debolezze sistemiche nella transizione dalla scuola al mondo del lavoro, scollamento tra domanda e offerta del lavoro qualificato, ha costretto migliaia di giovani  (ma anche famiglie) a fuggire all'estero.
Tanti giovani italiani ma anche stranieri non studiano né lavorano, hanno una paga molto bassa o sono precari o addirittura in nero e meditano di partire per un futuro migliore.
Servono interventi efficaci, per fare in modo che queste persone non siano lasciate indietro e al contrario siano una risorsa per il nostro paese. Essi reclamano un futuro più equo e aspirano ad un cambiamento profondo della società, non più lacerata da disparità economiche e sociali, ma più dinamica, equa e mobile.
Questa perversa corrente di disuguaglianza è disastrosa per l'umanità e bisogna pensare a nuove forme di fraternità solidale, di inclusione, integrazione e innovazione. Dobbiamo scegliere se preferiamo umanizzare i meccanismi socio-economici per l'intera società o, al contrario, se promuoviamo un sistema che finisce per giustificare certe pratiche che, tutto ciò che ottengono, è aumentare il livello di ingiustizia e violenza sociale. Solidarietà ed economia per l'unità, non per la divisione, con la sana e chiara consapevolezza della corresponsabilità. Lavoriamo insieme per porre fine a queste ingiustizie (Papa Francesco)


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