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giovedì 8 luglio 2021

La solitudine delle nuove famiglie

 di Armando Dicone


Chi si è occupato negli ultimi decenni dei giovani, del loro lavoro e delle loro future famiglie? Pochi, forse pochissimi.

Negli ultimi 30 anni abbiamo assistito alla negazione del valore sociale ed economico della famiglia, alla noncuranza delle condizioni lavorative dei giovani, alla imperdonabile trascuratezza con la quale abbiamo fatto finta di non vedere il ricatto occupazionale subito dalle giovani madri.

I dati demografici Istat, dimostrano il fallimento degli ultimi decenni, dai 18 nati ogni 1000 abitanti degli anni '60, ai 7,3 del periodo 2016-2020; il numero medio di figli per donna in Italia nel 2020 è pari a 1,24; l'età media per il primo figlio è 32 anni.

Il numero medio di figli per donna è in Francia 1,86, in Germania 1,57, media UE 1,53, dati Eurostat.

Tra le tante cause che hanno determinato i numeri sopra indicati, mi limito a ricordare i salari medi dei nostri giovani, la precarietà dimenticata perché priva di tutele, l'accesso ai mutui e i carenti servizi all'infanzia.

Un problema mai risolto è l'offerta di asili nido, il tasso di copertura della fascia 0-2 anni è pari al 24,7%, ben al di sotto del 33% che l'Unione Europea aveva raccomandato di raggiungere entro il 2010.

È evidente che l'assenza di "politiche di centro" abbia inciso negativamente sulla crescita sociale, economica e demografica del nostro Paese.

Una nazione che non ha visione, non ha futuro.

La nostra visione centrista è chiara, concreta e attualizzabile, dobbiamo però promuoverla e farla conoscere.

Per questo vorrei proporre, a chi legge, un breve passaggio dell'enciclica laborem exercens del 1981, nella quale Giovanni Paolo II, scrive: (n. 10) "Il lavoro è il fondamento su cui si forma la vita familiare, la quale è un diritto naturale e una vocazione dell’uomo. Questi due cerchi di valori – uno congiunto al lavoro, l’altro conseguente al carattere familiare della vita umana – devono unirsi tra sé correttamente, e correttamente permearsi. Il lavoro è, in un certo modo, la condizione per rendere possibile la fondazione di una famiglia, poiché questa esige i mezzi di sussistenza, che in via normale l’uomo acquista mediante il lavoro. Lavoro e laboriosità condizionano anche tutto il processo di educazione nella famiglia, proprio per la ragione che ognuno “diventa uomo”, fra l’altro, mediante il lavoro, e quel diventare uomo esprime appunto lo scopo principale di tutto il processo educativo".

Senza radici culturali e valoriali è impossibile avere una visione politica ed economica, infatti nel 1943, Walter Eucken, uno dei padri più celebri del pensiero dell'economia sociale di mercato scriveva: “L’economia deve servire agli uomini viventi e a quelli futuri e deve aiutarli per l’attuazione delle loro più importati determinazioni. Solo con le forze materiali la vita umana non può essere configurata in modo sopportabile e nessun’economia può essere basata in maniera vitale. Essa ha bisogno di un ordine giuridico garantito e di una solida base morale.

Aldo Moro aveva ben chiaro il nostro compito, aveva ben chiara la nostra ispirazione politica: “di una politica condotta, se non dal centro, in nome del centro stesso. E quel centro è la persona: il valore dell’inalienabilità della persona da se stessa e da tutto ciò che il fenomeno umano produce”.

Altro insegnamento fondamentale, per il nostro percorso, è quello di Papa Francesco che in Amoris Laetitia al n. 82 scrive: "l’insegnamento della Chiesa aiuta a vivere in maniera armoniosa e consapevole la comunione tra i coniugi, in tutte le sue dimensioni, insieme alla responsabilità generativa".

Anche nella nostra bellissima e amatissima Costituzione è espressa all’art. 30 la funzione genitoriale: “è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli”.

Nella Carta dei diritti fondamentali dell'UNIONE EUROPEA, all'articolo 1 si legge: "La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata", mentre all'articolo 7: "Ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e delle proprie comunicazioni"

La nostra visione è chiara, concreta e attualizzabile perché collegata ai 4 riferimenti individuati nella presentazione di "Forum Al Centro": europeismo, costituzione, crescita felice (rispetto per persona e ambiente) e combinazione tra la dottrina sociale cristiana e economia sociale di mercato.

Alcune risposte, alle tante cause della crisi demografica fin qui citate, stanno per arrivare, penso all'assegno unico per figlio, alla garanzia per l'accesso ai mutui dei giovani, alla riforma degli ammortizzatori sociali che dovrebbero rendere universali le tutele, ma ancora tanto si rende necessario per la "crescita felice". Una crescita che non guardi al solo PIL, ma che sia in grado di tutelare ogni persona umana e che sia capace di rispettare l'ambiente. Il PNRR potrà agevolare tale percorso, solo se saremo in grado di rispettare i "soldi altrui", mi riferisco alla capacità di realizzare in tempi brevi le riforme e le opere progettate, di evitare le solite ruberie o peggio ancora che i tanti miliardi finiscano nelle mani sbagliate. Ogni cittadino avrà la responsabilità di controllare il processo avviato, il futuro è nelle nostre mani. Non lasciamo mai più sole le giovani famiglie.

Grazie per l'attenzione.

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