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domenica 14 febbraio 2021

La Rivolta del Fiocco Rosso

Di Leonardo Gaddini

Lo scorso 8 Novembre si sono tenute le elezioni legislative in Myanmar dove la Lega Nazionale per la Democrazia, il Partito della leader pro-Democrazia Aung San Suu Kyi, ha stravinto ottenendo per la prima volta la maggioranza assoluta in entrambi i rami dell'Assemblea dell'Unione, mentre il suo principale rivale, il Partito dell'Unione della Solidarietà e dello Sviluppo (molto vicino all'esercito), ha ottenuto solo qualche decina di seggi. I militari hanno denunciato brogli e hanno chiesto il riconteggio che gli è stato però negato anche perchè nessun osservatore internazionale ha denunciato truffe. L'esercito allora ha reagito con un colpo di stato e con l'arresto dei leader del LND tra cui la stessa Suu Kyi.  

In Myanmar l'instabilità politica ha da sempre caratterizzato la situazione politica del Paese. Nel 1958 l'esercito prese il potere con un colpo di stato, creando una dittatura Comunista che durò fino al 1988 quando scoppiarono proteste e disordini a livello nazionale causate da una pessima gestione economica. Fu soprannominata la Rivolta dell'8888 che portò 2 anni dopo a libere elezioni, e videro la vittoria di Suu Kyi, che era stata uno degli organizzatori delle proteste. Tuttavia, i militari rifiutarono di cedere il potere e Suu Kyi fu imprigionata. L'esercito rimase così al potere per altri 22 anni fino al 2011, quando è iniziato il periodo di transizione verso la Democrazia che portò alle elezioni del 2015 che sancirono la vittoria del Partito di Suu Kyi. Tuttavia, i militari hanno mantenuto un potere sostanziale, compreso il diritto di nominare 1⁄4 dei membri del Parlamento e hanno vietato a Suu Kyi di diventare Presidente, il ruolo è stato coperto da altri politici del LND. 

Il 1 Febbraio il portavoce del LND, Myo Nyunt, ha detto che Suu Kyi, il Presidente Win Myint e altri leader del Partito sono stati catturati in un raid mattutino. Successivamente numerosi canali di comunicazione hanno smesso di funzionare, le linee telefoniche per la capitale sono state interrotte, la TV statale ha affermato di non essere in grado di trasmettere a causa di "problemi tecnici" e sono state segnalate interruzioni diffuse di Internet a partire dalle 3 del mattino. L'esercito ha interrotto i servizi cellulari in tutto il Paese, rispecchiando le tattiche di "kill switch". Tutte le banche hanno sospeso i loro servizi finanziari e circa 400 parlamentari sono stati posti agli arrestati. Come risposta il 4 Febbraio, 70 parlamentari della LND hanno prestato giuramento, in evidente sfida ai militari. I soldati hanno anche arrestato diversi monaci buddisti che avevano guidato la Rivoluzione dello Zafferano del 2007, tra cui Myawaddy Sayadaw e Shwe Nyar War Sayadaw, critici espliciti dei militari, oltre che gli attivisti pro-Democrazia organizzatori delle rivolte degli anni precedenti, tra cui Mya Aye. Successivamente i militari hanno annunciato alla TV Myawaddy (controllata dai militari) di aver preso il controllo del Paese e che il potere legislativo, esecutivo e giudiziale erano stati trasferiti al generale Min Aung Hlaing e al Consiglio Nazionale di Difesa e Sicurezza composto solo da militari. 

L'esercito ha poi accusato Suu Kyi di aver violato la legge sull'esportazione e sull'importazione, avendo importato (secondo l'accusa) dei dispositivi di comunicazione senza licenza, la legge prevede una potenziale pena detentiva di 3 anni e una multa. E Win Myint è stato accusato di aver violato la legge sulla gestione dei disastri naturali (che comprende le norme anti-Covid), per aver organizzato un comizio durante la campagna elettorale. L'8 e il 9 Febbraio, il governo militare ha emesso l'ordine di imporre il coprifuoco e di limitare i raduni di 5 o più persone negli spazi pubblici. La sede della LDN è stata perquisita dalla polizia. Il regime militare ha introdotto poi la legge sulla sicurezza informatica che è stata ampiamente criticata dalle comunità IT in quanto viola i Diritti umani visto che di fatto essa mette i cittadini sotto sorveglianza digitale e limita gravemente la Libertà di parola

Subito dopo il golpe il popolo ha dimostrato tutta la sua solidarietà con Suu Kyi in numerose forme tra cui atti di disobbedienza civile, scioperi del lavoro, una campagna di boicottaggio militare e proteste pubbliche. Dall'inizio del colpo di stato, i residenti nei centri urbani hanno iniziato a colpire pentole e padelle all'unisono ogni sera come atto simbolico per esprimere la loro opposizione al colpo di stato. Operatori sanitari e funzionari pubblici di tutto il Paese hanno poi lanciato una campagna nazionale di disobbedienza civile, con lavoratori di dozzine di ospedali e istituzioni statali che hanno avviato uno sciopero del lavoro. 

Gli scioperi dei lavoratori si sono estesi ad altre parti della pubblica amministrazione, compresi i Ministeri e le Università a livello sindacale, nonché a imprese private, come fabbriche e miniere di rame, studenti e gruppi di giovani. In più molte persone hanno iniziato a boicottare i prodotti e i servizi legati all'esercito. Tutto ciò è stato nominato la Rivolta del Fiocco Rosso (dal simbolo del LND che i manifestanti portano sul petto) l'esercito però ha reagito con minacce, arresti e violenza, ma questo ha avuto l'effetto opposto a quello sperato visto che ancora più persone sono scese in piazza contro il golpe con l'idea di "fare come a Hong Kong". Tutto ciò è avvenuto anche grazie al grande uso dei social da parte dei manifestanti, unico luogo dove potevano venire a conoscenza di ciò che stava accadendo visto che tutti i mass media sono in mano ai militari, per questo motivo il Governo ha ordinato agli operatori di telecomunicazioni e ai fornitori di Internet di bloccare Facebook, Messenger, Instagram, Twitter e WhatsApp, per garantire "la stabilità del Paese". Ma i manifestanti dicono di voler continuare fino a quando non saranno liberati tutti i prigionieri politici e la Democrazia non sarà totalmente restaurata.

Moltissimi Paesi in tutto il mondo hanno condannato repentinamente il golpe, hanno chiesto la liberazione dei prigionieri politici e hanno interrotto ogni rapporto diplomatico e commerciale con il Myanmar. Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato che la sua amministrazione imporrà sanzioni ai capi militari del colpo di stato e congelerà 1 miliardo di dollari di beni del Governo detenuti negli Stati Uniti. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha tenuto una riunione di emergenza, in cui è stata proposta una risoluzione redatta del UK che sollecitava il ripristino della Democrazia e condannava l'azione dei militari, ma la dichiarazione non è stata rilasciata a causa del mancato sostegno di Cina e Russia. Secondo molti esperti Pechino ha aiutato i militari nell'organizzazione del golpe (i media cinesi hanno definito il golpe come un "rimpasto di Governo"), ciò deriverebbe dai rapporti molto stretti che la Cina aveva con i militari negli anni della dittatura. Come finirà questa vicenda non lo possiamo sapere, ma le immagini delle piazze negli ultimi giorni ci fanno capire che il popolo del Myanmar non è più disposto a chinare la testa davanti alle violenze dell'esercito e che vuole vivere in un Paese libero, democratico e che guardi a Ovest. Per ottenere tutto ciò, però, hanno bisogno dell'aiuto dell'Occidente e quindi anche del nostro Paese che fino a oggi ha fatto ben poco per cercare di sostenere i manifestanti. Probabilmente ciò è dovuto dalla crisi di Governo degli ultimi giorni che avranno distratto il nostro Ministro degli Esteri, ma adesso che è finita e che la stabilità è tornata speriamo che la Farnesina inizi a mettere in atto misure concrete per aiutare chi ogni giorno rischia la propria vita per avere finalmente quelle Libertà e quei Diritti che noi forse diamo ormai per scontato.

 

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