Pagine

mercoledì 28 agosto 2024

Rivoluzione di Luglio

Di Leonardo Gaddini


Era il 29 Dicembre 2008 quando la "Grande Alleanza" riuscì a vincere le elezioni generali in Bangladesh, interrompendo così il Governo di Begum Khaleda Zia e del suo "Partito Nazionalista", che è stata alla guida del Paese del Sud-Est asiatico per 10 anni. Dal quel momento la carica di Primo Ministro fu ricoperta, ininterrottamente, da Sheikh Hasina Wazed, che aveva già governato (con risultati molto modesti) dal 1996 al 2001. Questa vittoria fu possibile perché Hasina riuscì a riunire sotto la sua guida ben 11 Partiti politici provenienti da storie e ideologie molto diverse tra loro. Hasina riuscì per la prima volta a unire: Partiti di Sinistra (storicamente all'opposizione dei nazionalisti di Zia) come il "Partito Nazional Socialista", i Partiti islamici come la "Lega del Popolo" (il Partito della stessa Hasina) e anche populisti nostalgici della vecchia dittatura militare degli anni '80 come il "Partito Nazionale". Questa unione permise di evitare la dispersione dei voti dell'elettorato critico dell'allora Governo Zia e ciò fu fondamentale per la vittoria, visto il sistema elettorale del Paese prevede l'uninominale puro. Questa grande e diversificata coalizione ha governato in Bangladesh fino a poche settimane fa. Durante questo lungo periodo ha portato avanti politiche autoritarie che hanno danneggiato la già fragile e giovane Democrazia bangladese. 


In quegli anni, infatti, il suo Governo si è caratterizzato per aver più volte represso con la forza diverse manifestazioni, in diverse circostanze alcuni contestatori hanno perso la vita a causa dei mezzi violenti usati da parte delle forze di sicurezza e diversi oppositori sono stati rapiti e torturati o mandati in carcere dopo processi farsa. Contro Hasina sono state mosse diverse accuse gravi sia di corruzione (molte infrastrutture create durante i suoi mandati sono state costruite da magnati vicini al suo Partito), che di numerosi brogli elettorali, da diversi anni ormai i Partiti d'opposizione boicottano le elezioni e i più importanti mass-media del Paese furono da lei affidati a persone fedeli al Governo. Questa situazione si è poi aggravata nel tempo, soprattutto dopo che diverse organizzazioni terroristiche islamiste hanno realizzato attentati in diverse zone del Paese, provocando molti morti e feriti. Da allora la repressione contro il dissenso, da parte delle autorità, è aumentata vertiginosamente. 

L'organizzazione internazionale "Human Rights Watch" ha infatti più volte denunciato intimidazioni e violenze contro le opposizioni. Per placare il malcontento popolare, Hasina ha introdotto tutta una serie di bonus e ha portato avanti politiche espansive, come lo "schema pensionistico universale" che avrebbe garantito un sostegno economico a tutti i bangladesi (inclusi quelli residenti all'estero) tra i 18 e i 60 anni. Queste politiche demagogiche hanno fatto aumentare il debito pubblico del 282% in più rispetto a soli 10 anni prima. Con lo scoppio della pandemia di Covid19 e la successiva recessione economica globale, il settore bancario del Paese è entrato in una crisi senza precedenti, costringendo il Governo a chiedere numerosi prestiti al FMI per evitare il default. In politica estera il suo Governo è stato molto vicino all'India (suo più importante partner commerciale), ma negli ultimi anni era diventato un alleato stabile della Cina, facendo entrare il Paese nella "Via della Seta" e diventando sempre più anti-occidentale. 

In questo contesto così complesso, il 10 Dicembre 2022, iniziarono delle proteste forti e molto partecipate contro di lei e il suo Governo. Il malcontento popolare è esploso a causa dell'inflazione che ha prodotto un notevole aumento dei prezzi di molti prodotti (soprattutto delle materie prime e dei beni di prima necessità) e la svalutazione della moneta, che ha ridotto sull'astrico molte persone. Vista la pessima situazione economica e lo stato indecente del bilancio pubblico, il Governo, nel Giugno scorso, ha deciso di abrogare il cosiddetto "sistema delle quote nel Servizio Civile" che era in vigore dal 2018. Questa legge prevedeva delle quote per le assunzioni nella Pubblica Amministrazione (Civil Service) del Paese. Queste quote facevano sì che gli aderenti a determinate categorie previste dalla stessa legge, come per esempio: i parenti dei combattenti per l'indipendenza del Paese dal Pakistan, portatori di handicap, gli appartenenti a minoranze religiose, etniche, ecc... avevano il diritto a essere assunti nella PA e di ricevere stipendi più alti e trattamenti migliori. Questa legge, che inizialmente era stata pensata per aiutare le fasce più emarginate della popolazione, aveva però portato a un aumento incontrollato delle assunzioni nella PA e quindi, anche a un aumento dei costi che ora lo Stato, data la difficile situazione economica, non poteva più permettersi. Questa mossa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. 

Gruppi sempre più numerosi di studenti universitari hanno iniziato a protestare vivacemente per chiedere un'equa riforma del sistema delle quote e le dimissioni del Governo e nuove elezioni (stavolta veramente libere). Gli studenti hanno creato il "Movimento Studentesco Anti-Discriminazione" e hanno iniziato a mobilitare tutti i giovani attraverso i Social-Network, dando così man forte ai Partiti d'opposizione. Il Governo ha rifiutato sonoramente qualsiasi richiesta dei manifestanti e ha cercato di reprimere le proteste con la forza. In più casi gli agenti di sicurezza hanno sparato proiettili contro gli studenti. L'UNHCR ha stimato che a causa delle violenze delle forze di polizia più di 650 manifestanti hanno perso la vita e più di 20.000 sono state ferite. Questo comportamento barbaro delle autorità, unito agli insulti che la Prima Ministra Hasina ha lanciato agli studenti (li ha paragonati ai "Razakars" un gruppo armato che combatté con il Pakistan contro l'indipendenza del Bangladesh), ha fatto esplodere la rabbia popolare. Prima gli insegnanti si sono uniti agli studenti occupando le scuole e le università e resistendo agli attacchi violenti dei militanti della "Lega Chhatra" (il Movimento studentesco vicino alla Lega del Popolo) che cercavano di intimidirli per farli arrendere (anche ricorrendo all'uso di coltelli). Poi anche i sindacati si sono uniti agli studenti e hanno dichiarato uno sciopero nazionale fino alle dimissioni del Governo. 

A quel punto studenti, sindacati e le forze dell'opposizione si sono uniti è hanno creato il "Movimento di Non Cooperazione" per coordinare le azioni da mettere in atto contro l'esecutivo e, sfidando il coprifuoco indetto dal Governo, hanno dato avvio alla "lunga marcia verso Dhaka" e il 5 Agosto 2024, dopo mesi di lotte e sofferenze, una marea umana di circa 5 milioni di persone si è recata sotto il palazzo del Governo nella capitale e lo ha assaltato. Capendo che ormai tutto era perduto il Governo si è dimesso e Hasina è fuggita in (auto)esilio in India (dove si trova tutt'ora). I manifestanti hanno vinto, allora il Presidente della Repubblica, Mohammed Shahabuddin ha sciolto il Parlamento e ha nominato un nuovo Governo ad interim (tecnico) guidato da Muhammad Yunus, l'inventore del sistema di microcredito, per gestire la grave crisi e provare a riappacificare il Paese in vista delle future elezioni. 

Il nuovo Governo ha, fin da subito, creato un fondo di solidarietà per i manifestanti feriti e le famiglie di quelli rimasti uccisi e ha avviato dei procedimenti penali contro gli esponenti di spicco della Lega del Popolo (molti dei quali sono già in arresto in carceri di massima sicurezza), dell'ex-Governo (tra cui la stessa Hasina, accusata di corruzione, riciclaggio, abuso di potere e omicidio) e dei vertici delle forze armate e ha promesso di abrogare tutte le precedenti misure autoritarie e ha liberato tutti i prigionieri politici (tra cui l'ex Prima Ministra Zia, ottantenne da tempo malata e in carcere). Tutto sembrava destinato ad andare a buon fine per il Bangladesh e il suo popolo martoriato da anni di autoritarismo, ma purtroppo non sta andando così. 

Dopo la caduta del Governo, gli estremisti islamici sono tornati alla ribalta e hanno approfittato del caos e dell'assenza delle autorità per attaccare violentemente i membri della comunità indù. Case e templi indù sono stati assaltati e dati alle fiamme, i negozi dei commercianti indù vengono frequentemente rapinati e i loro idoli e i simboli religiosi vengono dissacrati e distrutti. Si registra che solo nelle poche ore dopo la fuga di Hasina ci sono stati più di 250 aggressioni in tutto il Paese, a oggi centinaia di persone sono state uccise dagli islamisti. Per sfuggire alle violenze migliaia di indù sono ormai fuggiti dal Paese e hanno cercato rifugio in India, ma il Governo locale non li vuole accogliere nel Paese e li respinge indietro. Negli ultimi giorni però migliaia di persone in tutto il Paese e di diverse religioni: indù, cristiani, buddisti e anche islamici, hanno protestato contro le violenze e le discriminazioni e perché il Bangladesh sia finalmente pacifico, libero e democratico. 

martedì 20 agosto 2024

Schiavitù sessuale in Pakistan #donnealcentro

 di Valeria Frezza


Pakistan (MNN) – C’è una realtà triste e deludente che i cristiani in Pakistan conoscono fin troppo bene: la perdita delle loro figlie a causa dei rapimenti da parte di uomini senza scrupoli per ridurle in uno stato di schiavitù sessuale.

Un giovane leader cristiano in Pakistan ha solo detto: "Per favore, per favore prega per questa giovane ragazza di 13 anni”. 

L'adolescente era stata rapita da un uomo sulla quarantina, poi costretta a sposarlo e a convertirsi all'Islam. 

“[Ha trascorso] cinque mesi incatenata a un letto e senza cibo ma è stata salvata. E' rimasta però incinta e ha partorito una bambina", dice Bruce.

La sua è solo una delle tante storie che accadono alle ragazzine cristiane in Pakistan e che raramente ha un lieto fine. 

Infatti su oltre 1.000 giovani donne cristiane rapite, solo il 10% riesce a tornare a casa.

martedì 6 agosto 2024

IMPLOSIONE

Di Leonardo Gaddini


La Svezia è storicamente conosciuta in tutto il mondo per avere un'economia sociale di mercato, una Democrazia parlamentare stabile e sul consenso sociale. Il Paese ha sempre vantato un'assistenza sanitaria e un'istruzione di prim'ordine, una società dove spicca l'uguaglianza sia sociale che di genere. Aveva bassi tassi di criminalità e pochi conflitti etnici. Ma la maggior parte di questi elementi è stata trasformata in modo irriconoscibile e la Svezia che conoscevamo e che guardavamo con ammirazione rischia di implodere. 


Oggi la Svezia, infatti, detiene il più alto tasso di omicidi tra bande in Europa e criminali, con l'età media più bassa, ad aver commesso crimini gravi, con addirittura ragazzi nella loro prima adolescenza arrestati per omicidio. Segmenti crescenti delle periferie nelle grandi città sono ufficialmente classificati dal Governo come: "aree particolarmente vulnerabili", dove è difficile, al limite dell'impossibile per la polizia operare. In termini semplici, queste sono zone dove non è possibile per i cittadini circolare perché i clan locali governano e dove persino i medici, per prestare soccorso, devono indossare giubbotti antiproiettile ed essere scortati della polizia. Secondo la polizia svedese, circa 62.000 persone sono attive o hanno legami con reti criminali. Per questi motivi recentemente il Governo ha chiesto ai militari di assistere la polizia, per la prima volta nella storia del Paese. 


La Svezia poi ha anche uno dei tassi di mortalità pro-capite dovuti ad armi da fuoco più alti tra tutti i Paesi europei (dati UNODC). Dal 2013 il numero di sparatorie mortali nel Paese è più che raddoppiato, secondo le statistiche ufficiali, e i crimini legati alla droga e alle armi da fuoco sono aumentati costantemente dall'inizio degli anni 2000. Gran parte della violenza ha avuto luogo nelle città più grandi: Stoccolma (dove il tasso di omicidi con armi da fuoco era circa 30 volte quello di Londra su base pro-capite nel 2022), GöteborgMalmö e Uppsala, ma recentemente i disordini si sono estesi anche alle città più piccole. Negli ultimi anni il Paese ha superato Bosnia-ErzegovinaCroazia e Serbia in termini di decessi ogni 100.000 abitanti, mentre nel 2010 occupava solo il 14° posto. Secondo il Consiglio Nazionale svedese per la Prevenzione alla Criminalità, i giovani e i bambini vengono sempre più reclutati dalle gang. In media sospettati di crimini come l'omicidio o aggressioni stanno diventando sempre più giovani. Nel 2022, i giovani di età compresa tra 15 e 20 anni rappresentano il 29,7% di tutti gli indagati per tali reati. La stessa tendenza è ancora più marcata quando si parla di reati commessi con armi da fuoco dove ben il 45,1% degli indagati per omicidio correlato alle armi da fuoco ha un'età compresa tra i 15 e i 20 anni.  


Il Governatore della Banca di Svezia, Erik Thedeen, ha dichiarato che il crescente problema delle sparatorie e degli attentati è così grave che rischia di danneggiare la crescita economica a lungo termine del Paese. Il deterioramento della sicurezza, infatti, sta spingendo i cittadini svedesi con capacità imprenditoriali a lasciare il Paese e sta diventando sempre più difficile per l'industria reclutare talenti di alto livello dall'estero. Thedeen nota anche che una delle più grandi risorse svedesi durante gli anni del boom economico era un forte sentimento di fiducia, sia tra le persone che nei confronti dell'autorità, ma oggi questo è ormai sparito a causa della violenza delle gang. Questi problemi sono amplificati poi dal deterioramento della qualità dell'istruzione dovuta ai crescenti disordini tra studenti di diverse etnie, che spesso sfociano in atti di violenza vera e propria nelle scuole e, per un Paese che si è sempre focalizzato sull'istruzione e sulla conoscenza, questo è davvero grave. 


La causa principale della crisi è una combinazione esplosiva tra una politica migratoria aperta, senza troppe limitazioni per chi può trasferirsi nel Paese e l'assenza di politiche per aiutare i nuovi arrivati​​a integrarsi nella società svedese. Il numero di immigrati in Svezia ha raggiunto il massimo storico nel 2016, ma ha avuto per molto tempo livelli elevati. Si prevede che l'immigrazione rimarrà nel lungo termine sopra i 100.000 arrivi all'anno, una cifra molto alta visto che la nazione scandinava ha una popolazione di 10,61 milioni di persone. La conseguenza è stata l'emergere di quartieri in cui quasi tutti i residenti sono immigrati, dove i tassi di disoccupazione sono molto alti e dove i figli degli immigrati vanno a scuole in cui nessun altro bambino è svedese (a volte nemmeno gli insegnanti). Ciò ha rappresentato una sorta di "incubatore" per la criminalità, poiché le gang prendono il sopravvento dove lo Stato fallisce. 


Secondo le statistiche ufficiali del Governo, il numero di residenti nati all'estero in Svezia è aumentato drasticamente negli ultimi due decenni. Su una popolazione di 10,61 milioni nel 2022, un totale di 2,14 milioni di persone erano registrate come nati all'estero, più del doppio del numero nel 2000. Ciò equivale a poco più del 20%. Se si utilizza una definizione più ampia, per includere coloro che sono nati in Svezia con due genitori nati all'estero, il numero sale al 26% e la quota di residenti nati all'estero è destinata ad aumentare per ragioni demografiche. Poiché la popolazione nata all'estero ha un'età media inferiore a quella della popolazione svedese, è destinata ad avere un tasso di crescita più elevato. Tra i residenti di età compresa tra 25 e 34 anni, 1/3 ha attualmente un background straniero e tra quelli di età compresa tra 35 e 44 anni, è il 38%


Come già detto in precedenza è vero che la Svezia ha sempre avuto alti livelli di immigrazione, ma in passato erano quasi tutti provenienti da Paesi europei, culturalmente simili e ben istruiti, persone che quindi era facile introdurre con successo nel tessuto sociale svedese, invece dai primi anni 2000 sono aumentati significativamente gli immigrati provenienti da Paesi con grandi differenze culturali (a volte anche analfabeti) sicuramente più difficili da integrare. L'ordinamento giuridico svedese, tra l'altro, permette di ottenere la cittadinanza con facilità e spesso questo ha fatto sì che persone che non si sentono Svedesi e che non condividono i valori occidentali, abbiano preso la cittadinanza solo per poter rimanere nel Paese europeo e godere del welfare. Questa prassi a lungo andare rischia di creare dei problemi, infatti, per esempio, nel 2019 un gruppo con legami con i "Lupi Grigi" (un movimento turco estremista e violento) ha fondato il Partito politico "Nyans", (che si traduce in "Nuance") che chiede l'istaurazione di un sistema legale diviso, in cui la legge della Shari'a si applichi ai cittadini musulmani, in generale i risultati elettorali ottenuti finora sono molto modesti, ma il suo consenso nei quartieri periferici delle grandi città è in crescita. 


Tino Sanandaji, un economista di origine curda divenuto uno dei principali critici delle politiche migratorie svedesi, scrive che: “i nati all’estero rappresentano il 53% degli individui condannati con pene detentive di lunga durata, il 58% dei disoccupati, e riceve il 65% delle spese di assistenza sociale, il 77% della povertà infantile svedese è presente in famiglie di origine straniera, mentre il 90% dei sospettati di sparatorie pubbliche sono immigrati di seconda o terza generazione". La Svezia ha chiesto troppo a se stessa, nel 2016, il Paese ha speso la cifra sorprendente di $6 miliardi per i rifugiati, più del 5% del suo bilancio totale. Oggi gli svedesi hanno imparato che anche lo Stato più benevolo e prospero ha i suoi limiti.