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mercoledì 23 ottobre 2019

Motivazioni per un politica cristiana.

di Temistocle Gravina

“La politica è vita nel senso più completo della parola”.
Prendo spunto da queste parole di don Sturzo per dare l’avvio ad una mia personale riflessione sulla politica nel senso cristiano del termine.
La politica, per chiunque, è (o dovrebbe essere…) mettere il proprio ideale di vita a servizio del bene comune.
Ma qual è per il cristiano questo ideale?
È il più alto che ci possa essere: fare in modo che tutti abbiano le stesse possibilità di crescere attraverso la carità fraterna.
La politica per il cristiano, infatti, non si basa su una teoria economica o sociale, su un’ideologia; su qualcosa, cioè, di partorito da un pensiero umano.
Il libro di testo per il cristiano che vuole impegnarsi socialmente (e quindi fare politica nel senso più ampio del termine) è uno solo: il Vangelo.
Il suo maestro ispiratore sarà uno solo: Gesù.
Perciò il cristiano in politica non penserà all’uomo come all’operaio, al capitalista, all’industriale, all’amministratore pubblico.
Egli avrà sempre e solo a che fare con l’uomo in quanto tale, l’uomo come creatura di Dio, quindi intrinsecamente significante nella sua unicità; e, conseguentemente, uno inter pares: tutti, in quanto figli di Dio, sono uguali non solo davanti al loro Padre ma anche tra di loro.
Allora una politica cristiana dovrebbe valorizzare le differenze, perché le vede come doni per il servizio comune e non come qualcosa che rende migliori o peggiori le persone.
Dovrebbe trovare le criticità personali e comunitarie e gestirle perché si possano superare e non, come accade spesso, per farne serbatoi di voti e consenso elettorale (e penso qui ai populismi sbocciati negli ultimi anni in Italia e nel mondo intero).
Già nel 1938 lo stesso don Sturzo scriveva: “I partiti di ispirazione cristiana, come gli altri, anche se costituiti con un nobile programma e con la volontà di servire il paese, rischiano di diventare una camarilla (consorteria) e di ispirarsi ad uno spirito partigiano." Il pericolo di fare della politica un mestiere, una professione, invece che una missione, è grande, anche tra chi si dice cristiano.
E un altro grande cristiano che ha fatto della politica il suo campo d’azione, Aldo Moro, scriveva: “Lo stato democratico è un fenomeno espansivo, non un mondo chiuso”. Non c'è democrazia senza accoglienza dell'altro, che venga dall'altra parte del mondo o sia il vicino di casa, perché tutti sono figli di Dio e quindi sono quell’Abele di cui ci parla il libro della Genesi: “dov'è tuo fratello?" ci chiederà Dio nel giorno del nostro giudizio personale.
Per tutti questi motivi l’azione politica del cristiano deve avere come fine ultimo la realizzazione dell’uomo nella sua interezza: materiale, spirituale, affettiva, psicologica…
D’altronde una delle frasi di Marx più usate negli slogan della sinistra comunista degli anni nati della cosiddetta rivolta studentesca: “Ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni” è in effetti un concetto espresso negli Atti degli apostoli: “quelli che possedevano campi o case li vendevano, e i soldi ricavati li mettevano a disposizione di tutti: li consegnavano agli apostoli e poi venivano distribuiti a ciascuno secondo le sue necessità”. (4, 35).
Il cristiano non deve vergognarsi di dire apertamente queste cose davanti agli avversari politici, a chi gli chiede ragione delle sue motivazione e delle sue scelte; non deve aver paura di dire quali sono le sue basi ispirative.
Concludo con un’altra frase di don Sturzo, tratta ancora da “Politica e Morale”: "Disinteressandosi di Politica, il cattolico assumerebbe gravi responsabilità davanti a Dio e al prossimo e lascerebbe la cosa pubblica nelle mani di coloro che (...) non sentono l'imperativo della morale cristiana".

2 commenti:

  1. "Lo stato democratico è un fenomeno espansivo,non un mondo chiuso" riprendo questa citazione del tuo articolo, per dire che c'è molta chiusura e non si riesce ad includere i tanti che avendo vissuto maggiormente la modernità, non si ritrovano nei mondi antichi..

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  2. Non penso si tratti di mondi antichi... Una verità è eterna. Può essere adattata ai tempi, ma resta sempre uguale. La realtà dell'uomo è sempre quella, per il cristiano, proprio perché non dipende dalle mode o dalle scoperte sociologiche o altro, ma dal fatto che egli è creatura di Dio.

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