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giovedì 24 ottobre 2019

La lezione di Moro Sturzo, La Pira, De Gasperi

di Temistocle Gravina

Perché personaggi come Aldo Moro, Don Luigi Sturzo, Giorgio La Pira, Alcide De Gasperi hanno attraversato le loro stagioni della politica come leader ascoltati e rispettati anche dagli avversari di partito? E ancora oggi pronunciare quei nomi significa richiamarsi a intellettuali di valore, a politici di chiara fama, a pensatori lucidi?
Perché hanno unito al loro pensiero, chiaro e penetrante, una condotta di vita integerrima ispirata agli stessi principi, cristiani, a cui uniformavano il loro pensiero e le loro proposte politiche.
Non per niente per Moro, Sturzo, La Pira e De Gasperi la Chiesa cattolica ha voluto iniziare il cammino verso la canonizzazione. (1)
Ognuno di loro ha condotto una vita irreprensibile, per quanto è possibile ad una creatura comunque corrotta dal fomite del peccato.
Ognuno di loro ha saputo essere prima cristiano e poi, conseguentemente, politico.
Per tutti e quattro questi personaggi possiamo fare un bilancio definitivo della loro vita perché morti da decenni (il più ‘giovane’, Aldo Moro, fu ucciso nel 1978). Di loro sappiamo tutto dai loro scritti, dai loro interventi pubblici, dalle testimonianze anche esterne al loro ambito di vita.
Ciò non vuol dire tuttavia che ancora oggi non ci siano politici seri, che conducono una vita, pubblica e privata, con una dirittura morale specchiata; ma, come suol dirsi, potremmo trarre delle conclusioni solo alla fine del loro percorso di vita.
Tutto ciò per dire che per fare una proposta politica coerentemente cristiana c’è bisogno che chi la fa, la viva per primo.
Per il cristiano, infatti, la politica è anzitutto una vocazione naturale, perché gli permette di impegnarsi al servizio del bene comune. E per chi decide di mettersi al servizio in questo campo significa assecondare un dono che Dio gli ha fatto.
Abbiamo invece assistito in questi ultimi mesi a sceneggiate di personaggi politici che hanno utilizzato simboli religiosi per accreditarsi presso un determinato elettorato. E altri professare principi religiosi da applicare al loro modello di società, ma avendo vissuti quotidiani contrari a quegli stessi principi.
Sicuramente hanno fatto proseliti (e quanti!) proprio nel campo degli elettori cristiani e cattolici, ma solo perché, evidentemente, agli stessi non interessa nella realtà nulla di ciò che dice il vangelo e si lasciano trascinare dal gigionismo dei politici stessi. Il populismo, insomma, fa sempre presa lì dove manca la capacità di ragionare e leggere la realtà in profondità. Se si parla “alla pancia”, risponde la pancia…
Il problema è duplice:
da una parte una società che insiste nel dirsi cristiana ma è ormai priva di ogni valore conseguente;
dall’altra una politica che, espressione di quella società, non è capace di trovare strumenti e soluzioni cristiane alle richieste di aiuto della società stessa.
Per questo motivo perciò diventa imprescindibile:
avere uomini politici di fatto e non solo di nome, proprio per ridare valore ideale all’impegno politico e farlo diventare carità politica;
rinnovare la coscienza civile dei cittadini, che si devono sentire parte integrante delle scelte della politica e non semplici spettatori plaudenti o fischianti (per… partito preso) del politico di turno.
E l’ultimo punto fu uno dei cavalli di battaglia di don Sturzo: è indispensabile, per il fondatore del Partito Popolare, formare la coscienza del cittadino, non solo quella spirituale ma anche quella sociale e politica, perché possa comprendere come sia essenziale la sua partecipazione alla vita democratica, del comune prima e dello stato poi, per la rinascita della società.




(1) Per Aldo Moro in verità c’è una richiesta della figlia, Maria Fida, per interrompere il processo, ma è dovuto a questione che nulla hanno a che fare con la santità di vita del padre.

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