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lunedì 27 luglio 2020

#IOvotoNO, un impegno civico.

di Armando Dicone.

Cara/o concittadina/o,
so bene quanto tu sia delusa/o e lontana/o dalla politica che invece di risolvere i nostri problemi, sembra costantemente impegnata a rincorrere i sondaggi, ma nonostante tutto non possiamo rassegnarci, non possiamo stare a guardare inermi mentre il nostro amato Paese sprofonda sempre più.
Il 20 e 21 settembre si terrà il referendum costituzionale sul cosiddetto taglio dei parlamentari e i nostri territori, specie i più piccoli, rischiano di non essere più rappresentati in parlamento, nel luogo dove tutte le nostre istanze dovrebbero essere affrontate e risolte.
L'attuale classe dirigente può non piacerti, nessuno potrebbe condannarti per questo, ma non per questo possiamo permettere di sostituire il parlamento con centri di potere sempre più esclusivi e sempre più ristretti. Il potere nelle mani di pochi, amici e fedeli ai capi partito, è un rischio per la nostra democrazia.
Spero vorrai impegnarti nella campagna referendaria per il NO, usando sui social network hashtag #IOvotoNO.
Parliamo con colleghi, amici e parenti per far comprendere quanto sia importante l'impegno di ciascuno di NOI.
Ti ringrazio per l'attenzione.

lunedì 20 luglio 2020

#AffariEsteri - La mappa del jihadismo in Africa

di Valeria Frezza

L'Africa è sempre stata una base importante per il jihadismo internazionale.

Esistono più tipi di jihadismo nel Continente africano. Nella parte che va dal Corno d'Africa all'Africa occidentale è attivo Al Shabaab (che fa riferimento ad Al Qaeda), nel Maghreb ci sono i gruppi di Al Qaeda, le formazioni che hanno giurato fedeltà all'Isis e le componenti locali spesso formati da criminalità e jihad. 

La primavera araba del 2011 ha sconvolto la struttura politica del Nord Africa e ha aperto le porte anche ai gruppi terroristici, per lo più affiliati al sedicente Stato Islamico guidato da Al Baghdadi e sia in Egitto che in Libia c'è stato il tentativo di ricreare un ramo dell'Isis. Questi gruppi in Egitto si erano concentrati nel deserto del Sinai e in Libia  nell'area centrale di Fezzan. Ben radicata è la loro presenza nel Sahel, in Mali, in Burkina Faso e Niger.

In Nigeria è presente Boko Haram, nella Repubblica democratica del Congo è attivo il gruppo dello Stato Islamico dell'Africa centrale e in Mozambico i soldati del Califfato.

Quasi tutti i gruppi per finanziarsi fanno affidamento al rapimento degli occidentali, non sempre lo scambio è in denaro, a volte è uno scambio di prigionieri o altre forme.

I gruppi terroristici partecipano a vari traffici, per esempio Boko Haram mantiene stretti contatti con le tratte della cocaina e Al Shabaab con la pirateria. Anche il petrolio, il tabacco, le opere d'arte, i migranti sono traffici illeciti in cui il terrorismo jihadista opera.

Il Burkina Faso è divenuto un terreno di scontro tra gruppi jihadisti in competizione e la recrudescenza delle azioni terroristiche ha causato 1800 vittime nel 2019.

Un altro bersaglio delle forze jihadiste è nella provincia settentrionale di Cabo Delgado in Mozambico. La presenza jihadista nell'area è aumentata negli ultimi anni contestualmente anche agli interessi internazionali nella regione ricca di giacimenti di gas naturale che ha attirato le attenzioni soprattutto della Russia.




Il dispiegarsi delle attività terroristiche jihadiste si sta intersecando con gli effetti della pandemia globale sul continente africano e c'è il rischio che le risorse destinate alla lotta contro il terrorismo passino all'emergenza sanitaria che potrebbe anche rappresentare per il welfare jihadista (distribuzione gratuita di farmaci e dispositivi medici) una ulteriore leva di consenso oppure la strumentalizzazione dell'emergenza sanitaria come una punizione divina.

Il terrorismo non va soltanto colpito con l'intervento militare. Bisogna sottolineare che la principale risorsa che favorisce il terrorismo internazionale è la risonanza mediatica.


La propaganda che fomenta il terrore si serve delle innovazioni tecnologiche per fare arrivare messaggi di inneggiamento all'odio e istigazione a commettere attentati terroristici. Il ruolo di internet, fattori di radicalizzazione su soggetti fragili possono divenire elementi determinanti a commettere azioni violente.

La propaganda e l'ideologia, il finanziamento, il fornimento di armi, il supporto politico, ideologico e mediatico favoriscono il terrorismo, infatti il terrorista non è solo colui che porta le armi, ma anche colui che lo forma, lo sovvenziona e gli offre copertura politica e finanziaria. Ogni misura intrapresa  che abbia come fine il contrasto al terrorismo non deve intaccare i pilastri su cui poggia il diritto internazionale umanitario e ogni Stato che agisce nella vita delle relazioni internazionali deve rafforzare e diversificare le soluzioni per dare una risposta forte alla propaganda terroristica.



venerdì 17 luglio 2020

#AffariEsteri - Cosa sta accadendo in Bielorussia

di Leonardo Gaddini 

Negli ultimi mesi si sono registrate diverse proteste in tutta la Bielorussia, iniziate a causa della risposta che il Governo ha dato alla crisi generata dal Coronavirus. Inizialmente, infatti, il Presidente Aljaksandr Ryhoravič Lukašėnka aveva affermato che il Covid19 non era mortale, ma anzi bastava bere Vodka e farsi delle saune per guarire, bollando come psicosi collettiva le strategie messe in atto dagli altri Paesi europei. I consigli del Presidente non hanno impedito che la Bielorussia diventasse uno dei  Paesi al mondo con il più alto numero di contagi e di morti. La popolazione non ha gradito questo atteggiamento e così ha iniziato a scendere in piazza per protestare. Su tutti il blogger Sergei Tikhanovsky che in un suo video ha paragonato Lukashenko al "Potente Scarafaggio", il protagonista di una favola per bambini che dopo aver regnato con la forza viene schiacciato da una pantofola, da allora i manifestanti hanno iniziato ha portare in piazza le loro pantofole. 

Col passare del tempo le proteste sono diventate sempre più frequenti e numerose, specialmente dopo che il Parlamento ha fissato la data per le prossime elezioni presidenziali al 9 Agosto, molte persone hanno cercato di far capire il loro dissenso verso le politiche dittatoriali e repressive di Lukashenko, che come risposta ha cercato di reprimere le proteste attraverso l'uso della forza.Molti membri dell'opposizione, incoraggiati dal movimento, si sono registrati per le prossime elezioni, ma molti di loro sono stati arrestati. Tra di loro c'è anche Victor Babariko, che stando ai sondaggi, sarebbe il principale rivale del presidente bielorusso (dovuto probabilmente per le sue risorse economiche che gli avrebbero permesso di organizzare un'ottima campagna elettorale). Contro di lui sono state mosse accuse di appropriazione indebita e frode, ma molti parlano di un processo politico, attualmente si trova in un centro di detenzione (creato a suo tempo dal KGB) a Minsk. Babariko è stato estromesso dalle elezioni, insieme a lui anche Tikhanovsky (accusato di vilipendio nei confronti del Presidente per averlo definito "scarafaggio") e Capkala Valieryj Viĺjamavič (altro oppositore con consensi elevati). 

Alla fine la Commissione elettorale ha approvato la presentazione solo di cinque candidature: 
  • Aljaksandr Lukašėnka, attuale Presidente, in carica ininterrottamente dal 1991, laureato in economia, ex imprenditore agricolo prima di diventare un membro di spicco del Partito Comunista Bielorusso, definito attualmente come l'ultimo dittatore d'Europa. 
  • Siarhei Cherechen, Presidente del BSDH(Assemblea SocialDemocratica Bielorussa) un Partito di centro-sinistra, SocialDemocratico e riformista.  
  • Hanna Kanapatskaya, candidata per il Partito di Unità Civica. Un Partito d'opposizione, Liberale e di centro-destra favorevole all' ingresso della Bielorussia nell'UE. Kanapatskaya è stata anche l'unica esponente dell' opposizione che è riuscita a essere eletta nel Parlamento nella scorsa legislatura. 
  • Andrey Dmitriev, Presidente del Movimento pro-Democrazia e contro la corruzione chiamato "Di la Verità!
  • Sviatlana Tsikhanouskaya, moglie del blogger Tikhanovsky, candidata per portare avanti la battaglia di suo marito a favore della libertà di parola e di stampa. 
L'esito delle elezioni sembra però scontato, i media parlano di un Lukašėnka vicino all'ottanta percento dei consensi (anche se visto che sono controllati de facto dal Governo non sono molto affidabili). Comunque per andare sul sicuro Lukašėnka vuole impedire agli osservatori dell'OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) di poter monitorare l'andamento delle elezioni, così potrà commettere brogli elettorali che gli consentiranno di stravincere (anche se c'è chi sostiene che siano sempre avvenuti anche con gli osservatori). Nonostante tutto questo però migliaia di persone continuano a protestare e a rischiare la vita nella speranza che la Bielorussia di domani sia democratica e libera dalla tirannia dell' ultimo dittatore d'Europa. 

mercoledì 15 luglio 2020

#DonnealCentro - Stop violence

di Valeria Frezza


La violenza contro le donne è un fenomeno che su scala globale viene definito come violazione dei diritti umani.
Qualsiasi atto di violenza contro le donne che provochi, o potrebbe provocare, un danno fisico, sessuale o psicologico o una sofferenza alle donne, incluse le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che si verifichino in pubblico o in privato, non danneggia solo la donna, ma mina l’uguaglianza e si pone come ostacolo allo sviluppo di una società democratica.
Si ritiene oggi che la violenza contro le donne basata sul genere sia la manifestazione estrema della disuguaglianza e costituisca la violazione dei diritti umani. Essa tocca il diritto alla vita, alla sicurezza, alla libertà e alla dignità delle donne. Inoltre, si riconosce che la violenza violi il diritto alla identità, considerato il fatto che essa rafforza e riproduce la subordinazione della donna all’uomo, quella subordinazione che negli anni è stata messa in discussione dai movimenti delle donne.

Se si pensa alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, la violenza basata sul genere può, a seconda dei casi, violare:
  • il diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona (articolo 3);
  • il diritto a non essere sottoposti a torture, a trattamento o a punizioni crudeli, inumani o degradanti (articolo 5);
In alcuni conflitti si tratta di un vero e proprio crimine contro l’umanità che può addirittura divenire il mezzo con cui viene attuato un genocidio. È perciò un fenomeno che deve trovare sempre nuovi e più efficaci mezzi pronti a prevenirlo e contrastarlo. 
Dati diffusi il 20 novembre 2019 da Eures nel 2018 sono: 142 i femminicidi, (l'85% avviene in famiglia), nel 28% dei casi avevano già subito maltrattamenti.
Questi dati non includono denunce per stalking, maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale.

Le statistiche parlano chiaro, all’origini di tali reati c’è una concezione della donna completamente malsana e sbagliata ed è proprio questa che deve essere corretta e ciò non potrà avvenire solo grazie a leggi o a pene più severe.
C’è bisogno di trasmettere il vero valore delle donne, bisogna educare al rispetto dell’altro sesso e sradicare qualsiasi tipo di discriminazione.

martedì 7 luglio 2020

#IOvotoNO. Cittadini che amano l'Italia.

di Armando Dicone

Il 20 e 21 settembre si svolgerà il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari. Un referendum confermativo sul taglio del numero di senatori e deputati che non necessita di quorum. 

Secondo la visione dei populisti il parlamento sarà superato da pochi eletti che muoveranno i fili del consenso, da un gruppo ristretto di persone che avranno pieni poteri. 

È una visione pericolosa per la nostra democrazia e lo è ancora di più, se la si abbina al silenzio colpevole di partiti, giornali e televisioni.
I populisti fanno credere al "popolino", secondo la loro visione, che tutti i risparmi ottenuti dalla riforma del taglio dei parlamentari, andranno nelle loro tasche, falso, tutto falso. Si risparmierebbe lo 0,007% della spesa pubblica, un caffè all'anno per ogni cittadino. 

La politica non è un costo!

Secondo la loro visione, arriverà il giorno in cui il capo di turno dirà che la democrazia è un costo e la libertà un esercizio inutile.

Io voterò NO al taglio dei parlamentari perché non si può giocare con la rappresentanza dei territori, con la politica, con la democrazia, con la costituzione e con la libertà.

Lunedì 6 luglio abbiamo lanciato tutti insieme hashtag #IOvotoNO e guardare tanti tweet e post di moltissimi cittadini comuni è stata un'emozione unica, un'esperienza davvero esaltante.

Adesso abbiamo bisogno dell'impegno di tutti, mancano poco più di due mesi ed è il tempo di far sentire la voce del NO!

#IOvotoNO 


lunedì 6 luglio 2020

#Donnealcentro Roselyne Hamel: Jacques, fratello universale

di Valeria Frezza

Roselyne Hamel lega la passione di Cristo alla morte del fratello: padre Jacques Hamel, il sacerdote assassinato da due estremisti islamici mentre celebrava la messa (ucciso il 26 luglio 2016 a 85 anni nella chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray, a Rouen in Normandia).

Roselyne ricorda di essere corsa in chiesa al momento della morte del fratello, ne ricorda il grande dolore e il vuoto lasciato ma anche i doni che sono sbocciati dal suo martirio e ne parla ai giovani e nelle scuole.

La donna ha incontrato la madre di uno dei due terroristi: “abbiamo dato una testimonianza di riconciliazione e di pace”. “Con il suo martirio mio fratello ha opposto le forze del bene che aveva fatto e che aveva nel suo cuore di sacerdote. Nella sua testimonianza c’è il male che non ha l’ultima parola, mentre il suo amore per Cristo è stato più forte ed è diventato simbolo della forza del Signore che vince”.

I jihadisti generalmente scelgono attacchi simbolici che colpiscono la Francia nei valori repubblicani di libertà, uguaglianza e fraternità, come per esempio l’attentato a Nizza il 14 luglio 2016 sulla Promenade des Anglais e gli attentati di Parigi avvenuti tra il 2015 e il 2017).

La notizia della presa in ostaggio dei fedeli in Chiesa e l’uccisione di padre Hamel fanno subito il giro del mondo e il presidente Hollande dice: “Uccidere un prete significa profanare la Repubblica che garantisce la libertà di coscienza. Significa seminare la paura; perchè quel che vogliono i terroristi è dividerci, separarci. Tutti i francesi, indipendentemente dalla loro confessione e dalle loro “convinzioni, si sentono feriti nel più profondo”.

I gruppi terroristici, per galvanizzare le masse dei giovani, hanno bisogno di sentirsi rifiutati ed esclusi dai non musulmani e cercano di suscitare reazioni di rabbia, di odio e di guerra e scontro tra religioni e civiltà.

Anche le donne sono partite dall’Europa per unirsi allo Stato Islamico (conosciuto anche come Isis) sedotte dalle loro promesse. I fattori di vulnerabilità che hanno predisposto queste donne al fascino del mondo dell’Isis riguardano motivazioni religiose-ideologiche, socio-politiche e personali, che le hanno guidate a compiere l’hijra («emigrazione»). L’Isis ha dato risposte per così dire «oggettive» a più esigenze, che sono diventate prospettive di vita. È stato acquisito come ulteriore fonte di senso per la costruzione identitaria da musulmane, accumunate dalla fragile identificazione con sistemi tradizionali.

Questa però non è la logica secondo la quale vuole reagire la chiesa che può avvalersi solo delle armi della preghiera e della fratellanza, come aveva fatto padre Hamel che aveva incontrato la comunità musulmana, la cui moschea si trovava dietro la Chiesa.

“Padre Jacques Hamel è stato sgozzato mentre celebrava il sacrificio della Croce di Cristo. Un uomo buono, mite e di fratellanza, che sempre cercava di fare la pace; dobbiamo pregare padre Jacques perchè è un martire, e i martiri sono beati” (papa Francesco). L’arcivescovo di Rouen ha aperto il processo di beatificazione ad aprile 2017.

Il breviario è conservato nella Basilica di San Bartolomeo all’isola, santuario dei nuovi martiri del XX e del XXI secolo a Roma.

Fonti: Agensir, Jan De Volder Martire vita e morte di padre Jacques Hamel, sanbartolomeo.org (sito web)