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sabato 28 novembre 2020

Cancellare il debito? Anche NO! - Gruppo “Economia, lavoro e ambiente”

 Di Leonardo Gaddini

Qualche giorno fa, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro ha dichiarato a Bloomberg che la BCE dovrebbe “cancellare” il debito pubblico acquistato durante la pandemia, subito dopo diversi esponenti della maggioranza (specialmente del M5S) hanno sostenuto questo "cambio di passo" da parte della BCE. Anche il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha definito la proposta "interessante". In realtà questa misura non è affatto nuova, già in passato diverse forze politiche avevano proposto misure del genere, però di solito venivano avanzate da Partiti euroscettici di estrema Destra e/o Sinitra (tantochè il responsabile economico della Lega Claudio Borghi ne ha rivendicato la paternirtà) e mai da un esponente di un Governo. Ma in cosa consiste la "cancellazione"? 

In passato con questo termine ci si riveriva all'annullamento del debito che i Paesi in via di sviluppo hanno nei confronti dei Paesi industrializzati. La proposta fu oggetto di una vasta campagna negli anni novanta, condotta da una grande coalizione di organizzazioni non governative. Essa fece sì che la cancellazione del debito venne presa in considerazione da molti Governi del mondo Occidentale e divenne un obiettivo esplicito di organizzazioni internazionali come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. Soprattutto, fu varata l'iniziativa nota come HIPC (Heavily Indebted Poor Countries), il cui scopo è garantire l'annullamento sistematico del debito per le nazioni più povere, cercando al contempo di garantire che vengano prese azioni allo scopo di ridurre la povertà di tali Paesi. 

Gli oppositori della cancellazione del debito sostengono che essa corrisponde a un assegno in bianco consegnato a Governi (spesso corrotti), che alla fine non usano questi fondi esclusivamente per combattere le povertà, ma per altri fini personali. Inoltre, la cancellazione del debito viene giudicata ingiusta nei confronti di quei Paesi che hanno fatto sacrifici anche grandissimi per non indebitarsi, e costituisce un precedente che potrebbe spingere i Paesi del Terzo Mondo a indebitarsi in modo incosciente sperando in una futura cancellazione. In questo senso, chi si oppone alla cancellazione del debito preferirebbe vedere le stesse somme utilizzate per piani di aiuto specifici. Insomma di solito la cancellazione vine chiesta (e concessa) dai Paesi del Terzo/Quarto Mondo che non hanno nessuna possibilità di ripagare il debito. Ma la BCE ha il potere di cancellare il debito di un Paese membro dell'UE?

La risposta è NO! come ha giustamente detto la Presidente della BCE Christine Lagarde: “una cancellazione del debito sovrano posseduto dalla BCE attraverso i programmi di QE è impossibile perché violerebbe i Trattati”. Il TUE e il TFUE infatti non solo non danno questo potere alla BCE, ma proibiscono proprio interventi di questo tipo. Ma anche se si potesse fare il problema della cancellazione del debito è a tutti gli effetti duplice: politico e finanziario. Politico, perché non ci sarebbe ad oggi alcun consenso tra i Governi dell’Eurozona per varare una misura così estrema. Finanziario, perché è vero che la BCE può stamparsi tutta la moneta che vuole, ma se così facesse rischierebbe di perdere la fiducia dei mercati

Come reagirebbero infatti investitori, imprese e famiglie al fatto che Francoforte stampi euro a piacimento? Inizierebbero a sbarazzarsi delle banconote per paura che perdano valore o sarebbero soddisfatti delle conseguenze della scelta e chiuderebbero un occhio? E poi se i popoli e gli stessi Governi desumessero che i debiti fossero solo sulla carta e sempre pronti ad essere cancellati con un "clic del mouse" nel caso di crisi economica, entrambi sarebbero portati a mettere in atto comportamenti da azzardo morale. I primi, in qualità di elettori, inizierebbero a premiare i programmi politici spendaccioni, i secondi li realizzerebbero senza grosse resistenze mentali, entrambi confidando che prima o poi la BCE li acquisti per eliminarli successivamente. Finiremmo nel disordine economico più assoluto. Perché mai chiudere i bilanci in pareggio? Anzi, perché mai dovremmo pagare le tasse, se possiamo finanziare i servizi totalmente a debito e successivamente farcelo condonare dalla banca centrale? Scordiamoci quindi che la cancellazione del debito da parte della BCE avvenga nelle modalità sopra indicate, perché appare politicamente insostenibile.

In più bisogna anche precisare che questa proposta è stata avanzata poco prima che la Camera e il Senato votassero (praticamente all’unanimità) uno scostamento di bilancio da 8 miliardi di euro. In pratica proprio mentre il Parlamento approva la necessità di un maggiore indebitamento, il Governo comunica ai mercati internazionali che il debito italiano potrebbe avere problemi di sostenibilità e che potrebbe non essere rimborsato. Questi interventi hanno quindi rischiato di incrinare la già flebile fiducia dei mercati nei confronti del nostro Paese. Anche perchè essa è arrivata dopo gli ennesimi bonus "a pioggia" dati dal nostro Governo a imprese fallimentari (Alitalia in primis, ma non solo) che hanno aumentato molto lo scostamento, infatti meno di 1 miliardo è stato usato per sostenere la sanità. Insomma invece di pensare come stanno facendo gli altri Paesi europei (e non solo) a una strategia chiare che guardi anche al futuro e alle nuove generazioni, il nostro Governo continua con i soliti stratagemmi per "vivere alla giornata" senza una chiara idea di come affrontare la ricostruzione post Covid.

1 commento:

  1. Come dicevo, con una battuta sul Forum su twitter, questo tuo articolo mi sembra un ottimo contributo al dibattito su un tema di grandissima attualità.
    Ovviamente, nella normalità dei processi, l’idea di una cancellazione del debito appare, alla mente dei più accorti e prudenti, un passo decisamente inopportuno sul terreno della credibilità verso i creditori, ma anche distorsivo della responsabilità generale laddove insinuerebbe la convinzione diffusa (e a questo punto giustificata) che si può procedere nella spesa pubblica senza limiti e, magari, per sempre. Se questo fosse uno degli ordinari strumenti di politica economica a disposizione degli Stati europei gli effetti non ricadrebbero soltanto sui conti pubblici dei singoli Paesi ma avrebbero un’incontrollabile ricaduta sui mercati e sugli stessi sistemi produttivi, considerando che la BCE, a seguito dell’alterata euforia che ciò provocherebbe, non riuscirebbe più a contenere l’inflazione e di conseguenza i prezzi ed i costi alla produzione (uno per tutti i salari). Bene fanno, a questo proposito, tanto la teoria economica più accreditata quanto gli stessi Trattati UE ad escluderne la fattibilità.
    Detto questo in termini più generali, credo che la proposta di David Sassoli debba essere inquadrata non nell’alveo delle tradizionali teorie economiche, ma soltanto nel contesto, più ristretto e specifico, di questo frangente storico.
    Una vicenda che, nel giro di undici mesi ha sconvolto e condizionato fortemente le radicate scelte dei trattati UE, portando, all’unanimità, gli Stati a deroghe e nuove decisioni che mai sarebbero state ipotizzabili neanche dalle più fantasiose e fantasticheggianti menti. Il superamento da parte della UE dei vincoli di bilancio e la conseguente possibilità di far crescere “a discrezione” il proprio debito pubblico, hanno rappresentato la più evidente (e si spera efficace) risposta alla crisi indotta dalla pandemia. È in questa direzione che la Commissione ha messo in campo, per il 2021-27, un pacchetto di interventi per 1.850 Mdi di euro, superando anche le storicamente radicate e giustificate avversità alla concessione di sussidi a fondo perduto ed incentivando gli Stati ad una “straordinaria” fase di indebitamento almeno fino al 2021.
    È per questo debito, appunto straordinario, non riproponibile e finalizzato per tutti a rimettere in moto i sistemi produttivi (e non certo per quello prodotto dai singoli Stati prima dell’inizio del periodo pandemico), che sarebbe opportuno – mi sembra di leggere nella proposta di Sassoli – che si ipotizzino forme e modalità di “alleggerimento”. Fatte in maniera controllata dalle Istituzioni europee, potrebbero produrre molteplici effetti positivi; dalla limitazione delle onerose conseguenze sulle future generazioni, alla rivalutazione della considerazione popolare per un’Europa unita. La straordinarietà dell’evento e delle conseguenti decisioni credo, peraltro, che potrebbero essere generalmente considerate non come una violazione delle regole del mercato ed un abuso delle garanzie per i creditori, ma come passaggio utile e necessario per evitare che questa spirale di indebitamento, superata questa fase, possa continuare sine die.

    Giulio Colecchia

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