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mercoledì 25 novembre 2020

Le trappole che ingabbiano la politica

 di Armando Dicone

Da troppi anni, 26 per l'esattezza, la politica italiana cerca di trovare il giusto equilibrio dal post tangentopoli e dal post muro di Berlino. Due eventi che cambiarono la politica e che costrinsero la classe dirigente, a trovare soluzioni per superare la forza degenerativa della partitocrazia e il superamento delle ideologie del '900. Le ricette sono state utili? Abbiamo migliorato la politica? Premetto che le due esigenze erano preminenti e che nuove soluzioni erano doverose e necessarie, ma penso che la risposta, ai due quesiti, non possa che essere negativa.

Esaminiamo le trappole che hanno ingabbiato la politica italiana:


-Maggioritario. Il nuovo sistema elettorale avrebbe dovuto garantire la stabilità dei governi. Il risultato negativo è oggettivo, solo negli ultimi 15 anni abbiamo cambiato 9 governi, cioè 1 governo ogni 18 mesi, in Germania, con il proporzionale, la Merkel governa esattamente da 15 anni;


-Leaderismo. Altra trappola causata dal cambio del sistema elettorale e quindi del sistema politico, è stata l'introduzione della figura del leader maximo. Un capo a cui si deve dire sempre di sì, che sceglie la classe dirigente del "proprio" partito in base alla fedeltà e non alla meritocrazia e alle competenze. Un capo che quando va in TV scatena la tifoseria, guarda lo share e i sondaggi del giorno dopo;


-Partiti "vuoti". Siamo in presenza di comitati elettorali del capo non di partiti, semplici club del leader che comanda e decide la linea politica, in alcuni casi senza neppure svolgere congressi e laddove si svolgono si fanno primarie per scegliere il capo. Il capo elimina il rapporto tra elettori e classe dirigente locale poiché tutto deve essere lo "specchio delle sue brame". Chi non condivide la linea del capo del momento, fa un altro partito personale e così fino all'infinito.


-Immediatezza. Tutto deve essere veloce, immediatamente misurabile. Ogni azione deve essere supportata da un vantaggio elettorale anche a scapito del Paese. Il ragionamento, la riflessione e il tempo, sembrano essere categorie politiche contrarie alla logica dell'accattonaggio mediatico.

Se vogliamo liberare la politica italiana e quindi ricostruirla, dobbiamo intervenire sulle trappole. Dobbiamo passare ad una legge elettorale proporzionale, dove ogni partito presenta il proprio programma, le proprie idee e i propri valori agli elettori; dobbiamo costruire partiti solidi, aperti, partecipati, con regole certe di democrazia interna e con un pensiero politico alla base.

Noi centristi, ingabbiati più di altri in questi anni, dobbiamo riscoprire il senso delle nostre, diverse ma affini, culture politiche. Dobbiamo usare il digitale per incontrarci, condividere e decidere, dobbiamo coltivare un nuovo albero che abbia radici solide, dobbiamo superare lo scontro tra chi è stato a destra e a sinistra, dobbiamo riscoprire la passione per la politica e farla conoscere a tanti giovani che "domandano" ma non trovano un'"offerta" credibile.
Dobbiamo liberarci dalla trappola del bipolarismo forzato, dobbiamo essere liberi di unirci.

Grazie per l'attenzione.

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