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venerdì 5 giugno 2020

La cultura dell'oggettivazione della donna #Donnealcentro

di Valeria Frezza

Un fenomeno che riguarda soprattutto le donne è l’oggettivazione, cioè il non riconoscimento come soggetto. Un fenomeno che spesso passa inosservato, se non addirittura accolto dalle donne stesse. Il corpo femminile viene sessualizzato, mercificato e oggettivato in modo diverso da quello maschile. L’oggettivazione è una forma di deumanizzazione che riduce la donna a oggetto, strumento, merce che legittima anche la violenza.

Si parla di oggettivazione sessuale quando la donna viene trattata come un corpo disponibile per l’uso e il piacere degli altri, il suo valore dipende soltanto dall’abilità di attrarre sessualmente.

Questo fenomeno che coinvolge maggiormente le femmine, impatta negativamente sulle prospettive lavorative, sull’interazione sociale e anche sul benessere psicofisico, conduce infatti all’auto-oggettivazione, a interiorizzare la prospettiva dell’osservatore, trattando se stesse come cose da misurare in base all’aspetto fisico. Trascurando capacità e competenze, emozioni ed esigenze, ricordi, desideri, affermazione personale si diventa più inclini a condizioni di stati ansiosi, depressivi, disagi sessuali, disordini alimentari.

Eppure oggi la donna si è emancipata, è libera e si confronta su piani diversi, ma spesso si realizzano immagini femminili secondo canoni maschili. L’oggettivazione riservato alla donna riflette le discriminazioni che ancora sussistono nei confronti del genere femminile in ambito lavorativo, politico e sociale, accentua la tolleranza di stereotipi e indirettamente anche di molestie, oltraggi e violenze. Nella nostra società non riusciamo ad eliminare le concezioni tradizionaliste. Esempi di oggettivazione: nei media le donne vengono spesso raccontate tutte uguali ed interscambiabili, prive di personalità, sempre giovani e belle, bambine sessualizzate e adulte infantilizzate, l’uomo invece è ipermascolinizzato. I media sottolineano forza fisica e dominanza sessuale negli uomini, bellezza, magrezza e passività nelle donne. Pubblicano foto di donne per dire se sono belle o brutte, per commentarne il look, escort (rapporti commerciali-sessuali), quote rosa sminuite e svalutate.

L’ossessione per il corpo dell’altra: i media tradizionali sono stati per anni i veicoli di questa cultura sessista, ai tempi di internet la situazione è peggiorata, c’è una compulsività che spinge a considerare ancora di più il proprio corpo come un oggetto. Le ragazze giovani ammettono di passare molto tempo sui social chepossono incentivare il fenomeno dell’ auto-oggettificazione del proprio corpo. L’unica soluzione è un utilizzo più coscienzioso delle ragazze che dovrebbero cercare di esporsi e di postare meno frequentemente le proprie immagini e non seguire pagine di persone che pubblicano certi tipi di immagini.


Fonte: Repubblica

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