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sabato 14 dicembre 2019

Brevi considerazioni sulla scuola pubblica italiana

di Maria Rosaria & Valeria

Qui di seguito un  nostro piccolo contributo sulla scuola pubblica italiana. La scuola nel corso del tempo ha subito notevoli riduzioni di investimenti sia dal punto di vista economico che del personale scolastico. 
L'Unione Europea ha attivato una procedura di infrazione e relativa sanzione per abuso di precariato scolastico all'Italia. I vari governi italiani nel tempo hanno cercato di sanare la piaga lentamente e con molta difficoltà senza ancora esserci riusciti. Ciò non ha garantito la continuità didattica e ha gravemente danneggiato la scuola (citiamo in particolare l'ambito dell'inclusione, dove sono stati reiterati supplenti privi di abilitazione agli alunni disabili, perché per lungo tempo sono venuti a mancare i percorsi abilitanti per il sostegno e tuttora sono inferiori al fabbisogno). La gestione aziendale della scuola pubblica ed aver dato maggiori poteri ai Dirigenti Scolastici (i quali sono stati investiti di una serie di competenze senza che gli fossero forniti gli strumenti per portarle avanti e/o promuoverne) ha portato a dover accontentare i genitori per procacciarsi le iscrizioni e per ottenere fondi attraverso dei progetti non sempre utili. I docenti, oltre ad attraversare un precariato molto lungo, sono sottoposti a formazione continua, ad esami, concorsi ecc. (spesso inutili e sempre sugli stessi argomenti, tolgono tempo ed energia alla didattica), burnout e stipendi troppo bassi. A scuola mancano beni primari come la cancelleria, gli edifici spesso non sono sicuri, il mobilio è obsoleto. L'inserimento a scuola della tecnologia seppur positivo, è stato in parte invalidato per vari motivi ed aver posticipato i pensionamenti, benefici di certo alla scuola non ne ha portati.
La scuola cammina sulle gambe di insegnanti appassionati che hanno nel tempo accolto la sfida urgente che l'istruzione e l'educazione impongono o hanno imposto a questo paese.
Altre nazioni, che normalmente consideriamo più indietro rispetto alla nostra, come le nazioni dell’est europeo ed addirittura la Turchia, investono sulla scuola perché sanno essere uno snodo essenziale per traghettare la società nel futuro.
Ciò riguarda anche la politica linguistica dell'Unione Europea che è la seguente e in Italia andrebbe implementata: l'UE considera il multilinguismo un elemento importante della competitività europea.
Uno degli obiettivi della politica linguistica dell'UE è pertanto che ogni cittadino europeo abbia la padronanza di altre due lingue oltre alla propria lingua madre e altrettanto sarebbe auspicabile per quanto riguarda le competenze informatiche. Sulle lingue e sulle competenze digitali si sono susseguiti solo degli slogan.
Essendo venute a mancare pertanto le basi, il rispetto, la valorizzazione e gli investimenti, ogni ulteriore discorso ad oggi risulta superfluo.

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