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domenica 14 novembre 2021

Nucleare? Parliamone!

Di Leonardo Gaddini

Il Parlamento Europeo ha proposto di innalzare l’obiettivo di riduzione delle emissioni per il 2030 dal 40 al 60% rispetto ai livelli del 1990. Una direzione ambiziosa che richiederà, qualora approvata dal Consiglio Europeo, azioni immediate e profonde. La comunità scientifica ha già dimostrato che il cambiamento climatico è causato dalle attività umane che hanno riversato nell’atmosfera una quantità senza precedenti di gas serra, come anidride carbonica e metano. Questi ultimi trattengono il calore impedendogli di fuoriuscire nello spazio, in maniera simile al vetro di una serra. 

Al fine di centrare gli obiettivi ambientali europei c’è quindi bisogno di una drastica e immediata riduzione delle emissioni di questi gas. Solo così, secondo gli scienziati, avremo qualche possibilità di evitare effetti irreversibili sul clima. Il settore energetico globale è oggi il maggior responsabile delle emissioni di gas serra. In Europa, la produzione di elettricità produce all’incirca il 35% delle emissioni totali. Occorrerebbe allora partire da qui, interrompendo il prima possibile la generazione di elettricità da fonti fossili come il carbone e il petrolio, che rilasciano un elevato quantitativo di CO2 come scarto dei propri processi di produzione dell’energia elettrica e puntando di più su fonti a minor impatto ambientale.

Il nucleare è oggi una delle forme più pulite di produzione dell’energia. Nonostante che il pensiero comune vedrebbe nei pannelli solari e pale eoliche qualitativamente migliori perché considerati poco inquinanti. In realtà questo vale solo per la fase di conversione dell’energia in sé. Produzione e smaltimento delle infrastrutture sono tutto un altro discorso, basti pensare che in un breve futuro si prevede che una pala eolica necessiterà di 1Kg di Ittrio ogni MW prodotto. Da qui nasce l’enorme problema dello sfruttamento ambientale e umano (un ipotetico impianto solare da 1000 megawatt richiederebbe 259km quadrati di estensione e circa un migliaio di volte il materiale necessario per costruire una centrale nucleare della stessa capacità)

C’è poi la questione degli accumulatori, la natura discontinua di queste fonti energetiche rende indispensabile un grande impiego di batterie, per accumulare energia quando mancano sole o vento. Questa energia poi, non essendo "stoccabile" per un tanto tempo, rischia quindi di non poter essere più disponibile quando ne avremo maggior bisogno. Bisogna poi considerare che per eguagliare la produzione annuale d’energia di una centrale nucleare di modeste dimensioni servirebbero più di 40km2 di pannelli solari e una rete enorme di infrastrutture, ben più articolate e costose, sia in termini economici che ambientali, ovviamente soggetta a manutenzione periodica. A dispetto quindi di discorsi populisti non esiste ancora un metodo di produzione dell’energia completamente privo di impatto ambientale, va da sé che l’impatto stesso debba essere rapportato alla quantità di energia prodotta. 

Le centrali nucleari si contraddistinguono invece per uno dei più bassi valori in termini di emissioni di CO2 nell’atmosfera, per esempio 1 libbra di uranio produce l'energia equivalente ottenuta con 35 barili di petrolio. 1 tonnellata di uranio produce più energia di diversi milioni di tonnellate di carbone e petrolio, e i costi di trasporto del carburante sono notevolmente inferiori e c'è meno impatto sull'ambiente dalle attività estrattive rispetto a quelle richieste dagli idrocarburi. Se consideriamo l’impatto sull’ambiente di diverse fonti energetiche dalla costruzione dell’impianto, alla generazione di energia e allo smantellamento della struttura, notiamo che l’energia nucleare registra tra i valori di emissioni più bassi per unità di energia prodotta. Un impatto addirittura più contenuto di quello dell’energia solare. E allo stesso tempo il nucleare presenta un vantaggio considerevole: è in grado di fornire grandi quantità di energia in modo costante e controllabile. Lo stesso possono fare anche le centrali idroelettriche e geotermiche, che però richiedono specifiche caratteristiche territoriali di cui non tutti i Paesi dispongono. Nel caso dell’idroelettrico, è inoltre utile sottolineare che a oggi nei Paesi più sviluppati i siti dal potenziale produttivo ed economico più alto sono stati per la maggior parte già utilizzati. 



Se veramente l’obiettivo è quello di ridurre le emissioni, laddove grandi quantità di energia idroelettrica e geotermica non siano disponibili, il nucleare è dunque una delle soluzioni più efficienti per sostituire centrali a combustibili fossili nella produzione di energia adatta per sostenere il bisogno d'energia delle persone, senza pensare a stravolgimenti della vita degli individui. Il nucleare è dunque efficiente per il raggiungimento degli obiettivi climatici, in termini di affidabilità dei sistemi energetici nazionali (l’energia nucleare infatti garantisce una stabilità delle reti elettriche che difficilmente altri fonti rinnovabili riescono a offrire) e permette poi di ridurre la dipendenza di un Paese dalle importazioni energetiche necessarie per soddisfare il proprio fabbisogno energetico.

Una delle cause che sta provocando la crisi energetica è che il nostro Paese per quanto riguarda il rifornimento dell'energia è fortemente dipendente è dagli altri Stati questo ci rende schiavi delle vicissitudini interne dei Paesi esteri, basti vedere cosa sta succedendo da anni con la Libia e con la Russia, che minaccia costantemente di "staccarci il gas" se non togliamo le sanzioni e che minaccia costantemente i Paesi dell'Est che tentano di avvicinarsi all'Occidente, di rimanere al freddo durante l'inverno. Un argomento spesso dibattuto poi quando si parla di energia nucleare è lo smaltimento delle scorie. Anche per questo problema i rischi si sono ridotti notevolmente perchè la tecnologia disponibile oggi permette lo stoccaggio degli scarti in sicurezza, senza porre rischi per l’ambiente.

Secondo la International Energy Agency (IEA), i Paesi dell'OCSE (non solo l'Italia) sono rimasti indietro perchè già nel 2019 solo poco più di 1/3 della nuova capacità nucleare annuale necessaria per raggiungere gli obiettivi climatici del 2040 era stata installata a livello globale. E i trend dei prossimi anni non sembrano particolarmente più promettenti. Il nucleare è, infatti, una fonte energetica che ha ripetutamente incontrato delle forti resistenze popolari nei Paesi Occidentali, basti ricordare i 3 referendum abrogativi italiani del 1987, e, più recentemente, quello del 2011. Tutti tenutisi poco dopo incidenti nucleari fuori dalla norma, come Chernobyl e Fukushima e influenzati dalla comprensibile paura ed emotività. Tuttavia, il nucleare di ultima generazione è molto più sicuro ed efficiente di quello di allora e nella comunità scientifica ci sono sempre più voci autorevoli che guardano all’energia nucleare quale elemento indispensabile per una transizione energetica efficace. Penso dunque che sia arrivato il momento di smetterla con i soliti discorsi demagogici che da anni sentiamo su questo tema e iniziare a discuterne seriamente, dati alla mano, solo così potremo prendere le migliori decisioni a favore dell'ambiente e delle nuove generazioni.

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