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giovedì 14 novembre 2019

Che cosa sta succedendo in Cile

di Leonardo Gaddini

Da diverse settimane centinaia di migliaia di persone si ritrovano per manifestare nelle piazze delle più importanti città cilene. Il pretesto dell'inizio delle proteste contro il governo Piñera è rappresentato dall'aumento del costo dei biglietti dei mezzi pubblici, passati da 800 a 830 pesos (circa 1,04 euro). In realtà le motivazioni sono ben presto diventate altre, su tutte le disuguaglianze sociali. La protesta ha fatto molto scalpore, perché il Cile è sempre stato considerato come il paese più economicamente stabile e prospero (e infatti è così) del Sud America. I protestanti vengono spesso descritti come gruppi di famiglie pacifiche, oppresse dalle politiche "turboipermegaliberiste" (e chi più ne ha più ne metta) del governo e che risentono ancora degli effetti della dittatura di Pinochet (nonostante non ci sia più da 30 anni), che marciano cantando canzoni come: "Bella Ciao", o “El pueblo unido jamás será vencido”.

La realtà, ovviamente, non è così semplice come può sembrare. I dimostranti sono infatti composti in gran parte da gente violenta (i così detti Black-Bloc), che devasta i palazzi e i negozi delle città, arrecando un danno enorme alle persone normali, colpevoli solo di risiedere in quel determinato posto. Oltre a questo essi distruggono anche vie di comunicazione fondamentali (come le metropolitane), danneggiando così il proprio Paese.

Ma veramente il Cile è così economicamente mal messo come pare? I dati in realtà ci dicono di no. Infatti sia il debito pubblico che il rapporto dollaro-peso sono bassi (se paragonati a quelli delle altre nazioni della zona). Anche il tema delle diseguaglianze sociali non è proprio come ce lo rappresentano, in Venezuela (patria del Socialismo del XXI secolo) infatti le disuguaglianze tra ricchi (pochi) e poveri (molti) sono nettamente maggiori. Per quanto riguarda l'aumento del costo dei biglietti (subito ritirato dopo l'inizio delle proteste), se prendiamo i dati di una nazione vicina, per esempio l'Uruguay (altro Paese guidato dalla Sinistra radicale), vedremo che il prezzo è aumentato del 6% (a differenza del Cile dov'era aumentato solo del 3,5%).

In questo disordine, due interviste possono aiutarci a capire meglio la situazione. La prima, è stata rilasciata da Diosdado Cabello (numero 2 del Venezuela), che ha dichiarato che: "quello che sta succedendo in Cile è la rappresentazione perfetta del piano che stiamo mettendo in atto dal Foro di San Paolo (il più grande think-tank della sinistra radicale al mondo, fondato da Lula e da Fidel Castro)". E la seconda è stata rilasciata da Juan Guaidó che ha affermato che Maduro, attraverso i ricavi del petrolio, stia finanziando da anni i partiti di estrema Sinistra della regione, per destabilizzare i governi democraticamente eletti.

Come andrà a finire in Cile non possiamo saperlo, ma sta di fatto che il presidente Piñera ha sbagliato a schierare fin da subito l'esercito per reprimere i primi manifestanti, così facendo ha fatto in modo che la situazione degenerasse più velocemente. La sua carriera politica sembra ormai alla fine... speriamo che non lo sia anche il Cile.

3 commenti:

  1. In Cile si punta il dito contro il sistema neoliberista che ha venduto e privatizzato tutto: istruzione, salute,acqua, gas, trasporti, un'ingiusta distribuzione della ricchezza. Qualcosa di simile sta accadendo anche in Italia, aggiungendo un passaggio generazionale che non ha provveduto in modo lungimirante a dare opportunità alle persone più giovani e alle donne, facendo crescere in modo vertiginoso le adesioni al populismo e la protesta come unica possibilità per veder riconosciuto il diritto ad avere un futuro dignitoso

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