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sabato 18 settembre 2021

Tutti contro Orban

Di Leonardo Gaddini

In Ungheria 10 tra partiti, movimenti e associazioni di opposizione si presenteranno uniti in un'unica lista nel tentativo di spodestare il primo ministro, Viktor Orban, e il suo partito Fidesz nelle prossime elezioni nazionali della primavera 2022. Fanno parte della "coalizione arcobaleno": Coalizione Democratica (DK) un partito SocialDemocratico di centro-sinistra, Partito Socialista Ungherese (MSZP), Chiedere di + alla Politica (LMP) un partito agrario forte tra gli agricoltori, Dialogo x l'Ungheria (Párbeszéd) un partito verde di sinistra, Movimento x un'Ungheria Migliore (JOBBIK) un partito conservatore di destra, Partito Liberale Ungherese (MLP), Movimento Momentum un partito LiberalDemocratico fortemente europeista, Movimento l'Ungheria di Tutti Quanti (MMM) un partito conservatore di destra, Tagliate le tasse del 75%! un movimento Libertario e Partito popolare del Nuovo Mondo (UV) un partito LiberalConservatore nato dalla scissione dell'ala moderata di Fidesz. I partiti hanno anche concordato formalmente di esprimere un unico candidato congiunto per opporsi a Fidesz in ciascuno dei 106 collegi elettorali uninominali e di candidarsi con un’unica lista elettorale. Il candidato premier verrà scelto attraverso le elezioni primarie. 

Il voto si terrà tra il 18 e il 26 settembre per il primo turno e tra il 4 e il 10 ottobre per il ballottaggio. I 5 candidati alle primarie sono i seguenti: 

  • Klára Dobrev, appoggiata da DK e LMP, laureata in economia è attualmente europarlamentare nel gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D) e vicepresidente del Parlamento europeo, è anche membro del European Council on Foreign Relations (ECFR), un think tank pan-europeo che fa ricerca e promuove un dibattito informato per favorire lo sviluppo di una politica estera efficace e coerente fondata su valori europei. Stando ai sondaggi è una dei favoriti, il suo gradimento si attesta sul 30% circa.
  • Péter Jakab, è il presidente di JOBBIK e membro del parlamento ungherese dove è il presidente del gruppo parlamentare del suo partito. Jakab da quando ha vinto il congresso di JOBBIK è stato l'artefice della trasformazione del suo partito da movimento di estrema destra a partito conservatore. Lui ha infatti espulso le frange più estreme del partito e lo ha avvicinato al resto dell'opposizione (per es. ha abbandonato l'idea di uscire dall'UE e anche tutta la propaganda anti-zingari). I sondaggi lo danno sul 25%.
  • Gergely Szilveszter Karácsony, è stato parlamentare e sindaco di Zugló, attualmente è il sindaco di Budapest, è stato il primo a strappare una grande città a Fidesz e a unire tutta l'opposizione in un'elezione locale. Sindaco giovane, carismatico, ecologista e aperto all'europa e all'immigrazione, è il candidato della sinistra infatti è appoggiato oltre che dal suo partito, Párbeszéd, anche dal MSZP e dal LMP. Stando ai sondaggi è il favorito con il 35% circa. 
  • András Fekete-Győr, fondatore e presidente di Momentum, è conosciuto per aver organizzato nel 2017 con successo il comitato per il no alle olimpiadi estive a Budapest 2024. Il suo movimento nonostante sia il più giovane, è in grande crescita, infatti nelle ultime elezioni locali si è confermato prima forza dell'opposizione in molte città. Il suo è un programma liberale che prevede la privatizzazione di enti oggi presieduti da amici di Orban. I sondaggi lo danno sul 5% circa. 
  • Péter Márki-Zay, è il sindaco di Hódmezővásárhely dove, nonostante fosse una città dove Fidesz gode di un forte consenso è riuscito a unire l'opposizione e a vincere. Si definisce di "destra cristiana", ha fondato e presiede il MMM e ha ricevuto l'appoggio del UV, vuole ridurre i poteri del governo e aumentare quelli del parlamento. I sondaggi lo attestano sul 5%. 

Recenti sondaggi di opinione suggeriscono che una simile strategia di unità potrebbe essere efficace per sfidare il potere decennale di Fidesz. Un sondaggio pubblicato questo mese dal sondaggista Medián ha rilevato che la popolarità di Fidesz tra gli ungheresi è scesa dal 40% di giugno al 32%. Un altro sondaggio, condotto da Závecz Research, ha rilevato che Fidesz ha il sostegno del 30% di tutti gli adulti e del 45% degli elettori decisi. Il sondaggio dei sondaggi di POLITICO, che unisce i sondaggi da una raccolta di sondaggisti, da Fidesz su un solido 47%, in calo dal 52% in estate. 

Per la prima volta in un decennio, un cambio di governo in Ungheria sembra dunque plausibile, ma vincere un'elezione è una cosa, governare efficacemente è un'altra. Non c'è bisogno di essere un politologo per rendersi conto che socialisti e conservatori di destra non hanno molto in comune. Anche se questa elezione sarà un referendum contro Orbán, la chiave è un governo efficace. Se le élite ungheresi non lo fanno, rischiano di spingere l'opinione pubblica ancora di più verso l'agenda nazionalista, conservatrice ed euroscettica di Fidesz come nel 2010. Anche se l'opposizione unita vincesse le elezioni e proponesse un governo coerente, ci saranno gravi sfide alla sua efficacia.

I rappresentanti politici fedeli a Fidesz a capo di diversi enti pubblici, come il procuratore capo, l'intera Corte Suprema e il governatore della Banca Centrale rimarranno infatti in carica molto tempo dopo la vittoria dell'opposizione. Questo cosiddetto "stato profondo" che Fidesz ha creato è supportato da numerose "leggi e politiche cardinali" che per essere modificate hanno bisogno della maggioranza di due terzi. È passato un decennio dall'inizio della regressione democratica in Ungheria. Da allora la democrazia è stata silenziosamente smantellata e sostituita da una cleptocrazia dove prosperano e si arricchiscono i magnati vicino a Orban e Fidesz.

Per la prima volta in oltre un decennio, un'opposizione unita potrebbe avere la possibilità di rimuovere Fidesz dal potere. Il momento sembra giusto. La pressione dell'Unione Europea e dei suoi Stati membri ha raggiunto il massimo storico. Per la prima volta sono a rischio i finanziamenti dell'UE per l'Ungheria, che è stato il principale motore della crescita economica e quindi del sostegno elettorale del governo. Eppure, anche se l'opposizione riuscisse, non sarà facile governare efficacemente con tante differenze ideologiche in un sistema politico creato per essere governato solo da Fidesz. Un governo inefficace darebbe a Fidesz tutte le munizioni di cui ha bisogno durante i suoi anni potenziali all'opposizione. 

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