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sabato 27 febbraio 2021

L’unione dei Popolari e dei Liberali è più urgente che mai

Di Leonardo Gaddini

 

“Solo se saremo uniti saremo forti, solo se saremo forti, saremo liberi!” Alcide De Gasperi 

 

Negli ultimi giorni su diversi media si è tornati a parlare della necessità di creare una federazione di Centro che unisca tutte le forze Popolari, Liberali, riformiste, ecologiste (in senso moderno) ed europeiste. L'obiettivo è quello di creare un polo alternativo che riesca ad abbattere il duopolio Sovranisti di Destra vs Populisti di Sinistra che sta facendo sprofondare il nostro Paese in un continuo declino. Ma come si possono unire culture politiche che negli ultimi anni si sono frammentate e combattute a volte anche aspramente? Abbandonando il leaderismo e ripartendo dalle idee e dai principi comuni.   

Per esempio la visione che sia Popolari che Liberali hanno dello Stato e del suo ruolo nella società e nell'economia, entrambi infatti si oppongono a uno Stato accentratore e invece vogliano uno Stato veramente popolare (nel senso di rispettoso della persona), che riconosca i limiti della sua attività e che rispetti i nuclei e gli organismi naturali ovvero: la famiglia, le classi e i comuni. Che tuteli la personalità individuale e incoraggi le iniziative private. L'esatto contrario della visione statalista che Destra e Sinistra hanno e che impedisce alle persone di organizzarsi autonomamente per rispondere ai bisogni sociali. 

Entrambi poi fuggono dal paternalismo e dal cercare di creare consenso promettendo di fare il "bene del popolo". Il Centrista invece vuole garantire a tutti il diritto alla personale ricerca della propria felicità. Entrambe poi criticano fortemente la visione dello "Stato imprenditore" che sperpera i soldi dei contribuenti, nazionalizzando aziende fallimentari, danneggiando così non solo le altre imprese che sono costrette a operare in un mercato "drogato" dove i loro concorrenti ricevono aiutini dallo Stato, ma anche i consumatori che saranno costretti a usufruire di servizi sempre più scadenti e anche a prezzi più alti.

Entrambe le visioni politiche poi hanno una visione dell'ecologismo moderna che sa che l’unica vera soluzione a un problema sistemico e urgente, come lo è quello ambientale, è il progresso tecnologico: se la tecnologia che permette di usufruire di servizi più sostenibili si diffonderà l’ambiente ne gioverà moltissimo. Lo Stato dovrebbe quindi fare un passo indietro e smettere di tassare chi è interessato a produrre servizi ecosostenibili, permettendo un massiccio investimento, di natura privata, in ricerca e sviluppo di tecnologie green. Chi ci garantisce che ciò possa funzionare? La natura stessa del libero scambio: i produttori investiranno in tecnologia green, per migliorare la propria competitività in un mercato che si prospetta sempre più redditizio. Quindi per fermare il riscaldamento climatico bisognerebbe incrementare la crescita e la globalizzazione, perchè sono le economie più efficienti, quelle con margini e profitti più alti, quelle che hanno potuto adottare soluzioni ecologiche nelle proprie industrie senza temere cali di produzione.


Tutte le forze politiche che sarebbero coinvolte in questa operazione credono fortemente nell'idea degli Stati Uniti d'Europa, perchè sanno che solo con un'Europa più coesa e unita si possono risolvere veramente i gravi problemi che attanagliano il nostro Paese e non solo, dalla crisi sanitaria a quella economica, dalla lotta al terrorismo alla gestione umana e condivisa dei rifugiati. Molto simile è anche la visione della Giustizia, dove tutto il mondo LibPop è caratterizzato dal credere in un garantismo vero e dal consolidamento dei principi della Stato di Diritto

 

Entrambi vogliono una Giustizia più efficiente, veloce e certa che garantisca prima di tutto i diritti dei cittadini. Un'idea diametralmente opposta alla visione "manettara" e vendicativa della (in)giustizia che hanno sia i 5 Stelle da un lato che i sovranisti dall'altro. Queste forze credono poi nell' esigenza di investire sulle nuove generazioni che sono state abbandonate dai due poli, sulle infrastrutture di cui il nostro Paese è terribilmente scarno specialmente al Sud e che invece sarebbero necessarie per il rilancio economico dell'Italia e in una riforma della Pubblica Amministrazione per farla diventare più efficiente e più vicina ai cittadini e alle loro esigenze.

L’avvento del Governo Draghi può favorire la ricomposizione di questo “fronte” perché dal lato della policy può favorire la realizzazione di quelle riforme strutturali senza le quali il Recovery Plan italiano resta un elenco di buoni propositi, da quello delle politics ha ricomposto in un unico campo tutte le forze che si erano divise sul sostegno o meno al Conte II. Potrebbe così prendere forma un progetto politico di ampio respiro nel quale collocare le risorse straordinarie dell’Unione europea e la struttura della governance preposta a gestire l’esecuzione dei piani previsti, ma soprattutto finalizzarle alla rinascita e alla ricostruzione del Paese dopo un cupo ventennio di crisi economiche. Un progetto politico che assuma la bussola del “debito buono” quello fatto di investimenti e non di sussidi, lanciata un anno fa dallo stesso Presidente del Consiglio, per investire su: infrastrutture, istruzione, sanità, economia circolare, sostenibilità ambientale, transizione digitale, pubblica amministrazione, giustizia, giovani, cultura, lasciandosi alle spalle quegli stratagemmi statalisti e assistenzialisti nell’erogazione della spesa pubblica.

È necessario, anzi urgente quindi, uno sforzo unitario. Compete ai Partiti che oggi fanno parte di questo spazio politico (e soprattutto ai loro militanti), l’onere di farsi promotori del salto di qualità necessario per riconoscere che poiché l’obbiettivo politico è comune, esso va perseguito agendo di comune intento. Serve uno sforzo di sintesi per andare oltre i personalismi e unire l’offerta politica. È difficile, ma è questo il momento più opportuno per farlo e in questo modo raccogliere le migliori energie della società civile, che oggi sono lontane dall’impegno politico diretto. È arrivato il momento di mettere da parte le antiche divisioni e rivalità (e per questo la nuova legge elettorale proporzionale potrebbe essere la carta vincente) e unirsi in un nuovo grande progetto politico ricordandoci che le cose che ci uniscono sono molte di più di quelle che ci dividono.

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